LO SVILUPPO DEL POTENZIALE UMANO – 13

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LO SVILUPPO DEL POTENZIALE UMANO – 13

da “Enciclopedia olistica”

di Nitamo Federico Montecucco ed Enrico Cheli

Discussione ed esperienze a confronto

Mario Betti

Il dott. Bondì, con il suo intervento preciso e sintetico, ha riportato il tema delle estasi a uno
degli aspetti più importanti della realtà quotidiana, quello del vissuto della discoteca e dei
rituali che coinvolgono i nostri giovani. Come si evince dall’intervento, questa problematica
rientra in un contesto culturale e antropologico ben più ampio di quanto normalmente venga
considerato.

Antonio Bondì

Devo fare alcune precisazioni sui rituali tribali. Il giovane che si prepara ad andare in discoteca
avvia una ritualità, nel vestiario, nel trucco, nell’acconciatura, sia per il maschio che per la
femmina. Esistono simboli ben precisi, il colore, il vestito, che hanno un’importanza fondamentale e
non casuale. Anche il fatto di riunirsi e di cibarsi insieme, sancisce il senso di appartenenza alla
tribù; il bere, il fumare, il gasarsi costituiscono la ritualità della discoteca.

La preparazione è la fase rituale, che inizia in una certa ora con l’addobbarsi, il prepararsi, e si
conclude, i media dicono, con il bombolone alle 6 del mattino; forse anche quello, forse anche il
correre in auto, l’attraversare ad occhi chiusi la Statale (un fenomeno molto duro da reprimere
perché è durato circa tre anni), forse tutte queste cose fanno parte del rituale di appartenenza
alla tribù adolescenziale.

La ragazza che ha il permesso di andare in discoteca, in una famiglia con una certa etica, per cui
verrebbe proibito un certo tipo di vestiario, si cambia, si traveste, anche dietro l’angolo di una
strada, o in casa di un’amica. Quindi la ritualità è basilare e serve per verificare di appartenere
ad una comunità.

Mario Betti

Il dottor Bondì ha sottolineato alcuni aspetti della ritualità, una ritualità profana, spontanea,
che si è venuta a costituire attorno alla discoteca e all’assunzione di sostanze psicoattive.

La dottoressa Di Marco ha, invece, toccato un tema che non poteva mancare in questo congresso: il
tema dell’angelo.

La Scala di Giacobbe è l’associazione culturale che, per prima, si è fatta promotrice di questo
convegno. Il nome si ispira al sogno di Giacobbe: egli si addormentò e sognò angeli che, lungo una
scala protesa tra la terra e il cielo, mettevano in comunicazione il mondo umano della quotidianità
col mondo che va oltre, che trascende la quotidianità. L’angelo è proprio la figura di contatto. In
greco, ánghelos significa messaggero, nella mitologia classica l’ánghelos era rappresentato da
Hermes, il messaggero degli dei, che veniva definito ó ánghelos, appunto “il messaggero”. Nella
tradizione cattolica la figura dell’angelo e di tutte le gerarchie angeliche assume una grande
importanza. Il discorso è importante perché attraverso le raffigurazioni delle gerarchie angeliche,
si viene a configurare una dimensione della coscienza sia individuale, sia collettiva, che permette
di superare la dimensione della quotidianità.

Nella nostra tradizione occidentale, non solo cattolica, esiste tutta un serie di concezioni
dottrinarie e di tecniche operative che si rivolgono a queste entità – gli angeli – per svolgere
operazioni di aggregazione del gruppo, ma anche di modificazione interiore e di terapia. Giuliano
Kremmerz, grande maestro di esoterismo, cita con molta chiarezza questo fenomeno; egli parla di un
serbatoio energetico centrale che, attraverso una serie di tecniche energetiche e di rituali, viene
alimentato fino a dare origine ad una coscienza autonoma, detta “eggregore”, cioè un’entità del
gruppo che, collegata con il mondo superiore, permette al gruppo stesso di compiere quello che egli
definiva l’”ascenso”, cioè un’elevazione in senso trascendente verso una dimensione superiore. Ora,
questo concetto ha impregnato di sé la costituzione di gran parte delle organizzazioni sia religiose
che esoteriche. In effetti si può pensare che gli eggregori, ossia le entità collettive, siano
realtà con cui ci si confronta tutti i giorni. L’esperienza quotidiana ci mostra come la nostra
coscienza sia modificata costantemente dalla coscienza di gruppo. Pensate alla folla esaltata di uno
stadio: è come se ogni singola persona fosse partecipe di uno stato animico collettivo, talmente
coinvolgente da trasfigurare il suo stato mentale e da indurla a comportamenti che, da sola, non
avrebbe. Si pensi anche all’influenza emotiva che esercita, nella vita di tutti i giorni, il clima
di una festa o di una cena, oppure quello di una messa o di una cerimonia religiosa.

Il discorso dell’angelo, come entità che permette di superare i limiti della coscienza ordinaria, è
estremamente stimolante e credo che, anche dal punto di vista dell’operatività terapeutica, vada
ripreso e considerato in maniera molto attenta.

Remigio Raimondi

Una delle cose che mi ha colpito nella relazione della dottoressa Di Marco è il tempo della
trasformazione: ogni processo di trasformazione richiede un suo tempo, all’interno del tempo
complessivo. Mi ha colpito anche il discorso all’isolamento, che è diverso dalla solitudine. Uno può
scegliere la solitudine che è un percorso interiore che ci porta verso la trascendenza e l’angelo
rappresenta proprio il passaggio verso la trascendenza. Quindi ha un suo spazio, ha un suo tempo,
all’interno del tempo totale che è l’infinito, e questa intermediazione fa passare da qui all’oltre
attraverso il volo. Il volo è un’immagine che torna sempre: il volo dello sciamano, l’elevazione,
l’estasi, il rapimento, l’angelo con le ali. Parlando con Paterniti dell’angelo, con o senza ali,
dicevamo che in realtà non lo dovremmo rappresentare con le ali, perché è molto vicino alla nostra
dimensione umana. Un uomo non può volare se non ha le ali, quindi c’è questo processo di
trasformazione, quasi di metamorfosi. Pensate anche agli sciamani siberiani, alle loro
trasformazioni fisiche, ai loro passaggi; quando devono fare tutto il percorso per diventare
veramente sciamani, subiscono una serie di trasformazioni che sono identificazioni con tutti gli
elementi della terra, vegetali e animali, finché non si arriva alla morte del proprio corpo
attraverso un rituale.

Gli angeli sono quelli che, tra la divinità e l’uomo, possono fare da intermediazione perché Dio,
l’innominabile, non può essere visto. Invece l’angelo è l’intermediario che permette questo percorso
di ascesi. Io sono stato fortemente colpito da questi due passaggi: la trasformazione e
l’accompagnamento-a. I processi meditativi hanno questa funzione, offrono la possibilità di compiere
il percorso ascetico in solitudine e non in isolamento.

Vito Valentino

Mi sembra che, in questo congresso sull’estasi, l’elemento trascurato per eccellenza sia stato
l’eros, la capacità dell’eros di produrre l’estasi, che poi è l’energia migliore che abbiamo, è la
parte più nobile dell’essere. Saranno anche interessanti gli angeli ma, siamo sinceri, noi che cosa
preferiamo? Gli angeli o i diavoli? Se ci pensiamo bene, il diavolo è l’alter ego dell’angelo, la
sua parte in ombra, è la parte istintuale, inconscia, caotica, quella terrifica, che dà la spinta
alla distruzione ma anche alla generazione, che è collegata con i chakra bassi, con la genitalità.
Infatti nei riti orgiastici satanici è molto presente il senso dell’eros, anche se a volte è inibito
dalla ritualità. Infatti ogni mente censura il diavolo, perché ne ha paura, in un certo senso non sa
dominare lo strapotere del diavolo. Io invece penso che il diavolo andrebbe esaltato perché in
quest’epoca è proprio il diavolo vero, quello puro, energetico, ad essere inibito, perché fa paura.
Abbiamo perso il vero contatto con il diavolo sacro, quello vero, che ci dà vitalità. In fondo gli
angeli, con o senza ali, sono di una noia mortale.

Remigio Raimondi

Vorrei dire al dott. Valentino che quello che lui chiama il diavolo in realtà è un processo, un
percorso di modificazione e di trasformazione, è un falso obiettivo, l’intermedio che diventa
totalità, mentre l’angelo ci permette il passaggio alla totalità dell’interiorità. Quello che noi
Occidentali abbiamo appreso è solo la sintesi delle proibizioni. Tutto ciò che è trasgressione per
noi è il diavolo, ma il diavolo è in realtà “ciò che separa”, ciò che divide dandoci l’illusione
della totalità. Satana è l’ostacolo e, poiché c’è un ostacolo, noi pensiamo che al di là non ci sia
più niente: è l’emblema della resa ad andare avanti in un percorso verso la totalità. Da un punto di
vista folcloristico, oppure per come lo vediamo noi occidentali, sono perfettamente d’accordo: non
c’è percorso dove ci sono troppe regole, troppi vincoli e non c’è libertà. Se tu lo consideri come
l’elemento della ripresa della libertà, il diavolo va rivalutato. Ma l’angelo, così come l’ha
proposto la dottoressa Di Marco, è l’intermediario di un percorso di ascesi.

Mario Betti

Il diavolo è anche il primo degli angeli, Lucifero, “colui che porta la luce”. Questo avviene prima
dei tempi. E’ come se ci fosse uno stretto legame fra un qualcosa che porta ad elevarsi alla
divinità, alla totalità, e un qualcosa che si frappone a tutto questo; quando l’aspetto parziale
vuole diventare totale, ecco che abbiamo il famoso peccato di úbris, di orgoglio, per cui Lucifero
che è il primo degli angeli, il più bello, il più grande, il più forte, ecco che viene precipitato
nella profondità, nell’oscurità. Quello che prima portava la luce è colui che si oppone alla
realizzazione della luce, abbiamo un’ambivalenza, un contrasto e una doppiezza che contrappone ma
anche che lega la figura dell’angelo a quella del diavolo. Credo che sia un tema molto interessante
che meriterebbe di essere approfondito, ma non basterebbe un intero convegno, perché da secoli si
dibatte su questo punto.

Congressista

Penso che bisognerebbe superare questa contrapposizione fra la figura dell’angelo e quella del
diavolo. Noi, infatti, vediamo l’angelo nelle raffigurazioni babilonesi, come Deva, come spirito di
natura, molto prima che ci sia la tradizione della Bibbia.

Padre Thomas Matus

Certo che il simbolismo di angeli, demoni, diavoli è trasversale e precedente al mondo biblico, ne è
al di fuori, è extra-biblico ed entra nella tradizione giudaica dopo l’esilio in Babilonia, con la
contaminazione del pensiero ebraico, semitico, dovuta al contatto con quei popoli, sia semiti
orientali, sia indoeuropei, sia persiani. Quindi è un’iniezione di una nuova concezione, perché
Shatan è il Satana della tradizione più antica, è uno dei ministri del Signore, che ha il compito di
indagare. Leggete il I capitolo del Libro di Giobbe: è il ministro cattivo ma è chiaro che è uno dei
figli di Dio. Satana quindi non è l’opposto di Dio. Diábolos in greco è colui che getta uno stacco
in mezzo, che divide. Questa mattina nel tempietto ho indicato la metafora forense, secondo la quale
è implicito l’accostamento di diábolos, che è l’accusatore, e paráklitos, che è l’avvocato della
difesa, il consolatore. Questo accoppiamento emerge con chiarezza nel Nuovo Testamento.

Enzo Gabrici

La nostra persona è composta da una parte noetica, caratterizzata dal ragionamento, da ciò che
blocca gli istinti e le emozioni, e una parte istintiva, simile a quella degli animali. Abbiamo due
tipi di energia che permettono la vita: l’energia sessuale che porta verso la vita, e l’energia
aggressiva che spinga alla difesa. Penso che l’io sia come una pianta, se le tagliamo le radici non
può dare i frutti e la bellezza. Perciò forse ci sono delle ragioni nei giovani che vanno in
discoteca e anche il tempo odierno è una reazione dei tempi ai secoli precedenti, perché nel ‘700 e
nell”800, era tutto ipocrisia, era tutto bloccato. Ora c’è questa reazione eccessiva dei giovani,
che può portare alla schizofrenia, all’uso di droghe, a far vivere questa parte inconscia che per
loro è desiderio di libertà. Il problema di questo nostro lato profondo rimanda all’altro problema,
quello della trascendenza e della visione della totalità. L’uomo è fatto di corpo, di mente ma anche
di spirito, e noi abbiamo dentro un scintilla divina. Ora, il procedimento dell’angelo è un altro:
ti fa capire che la vera libertà, la vera ultima libertà, non è solo la totalità della nostra
persona ma è la trascendenza; dobbiamo comprendere che la nostra libertà è legata a quello che è il
cosmo. Questo congresso è bellissimo perché suscita l’idea di mettere l’uomo in relazione con
l’Universo.

Riccardo Dalle Luche

A proposito della forza dell’eros, pensavo a Platone e alla tradizione platonica. Il discorso di
Diotima nel Simposio dovrebbe essere noto a tutti. L’eros è l’inizio di un percorso ascensionale
vero la trascendenza e l’universalità, perciò è abbastanza scontato che l’eros sia, nel suo fondo,
qualcosa che unisce la terra e il cielo. Anche nel linguaggio comune, quando uno si innamora di una
donna le dice “sei un angelo”, cioè la vede come un angelo, e si potrebbe fare tutta una serie di
analisi sul linguaggio. È un discorso culturale: quando le varie culture, per diversi motivi, hanno
demonizzato e represso l’eros, allora lì si è innescato un discorso diabolico, cioè di separazione
della sessualità da un percorso di maturazione, trasformazione e ascesi. Il problema del diabolico
sta nel fatto di isolare la sessualità, non nell’eros in sé che può essere uno dei veicoli della
maturazione e della trasformazione.

Ipnosi ed E.S.P.

Di Giuseppe Spinetti

Perchè affrontare il tema dell’ipnosi e delle percezioni extrasensoriali?

L’ipnosi rappresenta un potenziamento delle capacità psicofisiche dell’uomo e credo che, a pieno
diritto, possa rientrare in questo discorso sull’allargamento degli stati di coscienza e sul
miglioramento della qualità della vita. Del resto anche nei giorni scorsi abbiamo visto l’ipnosi,
non chiamata così, ma riprodotta in quelli che sono i suoi aspetti principali presso le diverse
popolazioni, ottenuta con tecniche diverse.

Da tempo mi occupo di ipnosi, l’argomento mi appassiona. La parapsicologia invece è stata un
interessa di gioventù. Quand’ero studente di medicina a Genova ebbi la possibilità di frequentare
quella che allora era l’Associazione Italiana di Studi di Metapsichica, di Carlo Sirtori, e poi la
AISPA, Associazione Italiana di Studi del Paranormale, che era condotta Lelio Galater di Genova il
quale organizzò due congressi mondiali. Da allora non mi sono più occupato di questo, per cui la
relazione è un po’ uno stato dell’arte, un’ipotesi di lavoro. Citerò una serie di lavori e di
considerazioni, ma non vi è nulla di sperimentale perché riporto esperienze di altri, in particolare
di colui che è stato ed è il mio maestro, Gianfranco Granone. Nel variegato mondo dell’ipnosi in
Italia, che fortunatamente sta attraversando un momento di crescita, la mia scuola di riferimento è
il il Centro di italiano di Ipnosi Clinica e Sperimentale, della cui sezione ligure sono da qualche
anno il coordinatore. Ho preparato dei lucidi.

Lo stato ipnotico è uno stato transitorio d’attenzione modificata che può essere indotta da un’altra
persona e nel quale svariati fenomeni possono apparire spontaneamente o in risposta a stimoli
verbali o ad altro. Questi fenomeni comprendono una modificazione nella coscienza e nella memoria,
una maggior suscettibilità alla suggestione, la comparsa nel soggetto di risposte o di idee che non
gli sono familiari nel suo stato psichico abituale. Possono insorgere, inoltre, fenomeni come
l’anestesia, la paralisi, la rigidità muscolare e alcune modificazioni vasomotorie.

Vediamo adesso qual è la definizione di Granone. La documentazione è tratta dai suoi due volumi,
appunto “Trattato di ipnosi”, che sicuramente sono un’opera di riferimento mondiale. Dice: “È un
particolare stato di coscienza differenziato, in grado maggiore o minore accessibile a tutti,
durante il quale sono possibili modificazioni somatiche, viscerali, neurologiche, psichiche, per via
di prevalenti monoideismi plastici, cioè di idee e di suggestioni cariche di contenuto emozionale
che possono modificare profondamente non solo il comportamento, quindi agire sul versante psichico,
ma anche l’equilibrio e le funzioni dell’organismo umano. Questi monoideismi plastici possono essere
etero od autoindotti, cioè indotti da una seconda persona, l’ipnotizzatore, oppure generati dal
soggetto stesso tramite l’autoipnosi”. Aggiunge poi che c’è “la prevalenza delle funzioni
rappresentative emotive su quelle critico/intellettive, la prevalenza cioè degli aspetti emozionali
su quelli razionali, con una maggiore attivazione cioè della parte destra dell’emisfero cerebrale
rispetto al sinistro di norma il più utilizzato”. E’ evidente a tutti attraverso quali meccanismi
potenti agiscano l’ipnosi e le tecniche di rilassamento, che riescono a raggiungere l’emisfero
destro. Questa definizione da me avanzata nel ’62 è stata accolta in varie enciclopedie. Questo è
tratto da un’intervista che ho fatto e pubblicato proprio di Granone.

Dobbiamo fare alcune considerazioni sul significato del termine. Nonostante l’etimologia che deriva
dal greco ypnós (sonno), in realtà l’ipnosi non è sonno, né parziale, né dissociato, né particolare,
ma come abbiamo detto prima, l’ipnosi è uno stato di coscienza modificato nel quale risultano
possibili particolari modificazioni organo/viscerali e comportamentali. Questo stato di coscienza
non è statico, ma è eminentemente dinamico, potendo andare dall’ipnosi vigile a quella sonnambolica,
con amnesia, alla stessa stregua del sonno fisiologico in cui si passa dallo stato di coscienza
crepuscolare dell’addormentamento e del risveglio a quello del sonno profondo. L’ipnosi inoltre va
distinta dalla semplice trance. Non è soltanto un discorso di profondità: durante la trance si
effettua una dissociazione dell’io e una sua regressione a un funzionamento primordiale e monadale,
ma in cui non compare ancora, questo è l’aspetto di differenza dallo stato ipnotico, non compare
ancora alcun monoideismo plastico organicamente o psichicamente centrato, che è uno degli elementi
portanti dell’ipnosi. Mi spiego meglio, un soggetto può cadere in trance per una crisi mistica, ma
se durante questa compaiono a questa persona delle stimmate, vuol dire che nella sua mente sono
insorte delle immagini imperanti che occupano la totalità della sua coscienza. Questo fa sì che si
realizzino dei fenomeni ideoplastici, cioè creativi a livello fisiologico/organico, e quindi secondo
la nostra definizione, autoipnotici. Si può dire, quindi, che l’ipnosi è creativa, nel senso che
crea ma anche nel senso che potenzia tutta una serie di caratteristiche, di possibilità, di
potenzialità dell’uomo.

Che cos’è invece la parapsicologia o E.S.P.? Etimologicamente significa “scienza a fianco della
psicologia” (dal greco pará). Secondo Cassoli è la “scienza che studia quei fenomeni “psi” per cui
un essere vivente può acquisire informazioni dal passato, dal presente o dal futuro senza l’aiuto
dei sensi e del canale della logica e può influire su un sistema in stato di quiete o di moto senza
applicazioni dirette o mediante una forza.” Quest’altra definizione è di Ramacharacka Yogi: “È la
branca della psicologia che studia quegli aspetti del comportamento conoscitivo e cinetico che non
sembrano implicare nessun modo finora conosciuto di partecipazione sensomotoria.” Vedremo poi che
esiste anche un approccio scientifico alla parapsicologia e allora questo “finora conosciuto” sta ad
indicare che evidentemente oggi questi fenomeni non si spiegano, o sono difficilmente interpretabili
con le concezioni scientifiche almeno in uso al momento, però non si esclude di poterlo fare domani.
Vediamo altre definizioni: “Paranormologia è il termine che vuole evitare ogni accenno ad eventuali
attività psichiche, con cui viene indicato negli ambienti cattolici lo studio dei fenomeni
paranormali, in particolare quelli di carattere parafisico.” Già dagli anni ’70, presso l’Università
Pontificia, è stato attivato un corso di paranormologia. “La metapsichica”, vecchio termine, “è la
scienza della psiche che va oltre i confini della normale psicologia”: con quella parola il
fisiologo Charles Richet verso il 1905 indicò lo studio dei fenomeni paranormali. Come si vede
questi fenomeni vengono studiati da molto tempo.

Fra i precursori della moderna ipnosi dobbiamo citare Mesmer e gli esponenti del mesmerismo. Mesmer
è un autore interessante, che ha avuto alti e bassi, idolatrato e poi caduto in disgrazia, occupa un
ruolo centrale nella storia dell’ipnosi. Credo che sia interessante e per certi versi attuale questo
suo pensiero: “Qualche volta il sonnambulo può percepire il passato e il futuro per mezzo di un
senso interno, mediante cui l’uomo è a contatto con l’intera natura e può sentire la concatenazione
di causa ed effetto. Tutto nell’universo è presente, passato e futuro; sono solo differenti i
rapporti delle sue parti separate. Noi possediamo la facoltà di sentire nell’armonia universale la
connessione tra eventi ed esseri e questa facoltà l’abbiamo in comune con gli altri animali, benché
ne facciamo un uso minore.”

Diversi studi, a partire dal 1905, sono stati fatti nel campo della parapsicologia. E’ stato
riscontrato che la perdita delle doti extrasensoriali è frequente. Questa è l’opinione di Bender
studioso cattedratico e dell’Università di Friburgo: “La perdita delle doti extrasensoriali è assai
frequente, si ritiene che siano perciò una funzione dell’inconscio. Tutto ciò rende difficile un
accertamento scientifico dei fenomeni. Il 40% dei racconti di E.S.P. si riferisce a fatti tragici,
morte, disgrazie, pericoli, malattie; mediante quali mezzi si effettui il rapporto telepatico, ad
esempio, risulta a noi sconosciuto, è importante però rilevare come esso sia fatto esclusivamente di
immagini e di emozioni, mentre non risultano trasmissioni telepatiche di concetti o frasi”.

Fra i diversi studi, ce ne sono molti ma quello che interessa è tracciare una carrellata;
sicuramente vanno citati gli studi di Rhine, professore di psicologia alla Duke University, in North
Carolina, che portò a termine vari esperimenti di telepatia utilizzando le carte Zenner che molti di
voi conosceranno, che presentano una serie di simboli codificati per la trasmissione del pensiero a
distanza. È interessante che l’analisi statistica condotta da Reine fu dichiarata da vari competenti
essenzialmente valida, tanto che nel 1937 il Congresso annuale dell’Istituto Americano di Statistica
Matematica diramò alla stampa una comunicazione in cui si affermava che sul terreno matematico non è
lecito criticare il metodo eseguito da Reine nelle sue ricerche.

Un altro autore che ha molto studiato l’E.S.P. è il cecoslovacco Milan Rizl, che ha edito diversi
volumi sulla percezione extrasensoriale in generale e sul suo rapporto con l’ipnosi. La cosa
interessante è che ha creato un metodo di addestramento che ha testato su un centinaio di volontari,
ottenendo in dieci di loro la slatentizzazione e il potenziamento dell’E.S.P. Questo metodo di
addestramento prevede cinque fasi: c’è innanzitutto una preparazione psicologica del soggetto, anche
informativa, sull’ipnosi e le caratteristiche dell’intervento. Poi c’è una suggestione verso
l’E.S.P. operata in stato ipnotico, quindi il suscitamento dell’E.S.P. in stato di ipnosi e infine,
quarto e quinto punto, il trasferimento dell’E.S.P. nello stato di veglia, che è ovviamente il
processo più difficile. Usando queste tecniche, secondo le risultanze fornite da Rizl, ci sarebbe
una possibilità di attivazione del 10%. La mancanza di stabilità dei fenomeni E.S.P., le
imperfezioni finora osservate nelle manifestazioni, certi aspetti collaterali di frode e
ciarlatanismo da parte di alcuni medium, spiegano, secondo Rizl e altri, la difficoltà nel
pianificare e standardizzare una metodologia di ricerca.

A questo punto è interessante leggere una testimonianza che il grande studioso Carl Gustav Jung
riporta nelle sue opere; si tratta di un episodio avvenuto durante un colloquio con Freud. Mentre
conversavano nello studio di Freud si verificò uno schianto fragoroso che spaventò entrambi col
timore che la libreria potesse cadere loro addosso:

Dissi a Freud: “Questo è un esempio di esternazione catalitica”, “Suvvia”, rispose Freud, “questa è
una vera sciocchezza”. Risposi: “Ma no, Herr Professor, vi sbagliate, e per provarvelo ora vi
predico che ci sarà un altro scoppio”. E infatti non avevo ancora finito di dirlo che si udì nella
libreria un altro schianto uguale al primo. Ancora oggi non so che cosa mi desse quella certezza, ma
sapevo al di là di ogni dubbio che il colpo si sarebbe ripetuto. Freud mi guardò senza dire nulla,
non sapevo cosa gli passasse per la mente né che cosa volesse dire il suo sguardo, in ogni caso di
qui nacque la sua diffidenza nei miei riguardi ed ebbi la sensazione di aver fatto qualcosa che lo
avesse contrariato.

Non c’è tempo ora di approfondire, ma voi sapete quali sono stati i rapporti sia di Jung che di
Freud con il paranormale, perché anche Freud inizialmente se ne è occupato.

Granone ha una lunghissima esperienza, con i suoi 84 anni e la sua lucidità ancora integra. Egli
esordì con una tesi sull’ipnosi e certamente è uno dei maggiori esperti a livello mondiale di
ipnosi. Perciò la sua esperienza, in campo parapsicologico, è molto significativa. Ha effettuato
sperimentazioni anche in campo parapsicologico, valutando la possibilità di mettere in sonno
ipnotico a distanza senza alcun ausilio verbale, di trasmettere il pensiero (telepatia), di avere
percezioni extrasensoriali. Ha inoltre verificato la possibilità che un ipnotizzato potesse evocare
cognizioni a lui sicuramente sconosciute.

Scrive Granone: “Dall’esperienza personale e dalla vasta letteratura trascorsa due dati risultano a
noi ormai definitivamente accertati. Primo: l’ipnosi non crea facoltà parapsicologiche, tutt’al più
le potenzia la dove preesistono. Secondo: il fenomeno parapsicologico è incostante e anche nello
stesso soggetto non sempre si rivela, esistono particolari condizioni di ambiente transferali che
possono esaltare, alterare o sopprimere le evenienze parapsicologiche. La perdita delle doti
extrasensoriali è stata constatata da vari sperimentatori, su diversi soggetti ed è probabile che
esse siano una funzione dell’inconscio,” – questo l’abbiamo già visto ipotizzato da Bender –
“fluttuante spontaneamente nel tempo come altre funzioni dell’inconscio, e di particolari momentanee
condizioni chimiche ed energetiche dell’organismo.” Questa, abbiamo visto, non è l’opinione di Rizl
secondo il quale con una procedura come la sua si può arrivare a potenziarla.

La gente oggi parla sempre più di E.S.P., anche perché è un argomento interessante e in voga. I più
ritengono che le manifestazioni dell’E.S.P., occasionalmente osservate in passato, siano molto
imperfette e inattendibili. A questo proposito credo che si debba riflettere su questo pensiero di
Rizl: “In queste condizioni non vi è nulla da temere veramente, perché è quasi uno scherzo, ma basta
che appaia la possibilità o il pericolo, per quanto remoto, che la E.S.P. possa diventare degna di
fiducia e regolarmente utilizzata in pratica, ed ecco che lo scherzo diventa un problema grave, e
può anche sorgere la domanda se l’E.S.P. sia una facoltà che si desidera avere, almeno al grado
presente di progresso dell’umanità”.

L’ipnosi è una tecnica che si può apprendere, è un efficace strumento terapeutico e, tramite
l’autoipnosi, che è facilmente raggiungibile con un comando post-ipnotico, è un potente mezzo di
automonitorizzazione e, quindi, di miglioramento della qualità della vita. Offre la possibilità di
potenziare le caratteristiche migliori dell’uomo in generale.

Rispetto al binomio ipnosi ed E.S.P. concludo con questo pensiero di Rizl: “È ovvio che non si avrà
un vero controllo sull’E.S.P. finché questa facoltà non sarà riconosciuta generalmente, da tutti, e
considerata desiderabile, finché la gente non comincia a guardarla come qualcosa di naturale che si
automanifesta, fino a che non si comincerà a guardarla senza esagerazioni emozionali, solo come un
nuovo o un vecchio senso che può recare grande aiuto come un nuovo strumento maneggevole che l’uomo
può utilizzare nel mondo esterno per orientarsi.”

Dicevamo prima che l’ipnosi è una via d’accesso privilegiata. “È per questo che l’E.S.P. deve
entrare a far parte integrante della vita di un individuo ma anche questo non potrà accadere fino a
che l’E.S.P. non sarà moralmente e legalmente parte integrante della vita di tutta la società
umana”. Possiamo anche non condividere questo pensiero, ma credo che sia una interessante
conclusione di quanto visto. Cito l’ultima frase di Rizl: “Noi possiamo audacemente prevedere tutti
i problemi che una tale integrazione potrà porre allora.”

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