MEDITARE MENTRE SI LAVORA

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MEDITARE MENTRE SI LAVORA

di Urmila Devi Dasi

Stare seduti da soli come un mistico in una grotta di montagna vicino a un fiume dalle acque chiare,
con la possibilità di avere a disposizione alberi da frutta e noci, può essere la vostra idea di ciò
che è necessario per una vera vita spirituale. O forse la vostra idea è unirvi a un sanga, un gruppo
di aspiranti spiritualisti seri che vivono in un luogo sacro e trascorrono la loro giornata a
studiare, cantare, tra dolci discussioni sulla Divinità e nella meditazione sul mistico mantra
dell’amore divino: Hare Krishna, Hare Krishna, Krishna Krishna, Hare Hare / Hare Rama, Hare Rama,
Rama Rama, Hare Hare.

Oppure siete convinti che la vita può essere totalmente connessa al divino ovunque, mentre fate una
qualsiasi attività, ma non siete sicuri di dove andare per farlo in modo completamente integrato e
autentico senza perdere né le normali competenze né l’impegno spirituale interiore. Come combinare
la consapevolezza spirituale e l’attività nel mondo? NellaBhagavad-gita Sri Krishna dice al Suo
amico Arjuna che si può e si deve connettere la propria vita al divino in ogni momento e ad ogni
respiro. Dopo aver insegnato ad Arjuna che sono principalmente la natura dei suoi pensieri e la sua
coscienza che determinano il suo futuro, Krishna gli dice che il suo dovere primario non è
abbandonare il campo di battaglia e impegnarsi nella meditazione, ma “pensa a Me e combatti”.

Il principe Arjuna si trova sul campo di battaglia per affrontare formidabili nemici, il cui solo
aspetto incuterebbe paura anche al più coraggioso. Arjuna avrà bisogno di molta abilità fisica e di
concentrazione mentale per vincere o anche solo per sopravvivere. In quella situazione come può
fissare completamente la sua mente su Krishna, senza mai deviare? Da quando nel 1973 ho preso un
impegno definitivo per una vita spirituale, ho lavorato quasi sempre con persone che condividevano
la mia idea su progetti di servizio a Krishna. Nel 2005-2006, come tirocinio per il mio diploma di
laurea ho invece lavorato negli Stati Uniti come direttrice aggiunta di una scuola elementare
governativa.

Le scuole governative americane rifiutano qualsiasi pratica apertamente religiosa – alcuni
insegnanti sono stati licenziati perché durante l’intervallo leggevano la Bibbia e questa lettura
aveva avuto luogo davanti agli studenti. In alcuni Stati è contro la legge portare addosso qualsiasi
simbolo religioso, compresa una collanina con una piccola croce. In aggiunta alle restrizioni di
legge, la località dove vivevo e studiavo a quel tempo si trovava nella cosiddetta “Bible Belt”.
Anche se le autorità scolastiche locali potevano chiudere un occhio su un insegnante o un segretario
che mostrava qualche affiliazione con il cristianesimo, non c’erano buone probabilità che
tollerassero qualsiasi pratica della coscienza di Krishna.

Dunque per me sarebbe stata una prova mantenere un elevato livello di coscienza trascendentale in
situazioni quotidiane non molto favorevoli a questo stato mentale. Durante il tirocinio ho scritto
delle riflessioni sui miei tentativi di mantenere non solo le mie pratiche spirituali esteriori, ma
anche di mantenere e migliorare la mia coscienza interiore. Spero che il diario riportato qui di
seguito, anche se a volte estremamente personale, offra conforto e guida ad altri nelle stesse
situazioni.

Le Mie Riflessioni mentre Lavoravo come Direttrice
di una Scuola Elementare Governativa

Prima d’iniziare questo lavoro non ero contenta delle poche e brevi esperienze avute in ambienti
mondani. Il mio obiettivo è essere costantemente in meditazione su Krishna in qualsiasi circostanza
mi trovi. Una difficoltà nel realizzarlo è cambiare l’idea di me stessa come persona che lavora
soltanto con altri devoti di Krishna su progetti chiaramente relativi a Krishna. Un’altra difficoltà
conseguente è ridefinire il valore del lavoro. Il lavoro che svolgo come tirocinante non è un
servizio diretto a Krishna nel modo in cui avevo vissuto per anni questa comprensione. Tuttavia ho
scarso interesse nello svolgere solo un lavoro materiale. Perciò ho bisogno di capire il valore
spirituale del lavoro che faccio.

Le Ore del Mattino Diminuiscono

La necessità di essere a scuola tra le 7:00 e le 7:30 del mattino rappresenta un forte ostacolo alla
mia vita spirituale. La maggior parte delle mie pratiche spirituali regolari si svolge la mattina
presto. L’unico modo per completare nella mattinata la mia pratica regolare dello studio delle
Scritture, dell’adorazione, del canto e delle preghiere sarebbe svegliarmi alle due del mattino. Ero
abituata ad alzarmi alle 4.00 e decisi di alzarmi alle 3.00. Con il ritmo estenuante del mio lavoro
anche questo è difficile. Ho apportato delle modifiche svolgendo parzialmente o totalmente le mie
pratiche la sera dopo il lavoro.

Fare così, comunque, non mi soddisfa, perché sono stanca ed è più difficile concentrarmi. Un altro
ostacolo è la diminuzione del tempo che posso trascorrere con persone che hanno un’impostazione
spirituale come la mia. La mattina il mio tempo è limitato e la sera ho poca energia. Per mezzo di
Internet lavoro su vari progetti con altri devoti di Krishna, ma il tempo trascorso con persone che
sostengono i miei stessi obiettivi spirituali si è ridotto notevolmente. Ho cercato di realizzare i
miei obiettivi di meditazione interiore, con un successo limitato in ciascuno di essi. Ho cercato di
cantare e pregare mentalmente, ma le numerose distrazioni rendono difficile farlo con costanza,
anche se questo è il mio obiettivo.

Talvolta avvenimenti che accadono al lavoro mi fanno ricordare racconti o insegnamenti delle
Scritture, ma anche questo non avviene costantemente. Avevo sperato che un programma di pratiche
spirituali fatto al mattino con sincerità e concentrazione avrebbe potuto mantenere quello stato
d’animo per tutto il giorno. Al mattino, però, la mancanza di tempo rende difficile fare
regolarmente un programma del genere. A posteriori mi rendo conto che ero un po’ confusa sul metodo
da me adottato per fare quello che volevo. Pensavo di poter raggiungere lo stato di coscienza che
volevo solo con una profonda meditazione sul canto o sulla preghiera.

Non riuscivo a capire come poterlo fare rimanendo capace di lavorare bene. Eppure le Scritture ci
incoraggiano ad avere uno stato spirituale elevato anche facendo un lavoro materiale difficile e
coinvolgente. Numerosi esempi delle Scritture mostrano persone che vivono in quel modo. Mi consultai
con alcune persone che mi dettero consigli e indicazioni, ma nessuno di loro si era trovato in una
situazione simile. Il loro lavoro era connesso a Krishna. Perciò, nonostante affrontassero alcuni
dei miei stessi problemi, in genere la loro situazione non presentava lo stesso livello e lo stesso
tipo dei miei. Cercavo una citazione delle Scritture quando realizzai che in teoria avevo la
risposta che volevo.

Il verso che lessi (vedi l’inserto a fondo pagina) dice di usare la mente come un uncino per
concentrarsi su Krishna, ma in realtà di andare oltre la mente. Nel commento, Prabhupada spiega che
il samadhi, la concentrazione totale e stabile della mente sul Signore, non è lo stato definitivo.
Oltre a quello esiste la vita dell’anima, indipendente dalla mente. Quando discussi di questo
argomento con un amico concludemmo che la ragione della mia mancanza di successo non era dovuta al
mio lavoro ma alla mia immaturità spirituale. A questo punto del mio cammino, generalmente posso
entrare in profonda meditazione solo quando la situazione esterna è favorevole.

Per il resto del tempo sono cosciente di Krishna in modo vago. Il mio amico lo paragonò all’essere
consapevole di un passeggero che ti siede accanto mentre guidi. Ora capisco che le rivelazioni che
ho sperimentato al di là della mente non sono tutte sotto il mio controllo. Sono una grazia. Sono
riuscita ad attrarre quella grazia pregando in modo concentrato e contemplativo almeno durante il
tempo che ogni giorno ho destinato alla preghiera e al canto. Per me fare questo rimane una sfida a
causa della mancanza di tempo la mattina presto. M’impegno a migliorare la qualità del mio canto
anche se devo cantare la sera. Inoltre durante il giorno rivolgo quanto più spesso possibile la mia
attenzione a Krishna.

Indubbiamente farlo è difficile e sia la frequenza sia la profondità delle mie meditazioni hanno
vari gradi di successo. Cerco di attrarre l’attenzione del Signore, che allora può – quando vuole e
per la Sua grazia – spingermi verso un livello più elevato. Quando durante le ore di lavoro entro in
un’atmosfera di meditazione concentrata o quando al lavoro acquisisco addirittura una coscienza
generale di Krishna, quella struttura mentale si esprime con un linguaggio e un comportamento
gradito in una società di devoti di Krishna, ma inadatto ad una scuola pubblica. Una pratica che ho
trovato utile è ascoltare musica spirituale al lavoro.

Poiché molta della mia musica è strana per i miei colleghi, devo usare gli auricolari e ho una certa
difficoltà a sentire quello che dicono gli altri. Nel mio lavoro la gente viene nel mio ufficio o mi
ferma nei corridoi per portare delle cose alla mia attenzione. Posso ascoltare la musica con le
casse del mio computer, ma le melodie che non sembrino strane e attraggano l’attenzione di chi non
le gradisce, sono poche. Un’altra pratica utile è andare fuori a cantare il gayatri-mantra di
mezzogiorno. Qualche volta però il tempo atmosferico non lo permette e la gente tende a
interrompermi.

Nei giorni in cui a mezzogiorno non trovo cinque minuti di pace per il gayatri, comincio a sentirmi
un po’ presa dal panico. Tutto sommato ho imparato delle lezioni preziose – per lo più sulla
difficoltà di fare ciò che ho intenzione di fare. Spero che la fine di questo tirocinio segni la
fine del mio lavoro in un ambiente in cui non posso apertamente includere la mia vita spirituale in
quella lavorativa. Anche se mi piacerebbe ancora ottenere il pieno successo che avevo sperato prima
della fine del tirocinio, ho sempre più dubbi che questo sia probabile.

Strategie per Obiettivi Più Elevati

Le mie strategie per raggiungere il successo sono mirate ai miei obiettivi più importanti. La mia
prima strategia è avere un lavoro in cui il mio principale e i miei colleghi accettino e addirittura
apprezzino una vita integra e dichiaratamente spirituale. Mi rendo conto che restringere in questo
modo le scelte del mio lavoro non è una cosa praticabile per tutti, ma sono giunta ad accettare che
è una mia questione di sopravvivenza spirituale e che se spero di realizzare l’amore di Krishna in
questa vita, altre opzioni sono meno soddisfacenti. La mia seconda strategia per ottenere il
successo è tenermi sempre in contatto con persone di livello spirituale avanzato.

Posso mettermi in contatto con loro via e-mail, Internet chat e al telefono. Non posso sedermi
accanto a loro, ma un certo genere di comunicazione personale fa un’enorme differenza. Sebbene possa
meditare di essere con grandi anime che non si trovano più sulla Terra, per mantenere il livello
attuale della mia vita spirituale ho bisogno di più di questo. Per superare il livello di
mantenimento e fare ulteriori progressi, mi sembra di aver bisogno della compagnia e dell’aiuto di
coloro che sono ancora in vita. Una terza strategia è vivere vicino a una comunità di devoti di
Krishna e partecipare regolarmente al loro programma di adorazione.

Un cambiamento dei dirigenti mi rese meno attraente la visita quotidiana al tempio locale,
complicandomi il tentativo di conciliare lavoro e vita spirituale. Il lato positivo è avere imparato
a recidere la mia dipendenza dal tempio per ottenere la forza spirituale giornaliera; quello
negativo è che il viaggio è stato molto più difficile di quello che sarebbe stato altrimenti. Ora
sto cominciando a riprendere la mia pratica decennale di frequenza giornaliera del tempio, proprio
alla fine di questo tirocinio, e spero di trovare un modo di frequentare per quanto possibile il
servizio mattutino di adorazione e di andare ugualmente in tempo al lavoro.

La mia quarta strategia è trascorrere parte di ogni giorno, anche se per poco tempo, a coltivare
specificatamente i miei desideri spirituali interiori. Posso farlo leggendo le preghiere e le poesie
dei santi, riflettendo su certi brani delle Scritture, cantando e meditando con concentrazione.
Durante il tirocinio questa strategia mi è stata di grande aiuto. Forse è stata una delle cose più
importanti che ho fatto. Le competenze spirituali e quelle materiali sembrano essere in
contraddizione e in qualche modo lo sono. Tuttavia, poiché tutto è creazione di Krishna, ci sono
certamente dei modi per vivere in armonia sui due livelli. Una persona che riesce a farlo non
dovrebbe neanche vedere una distinzione tra il suo lavoro e la sua coscienza spirituale.

Urmila Devi Dasi, redattrice associata di BTG, si è laureata in Scienza dell’Educazione alla
Universityà della North Carolina a Chapel Hill.

Al di là della meditazione

Seguendo questa via, lo yoga sviluppa gradualmente un amore puro per Dio, il Signore Supremo, Sri
Hari. Nel corso del suo avanzamento sul sentiero del servizio di devozione i peli gli si rizzano sul
corpo per effetto della sua grande gioia e un fiotto costante di lacrime, causate dal suo amore
intenso, bagna i suoi occhi. Progressivamente, anche la sua mente, di cui si è servito per attirare
il Signore proprio come si attira un pesce all’amo, si ritira da ogni attività materiale.

– Srimad-Bhagavatam 3.28.34

Spiegazione di Sua Divina Grazia A.C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada:
Come vediamo, qui è chiaramente stabilito che la meditazione, che è una delle attività della mente,
non corrisponde allo stadio del perfettosamadhi, l’assorbimento totale. All’inizio la mente serve ad
attrarre la forma del Signore Supremo, ma ai livelli suoeriori non si tratta più di utilizzare la
mente. Il devoto si abitua a servire il Signore con i sensi purificati. In altre parole, i principi
dello yogadella meditazione sono richiesti finché non si è situati nel puro servizio di devozione.
Si ricorre alla mente per purificare i sensi, ma quando questo scopo è raggiunto con la meditazione
non è più necessario sedersi in un luogo preciso per cercare di meditare sulla forma del Signore.
Questa pratica diventa così abituale che automaticamente ci si dedica al servizio personale del
Signore.

Finché si deve fissare forzatamente la mente sulla forma del Signore, si pratica ciò che è definito
nirbija-yoga, uno yogasenza vita; infatti lo yoga situato a questo livello non si dedica
spontaneamente al servizio personale del Signore. Ma quando si giunge a pensare costantemente al
Signore ci si eleva al livello del sabija-yoga, lo yogavivente. Questo è lo stadio che si deve
raggiungere. Come conferma laBrahma-samhita, ci si deve impegnare a servire il Signore ventiquattro
ore al giorno. Il livello di premâñjana-cchurita può essere raggiunto con lo sbocciare dell’amore
perfetto. Quando l’essere individuale sviluppa spontaneamente amore per Dio, la Persona Suprema, col
servizio di devozione, può contemplare sempre il Signore senza doversi imporre una meditazione
forzata sulla Sua forma. La sua visione diventa divina perché non ha nessun’altra occupazione.
Giunto a questo livello di realizzazione spirituale, non deve più necessariamente impegnare la mente
in qualche pratica artificiale. Poiché la meditazione raccomandata agli stadi inferiori è uno
strumento per raggiungere il servizio di devozione, coloro che sono già assorti nel servizio d’amore
trascendentale offerto al Signore sono al di là di questa meditazione. Tale stadio perfetto
corrisponde alla coscienza di Krishna.

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