Gli aurei consigli a tutti gli iniziati e il libero arbitrio

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Gli aurei consigli a tutti gli iniziati

L’importanza di rispettare il libero arbitrio

(Gruppo teosofico Sarmong)

(responsabile: Adriano Bertoldo)

Capita, a volte, che l’uomo che desidera migliorare se stesso tenda a
dipendere più da un intervento di­vino che dalle sue opere. Anche un
uomo in cui brilla una piccola luce spirituale, a volte, è ancora
molto materialista e come tale appare ai nostri occhi.
Quando lasciamo al nostro prossimo la possibilità di crescere e
trasformarsi, e quando non giudi­chiamo il suo operato, facciamo un
atto di fede e di amore perché la vera fede è necessariamente amore
mentre la mera credenza è odio, cattiveria e distruzione. Purtroppo le
credenze, costituite dai pregiudizi e dai preconcetti, sono la spinta
maggiore che sta sotto ai comportamenti umani mentre proprio l’amore,
l’amore vero, dovrebbe essere il “motore” del nostro operato.

L’amore è la virtù che ci rende completamente disponibili non soltanto
verso gli altri ma anche verso noi stessi; una disponibilità amorevole
nel rinnovarci e nel cogliere tutte le occasioni valide per
verifi­care il nostro comportamento e, se necessario, trasformarlo.
Dobbiamo essere malleabili ma non troppo facilmente influenzabili, non
ci deve mancare la flessibilità necessaria affinché il Maestro ci
possa “modellare”, accentuando così le nostre migliori qualità
potenziali.

– A un Maestro necessita il consenso dei suoi allievi –

Un Maestro, per aiutare un suo discepolo, avrà sempre e comunque
bisogno del suo consenso. Sol­tanto la confidenza reciproca permetterà
al discepolo di superare tutte le prove che gli saranno pre­sentate e
la fiducia che ripone nel suo Maestro gli permetterà di riceverne
l’influenza migliore. Que­sta fiducia nel proprio Maestro è un’altra
delle qualità che permettono il risveglio dell’intuizione. Ciò non
significa comunque che voi dovete lasciar da parte la vostra volontà
ed attendere sempre che il Maestro vi indi­chi cosa fare o come
comportarvi.

Non dimenticate mai che il Maestro è sempre pronto ad aiutarvi nel
difficile cammino del cambia­mento interiore, voi siete il veliero nel
mare della vita ed il Maestro rappresenta il vento. Comun­que
ri­cordate che la rotta è sempre scelta da voi, non potete infatti
delegare nessun altro a fare le scelte che vi riguardano
personalmente. Voi stessi dovete scegliere la strada perché questa è
una delle prove di buona volontà che la Gerarchia si aspetta da ogni
individuo. Chiunque si sforzerà di migliorare se stesso avrà al suo
fianco un Maestro che lo aiuterà in questa direzione.

Perciò, rifacendoci all’esempio del veliero, è assai importante che
voi stendiate le vele in modo da rag­giungere la velocità voluta e
regoliate il timone per l’esatta direzione. Il Maestro, dal canto suo,
sarà il vento che vi spingerà nel porto desiderato.
Dopo aver dato prova di buona volontà occorre anche dar prova di
possedere, e saper utilizzare, una certa dose di intelligenza. Questo
non è stato necessario all’inizio del vostro cammino, quando è
ba­stato dar prova della bontà delle motivazioni del vostro cuore;
aver mostrato di camminare su “strade” di­verse da quelle mondane (che
la maggior parte degli uomini calpestano), ed aver dimo­strato di
agire in modo diverso da quei discepoli che si considerano anime
elette perché pensano che, per poterlo essere, siano sufficienti le
loro preghiere.

– Vi sono casi in cui l’intelligenza normale non è sufficiente –

Ad un certo punto del vostro cammino spirituale vi troverete invece di
fronte ad una difficoltà che vi metterà in grande imbarazzo: qualcosa
di sconosciuto che non sapete come affrontare, oppure una scelta da
fare o un’azione da compiere, che vi trovano impreparati. Non
scoraggiatevi, tutto ciò fa parte del piano del vostro Maestro; un
piano ben stabilito allo scopo di dimostrarvi come la lo­gica, quando
si serve il Signore, non è sempre sufficiente per risolvere
determinate situazioni.

In casi come questi bisogna fare appello ad una intelligenza superiore
che viene dalla parte più pro­fonda di noi stessi e che, essendo a
conoscenza di tutti i particolari del Piano Divino per questo
pia­neta, sa scegliere la soluzione più opportuna per qualunque
evenienza.

Chi penserebbe mai, ad esempio, a mescolare i colori grigio e rosso al
fine di ottenere il colore blu? Nessuno. L’intelligenza
logico-razionale dice infatti che con questi due colori è impossibile
ottenere del blu. Molti di voi, messi di fronte ad una situazione che
appare senza via d’uscita, si sentono spossati, scoraggiati e pensano
che non potranno mai farcela da soli. Questo perché, a volte, le
so­luzioni che vengono proposte dall’intelligenza superiore
contrastano con quelle comunemente con­siderate logiche e razionali,
però, se messe in pratica, sono in grado di risolvere problemi
altrimenti irrisolvibili.

– Come è possibile trovare la propria strada nel servizio? –

Bisogna usare il cuore e meditare sul chakra ad esso correlato, senza
aspettarsi nulla, tranquilla­mente, senza porsi tante domande.
Concentrarsi soltanto sulla determinazione di servire il Maestro;
questo farà in modo che l’ambiente esterno si adatti affinché
l’aspirante possa conseguire ciò che si è ripromesso di fare. Così
facendo tutto diventa possibile, anche ciò che normalmente non rientra
nella vostra immagi­nazione!

Com’è possibile che ciò avvenga? Può avvenire perché il chakra del
cuore è il luogo in cui si entra in contatto con i Maestri e
l’epicentro delle energie relative alla natura umana. Lo spirito
dell’uomo, la sua volontà e l’amore, focalizzandosi in questo chakra
lo inducono ad irradiare, attraverso l’aura indivi­duale, le buone
intenzioni che lo animano. Queste buone intenzioni, irradiandosi
all’esterno, creeranno i presupposti affinché vengano ad attuarsi
anche le soluzioni umanamente più impensa­bili.

Tutti gli individui che desiderano creare qualcosa o migliorarne
un’altra, che questa coinvolga un gruppo di persone, oppure una
Chiesa, oppure una Nazione o un uomo politico è necessario cono­scere
questo rituale al fine di ottenere quanto desiderato. Se vi
focalizzate sul chakra del cuore e lo “nutrite” con buone intenzioni,
la realizzazione del vostro desiderio inizierà ad aver luogo.
Questo può accadere perché durante il sonno i nostri veicoli sottili
(corpo astrale, mente, ecc.) si li­berano momentaneamente del corpo
fisico e possono così muoversi nel mondo astrale dove c’è la
pos­sibilità di incontrare altri individui con le vostre stesse
motivazioni e così preparare i presuppo­sti per un incontro sul piano
fisico. Perciò, mentre il vostro corpo fisico giace addormentato, un
raggio del vo­stro chakra del cuore cercherà la persona più adatta per
lavorare con voi e per voi.

Le vostre aure, dopo avervi messo in comunicazione sul piano astrale,
prepareranno anche la strada af­finché possiate incontrarvi
fisicamente. Così succede che a volte si dica: “Ho l’impressione di
aver già conosciuto questa persona”. Bisogna sapere infatti che questi
piccoli raggi fuoriescano dalla no­stra aura per cercare i “mezzi” più
adatti alla realizzazione del nostro progetto. A volte le due aure
stanno in co­munione tra loro per parecchio tempo ed insieme elaborano
il loro piano di lavoro.

Questa è la ragione per cui due persone possono trovarsi subito in
perfetta sintonia; le loro energie le hanno attirate una all’altra ed
esse, insieme, sono in armonia. E’ necessario che gli uomini
diven­tino più coscienti di questo fenomeno al fine di poterlo
utilizzare nel migliore dei modi.

Questo nostro potere, qualora sfruttato a fin di bene, potrebbe
risolvere molti problemi dell’attuale umanità; problemi che nascono
perché la società odierna è gestita da uomini che, pur non cono­scendo
queste cose, le utilizzano molto bene a livello inconscio mentre i
discepoli perdono talvolta il loro tempo chiedendosi se saranno in
grado di fare questo o quello, oppure discutendo sul fatto che Dio
esi­sta oppure no!

Discutere sull’esistenza di Dio è un modo molto valido per perdere
inutilmente del tempo e sprecare energie; al posto di vane parole si
dovrebbe invece coltivare la certezza che il potere della Luce
in­dirizzata verso il bene è superiore ad ogni altra cosa. Purtroppo,
proprio nel momento in cui un in­dividuo dovrebbe concentrare la
potenza del suo cuore per permettere alla Luce di manifestarsi in
opere di bene, ecco che diventa dubbioso, la sua fede, già poca, si
raffredda e tutte le buone inten­zioni svaniscono come nebbia al sole.

– L’importante non è stabilire se Dio esista oppure no –

Non spendete tempo a stabilire se Dio esiste oppure no; cercate
piuttosto di migliorare voi stessi e la vita sul nostro pianeta.
Prendete coscienza del fatto che esiste una Gerarchia e cercate di
collabo­rare nel suo lavoro nei confronti dell’umanità.
Ora vi spiego perché molti discepoli si perdono in questioni
metafisiche e si domandano se Dio ha po­teri su questa Terra e se può
intervenire negli affari umani oppure se Egli non è che un altro
aspetto della vita che incontreremo solo dopo aver esaurito le
esperienze terrestri puramente fisiche. Si chie­dono anche se la
potenza degli Angeli e degli Esseri di Luce sia effettiva sulla Terra
o se piuttosto non siano stati abbandonati a se stessi.

Una meditazione non potrà mai spingere l’uomo così lontano da
incontrare la sua natura divina, e senza questa esperienza è
impossibile incontrare Dio. L’unica forma di esistenza spirituale che
oggi ci è dato di conoscere è l’esistenza della Gerarchia, per ciò che
concerne Dio ci deve bastare la fede! Il bisogno di conoscere a tutti
i costi sul piano intellettivo e razionale ci fa spendere delle
energie che invece do­vrebbero essere convogliate in un proficuo
lavoro.

Solo il lavoro fatto nell’intento di aiutare la Gerarchia crea una
situazione in cui le connessioni con la Gerarchia stessa nascono
spontaneamente! Ed è proprio questa energia spesa nel lavoro che ci
farà in­contrare Dio o la nostra anima.

– E’ necessario lavorare con perseveranza –

Il Maestro non comincerà a guidare il suo discepolo, a parlargli o ad
ispirarlo, se non vede che esso ha sviluppato in modo sufficiente la
costanza e la perseveranza. Questa energia non deve però es­sere un
fuoco di paglia: il nostro lavoro deve essere perseverante e continuo.
Questo è il segreto che assicura la buona riuscita di qualsiasi nostra
opera: persistenza e costanza. Senza queste due qualità si provoca un
grave danno nel corpo astrale perché deve continuamente adattarsi alle
nostre nuove intenzioni; danno che non permette al Maestro di guidarci
e ispirarci.

Se siamo emotivamente instabili qualsiasi cosa ci potrà distrarre ed
allontanare dallo scopo che ci era­vamo prefissi. Dobbiamo invece
essere determinati e perseveranti affinché l’ispirazione che ci ha
dato il Maestro non si dissolva in poco tempo. Ed è proprio per
metterci alla prova che il Maestro ci lascia soli all’inizio del
nostro operato: perché è soltanto nella solitudine che si scopre di
essere suf­ficientemente forti per poter continuare.

Sarebbe troppo facile se bastasse starsene comodamente seduti a
pregare Dio mentre Lui “lavora”, per aiutarci e sostenerci. Anche a
noi è richiesto di lavorare e soprattutto con responsabilità, questo
com­porta solidità di carattere. Nella solitudine iniziale ritroverete
l’amore, Ia determinazione e la voglia di aiutare tutti gli uomini: a
questo punto inizierete a lavorare davvero, e con il vostro lavoro
potrete en­trare in contatto con la Gerarchia.

Questo fatto è estremamente logico, eppure molte persone pensano che
prima di tutto sia necessario in­contrare il Maestro per poi, in
seguito, sviluppare le loro qualità. Pensano infatti, e sbagliano
davvero, che sarà il Maestro a dir loro ciò che devono fare e come
farlo! Nei primi tempi il Maestro non inter­viene mai ma osserva
l’aspirante con occhio amorevole per vedere quanta buona volontà stia
dimo­strando. L’aspirante deve rendersi conto da solo di ciò che gli
serve per realizzare un de­terminato tra­guardo: quando ciò avviene
significa che ha sviluppato una certa intuizione, che unita alla buona
vo­lontà, gli permetterà di ricevere il supporto del Maestro.

– L’instabilità non vi permette di conoscere il Maestro –

E’ per questo che la determinazione, la persistenza e la costanza sono
qualità che devono essere conqui­state prima che il Maestro possa
creare una relazione con voi ed offrirvi le sue ispirazioni. Egli,
infatti, non vi potrà aiutare fintanto che non sarà sicuro che le sue
ispirazioni non saranno per voi che un “leggero soffio di vento”, a
causa della vostra instabilità.

L’instabilità è dovuta al fatto che il vostro corpo astrale non è
sufficentemente ammaestrato, in que­sto caso non potete ancora agire
per le sole motivazioni dell’anima poiché, prima che qualcosa vi possa
smuovere, avete sempre bisogno di una spinta emotiva o di una grande
“fiammata” senti­mentale.

Questa instabilità vi mette anche in condizione di lasciarvi
impressionare dal parere di coloro che vi circondano e da tutti gli
stimoli che oggi sono presenti nel mondo (radio, TV, stampa, ecc.).
Questo si­gnifica che potete iniziare un lavoro con grande entusiasmo
per poi “spegnervi” quando sorgono i primi problemi, ovvero perdere
tutta la voglia di continuare, tutta l’energia necessaria per poterlo
terminare.

Il Maestro conosce che qualunque discepolo, qualora incaricato di un
compito di alta responsabilità, se non ha la costanza necessaria per
affrontare tutte le eventuali problematiche, sarà assai impac­ciato
nel suo lavoro e qualsiasi ostacolo gli si presenterà lo troverà
impreparato. In questi casi il di­scepolo ab­bandonerà tutto e si
lamenterà con Dio perché quello che ha fatto non è stato ricono­sciuto
dagli uomini oppure perchè non è stato sufficentemente aiutato.

E’ per queste ragioni che, soprattutto all’inizio, il Maestro non
aiuta il suo discepolo e non lo so­stiene nella sua opera. Lascia che
il discepolo affronti da solo le sue responsabilità; solo con il
sen­timento di essere stato abbandonato. Il discepolo deve comprendere
il valore della sua solitudine e deve convin­cersi che è proprio in
questa solitudine che può sviluppare la propria forza interiore. Il
discepolo deve giungere al punto in cui riterrà necessario fermarsi e
riflettere sulla propria vita, e dopo la riflessione chiedersi in modo
sincero “Sono solo, ma, malgrado questa solitudine, me la sento di
continuare ad aiutare gli altri, dare loro tutta la mia disponibilità,
e nel contempo servire DIO?”.

– Molti discepoli vorrebbero il completo supporto di Dio –

Molti discepoli servirebbero molto volentieri se Dio mostrasse loro la
strada da seguire e li aiutasse a compiere il loro lavoro ed a
superare le eventuali difficoltà. Davvero molti sarebbero pronti a
la­vorare in questo modo; un modo comodo in quanto tutto dipenderebbe
da Dio, la pianificazione delle cose che devono essere fatte, l’aiuto
per farle ed ancor più la sicurezza che Lui, nell’eventualità, sarà
pronto a ri­solvere i loro problemi.

Il discepolo deve invece comprendere, e comprendere molto bene, che
ognuno di noi deve pren­dersi le proprie responsabilità e che, per
poter sopportare questa responsabilità, bisogna possedere quella
soli­dità di pensiero e perseveranza d’azione, che sono in grado di
dimostrare la qualità dei nostri senti­menti quando ci troveremo a
fronteggiare la vita, gli uomini o lo stesso Dio.
Dio, volendo, potrebbe benissimo prendere per mano il discepolo e
guidarlo nel suo lavoro, co­munque, al primo ostacolo, il discepolo
rinuncerebbe a quello che doveva compiere. E se Dio eli­minasse anche
questo ostacolo, e tutti quelli che potessero sorgere in futuro, il
discepolo non po­trebbe trarre alcun giovamento del suo operato in
quanto non ha agito di prima persona bensì come un burattino gestito
dal burattinaio.

– La solitudine vi mette alla prova –

Voi dovete sapere che quando vi trovate in una situazione di
solitudine e questo sentimento d’abbandono è molto grande, ebbene
questa vostra condizione non è casuale; rappresenta invece il piano
preparato dal Maestro proprio per voi. Un piano che Gli permette di
vedere come vi com­portate quando vi trovate in una situazione in cui
vi sentite soli sulla terra, e riconoscete che in quel momento nessuno
dall’alto vi darà una mano, né il Maestro, né Dio che, pur esistendo,
sarà per voi il Dio di un cosmo lontano ed insondabile.

Se in un momento come quello descritto sarete in grado di trovare
dentro di voi un amore suffi­ciente, sarete capaci di assumervi la
responsabilità necessaria, ed inizierete ad aiutare i vostri simili a
miglio­rare la loro vita e perfezionarsi, allora dimostrerete di
possedere le qualità necessarie per poter stabilire un contatto con il
vostro Maestro.

E’ proprio a partire dal momento in cui il discepolo dimostra di
possedere queste qualità che si può “unire” al suo Maestro. Tutto
questo avviene senza tante cerimonie, non c’è bisogno di un timbro
stam­pato sulla fronte del discepolo, la cosa succede istantaneamente.

– Le iniziazioni sono delle cerimonie assai semplici-

Le iniziazioni non si svolgono mai con grandi cerimoniali, certo
alcune volte devono seguire un ri­tuale speciale, vuoi perchè
l’iniziando è un soggetto delicato, oppure perché ha ancora delle
diffi­coltà ad in­tegrarsi ed è necessario creargli intorno un
ambiente che gli dia sicurezza.

E’ anche necessario che voi sappiate che durante l’iniziazione un
discepolo non riceve alcuna ener­gia da parte del Maestro, e fintanto
che questo fatto non vi sarà chiaro non potrete comprendere né la vera
funzione del Maestro, né la natura dell’iniziazione. Il Maestro,
infatti, serve soltanto come un canale intermediario per una
determinata energia; energia che può giungere da Colui che chia­miamo
“Re del Mondo, il Grande Iniziatore, il Padre degli Uomini”, oppure
dal Sole o da un’altra costellazione.

Questo è il motivo per cui è giusto che la cerimonia sia condotta in
modo da garantire un minimo di si­curezza al discepolo che deve essere
iniziato ed a coloro che vi partecipano, siano essi i Maestri o gli
assistenti. Tutti costoro rappresentano infatti, per il discepolo, una
presenza in grado di garantir­gli una certa tranquillità d’animo.

Quando il Maestro chiama l’energia necessaria all’iniziazione, essa
arriva impetuosa, abbondante e ge­nerosa, proprio nel punto in cui è
stata chiamata. Comunque il discepolo ne assorbirà quel tanto che gli
serve per diventare un iniziato mentre la parte restante inutilizzata
verrà “tamponata” dai Maestri e dai grandi Iniziati che lo assistono
durante l’investitura. L’energia, infatti è unica ed indi­visibile ed
ognuno di noi può prendersene soltanto la “quantità” che è in grado di
ricevere senza correre alcun rischio.

Quello che cerco di spiegarvi è che esiste una sola energia per poter
essere iniziati ed essere ricono­sciuti non più come “corpi” bensì
come “anime viventi” ed iniziare ad esistere cosmicamente par­lando;
c’è una sola ed unica energia: l’energia dello Spirito Santo. Dal
punto di vista eterico, astrale e mentale, noi siamo come bambini e
perciò dobbiamo “assorbire” l’energia dello Spirito Santo a piccole
dosi. Nel tempo, poi, arriveremo ad assorbirla tutta e questo segnerà
l’inizio della nostra vita divina.
Questa energia va assorbita a piccole dosi, potremmo dire che il
discepolo, così come un bimbo fa con il cibo, la deve prendere a
piccoli morsi, inghiottirla e digerirla, per fare in modo che il suo
stomaco, pian, piano, diventi più grande e ne possa digerire ancora di
più. Il discepolo, così fa­cendo, potrà, all’iniziazione successiva,
ricevere ancor più energia e, proseguendo in questo modo, arriverà un
giorno in cui potrà ricevere in tutta l’interezza l’energia cosmica
dello Spirito Santo. Quando il discepolo rie­sce ad integrare ed
integrarsi nell’energia cosmica inizia una nuova vita: “la Vita
Divina”.

– Quali sono le altre cose da fare per sviluppare l’intuizione? –

Per sviluppare l’intuizione, e lo vogliamo precisare ancora una volta,
è necessario sviluppare la co­stanza e la perseveranza. Nessuno può
dirsi “discepolo”, o rivendicare questo titolo, se non può an­che
dimostrare con i fatti che possiede la persistenza e la costanza
sufficienti a compiere un lavoro fino in fondo. Se non possiede tali
qualità potrà affermare di essere “un allievo”, oppure “un allievo in
prova”, ma non certo di essere un discepolo accettato.

– Prima viene il lavoro, poi si potrà incontrare il Maestro –

Soltanto un discepolo può essere incaricato di effettuare dei lavori
di grande responsabilità perché è ar­rivato a “vivere” nell’aura del
suo Maestro. Chi non è ancora un discepolo si trova nella condi­zione
di “allievo in prova” e, non essendo ancora pronto per determinati
lavori, non è neppure am­messo nell’aura del Maestro. In questo stadio
preliminare si può certamente contattare l’aura di un altro
disce­polo, ma non certo divenire pupilli di un Maestro.

Un allievo in prova non può neppure sperare di diventare un discepolo
prima ancora di incontrare il Maestro, e meno ancora sperare
nell’iniziazione. Questi sono traguardi a cui si può aspirare soltanto
coltivando le qualità necessarie. Tutto questo è molto logico ma,
tuttavia, non rientra nella logica degli uomini che, prima vogliono
incontrare il Maestro, e poi sviluppare le qualità necessarie. Essi
credono infatti che avendo incontrato il Maestro tutte le cose
diventeranno automaticamente più fa­cili, perché sarà il Maestro
stesso ad indicar loro quello che devono fare, quello che devono
credere, quali sono le idee migliori, quali dogmi accettare, e così di
seguito.

– Un Maestro non dirà mai cosa fare e cosa non fare –

Proprio a favore del cammino evolutivo individuale un Maestro non dirà
mai queste cose, spetta al di­scepolo sviluppare in sé stesso le doti
dell’osservazione, della valutazione e del discernimento.

Se cercate il Maestro sperando che vi renda più semplice il cammino
evolutivo, che vi dica cosa pen­sare, cosa mangiare, come vestirvi o
quando meditare, seguite soltanto dei sogni e delle utopie; il
Mae­stro non vi dirà mai queste cose. Vi potrà dare delle ispirazioni
che serviranno a motivarvi verso un certo tipo di lavoro ma dovrete
essere voi stessi a compiere il lavoro con lo sforzo e la
re­sponsabilità necessarie per portarlo avanti sino al suo compimento.

Un Maestro non dà mai neppure degli ordini, Egli offre dei semplici
suggerimenti ed aiuta nel con­tempo a risvegliare la buona volontà del
discepolo; tutto questo non ha niente a che vedere con la fede cieca o
l’ubbidienza assoluta. E’ sempre il discepolo che deve stabilire le
linee da seguire per portare avanti il suo lavoro e provvedere a tutto
ciò che può essere utile affinché possa essere fatto nel modo
migliore.

Se il discepolo è realmente animato da buona volontà saprà anche
trovare un tempo adatto per la me­ditazione nonché la determinazione
necessaria per lavorare senza che nessuno glielo ordini. Que­sta
determinazione gli verrà proprio dall’intuizione che, ormai
risvegliata, gli permetterà di fare proprio il lavoro che il Maestro
si augurava e progettava per lui.

– L’importanza della buona volontà –

Affinché l’intuizione riceva ed accetti il pensiero del Maestro
bisogna che la buona volontà sia ben ri­svegliata; se la buona volontà
non lo è sufficentemente il discepolo non riuscirà a ricevere il
pen­siero del Maestro. E se dovesse accadere che la buona volontà si
fosse assopita sarebbe il discepolo stesso a doverla risvegliare; il
Maestro di sicuro non lo aiuterà.

L’ispirazione è come “una voce sottile” che viaggia nell’etere e si
muove dal Maestro al discepolo. Il compito di un Maestro è quello di
offrire delle buone ispirazioni a tutti i suoi discepoli che si
tro­vano sparpagliati sulla faccia della Terra. Egli, mai e in nessun
modo, si prenderà la responsabilità su come questi allieve
interpreteranno i suoi suggerimenti.

E’ un comportamento infantile credere, da parte del discepolo, che i
Maestri non abbiano nient’altro da fare che discutere dei problemi
degli uomini con gli uomini stessi. Il Maestro vive una vita
indi­pendente in rapporto ai discepoli, Egli passa del tempo in
meditazione e più ancora della medita­zione passa il suo tempo a
compiere il proprio lavoro nei mondi invisibili. Si comprende con
questo come Egli non abbia né il tempo, né il desiderio, per
presentarsi sorridente ai suoi discepoli e dir loro cosa fare, quando
farla e come farla.

– Come giunge l’ispirazione –

Ora, vi spiegherò come giunga l’ispirazione, in modo tecnico. Il
Maestro, pur vivendo una vita in­dipendente in rapporto ai suoi
discepoli, quando li accoglie nella sua aura, conosce già ciò che è
ne­cessario ad ognuno di essi e, regolarmente, ad ogni luna piena,
invia a ciascuno di loro un pro­gramma di ispirazioni.

In questi momenti il Maestro pensa profondamente ad ogni suo discepolo
e proietta nella sua aura tutto il programma di lavoro che dovrebbe
svolgere. Questa relazione discepolo/Maestro può pro­trarsi per molto
tempo ed è perciò auspicabile che ogni aspirante abbia una conoscenza
più pro­fonda del pensiero del Maestro.

In questo modo il discepolo viene ispirato su cosa dovrebbe fare di
anno in anno e di vita in vita. Se avete ben capito questo meccanismo,
sarete anche in grado di comprendere quanto sia importante che ad ogni
luna piena, quando il Maestro invia le ispirazioni che dovranno
motivare il futuro la­voro da fare, i discepoli abbiano sviluppato
l’intuizione necessaria per ricevere il messaggio e met­terlo a
frutto.

– Diventare discepoli è una grande responsabilità –

Diventare discepoli è una grande responsabilità; responsabilità
condivisa dall’Ashram (Scuola spi­rituale) di cui il discepolo è
entrato a far parte. Immaginate un discepolo che sia stato accettato
in una confraternita, in un Ashram ove si coltivino le qualità
dell’Amore oppure della Forza.

Il discepolo, come nuovo confratello, potrà fare l’uso che crede
dell’energia ricevuta dall’Ashram; potrà fare quello che vuole; potrà
deviare l’energia a suo profitto e diventare molto orgoglioso; po­trà
fare magia grigia o magia nera. Potrà anche in un sol colpo rinnegare
tutto e poi acquistare una forte perso­nalità che gli assicurerà un
carattere deciso e diventare un grande finanziere o un poli­tico,
senza mora­lità né amore.

Un Ashram si può paragonare ad un grande cuore palpitante, composto da
decine e decine di indi­vidui arrivati ad una maturità sufficiente per
essere motivati soltanto verso opere di bene. Eppure questo non
assicura che il nuovo discepolo segua sempre delle linee di pensiero
simili a quelle dei suoi confratelli. Per questa ragione, se qualcuno
utilizza male l’energia che gli è stata data, l’Ashram stesso si
ritrova con queste negatività segnate nel proprio Karma (destino).

Proprio per poter controbilanciare questi effetti negativi l’Ashram,
periodicamente, si incarica di of­frire al mondo qualcosa di buono, ed
invia tra gli uomini uno dei suoi confratelli che abbia inten­zioni
mi­gliori del precedente; un confratello che farà del bene con
l’energia che potrà attingere dall’Ashram stesso e ristabilirà con
questa l’equilibrio originario.

Bisogna dunque che tutti conoscano la realtà di questi conflitti tra
le buone e le cattive intenzioni e quindi chiedersi, prima di diventar
parte di una confraternita, se si è disposti a seguire fino in fondo
le regole della medesima. Ed è proprio nella misura in cui gli
individui ignorano questa relazione di re­sponsabilità che il Maestro
resta distante, non soltanto dagli aspiranti ma anche da certi
discepoli.
Comunque anche gli uomini che hanno un cuore e delle intenzioni non
completamente pure po­tranno essere accolti in un Ashram, condividerne
la vita ed eventualmente ottenere alcune inizia­zioni minori.

E’ necessario che tutti siano consapevoli della realtà di queste cose
prima di gridare “Voglio un Ma­estro, voglio essere iniziato!”.
Anziché chiedere per un Maestro bisognerebbe porsi la seguente
do­manda: “Sono veramente convinto di voler assolutamente rispettare
le “regole del gioco”, tutte le re­gole dell’Ashram? Me la sento di
utilizzare l’energia ricevuta per compiere solo del bene senza che un
altro debba poi fare un duro lavoro per equilibrare i danni che ho
fatto con le mie azioni?”.

Talvolta qualcuno viene accettato nell’Ashram anche se il suo cuore e
le sue intenzioni non sono per­fettamente puri. Questo viene fatto
perchè è bene dare la possibilità di una vita superiore anche a
ri­schio di generare dei problemi all’Ashram stesso. A volte sono
anche offerte delle iniziazioni mi­nori ad “allievi in prova” che
hanno dimostrato di meritarsele.

Però, per poter proseguire sul sentiero delle iniziazioni, e della
conoscenza, un allievo deve mo­strare una reale purezza di intenzioni
e di sentimenti. Solo così potrà veramente diventare “figlio adottivo”
di un Maestro, anche se avrà ancora molto lavoro da compiere per
realizzarsi completa­mente. E’ ovvio che in questo caso il Maestro non
potrà fare completo affidamento sul suo disce­polo perché questi è
ancora soggetto ad un velo di ignoranza che lo può portare a sbagliare
in de­terminate occasioni.

Comunque, anche se il Maestro non ha ancora finito di “sgomberare il
campo” da eventuali pro­blemi, non vi è più il pericolo che nascano
delle intenzioni molto cattive, si tratta soltanto di un velo
d’ignoranza che ancora affligge il discepolo oppure del fatto che non
conosce bene l’utilizzo di deter­minate energie. Tutto questo non
comporta una responsabilità del Maestro, è invece una re­sponsabilità
propria del discepolo e non può certamente danneggiare una gran parte
di umanità.

– Quali sono le altre cose da fare per sviluppare l’intuizione? –

E’ necessario essere consapevoli della responsabilità che comporta una
relazione tra discepolo e Mae­stro, essergli riconoscenti, rispettare
la sua parola, i suoi consigli ed anche la vostra stessa na­tura. Così
facendo, se sentirete venir meno la voglia di compiere questa o
quell’altra attività, vi sforzerete di por­tarla a termine perchè
avete preso un impegno con il vostro Maestro.
Questa è la strada su cui un aspirante può proseguire senza pericoli
sul sentiero del lavoro e del ser­vizio; una strada difficile ma
sicura e, nel caso di sconforto o stanchezza, la buona volontà,
moti­vata dall’ispirazione ricevuta dal Maestro, fornirà al discepolo
l’energia necessaria per proseguire.

In seguito il Maestro donerà al discepolo parte della sua sostanza
aurica, parte delle sue cellule ete­riche; questi atomi eterici,
verranno infatti immessi nell’aura del discepolo, e saranno proprio
que­sti atomi eterici che poco a poco lo polarizzeranno verso una
maggiore forza di volontà, una più grande capacità di sforzo e lo
aiuteranno mostrandogli come agire per procedere nel cammino
spi­rituale. Que­sta è la ragione per cui è necessario che entrambi
appartengano allo stesso Raggio, allo stesso tipo di energia, alla
stessa onda evolutiva. In tale occasione il Maestro irradierà sul
discepolo il più alto ideale che egli stesso abbia raggiunto e questi
lo integrerà nei suoi pensieri.

– Il discepolo resta sempre libero nella sua identità –

Il Maestro trasmette la sua energia al discepolo così come un padre
trasmette i suoi geni o le sue acqui­sizioni culturali ai proprio
figli. Questa trasmissione è il primo passo per un lavoro di
assimi­lazione che compete al discepolo; questa assimilazione,
comunque, la dovrà fare mantenendo la sua identità. Tutto questo,
infatti, non significa plagio. Il discepolo avrà sempre la libertà di
interpretare e vivere a modo suo ciò che il Maestro gli dona come
modello per impostare la sua vita.

Succede come se al discepolo fosse indicata una stella luminosa che
lui potrà seguire, oppure no, al fine di proseguire nel suo cammino.
Il simbolo di un Maestro è infatti una stella; stella che a sua volta
rappresenta la casa di Dio.

Le ispirazioni che verranno ricevute dal discepolo non potranno mai
essere tali da “programmarlo” ad agire come un automa o un burattino,
al contrario gli offrono le indicazioni sul come seguire la strada
migliore per evolversi spiritualmente. Tali istruzioni potranno essere
utilizzate in piena li­bertà usu­fruendo delle cognizioni e delle
esperienze che ha accumulato nel corso degli anni.
Tutti noi dobbiamo lavorare per raggiungere questa meta; una meta
rappresentata da un mondo di­vino dove non troveremo più le cose con
le caratteristiche conosciute attualmente. In questo mondo divino non
troveremo più l’egoismo, l’emotività, il dolore, la fame, il caldo e
il freddo, il materiali­smo e tutte le altre cose che finora abbiamo
considerato parte della normalità.

Quando le qualità di cui abbiamo parlato saranno state sviluppate in
modo sufficiente tutto quello che il discepolo attende con ansia,
ovvero: comunione, comunicazione, intuizione, ispirazioni ed
apparizioni, faranno parte della vita quotidiana. Tutte queste cose
avranno luogo naturalmente, per­chè il discepolo, pur continuando a
vivere in una forma umana, potrà anche usufruire delle qualità offerte
dalla vita di­vina e fare così delle esperienze che prima erano
soltanto oggetto della sua im­maginazione.

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