LO SVILUPPO DEL POTENZIALE UMANO – 5

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LO SVILUPPO DEL POTENZIALE UMANO – 5

da “Enciclopedia olistica”

di Nitamo Federico Montecucco ed Enrico Cheli

Le tecniche dell’estasi nel Sufismo
Di Francesca Mulazzani

Ho pensato di proporvi un excursus generale su quella che è la “parte mistica dell’Islam”, così
viene definito il Sufismo. Non si conosce con precisione l’origine di questa parola; le due versioni
più accreditate sono la derivazione da una parola araba, per cui i Sufisti sarebbero “coloro che
portano vestiti di lana”, e la derivazione dal greco sophía (sapienza) e sophós (il saggio). Sembra
più probabile la prima versione, ma non c’è una certezza.

Il Sufismo nasce dall’esigenza di una comunione più diretta con Dio da parte dei Musulmani, nei
primi secoli dell’Islam. Col passare del tempo le Confraternite si sono costituite in organizzazioni
più o meno strutturate con ruoli diversi, anche politici e sociali, all’interno delle società
islamiche. Il tratto comune del Sufismo è la ricerca dell’estasi attraverso delle tecniche. La
confraternita sufista nasce da una figura di santo – penso sia questo l’accostamento di immagine che
meglio può tradurre l’idea di questa persona che ricerca una più profonda e diretta comunione con
Dio. Il santo produce un linguaggio sacro, attraverso la poesia, le opere d’arte, la gestualità. La
poesia è fondamentale perché rimane un’eredità concreta all’interno delle Confraternite; il maestro
sufi scrive poesie dotate di una ritmica e di una rima che facilitano la memoria e quindi aiutano
meglio la preghiera; non c’è bisogno di leggere il testo ma di ripeterlo e ripeterlo. La stessa
ripetizione è il Zikr che significa “ripetizione, ricordanza di uno dei nomi di Dio” e questo è un
altro strumento usato dai Sufisti per arrivare ad uno stato mistico, ad un’estasi, ad una comunione
più profonda con Dio. Prima pensavo alla meditazione che è stata fatta stamattina in cerchio da
persone tutte diverse, provenienti da esperienze diverse e con un background diverso; la stessa cosa
è la preghiera comunitaria dei Sufisti.

Per quanto conosco io dei Sufisti, delle Confraternite che ho avuto modo di conoscere, l’estasi non
viene ricercata in un momento di ritiro dagli altri e di solitudine, ma come conseguenza di una
preghiera che viene fatta in comune, con altri Sufisti e altri Musulmani. A questa preghiera si
partecipa in modo sincretico, a seconda di dove la confraternita nasce all’interno delle varie
società islamiche. Un dato di fondo è la presenza di strumenti che aiutano il ritmo della preghiera.
Questa viene iniziata con la poesia tipica della Confraternita, che simboleggia anche
un’appartenenza, data anche da elementi esterni come il colore di una veste, una semplice cintura o
una gestualità; ad esempio per alcune confraternite africane lo stare con le braccia incrociate
simboleggia la loro appartenenza a quella data Confraternita. Successivamente si passa alla
ripetizione di uno dei 99 nomi di Allah; immaginatevi di stare lì a ripetere la stessa cosa, con un
ritmo sonoro che sostiene questa ripetizione, questo scandire delle parole accompagnato anche da una
gestualità, un dondolio del corpo, o un altro movimento, ripetitivo, ripetitivo, ripetitivo. A un
certo punto, prima la poesia e poi la parola detta, cioè il nome di Allah, svanisce, diventa un
niente e rimane solo il movimento ritmico e continuo. La parola si perde per oltrepassare uno stato
di coscienza ordinaria e andare a finire in uno stato di coscienza modificata o di estasi.
Bisognerebbe ascoltare chi ha fatto questa esperienza per sentire cosa si prova o cosa ne
scaturisce.

In occasione di un festival sufista, vari gruppi, provenienti dal Marocco, dalla Tunisia, dalla
Turchia e dal Pakistan, si sono esibiti con musiche e canti, che sono l’eredità poetica della
confraternita. Quando si sono esibiti i Pakistani, che indossavano una tunica bianca sotto, un
vestito verde sopra ed un turbante, uno cantava e gli altri suonavano; erano cinque. La quinta
persona probabilmente suonava uno strumento secondario, come un tamburello e, ad un certo punto, ha
lasciato cadere lo strumento e ha cominciato a girare con un movimento ritmico continuo; c’era la
gonna del vestito verde che formava una campana, le braccia erano abbandonate, e girava e girava. Ad
un certo punto ha perduto anche il turbante che gli teneva fermi i capelli ed è diventato una
trottola, in un parco a Londra in pieno giorno, con persone di provenienze e di religioni diverse.
Non so se questa persona sia caduta in uno stato di estasi o se fosse uno stadio preliminare, però
l’abbandonarsi è stato intenso e sembrava molto sincero, nonostante l’ambiente portasse a distrarsi.
Concludo con una considerazione su quello che è lo scopo dell’estasi per il sufista: il sufista
cerca l’estasi per una comunione con Dio, non cerca l’estasi solo per l’estasi, e la cerca
consapevole del fatto che ha una vita terrena, è ancora uomo. Il contatto che riesce ad avere con
Allah, attraverso questi stati alterati di coscienza, gli permette poi di ritornare alla vita
quotidiana, al mondo, alle sue attività in una maniera più completa e scevra di contraddizioni. È un
modo per il sufista di completare una ricerca spirituale che riesca a scavalcare la quotidianità più
contingente. Come si diceva prima, i sufisti riescono a superare questa contraddizione della
quotidianità attraverso la creazione di opere d’arte, che possono essere musica, dipinti, ceramiche,
poesie, in una ricerca continua di equilibrio e nell’attesa di una unione che poi sarà definitiva.

Mario Betti
Presentazione di Lama Gangchen

Lama Gangchen Tulku Rimpoche è nato in Tibet nel 1941. E’ il detentore di un antico e ininterrotto
lignaggio di lama guaritori e di maestri tantrici. Nel 1963, a seguito dell’invasione cinese, è
andato in esilio in India dove ha completato i suoi studi monastici. Da dieci anni vive a Milano e
viaggia continuamente in tutto il mondo. E’ il fondatore della “Lama Gangchen World Peace
Foundation”, un’associazione internazionale che sta operando in collaborazione con l’ONU per portare
un messaggio di pace e di collaborazione nel mondo.

La presenza di Lama Gangchen è un grosso onore a questo convegno in cui abbiamo già ascoltato dei
relatori molto validi, che hanno presentato i loro contributi relativi alle tradizioni mistiche del
Cattolicesimo e del Sufismo.

Pensate che questo convegno nasce per un’iniziativa nell’ambito della medicina e della Psichiatria
in particolare. In questo modo la medicina e la psichiatria si aprono ad un discorso religioso e
trans-religioso, si connetttono a patrimoni culturali e a tradizioni di grande ricchezza umana e
promuovono un’occasione veramente nuova di confronto.

Approfitto anche per dare il benvenuto al dottor Champa appena arrivato dal Nepal; collabora con
l’Healing Center di Katmandu e noi speriamo che si tratterrà per diversi mesi in Italia.

Aggiungo una cosa a cui tengo molto. Ieri avete fatto il workshop con Dario e Nicoletta sul Ngalso,
la tecnica di autoguarigione di Lama Gangchen. Da alcuni mesi abbiamo iniziato un training,
all’interno della locale azienda USL, per formazione di operatori sulla base di queste tecniche.
Alcuni di questi operatori riceveranno al termine della relazione di Lama Gangchen un attestato di
partecipazione al corso. Ci tenevo che questo attestato venisse rilasciato in questa circostanza,
perché credo che sia la prima occasione in cui un lavoro di formazione, che si riallaccia ad una
antica tradizione, viene portato avanti all’interno di un servizio pubblico. Fra l’altro i primi
risultati sono stati soddisfacenti; questo apre spiragli e prospettive nuove per portare un aiuto a
tutte le persone sofferenti. Quindi, ringraziando i partecipanti, passo la parola a Lama Gangchen.

La rigenerazione dell’ambiente interiore ed esterno nel Buddismo tantrico
Di Lama Gangchen

Innanzitutto grazie agli organizzatori per l’invito. Questo convegno è stato organizzato da un
gruppo di psicologi e psichiatri per permettere un confronto fra i vari tipi di approccio allo
studio della mente e dell’equilibrio interiore. Abbiamo approcci religiosi e approcci scientifici e
dobbiamo cercare un’integrazione, un dialogo tra questi modelli per migliorare la salute interiore
ed esteriore degli esseri umani. Sono molto contento che si organizzino congressi di questo tipo.

Ringrazio gli organizzatori per l’invito e ringrazio anche le persone che sono intervenute: amici
che già conosco e nuovi amici con cui mi incontro per la prima volta.

Ho sentito quello che il dottor Betti diceva a proposito delle esperienze di autoguarigione nel
contesto della USL. Questa iniziativa è molto importante. A persone che hanno la mente disturbata,
squilibrata o tesa viene offerta la possibilità di sperimentare l’autoguarigione. Sarà interessante
vedere i risultati di questa ricerca. Queste pratiche possono sembrare legate ad una particolare
tradizione che viene dall’Asia, che viene da lontano, da contesti culturali diversi. In realtà gli
insegnamenti si basano sulla ricerca di una persona, Siddharta, un principe indiano che ha compiuto
un percorso su se stesso per cercare di eliminare i problemi di sofferenza, di tensione, di
insoddisfazione dell’essere umano. Perciò è un discorso prettamente legato al beneficio degli esseri
umani, un discorso basato su un lavoro personale fatto da Siddharta. Prima di giungere
all’illuminazione, Siddharta aveva compiuto questa ricerca, aveva investigato le problematiche dei
cittadini del suo regno, dei cittadini che vivevano nell’Oriente di quel tempo, ed aveva compreso
che tutti gli esseri umani condividono le stesse difficoltà e gli stessi problemi. In un certo senso
aveva dimenticato le responsabilità del suo regno come futuro re e aveva deciso di dedicarsi ad una
ricerca per risolvere le cause e i problemi non solo delle persone del suo regno, ma per cercare di
trovare una soluzione ai problemi di tutti gli esseri umani. Quindi il lavoro del principe Siddharta
è stato un lavoro umano. Egli ha affrontato gli stessi problemi, le stesse insoddisfazioni, le
stesse situazioni irrisolte che accomunano tutti gli esseri umani. La sua ricerca era rivolta ad una
soluzione comune che potesse essere applicata a tutti. In seguito la sua ricerca è stata ripresa,
approfondita, elaborata e, quindi, presentata in termini più intellettuali e sofisticati. Però alla
base c’è un lavoro compiuto da un essere umano su se stesso. In questo senso il tipo di ricerca che
il dott. Betti menzionava è una cosa importante ed appropriata. Anche se può apparire strana e
lontana, si fonda sull’esigenza di beneficiare l’individuo.

E’ importante comprendere la relazione tra l’ambiente interno e l’ambiente esterno. Ancora ci
rifacciamo all’esperienza di Siddharta e al suo messaggio, valido per gli esseri a tutti i livelli e
per tutte le generazioni. Parlando da un punto di vista strettamente medico, potremmo chiederci
perché è importante prendere coscienza dell’ambiente e perché è importante l’equilibrio tra
l’ambiente interno e l’ambiente esterno. Normalmente quando ci prendiamo cura della nostra salute
non prendiamo mai in considerazione l’interrelazione tra il nostro stato e lo stato dell’ambiente
esterno. Di solito si pensa che basti un certo tipo di cura, di terapia medica per portare il corpo
ad uno stato di salute. In realtà sarebbe molto importante che, sia da parte del terapeuta che del
paziente, ci fosse il riconoscimento del fatto che il nostro stato interiore è direttamente
correlato con l’equilibrio degli elementi nell’ambiente esterno. Bisogna capire che lavorare per
l’ambiente è assolutamente essenziale per la salute. Bisogna riconoscere la preziosità degli
elementi che sono il fondamento sia dell’ambiente interno che dell’ambiente esterno.

Riconosciamo la preziosità e l’importanza dell’elemento terra, della nostra Madre Terra.
Riconosciamo la preziosità e l’importanza dell’elemento Madre Vento, riconosciamo la preziosità e
l’importanza dell’elemento Madre Fuoco, riconosciamo la preziosità e l’importanza dell’elemento
Madre Acqua e dell’elemento Madre Spazio. Questo tipo di riconoscimento non è rivolto a questioni
puramente estetiche; non cerchiamo un ambiente puro perché vogliamo fotografarlo o andarci in
vacanza. L’equilibrio fra gli elementi e la purezza dell’ambiente portano ad una buona salute, ad
una situazione interiore ed esteriore più armoniosa. L’opera di Siddharta mirava a questo, alla
comprensione dei fondamenti del nostro ambiente esterno ed interno. Di fatto quello che forma il
nostro ambiente interno è lo stesso che forma l’ambiente esterno. Se noi cerchiamo di comprendere
che cosa c’è alla base di tutti questi fenomeni, scopriamo che esiste un’interrelazione tra le due
cose, fra esterno ed interno. Il riconoscimento di tutto ciò che forma il nostro corpo fisico (gli
atomi, le cellule, i microrganismi eccetera), il riconoscimento dei vari stati mentali (dai più
grossolani ai più sottili) e il riconoscimento di questa relazione tra l’ambiente esterno ed il
nostro ambiente interno è estremamente importante. Questo è stato il messaggio di Siddharta per
arrivare ad uno stadio di completa realizzazione e di equilibrio dell’individuo.

Dopo che Siddharta ha raggiunto l’illuminazione, ha trovato una serie di metodiche per eliminare le
varie forme di sofferenza. Queste derivavano, come Siddharta aveva scoperto, da un certo tipo di
distorsioni, di squilibri interiori che possono essere eliminati. Questi squilibri non sono parte
integrante dell’individuo ma hanno una causa che può essere eliminata.

Questo sentiero è stato poi seguito da molti esseri, che hanno raggiunto stati di alta
realizzazione, che nella tradizione venivano chiamati: lo stato di Arat, lo stato di Arya
Bodhisattva, di Mahasiddha, di grande yogin realizzato. Si sono formati vari lignaggi: lignaggi che
enfatizzavano l’aspetto della cura medica, cioè i lignaggi propriamente di medicina, lignaggi
astrologici, lignaggi di ricerca interiore, di scienza interiore per la pace mentale e lignaggi che
riguardavano l’aspetto filosofico, artistico, l’aspetto di vari modi e forme di arte come il canto e
come la musica. Essi si proponevano sempre, come finalità, quella di portare ad uno stato di
equilibrio, di armonia, di serenità. Siddharta aveva portato avanti queste metodiche che poi, nel
corso dei secoli, sono state trasmesse in un lignaggio ininterrotto di maestri e discepoli. La
fortuna di noi Tibetani è stata quella di poter ricevere questi lignaggi.

Nel corso della storia, nella nostra terra, il Tibet, ci siamo concentrati sulla conservazione di
questi insegnamenti. Da parte nostra consideravamo l’approfondimento, la conoscenza e la pratica
degli insegnamenti di Siddharta una cosa estremamente deliziosa e gratificante. Abbiamo concentrato
le nostre energie su questa scoperta interiore, tralasciando tutto ciò che in Europa si considera
importante, cioè le acquisizioni tecnologiche, il progresso esteriore, tutto ciò che ha fatto
dell’Occidente un luogo così potente e invidiabile. Da parte nostra non ci siamo concentrati tanto
su questo, quanto sulla conoscenza e sulla scoperta dei metodi di preservazione e di beneficio per
l’individuo. Voi siete dei professori che hanno molto studiato ed io, da questo punto di vista, non
sono niente; non ho un diploma ufficiale qui in Occidente. Però di fatto da parte mia c’è la
capacità e il desiderio di rivelare le metodiche che ho studiato e praticato in Tibet. Quindi ho la
possibilità di dirvi qualcosa.

Al giorno d’oggi vediamo che molte persone presentano grossi problemi nel loro ambiente familiare,
per esempio nella relazione con il padre, la madre, il fratello o la sorella. Ci sono problemi tra
fidanzati, tra marito e moglie, negli affari, nei gruppi di persone che lavorano insieme, eccetera.
Sembra che i modi di comunicare ed interagire delle persone siano degenerati; tutti lamentano
problemi nei vari contesti. Se andassimo a ricercare le cause fondamentali di questi problemi
relazionali, potremmo scoprire che il fatto di aver avvelenato l’ambiente esterno, per esempio la
preziosa Madre Terra, ha portato a questo squilibrio, a questo nostro costante relazionarci in modo
distorto con l’ambiente e con gli altri. Terra vuol dire cibo. La terra ci dà il cibo e questo è
spesso inquinato. Ingeriamo sempre più spesso sostanze che non sono benefiche per il nostro corpo e
questo crea uno squilibrio interiore; per questo squilibrio non riusciamo più a relazionarci con
l’ambiente esterno in modo sano ed armonico. Allo stesso modo il Vento; nel passato l’aria era pura,
il vento era il sostegno della nostra vita. Adesso spesso dobbiamo chiudere le finestre perché
l’aria non è più pura, ci dà fastidio, ci crea vari problemi a livello fisico e mentale. Lo stesso
possiamo dire per gli altri elementi; tutto è squilibrato e inquinato. Se riuscissimo a riportare
l’equilibrio nei cinque elementi, eliminando da essi l’inquinamento, allora automaticamente le
nostre relazioni interpersonali migliorerebbero. È inutile concentrarsi troppo sui problemi con le
persone. Noi siamo ciechi e pensiamo sempre ai problemi esterni, per esempio a cosa ci ha fatto
nostra madre o nostro padre; ma se volessimo scoprire le cause più profonde di queste problematiche,
dovremmo guardare da un altro punto di vista, da una prospettiva molto più ampia e capire come il
lavoro sugli elementi e sull’ambiente è di estrema importanza. Fintantoché avremo un corpo e una
mente avvelenati e squilibrati, non risolveremo mai i problemi nei rapporti interpersonali.

Oggi si parla molto di comunicazione globale, del fatto che riusciamo ad interagire e a comunicare
con altre culture, che c’è un avvicinamento di tutti i popoli, c’è la possibilità di creare dei
sistemi comuni in tutta la terra. Questo in apparenza ha migliorato le nostre relazioni in senso
globale. Da un altro punto di vista, però, continuamente abbiamo problemi di relazione con gli
altri, creiamo costantemente dei rapporti di inimicizia, di conflitto, di avversione. Quindi abbiamo
una situazione duplice: da un lato le nostre possibilità di comunicare sono molto migliorate, a
livello di informazione, di viaggi, di possibilità di conoscere altre culture eccetera; dall’altro
lato però vediamo che a livello personale, di interrelazione tra gli esseri, i problemi sembrano
aumentare. Cerchiamo di capire perché aumentano così tanto le problematiche, ad esempio la nostra
paura delle cose, di quello che ci sta intorno. Se ci troviamo in una grande città, circondati da
tante persone, dentro di noi sorge il senso di solitudine, di separazione. Ci sentiamo soli perché
non riusciamo più a sentire, non riusciamo più a comunicare con gli altri, non riusciamo più a
interagire con gli altri, così da nutrire i nostri sentimenti, da sentirci riempiti di calore.

Il senso di separazione e il senso di solitudine aumentano costantemente nonostante la situazione di
miglioramento delle comunicazioni. Ciò che è necessario fare in positivo è ricominciare a sentire,
ad aumentare la nostra capacità di sintonizzarci con l’energia degli elementi, cioè recuperare la
forza positiva e il valore dell’elemento Terra, dell’elemento Acqua, dell’elemento Fuoco,
dell’elemento Aria, dell’elemento Spazio. E’ importante capire la preziosità degli elementi per il
nostro benessere, per la nostra salute, per avere una mente sana, e un corpo sano. Normalmente
abbiamo bisogno delle relazioni, ci sentiamo arricchiti dal relazionarci con gli altri. Il fatto che
queste relazioni siano così degenerate è molto grave, porta ad uno stato di profonda infelicità, di
profondo senso di solitudine. L’avvelenamento degli elementi avviene in modo sottile, è difficile da
riconoscere. Non sempre le malattie si manifestano con sintomi evidenti. Noi siamo sempre alla
ricerca di certi sintomi; riconosciamo la malattia quando questa si manifesta provocando un certo
tipo di sintomatologia. In realtà, se noi andiamo a vedere sottilmente, l’inquinamento degli
elementi provoca una degenerazione sottile, non visibile e, quando si manifesta con una malattia
vera e propria, diventa difficilmente intervenire con una cura. Dipende dal nostro squilibrio
sottile e dallo squilibrio esterno degli elementi. Questa degenerazione sottile è molto pericolosa
perché da un lato non è visibile, dall’altro quando si manifesta è difficilmente risolvibile.

Occorre comprendere le problematiche umane sia dal punto di vista dell’ambiente esterno, che da
quello interno. Solo così possiamo capire quali siano le metodiche che arrecano un beneficio vero.
Si può arrivare ad uno stato di effettiva guarigione solo se si affrontano le cause profonde dei
problemi che affliggono l’individuo. Non si tratta di un discorso legato ad una religione o ad un
cammino spirituale specifico, ma si tratta di qualcosa che fa parte della natura dell’essere umano.
Si tratta cioè di capire che la serenità, l’armonia, l’equilibrio sono valori di cui tutti hanno
bisogno. Questo non è un discorso specificamente legato ad un cammino spirituale; si tratta di
qualcosa di cui tutti abbiamo bisogno, di cui tutti possiamo riconoscerne la necessità.

Il discorso portato avanti da Siddharta è estremamente efficace ed attuale, è la ricerca della pace.
Possiamo parlare di pace nel suo significato più profondo, quando si cerca di comprendere la natura
dei fenomeni, di trovare la causa delle nostre sofferenze e di superare questa causa raggiungendo
uno stato di permanente pace e stabilità interiore. Questo è ciò che avviene nel cammino spirituale.
Però c’è un altro tipo di pace, di cui tutti possiamo beneficiare; possiamo parlare della pace che
sperimentiamo se andiamo a fare una passeggiata in un bosco o in una foresta, dove ci sentiamo
sereni ed equilibrati; questo tipo di pace è di tutti, non appartiene a nessuna religione, a nessun
cammino spirituale specifico.

Vediamo adesso quali sono le tecniche di rigenerazione ambientale. Una di queste pratiche è detta
“Realizzare la pace con l’ambiente”. Siamo riusciti a fare dei libri, delle videocassette e delle
audiocassette, su questo argomento, grazie anche all’aiuto di Marco Columbro. Ci sono delle pratiche
specifiche che tutti voi potete visionare se siete interessati. Ma se parliamo di pace in generale,
del nostro senso di pace, sappiamo che abbiamo la possibilità di trovare dentro di noi questo senso
di tranquillità interiore. Lo sperimentiamo, ad esempio, se andiamo a fare una bella passeggiata
nella foresta. Però non tutti hanno la possibilità di andarci, perchè magari vivono in città. Mi
sono accorto di una cosa di comune riscontro: qui il senso di pace maggiore le persone lo provano
quando si chiudono in bagno. In Oriente non è così, perché i gabinetti sono delle cose piuttosto
invivibili e la gente fa in fretta ad entrare ed uscire. Per noi il bagno è un posto dove chiudiamo
la porta, leggiamo, stiamo tranquilli e troviamo questo senso di tranquillità interiore. Quando
usciamo, immediatamente ci assale il nostro stress quotidiano e di nuovo ci troviamo a vivere in
questo modo poco pacifico. Allora se vogliamo capire com’è la pace, dobbiamo cercare il senso di
pace che troviamo quando siamo chiusi nel bagno e pensare di portarlo nella vita di tutti i giorni,
di essere in pace sempre in quel modo, nelle relazioni con gli altri, sul lavoro, in famiglia
eccetera. Se sappiamo che in quel posto siamo in pace, perché non portarla in tutti gli altri posti
e in tutte le altre situazioni della nostra vita? Questo è un modo per cercare di capire che cosa
sia il senso di pace interiore. Poi, ovviamente, ci sono vari altri livelli di pace. Nei sistemi
presentati da Siddharta ci sono incredibili metodi, metodi profondi ed efficaci per arrivare ad uno
stato di serenità e di salute interiore.

Per finire il discorso, vorrei diffondere quello che chiamo “i miei pettegolezzi”, non parlo di
conferenze, non parlo di discorsi, perché la gente va alle conferenze, ascolta molte cose e poi si
dimentica tutto. Quello che alle persone interessa veramente al giorno d’oggi sono i pettegolezzi,
per cui voglio diffondere dei pettegolezzi costruttivi. La maggior parte dei pettegolezzi,
purtroppo, sono distruttivi, non ci portano nessun tipo di fondamentale equilibrio interiore, anzi
ce lo fanno perdere. Il pettegolezzo va bene solo se diventa costruttivo. Perciò vorrei concludere
con alcuni “pettegolezzi” sperando che voi partecipiate e non ve li dimentichiate. Adesso dirò delle
cose e voi le ripeterete:

Realizziamo la pace con l’ambiente. Realizziamo la pace con l’elemento Madre Terra. Realizziamo la
pace con l’elemento Madre Aria. Realizziamo la pace con l’elemento Madre Acqua. Realizziamo la pace
con l’elemento Madre Fuoco. Realizziamo la pace con l’elemento Madre Spazio. Realizziamo la pace con
gli elementi madre e padre. Realizziamo la pace con gli elementi madre, padre, fratello, sorella e
famiglia. Realizziamo la pace con gli elementi di questo congresso. Realizziamo la pace con gli
elementi di Bagni di Lucca. Realizziamo la pace con gli elementi di Lucca. Realizziamo la pace con
gli elementi dell’Italia. Realizziamo la pace con gli elementi dell’Europa. Realizziamo la pace con
gli elementi del Parlamento Europeo. Realizziamo la pace con gli elementi delle Nazioni Unite.
Realizziamo la pace con gli elementi di questo mondo. Salute mentale, salute fisica, salute
emozionale, pace interiore, pace nel mondo, ora e sempre, con l’attenzione di tutti gli esseri
umani, con le benedizioni di tutti gli esseri santi.

Mario Betti

Invito a salire al tavolo Nicoletta Sauro, Dario Tesoroni, Maria Moni, Graziella Bertoncini,
Giovanni Hertel, Luisa Simonetti, Patrizia Renucci e Antongiulio Nobile. Sono alcuni degli alcuni
operatori che hanno partecipato al corso e verrà loro consegnato un attestato di partecipazione. Gli
altri non sono potuti intervenire per motivi di servizio, ma questi sono la rappresentanza del
gruppo. Abbiamo inoltre una persona molto importante, la dott.ssa Maria Ornella Fulvio, responsabile
del servizio di psicologia di questa zona, la quale è una validissima collaboratrice nel portare
avanti la sperimentazione di queste tecniche nuove nel campo della sofferenza mentale.

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