Il ritorno del Figliol Prodigo

pubblicato in: AltroBlog 0

IL RITORNO DEL FIGLIOL PRODIGO

Relazione sulla evoluzione della coscienza

di Edoardo Conte

Per comprendere il significato di questo viaggio, dobbiamo ripercorrerlo a
ritroso, tornando all’origine della creazione di un Universo e di un sistema
solare: il nostro. Scopo di un sistema è la propria evoluzione, ossia,
l’evoluzione delle forme in esso espresse attraverso lo sviluppo della vita
o coscienza; poiché l’una è sinonimo dell’altra. Annie Besant nello “studio
sulla coscienza” definisce: “vita, la coscienza rivolta all’interno e
coscienza, la vita che volge all’esterno”. La coscienza-vita è, dunque, il
centro di evoluzione, lo strumento di perfezionamento del “macrocosmo”
(l’Universo) e del “microcosmo” (l’essere umano).

E’ la vita-coscienza che plasma le forme per adattarle alle funzioni
evolutive. Gli stimoli luminosi produrranno organi sensori atti a riceverli
e codificarli, fino a raggiungere lo stadio attuale dell’apparato visivo
dell’essere umano. Altrettanto faranno gli stimoli auditivi, olfattivi e
così via. Ma gli stimoli non sono che onde vibratorie con specifiche
caratteristiche di ampiezza, lunghezza e ciclicità. Nel nostro stadio
evolutivo abbiamo sviluppato organi sensori fisici che distinguono diverse
gamme di frequenza. Chiamiamo suoni le frequenze che vanno da 20 a 20.000
vibrazioni al secondo; luce e colori: frequenze da 350 a 750 trilioni di
vibrazioni al secondo. Questi sono i limiti in cui definiamo la nostra
realtà. Al di sotto e al di sopra, per noi, vi è l’irreale, il non
percepito. A ben vedere, il nostro apparato di sintonia, il “tuner” fisico,
è ancora molto ristretto e suscettibile di sviluppo. Su altri piani come
l’astrale e il mentale, i nostri corpi sono, normalmente, ancora meno
ricettivi e trasmissivi. Da ciò possiamo dedurre quanto lungo sia ancora il
cammino e le possibilità di am-pliamento di quello strumento che chiamiamo:
coscienza.

Dal punto di vista della conoscenza esoterica, la Vita nasce dall’Assoluto.
Lo “spazio potenziale”, senza principio né fine, da cui sgorga la
manifestazione cosmica, come “vibrazione imprescindibile”. Tutto è
vibrazione nel campo dell’Universo manifesto. Einstein conferma; e la
distinzione tra Spirito e materia dipende in definitiva dalla velocità
vibratoria. Quindi potremmo supporre che il creato è la risposta al vibrante
pensiero divino. Il riflesso della nota, il verbo, l’AUM, lanciata dal
Divino Architetto, così come vanno affermando le sacre scritture di tutti i
tempi.

Tre fasi, comunque, caratterizzano la manifestazione di un Universo:
manifestazione della sostanza indifferenziata (caos); manifestazione della
“forma” o differenziazione coordinata della sostanza (cosmos);
manifestazione della “vita” o reazione agli stimoli delle differenziazioni,
finalizzata alla formazione di organismi sempre più complessi (evoluzione).

Ogni aggregazione della sostanza ha, pertanto, la potenzialità di reagire
agli stimoli delle altre aggregazioni necessariamente diverse. Questa è
l’identità della Vita Una: la “forza reagente” infusa nella più piccola
entità atomica, come nella galassia più estesa. Ogni singolo frammento ha in
sé la spinta ad evolvere. Lo vediamo nel cristallo che cerca la linea di
minor resistenza per moltiplicarsi geometricamente, nel seme che spinge il
germoglio fuori del terreno, nel pulcino che perfora il guscio. La vita
preme in tutte le forme per uscire alla luce.

Andiamo ora ad osservare come è strutturata la materia nel nostro sistema
solare. Essa è differenziata in sette stati o piani che si interpenetrano
come sette gas, di cui il più leggero contiene il successivo in ordine di
densità. Ogni piano consta, a sua volta, di sette sottopiani, secondo la
complessità delle aggregazioni molecolari (dall’atomico al solido). Il
ricorrere della suddivisione settenaria nella classificazione della
manifestazione è dovuto al fatto che: dall’uno, per riflesso, si forma il
due. La relazione fra i due crea il terzo fattore. Ogni aspetto della triade
fin qui costituita, si combina con gli altri così da formare un quaternario
che assieme alla triade diventa il settenario fondamentale.

Il primo piano, Divino o Adi, è quello della esistenza-coscienza divina: il
Logos (centro di energia radiante) con tre aspetti, o Logoi, che formano una
triade. Volontà, Amore e Intelligenza: le tre irradiazioni che creano
(portandolo in luce), sostengono (conservandolo amorevolmente) e distruggono
(riconducendolo alle tenebre), l’intero sistema solare, così come ogni
Universo. La triade o trinità, è rappresentata simbolicamente dalla
“tetrakis” pitagorica: il triangolo equilatero formato da tre triangoli, il
tutto iscritto in un cerchio. La combinazione successiva dei tre aspetti del
Logos dà origine alle sette correnti di vita che irradiano la materia.
Avremo, oltre le tre già citate: Armonia, Conoscenza concreta, Idealismo,
Ordine rituale. In questo modo procede ogni creazione. Così, nel campo della
creatività umana troviamo, nello stesso ordine: la Politica, la Sociologia,
l’Economia, l’Arte, la Scienza, la Religione, la Magia o coordinamento
sintetico.

Il primo aspetto (1° Logos) lo possiamo simbolizzare, dal punto di vista
della forma, con il punto al centro di un cerchio (il nucleo avvolto in una
sottile membrana di sostanza divina): fulcro, perno, attorno al quale
“ruoterà” l’attività nel divenire.

Il secondo, con il punto che, vibrando, crea la linea mediana che delimita
la circonferenza in due parti ancora non separate. Si individuano così, lo
“Spirito-Materia”, “energia-massa”, le coppie di opposti archetipi che
appaiono simultaneamente; indissolubili, coesistenti, complementari poiché:
“Non v’è Spirito che non sia avviluppato nella materia, e Materia che non
sia animata dallo Spirito”. Quindi, la dualità degli opposti è solo
apparente. Essi coesistono nella forma, e sono espressione di unità nella
essenza. E’ di esempio: il giorno e la notte o il bene e il male la cui
alternanza è relativa e dipende dal punto di vista dell’osservatore. Analogo
al processo di delimitazione del secondo Logos è, ad esempio, lo stadio in
cui la cellula, durante la “cariocinesi”, ossia, il processo di scissione,
crea una membrana che la delimita in due metà distinte ma non separate.

“Come sopra, così sotto” affermava Ermete Trismegisto a significare che la
grande legge di analogia collega l’umano al divino, il micro con il
macrocosmo. La limitazione operata dal secondo Logos è il campo in cui la
coscienza può esplicarsi. Non vi è coscienza senza limitazione. La coscienza
è essenzialmente percezione di limitazione, a cui segue la percezione di
altro e di altri. Nell’istante della separazione, si stabilisce un dentro
soggettivo, interiore, irreale ed un fuori oggettivo, esteriore e reale.

Nel terzo aspetto, la linea si duplica in senso ortogonale creando la croce
simbolica. E’ il principio della attività intelligente che attira nel suo
vortice la materia. Le tre qualità materiali: inerzia (o tama), movimento (o
raja), e ritmo (o sattva) entrano in gioco, combinandosi vicendevolmente e
costituendo i sette tipi fondamentali di materia.

Bisogna ricordare che le sette correnti di vita del Logos si manifestano
come sette espressioni primarie di coscienza le quali si “incrociano” con le
sette tipologie materiali. Le ulteriori combinazioni possibili determinano
la molteplicità delle forme e, non ultime, le infinite sfumature della
personalità.
La croce è anche il simbolo dell’essere umano, punto di incontro fra la
verticalità dello spirito e la orizzontalità della materia, a significare
che il fine dell’Uomo è quello di sintetizzare i due opposti ed evolvere la
propria sostanza fino a spiritualizzarla. Il terzo Logos porta in divenire
gli altri cinque piani della manifestazione che rappresentano il campo di
evoluzione della coscienza.

Il secondo piano, Monadico o Anupàdaka, è il campo di manifestazione delle
Monadi o scintille divine: unità di coscienza generate dal Logos e fatte
della Sua stessa sostanza. “Perfette nella divinità ma imperfette in
umanità” e perciò pronte ad iniziare il loro lavoro di evoluzione,
rivestendosi e, quindi, involvendosi nella materia dei piani sottostanti. In
realtà le Monadi, “rimanendo in seno al Padre”, ossia, permanendo sul
secondo piano, spingono i propri raggi verso i piani inferiori dove si
appropriano dei materiali necessari alla loro attività.

Nel terzo piano, quello Spirituale o Atmico, il cui simbolo è la svastica o
croce dinamica (poiché è a partire da questo piano che la manifestazione
prende moto), la Monade irradia l’onda vibratoria dell’aspetto “Volontà
potere” fino a raggiungere un atomo atmico che inizia a risuonare di
“volontà spirituale”. Nel quarto piano, quello Intuitivo o Buddico, il
secondo raggio monadico dell’aspetto “Amore sapienza”, vitalizza un atomo di
“sapiente intuizione”; e così nel quinto piano, quello Mentale o Manasico,
il raggio monadico dell’aspetto “Intelligenza attiva” vitalizza un atomo di
“attività intelligente”.

Questi tre atomi, collegati tra loro, formano la triade spirituale, riflesso
della Monade su quei piani: il Sé, l’eterno pellegrino che, allo stadio
attuale, è avvolto e celato in involucri sempre più densi.

Dalla triade spirituale, un filo di sostanza buddica: il “sutratma”, penetra
nei piani sottostanti, ina-nellando un atomo permanente del piano Mentale
inferiore (sottopiano del mentale), un atomo del piano Emotivo o Astrale e
un atomo del Fisico o Solido. Questi tre atomi costituiscono la triade
inferiore in cui, nel corso di innumerevoli cicli, si sviluppa la
personalità del futuro essere umano.

La funzione degli atomi permanenti “catturati” su ogni piano è quella di
attirare a sé, magneticamente, la materia adatta a costruire involucri
responsivi agli stimoli esterni (vibrazioni ambientali) e interni (impulsi
della Monade), così da formare organi e organismi di risposta (corpi) sempre
più qualificati. Quando, alla fine di ogni ciclo, avviene la disgregazione
degli involucri e dei corpi, il bagaglio di esperienze vibratorie viene
conservato nei vari atomi permanenti che, per l’appunto, sono imperituri.
Nel successivo ciclo o incarnazione, gli atomi permanenti, risvegliati a
nuova vita dal Sé, riprendono ad attirare il tipo di materia confacente al
potere vibratorio acquisito. In questo modo si evolvono le forme e gli
organismi di ogni Regno che, a loro volta, diverranno sempre più responsivi
al piano divino.

L’onda di vita è giunta finalmente nella materia più densa, il piano fisico,
che consta, come i precedenti, dei sottopiani: atomico, sub-atomico,
super-eterico, eterico, gassoso, liquido e solido. Da questo Regno
l’evoluzione si volge all’esterno.

Prima di vivificare il Regno minerale, essa, tuttavia, porta in evoluzione
interna, ossia, in involuzione, tre Regni cosiddetti “elementali” abitati
cioè da vite minori che, senza entrare nello specifico, sono utili alla
produzione dei materiali e alla costruzione delle forme di natura, così come
dei corpi fisico-eterici, emotivi e mentali, degli organismi più evoluti.

Ora possiamo esaminare il, vero e proprio, meccanismo della coscienza, che
allo stadio minerale si attua attraverso l’attività. Lo vediamo nella
“orientazione geometrica”: la crescita dei cristalli, dalle forme più
semplici alle pietre preziose; e nella radioattività cioè: l’attività
radiante, lo sprigionamento della luce (energia) celata, appunto, nella
materia atomica. In questo Regno l’atomo attira altri atomi meno sviluppati
e con essi si combina in forme concrete, divenendo “conscio” dello stato
molecolare minerale.

Nel Regno Vegetale la materia riceve una spinta ulteriore. La molecola
diventa cellula e la cellula sviluppa la funzione dell’accrescimento di un
corpo, traendo origine da un seme, che contiene tutte le possibilità
evolutive della specie. Dai muschi alle querce, i vegetali operano la
trasformazione delle sostanze inorganiche. La funzione clorofilliana è
l’esempio di questa capacità. Con la qualità attrattiva, esplicata nella
sintesi dei profumi e delle sostanze zuccherine, fiori e piante partecipano
alla diffusione della vita.

Occorre osservare che, dal Regno Vegetale, si dipartono due linee evolutive.
La prima riguarda il percorso dell’essere umano che toccherà vari gradi,
fino a quello di Adepto; dopo il quale, alla fine delle incarnazioni,
entrerà, come Maestro, nelle Gerarchie Spirituali. La seconda è quella delle
vite cosiddette angeliche o dei Deva: gli esseri di luce che accompagnano
l’Uomo su un cammino parallelo. Senza dilungarci, diciamo che gli Uomini e i
Deva si completano a vicenda.

Nel Regno Animale la coscienza sviluppa organi sempre più specializzati ed
affina, dal corallo al mammifero evoluto, lo strumento del desiderio, che
sfocia nella procreazione. L’estrinsecazione della qualità emotiva spinge
l’evoluzione animale dalla ferocia alla domesticità. L’attività diventa, via
via, deambulazione per il procacciamento del cibo.

Nel Regno Umano la scintilla cosciente diviene, col passare di eoni (milioni
di anni), fiamma della mente. Il pensiero, infatti, è il campo evolutivo
dell’essere umano; e il raggiungimento della intuizione ne rappresenta
l’apice. Nel corso del tempo, da quando l’ominide mosse i primi passi
incerti, elevandosi sulle due gambe, un punto focale crea la differenza tra
l’Umano e gli altri Regni di Natura: l’individualizzazione. L’Anima, fino ad
allora “collettiva”, si concentra su di un solo individuo.
Significa che l’ominide, si trasforma in essere umano nel momento in cui
diventa cosciente di se stesso (auto-cosciente), ossia, riconosce che uno
stimolo è esterno a sé, proviene da un “fuori”, che ora, gli rivela il
“dentro”. Tutto ciò che percepisce attraverso i sensi sul piano fisico, lo
definisce e qualifica come realtà oggettiva; tutto ciò che percepisce di sé
e degli altri piani, è interiore e soggettivo.

Questa è la condizione cosciente espressa attualmente dalla maggior parte
degli individui, da quando la prima razza madre apparve sul nostro pianeta.
Pochi sono coloro che hanno sviluppato veicoli adatti a distinguere
percezioni interiori ed esteriori sui piani emotivo e mentale. In una parola
ad essere auto-coscienti su quei piani. In ciò consiste l’ulteriore
sviluppo, la prossima meta dell’Uomo. Fino ad ora, cinque razze madri, delle
sette previste in ogni periodo, hanno fatto la loro comparsa. La quinta,
quella Ariana, è tutt’ora in espansione con la quinta delle sottorazze: la
teutonica. (a cui noi apparteniamo) Quel che resta della quarta: la
Atlantidea è in parabola discendente; pochi individui rimangono della terza:
la Lemuriana, che fu la prima a manifestarsi in costituzione fisica, poiché
le due precedenti furono in espressione eterica.

Vediamo ora come avviene questo processo, ossia come l’essere umano diviene
cosciente.

Innanzi tutto, dobbiamo ritornare alla Monade che si è, fin qui, avvolta e
rinchiusa in veicoli di materia sempre più densi. La sua capacità di
“comunicare” le proprie volontà vibratorie diventa sempre più fievole; si
circoscrive ma, al contempo, si definisce maggiormente. E’ proprio da questo
impedimento, da questa limitazione che inizia il processo di formazione e
crescita della coscienza, ossia, della comunicazione a due sensi tra il Sé e
i suoi veicoli di espressione: la Personalità.

L’incessante bombardamento di stimoli esterni, ha prodotto reazioni interne
che, man mano nel tempo, hanno trasformato gli involucri fisico, emotivo e
mentale, in corpi organizzati, secondo la legge biologica per cui: “la
funzione crea l’organo atto ad espletarla”. In milioni di anni la coscienza
a creato una rete di relazioni fra interno ed esterno. Ha specializzato
cellule, formato organi, messo a punto sistemi che incessantemente modifica
alle esigenze di un’anima che si sta risvegliando.

Il sistema nervoso è per l’appunto quello di cui si serve la “coscienza
centrale” per guidare un organismo complesso. Questo meccanismo venne
prodotto da impulsi astrali o emotivi, ossia, sensazioni di espansione o
contrazione, piacere o dolore, che divennero azione e reazione cellulare: la

base di quello scambio di informazioni che porta una vibrazione specifica a
produrre un “ordine” all’interno del sistema. Nei vertebrati si sviluppò
quella connessione di fibre nervose che chiamiamo “gran simpatico” e che, a
tutt’oggi, regge ed attiva le funzioni “automatiche” degli organi vitali: il
cuore, i polmoni, l’apparato digestivo, quello genitale e ghiandolare.
Nella razza Atlantidea, infatti, la coscienza era incentrata sul corpo
astrale, e quindi ancorata al sistema del gran simpatico. L’individuo,
all’epoca, era molto più sensitivo che razionale e percepiva in misura
maggiore le entità sottili di quel piano.

Un ulteriore sviluppo avvenne tramite gli impulsi provenienti dal piano
mentale che, analogamente, formarono e perfezionarono il sistema
“cerebro-spinale”.

Ora vediamo come avvengono le modificazioni nei veicoli e nella coscienza.
Attraverso lo sviluppo degli organi di senso fisici, una vibrazione esterna
arriva al corrispondente centro del cervello, l’organo alla cui ghiandola
pineale è ancorata la attuale coscienza fisica dell’Uomo. In esso un gruppo
di cellule vibra in risonanza a quella percezione. L’effetto di tale
risposta è una nuova capacità vibratoria che dopo innumerevoli ripetizioni,
diviene spontanea. Le cellule, infatti, memorizzano l’informazione e, di
conseguenza, possono riprodurla senza lo stimolo esterno. Il processo
continua con la trasmissione della vibrazione iniziale alle cellule dei
corpi più sottili. Dal fisico passa all’eterico e, quindi, all’emotivo: in
cui viene codificata in emozione. Poi raggiunge il mentale, in cui, assieme
ad altri stimoli percettivi ed emotivi, viene raggruppata, sintetizzata in
una unità complessa: un pensiero.

La vibrazione prosegue fino al corpo mentale superiore o causale dove,
finalmente, giunge a contatto col Sé. In quell’istante avviene il
riconoscimento di quello stato vibratorio che, nel Sé rinchiuso e celato, è
potenzialità latente. Avviene, cioè, una modificazione di coscienza, che
porta in espressione un frammento di quella potenzialità originaria. Questa
realizzazione viene ritrasmessa alle cellule interessate che, con il
ripetersi dello stesso stimolo dall’interno, aumentano la loro capacità
vibratoria, poiché la stratificazione di esperienze produce nuove e maggiori
possibilità di risposta (apprendimento). In questo modo cresce la coscienza
che a sua volta adatta e sviluppa strutturalmente l’intero apparato e il
sistema cerebro-spinale in primis. Naturalmente questo processo prosegue nel
tempo e, incarnazione dopo incarnazione, i corpi della personalità (il
fisico-eterico, l’emotivo e il mentale inferiore) diventano sempre più
specializzati e raffinati; finché trasmetteranno al Sé, percezioni dai
livelli più sottili della realtà, e ne riceveranno le modificazioni
conseguenti.

Pitagora diceva che: “Imparare è ricordare” e in questo concetto sta la
chiave del processo della coscienza. Il Sé contiene tutto quanto ci
abbisogna. Nel momento in cui avviene il riconoscimento, si stabilisce la
connessione tra l’Io cosciente e il Sé superiore. In quel “cortocircuito” si
sprigiona la scintilla del ricordo di ciò che già siamo, e la potenzialità
entra in espressione creativa.Ma la potenzialità è “potenza inespressa”,
ossia l’insieme di tutte le vibrazioni possibili così fortemente
compenetrate da essere inestricabili, indefinibili singolarmente (caotiche).
La manifestazione fisica è il campo in cui l’esterno, l’osservato, può
definire l’interno, l’osservatore potenziale, con il meccanismo del
riconoscimento dello stimolo che va a fermare, qualificare, definire una e
una sola nota (la tessera del puzzle che si incastra nella giusta posizione
della immagine di riferimento) la cui potenza può finalmente esprimersi.
Dunque il riconoscimento qualifica e definisce, ossia: “ordina”.
L’evoluzione della coscienza consiste, in definitiva, nel “fare ordine”
cioè, portare in espressione armonica (ordinata) il “caos” della
potenzialità. Potremmo dire che:”imparare è, quindi, riordinare”.

Dal punto di vista psicologico, secondo lo psicologo-esoterista Roberto
Assagioli, fautore della “Psicosinesi”, nell’essere umano distinguiamo:
un’area sub-cosciente; un’area pre-cosciente; un’area cosciente con un
centro di coscienza all’interno di essa; una supercosciente e un centro di
unità superiore: il Sé, situato simbolicamente alla periferia tra
personalità e inconscio collettivo.

Potremmo definire il sub-conscio come la parte primitiva, antica, della
coscienza. L’archivio delle impressioni di avvenimenti remoti, dimenticati o
repressi; tra cui possiamo collocare gli istinti, ossia, quegli sforzi
compiuti all’alba dei tempi per la conservazione della specie.

Il pre-cosciente o inconscio medio, è il livello in cui esistono tutte le
nozioni, le capacità o gli stati d’animo che possono essere volontariamente
portati nel campo della coscienza. La memoria recente, il passato prossimo,
da cui, come un’agenda, possiamo attingere dati.

Il cosciente o coscienza di veglia, è quel tanto della coscienza totale che
è attiva nel cervello e nel sistema nervoso. E’ il campo della attività nel
presente, che può essere stimolata sia dall’esterno, per mezzo dei sensi,
che dai piani interni, tramite il Sé. Al centro di essa, con lo sviluppo
della capacità discriminante, si forma un punto di equilibrio stabile: l’Io
o centro di coscienza.

Il super-cosciente costituisce il nostro futuro evolutivo. Quella regione
psichica da cui provengono le ispirazioni artistiche, filosofiche,
scientifiche; le creazioni geniali e le aspirazioni altruistiche. Nel
livello del sogno, come nella meditazione profonda, operiamo in quell’alto
stato di coscienza, ma i “messaggi” che riceviamo sono spesso offuscati
dalla ancora inadeguata capacità vibratoria del nostro veicolo di
elaborazione: il cervello. Da qui l’allenamento, con tutte le pratiche
sviluppate in oriente e occidente (dallo raja-yoga al core-energetic) per
portare il corpo pituitario e l’epifisi alla frequenza corretta di
risonanza.

Allo stadio attuale l’individuo medio è auto-cosciente sul piano fisico,
cosciente su quello emotivo, abbastanza sul mentale inferiore, qua e là
cosciente sul mentale superiore. Un ulteriore sviluppo lo renderà pienamente
cosciente sul piano mentale, successivamente su quello intuitivo e infine su
quello spirituale, dove la Monade ritroverà se stessa. Questi ampliamenti o
stati di coscienza, sono raggiunti quando riusciamo ad allineare la nostra
personalità con il Sé e, attraverso il canale diretto della intuizione,
scorgere, svelare un frammento del Piano Divino. Esiste, tuttavia, un
approccio metodico che consente di ottimizzare il meccanismo che condiziona
il rapporto tra personalità e Sé. E’ il percorso del sentiero spirituale che
porta all’individuazione e, successivamente, al superamento di quegli
ostacoli che si frappongono alla liberazione della luce dell’Anima.

Il problema fondamentale consiste nel fatto che l’Io cosciente è
completamente identificato nella personalità. Noi crediamo di essere il
nostro corpo, le nostre emozioni o i nostri pensieri; questa illusione, come
una distorsione prospettica, ci impedisce di scoprire la nostra vera
identità. “Nosce te ipsum” era scolpito a grandi lettere sul tempio
dell’oracolo di Apollo a Delfi. “Conosci te stesso, ossia, riconosci la
natura umana e l’essenza divina entrambi racchiuse in te”. Questo è
l’insegnamento! Dobbiamo imparare ad agire da esseri divini, quali siamo,
intrisi, pervasi di umanità.

Il compito è arduo perché tra personalità e Sé spirituale esiste, di fatto,
un rapporto antitetico, conflittuale. La personalità, il cui termine latino
“persona” = maschera, dice già della sua doppiezza, è la “immagine
speculare” del Sé: il suo opposto. Laddove il Sé è inclusivo, altruistico,
incentrato sulla unione, la personalità è separativa, egoistica, incentrata
sulla propria autonomia. D’altra parte, se così non fosse, non potrebbe
sviluppare le caratteristiche necessarie a divenire un perfetto veicolo
delle qualità del Sé. Per innumerevoli cicli della propria esistenza
terrena, il Sé (colui che si reincarna, poiché la personalità non si
reincarna, ma viene ricostruita, di vita in vita, secondo le capacità
vibratorie acquisite e memorizzate negli atomi permanenti, oltre che
seguendo le limitazioni imposte dal karma) invia impulsi alla personalità.
Questa comunicazione, inizialmente sporadica e discontinua, si fa sempre più
stabile finché, i corpi personali divengono perfettamente vibranti,
purificati dalle scorie materiali e quindi, pronti ad esprimere le energie
del Sé. Quando la personalità è matura in tutti i suoi aspetti, ossia,
riconosce di essere strumento della volontà spirituale, allora il Sé ne
prende pieno possesso, e la dirige per i propri fini evolutivi. (es. auriga)

In questo consiste il percorso di conoscenza, formazione e realizzazione
individuale; la cosiddetta: “opera alchemica” di cui la trasformazione
(inversione di segno) trasmutazione (cambio di stato o piano) e
trasfigurazione o sublimazione (distillazione spirituale) delle energie ne
costituiscono il cuore. Possiamo individuare alcune fasi di questo processo:
Riconoscimento delle caratteristiche negative o carenti della personalità,
con successiva accettazione e modificazione. Disidentificazione (distacco)
dai meccanismi automatici derivati da abitudini fisiche, emotive e mentali.
Superamento della illusione sul piano fisico (maya); annebbiamento emotivo e
illusione mentale. Acquisizione del centro di coscienza da cui rendere
stabile il contatto col Sé. Infine, realizzazione e qualificazione del Sé
attraverso la espressione della personalità integrata.

Da questa esposizione si può ben comprendere, come il tema del
riconoscimento, sia centrale nel percorso del Logos in manifestazione, così
come in quello della Monade e dell’essere umano.

Ognuna di queste entità deve necessariamente riconoscere la propria
controparte e ad essa ricongiungersi, come il figliol prodigo al padre. Il
Logos al proprio Universo, la Monade al suo riflesso umano e l’Uomo al suo
simile: l’altro. Il viaggio si compie. Le coppie di opposti, così
sapientemente create per condurre il “gioco della realtà”, annichiliscono
nell’Uno: origine e fine, alfa ed omega. In questo alto riconoscimento sta
il significato del perdono: il dono supremo della uguaglianza, della unità
essenziale. Attraverso il perdono, di noi stessi e degli altri, prendiamo
coscienza della dualità apparente che separa lo Spirito dalla Materia, il
bene dal male, la vittima dal carnefice e realizziamo quella pacificazione
interiore che apre i cuori alla fratellanza.

Condividi:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *