Krishna e la Bhagavad-gita

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Krishna e la Bhagavad-gita

Ed. Bhaktivedanta Book Trust

Il “Canto del Beato” (questa è la traduzione) è un libro giustamente famoso perchè vede la Suprema Persona che, insieme al Suo amico e grande devoto Arjuna, parlano direttamente di tutto, dall’anima, al cibo, alla vita spirituale, alla reincarnazione, ai problemi della mente e di psicologia, per arrivare a una descrizione particolareggiata della vita nel mondo spirituale.

“Nella Bhagavad-gita Krishna spiega di essere Dio, la Persona Suprema, e di apparire ogni volta che i princìpi religiosi declinano e l’irreligione avanza. Egli apparve sulla Terra 5.000 anni fa, quando fu necessario alleviare il pianeta e l’intero universo dal fardello degli atti colpevoli che vi erano accumulati. Sri Krishna Si prende cura di regolare gli affari della creazione materiale nella Sua forma di Sri Maha-Visnu, Sua emanazione plenaria.

Quando il Signore discende è detto avatara, e l’avatara è un’emanazione di Visnu. Maha-Visnu è la causa originale della creazione materiale e da Lui emana Garbhodakasayi Visnu, di cui quasi tutti gli avatara che appaiono nell’universo materiale sono emanazioni plenarie. Perciò ridurre il fardello degli atti colpevoli che pesano sulla Terra non è compito di Sri Krishna in persona. Quando Krishna appare è accompagnato da tutte le emanazioni della categoria di Visnu. Le diverse emanazioni di Krishna, cioè Narayana, l’emanazione quadrupla (Vasudeva, Sankarsana, Pradyumna e Aniruddha), l’emanazione plenaria parziale Matsya, o avatara-Pesce, gli altri yuga-avatara (avatara propri di ogni era) e i manvantara-avatara, o Manu, si riuniscono tutti per apparire contemporaneamente a Krishna, la Persona Suprema. Krishna è il Tutto completo, e tutte le Sue emanazioni plenarie, come tutti gli avatara, vivono eternamente con Lui.

Quando Krishna apparve, anche Sri Visnu era presente. Krishna discende solo per rivelare i Suoi divertimenti di Vrindavana, per affascinare le anime condizionate, per favorirle e invitarle a ritornare alla loro vera dimora, il regno spirituale. La distruzione degli esseri demoniaci, che si svolse parallelamente ai divertimenti di Vrindavana, fu attuata invece dall’emanazione di Krishna conosciuta col nome di Visnu.

La Bhagavad-gita (VIII.20) insegna che esiste un altro mondo, il mondo spirituale, al di là della materia manifestata e non manifestata. Il mondo manifestato può essere percepito nella forma dei diversi astri e sistemi planetari, come il sole e la luna, oltre ai quali si trova un mondo non manifestato, che nessuno può avvicinare con questo corpo materiale. Ma al di là di questa materia non manifestata si situa un regno spirituale, descritto nella Bhagavad-gita come supremo ed eterno. Mentre la natura materiale è soggetta perpetuamente alla creazione e alla distruzione, questo regno, il mondo spirituale, rimane immutato per l’eternità.

La dimora suprema di Sri Krishna è descritta anche nella Brahma-samhita come il regno di cintamani. Goloka Vrindavana, il regno di Sri Krishna, è cosparso di palazzi di cintamani, la pietra filosofale, gli alberi sono alberi dei desideri e le mucche sono chiamate surabhi. Centinaia e migliaia di dee della fortuna servono Krishna, Govinda, il Signore originale, la causa di tute le cause. Là il Signore suona il flauto, i Suoi occhi sono come petali di loto e la carnagione del Suo corpo è come una splendida nuvola. Una piuma di pavone orna il Suo capo. Egli è affascinante perché la sua bellezza supera quella di migliaia di Kandarpa (Cupìdi). Se nella Bhagavad-gita Sri Krishna dà solo una breve descrizione della Sua dimora, il pianeta supremo del mondo spirituale, nello Srimad-Bhagavatam Egli apparve veramente con tutto ciò che Lo circonda e svela i Suoi divertimenti di Vrindavana, di Mathura e di Dvaraka. Questi temi saranno rivelati progressivamente nel corso dell’opera.

La famiglia in cui Krishna apparve appartiene alla dinastia Yadu, che trae la sua origine da Soma, il deva della luna. Tra gli ksatriya esistono due stirpi, una che discende dal re dell’astro lunare, l’altra dal re dell’astro solare. Quando il Signore Supremo appare, Si manifesta generalmente in una famiglia di ksatriya perché la Sua missione consiste nel ristabilire i princìpi della virtù e della religione, e secondo il sistema vedico gli ksatriya sono i protettori del genere umano. Quando Egli apparve nella forma di Sri Ramacandra, Si manifestò in una famiglia discendente dal deva del sole e conosciuta col nome di Raghu-vamsa; quando apparve come Sri Krishna Si manifestò nella famiglia detta Yadu-vamsa. Il capitolo ventiquattro del nono Canto dello Srimad-Bhagavatam racchiude una lunga lista dei re della Yadu-vamsa, tutti di grande potenza. Il padre di Krishna era Vasudeva, figlio di Surasena, e apparteneva alla dinastia Yadu. In realtà, Dio, la Persona Suprema, non appartiene ad alcuna dinastia di questo mondo, ma grazie a Lui la famiglia in cui appare diventa famosa. Per esempio, il legno di sandalo, prodotto nello Stato della Malesia, gode di una propria fama e di attributi distinti da quelli della Malesia ma poiché viene prodotto in particolare nello Stato della Malesia è designato come legno di sandalo malese. Così, Krishna appartiene a tutti, ma come il sole che sorge sempre all’est quando avrebbe potuto sorgere in qualsiasi altro punto, Egli appare di Sua scelta in una particolare famiglia, che diventa per questo famosa.

Quando Krishna appare, sono con Lui tutte le Sue emanazioni plenarie e quindi anche Balarama (Baladeva), conosciuto come Suo fratello maggiore. Ba†arama è l’origine di Sankarsana, primo nell’emanazione quadrupla. Quest’opera narra l’avvento di Krishna nella dinastia Yadu e la manifestazione dei Suoi aspetti trascendentali, temi vividamente descritti nel decimo Canto dello Srimad-Bhagavatam, l’opera su cui si basa il presente lavoro.

Sono le anime liberate che generalmente ascoltano e apprezzano i divertimenti del Signore, perché le anime condizionate s’interessano soprattutto alla lettura delle attività materiali di uomini comuni. La descrizione degli atti trascendentali del Signore è racchiusa nello Srimad-Bhagavatam e in altri Purana, ma le anime condizionate preferiranno le opere che narrano fatti materiali e comuni, nutrendo ben poco interesse per la narrazione dei divertimenti del Signore, Sri Krishna. Queste narrazioni, invece, sono così affascinanti che piacciono a tutti e tre tipi di uomini che esistono in questo mondo: coloro che sono liberati, coloro che si sforzano di esserlo e i materialisti. Studiare i divertimenti di Sri Krishna è benefico per tutti, per chi è liberato o per chi cerca di diventarlo o per chi è perso nel materialismo.

La teoria impersonalista, secondo cui l’essere che ha raggiunto la liberazione non agisce più e non ha dunque più alcun bisogno di ascoltare, non può sostenere con fondatezza le sue asserzioni. E’ vero che le anime liberate non provano più alcuna attrazione per le attività materiali, ma non per questo l’anima spirituale smette di agire: allo stato liberato come allo stato condizionato l’anima rimane sempre attiva. Per esempio, una persona malata continuerà ad agire, ma i suoi atti le procureranno dolore; poi, una volta libera dalla sua condizione patologica, sarà ancora attiva, ma gli atti compiuti in questa condizione di salute le procureranno piacere. Gli impersonalisti riescono a liberarsi dalle attività proprie dello stato condizionato, malato, ma ignorano del tutto gli atti dello stato di salute. Invece, coloro che sono veramente liberati e possiedono il perfetto sapere preferiscono ascoltare il racconto dei divertimenti di Krishna, attività, questa, del tutto spirituale.

Per gli esseri veramente liberati è vitale ascoltare il racconto dei divertimenti di Krishna, che rappresentano per loro l’argomento più piacevole. E se coloro che si sforzano di raggiungere la liberazione ascoltano gli insegnamenti e le narrazioni di Scritture come la Bhagavad-gita e lo Srimad-Bhagavatam, vedranno aprirsi il sentiero della liberazione. La Bhagavad-gita costituisce lo studio preliminare allo Srimad-Bhagavatam; approfondendola, lo spiritualista diventa consapevole della posizione di Sri Krishna, e una volta situato ai Suoi piedi di loto può comprendere le descrizioni di Krishna racchiuse nello Srimad-Bhagavatam. Sri Caitanya ha dunque precisato per i Suoi discepoli che è loro dovere diffondere la Krishna-katha.

La Krishna-katha, cioè i discorsi che riguardano Krishna, sono di due tipi: i discorsi pronunciati dalle labbra stesse di Sri Krishna e quelli che si riferiscono a Lui. La Bhagavad-gita è il sapere, la filosofia, o la scienza di Dio enunciata da Sri Krishna in persona, mentre lo Srimad-Bhagavatam è la descrizione degli atti e dei divertimenti assoluti di Krishna. Entrambi sono Krishna-katha. Sri Caitanya Mahaprabhu chiese che la Krishna-katha fosse diffusa in tutto il mondo, perché se le anime condizionate, condannate alle sofferenze dell’esistenza materiale, si avvicinano alla Krishna-katha si apriranno il sentiero verso la liberazione. Il nostro scopo principale nel presentare quest’opera è di offrire a tutti Krishna, o la Krishna-katha, affinché tutti possano liberarsi dalle catene che li trattengono alla materia.

La Krishna-katha affascinerà anche i più grandi materialisti, perché i divertimenti di Krishna con le gopi, le giovani pastorelle di Vrindavana, assomigliano alle relazioni amorose dei giovani di questo mondo. In realtà, l’attrazione per le relazioni amorose che si riscontra nella società umana è naturale, perché esiste anche in Dio, la Persona Suprema e originale. La potenza di piacere di Dio si chiama Srimati Radharani. Quest’attrazione per le relazioni amorose rappresenta l’aspetto primordiale di Dio, e anche le anime condizionate, frammenti del Signore, la provano, ma in un grado infinitesimale e in modo distorto. Perciò quando gli esseri che ricercano la vita sessuale nell’universo materiale sentiranno la narrazione dei divertimenti di Krishna con le gopi, gusteranno una gioia perfettamente spirituale, sebbene materiale in apparenza, e il beneficio che ne trarranno sarà l’elevazione progressiva fino al piano spirituale. Lo Srimad-Bhagavatam afferma che colui che ascolta con sottomissione da persone autorizzate la narrazione dei divertimenti di Krishna con le gopi sarà elevato al piano del servizio di devozione al Signore, e la sua malattia materiale, la cupidigia che infesta il suo cuore, sarà ben presto estirpata. In altre parole, tale ascolto avrà l’effetto di purificarlo da ogni attaccamento alla vita sessuale materiale.

Krishna affascinerà sia gli esseri liberati, sia coloro che si sforzano di diventarlo, sia coloro che si dibattono nel materialismo più basso. Secondo le parole di Maharaja Pariksit, che ascoltò da Sukadeva Gosvami le glorie di Krishna, la Krishna-katha è per tutti gli uomini, in qualunque condizione di vita si trovino. Tutti sapranno apprezzarla al massimo. Maharaja Pariksit ci avverte però che le persone dedite all’abbattimento degli animali o quelle che si costruiscono la propria rovina agendo contrariamente alle regole delle Scritture non nutriranno grande interesse per la Krishna-katha. Gli uomini che osservano i princìpi morali delle Scritture saranno certamente attratti dalla Krishna-katha, ma non coloro che fabbricano la propria rovina e che lo Srimad-Bhagavatam designa col nome di pasughna “distruttori della propria persona” o “uccisori di animali”. Il primo significato del termine si applica agli uomini che non essendo anime realizzate né interessandosi alla realizzazione spirituale, commettono un vero e proprio “suicidio”. Infatti, la forma umana è destinata in particolare alla realizzazione spirituale e chi trascura quest’aspetto fondamentale della propria esistenza non fa che perdere il suo tempo, come un animale; egli è dunque un pasughna. Il secondo significato del termine si applica invece agli uomini che mangiano la carne (compresi i mangiatori di cani) o che uccidono gli animali con la caccia o con l’apertura e il mantenimento di mattatoi; tali persone non possono sentire attrazione per la Krishna-katha.

Il re Pariksit aveva un grande desiderio di ascoltare la Krishna-katha perché sapeva che soltanto la grazia di Krishna aveva permesso ai suoi antenati, e soprattutto a suo nonno Arjuna, di riuscire vincitori nella grande battaglia di Kuruksetra. Il campo di battaglia di Kuruksetra. Il campo di battaglia di Kuruksetra è come il mondo materiale, dove tutti lottano duramente per la vita affrontando a ogni passo un nuovo pericolo. Secondo Maharaja Pariksit, il campo di battaglia di Kuruksetra somigliava molto a un oceano di bestie temibili. Suo nonno, Arjuna, aveva dovuto affrontare eroi valorosi, Bhisma, Drona, Karna e numerosi altri guerrieri non comuni. Questi combattenti sono stati paragonati al pesce timingila, che vive nell’oceano e può facilmente ingoiare balene enormi. I grandi guerrieri del campo di battaglia di Kuruksetra avrebbero dunque potuto fare un boccone di mille Arjuna, ma per la misericordia di Krishna, Arjuna fu in grado di sterminarli tutti e attraversare così l’oceano della battaglia di Kuruksetra con la facilità di chi scavalca l’acqua contenuta nell’orma lasciata dallo zoccolo di un vitello.

Maharaja Pariksit apprezzò molto le attività di Krishna anche per numerose altre ragioni. Non solo suo nonno, ma lui stesso era stato salvato da Krishna. Alla fine della battaglia di Kuruksetra tutti i componenti della dinastia Kuru, dalla parte di Dhritarastra come da quella dei Pandava, erano morti, eccetto i Pandava, i cinque figli di Pandu. Anche il padre di maharaja Pariksit, Abhimanyu, figlio di Arjuna, aveva trovato la morte sul campo di battaglia mentre suo figlio era ancora nel grembo della madre. Pariksit era dunque un figlio postumo. Doveva ancora nascere quando Asvatthama, per ucciderlo, scagliò l’arma brahmastra contro Uttara, sua madre, la quale prese subito rifugio in Krishna. Visto il pericolo, il Signore penetrò nel suo grembo nella forma di Anima Suprema e protesse Maharaja Pariksit, che in seguito a quest’avvenimento porta anche il nome di Visnurata: colui che fu salvato dal Signore in persona, Sri Visnu.

Ognuno dovrebbe sentire sbocciare in sé un’attrazione per l’ascolto dei discorsi su Krishna e i Suoi divertimenti, perché Krishna non è altri che Dio, la Persona Suprema, la Verità Assoluta. Presente ovunque, Egli vive nel cuore di ogni essere e regna anche nella Sua forma universale, ma, come insegna la Bhagavad-gita, talvolta discende fra gli uomini nella Sua forma originale per invitare tutti a tornare alla Sua dimora e ritrovare il vero rifugio, vicino a Lui, il loro vero Signore. Tutti dovrebbero desiderare di conoscere Krishna e quest’opera si propone proprio di dare agli uomini conoscenza di Krishna affinché traggano pieno beneficio dall’opportunità che la forma umana offre.

Il nono Canto dello Srimad-Bhagavatam descrive Sri Baladeva, o Sri Balarama, come il figlio di Rohini, una delle sedici spose di Vasudeva, padre di Krishna. Tuttavia, Balarama è conosciuto anche come il figlio di Devaki; ma come può essere il figlio di Rohini e di Devaki insieme? Questa fu una delle domande rivolte a Sukadeva Gosvami da Maharaja Pariksit, il quale chiese anche perché Sri Krishna fu portato nella casa di Nanda Maharaja a Vrindavana, Gokula, subito dopo che era apparso come figlio di Vasudeva. Egli s’informò anche sulle attività del Signore durante la Sua permanenza a Vrindavana e a Mathura, e in particolare volle sapere perché Krishna aveva ucciso Suo zio Kamsa, fratello stesso di Sua madre. Maharaja Pariksit desiderò sapere anche per quanti anni Krishna rimase tra gli uomini, quanto durò il Suo regno su Dvaraka e quante spose ebbe, perché i re ksatriya avevano generalmente più di una moglie. Le risposte di Sukadeva Gosvami a queste domanA?d?n?de e a numerose altre ancora costituiscono l’argomento di quest’opera.

La situazione in cui si trovano Maharaja Pariksit e Sukadeva Gosvami è unica. Maharaja Pariksit rappresenta l’essere ideale per ascoltare i divertimenti trascendentali di Krishna e Sukadeva Gosvami l’essere ideale per descriverli. Quando si stabilisce una combinazione così perfetta, la Krishna-katha diventa subito visibile, e da tale conversazione la gente può trarre il beneficio più alto che si possa immaginare.

Sukadeva Gosvami parlava a Maharaja Pariksit mentre questi si preparava a lasciare il corpo, digiunando sulla riva del Gange. Per rassicurare Sukadeva Gosvami che l’ascolto della Krishna-katha non lo affaticava affatto, Maharaja Pariksit gli disse: “La fame e la sete mi potranno anche colpire, come colpiscono tutti gli uomini soggetti alla materia, ma i discorsi su Krishna sono così meravigliosi che si possono ascoltare ripetutamente senza che la fatica ci opprima perché elevano chi li ascolta al piano trascendentale.” Naturalmente si deve essere fortunati per ascoltare la Krishna-katha con la serietà di Maharaja Pariksit, che era particolarmente attento perché aspettava la morte da un momento all’altro. In realtà, ognuno dovrebbe essere cosciente della morte in ogni istante perché nulla ci assicura che la vita durerà. Tutti, giovani o vecchi, possono incontrare la morte in qualsiasi momento, perciò occorre diventare pienamente coscienti di Krishna prima che la morte ci raggiunga.

Maharaja Pariksit ascoltava dunque Sukadeva Gosvami che gli narrava lo Srimad-Bhagavatam e quando gli espresse il suo insaziabile desiderio di sentir parlare di Krishna, Sukadeva Gosvami divenne estremamente soddisfatto. Il più grande di tutti i narratori del Bhagavatam cominciò allora a narrare i divertimenti di Krishna, che dissipano tutti i cattivi auspici dell’era di Kali, e nel ringraziare il re per il suo ardente desiderio di ascoltare ogni discorso che si riferisce a Krishna, lo incoraggiò con queste parole: “Cari re, la tua intelligenza è molto acuta perché tu hai un forte desiderio di ascoltare i divertimenti di Krishna.” Egli spiegò a Maharaja Pariksit che l’ascolto e la glorificazione dei divertimenti di Krishna sono così propizi che purificano i tre tipi di uomini che vi partecipano: coloro che narrano gli atti assoluti di Krishna, coloro che li ascoltano e coloro che rivolgono domande. I divertimenti assoluti del Signore sono come le acque del Gange, che scorrono dall’alluce di Sri Visnu purificando i tre mondi —i sistemi planetari superiori, intermedi e inferiori.”

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