Il mistero dell’uomo: la morte 2

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Il mistero dell’uomo: la morte 2

di Autore sconosciuto

La rinascita e le leggi di causa effetto

L’Anima dopo un periodo di soggiorno nell’aldilà, dove si istruisce a contatto
con le Entità Superiori, rinasce nelle condizioni umane, portando con sè
l’eredità buona o cattiva delle sue passate esistenze; cioè: il premio, se le
sue opere in vita sono state buone, o tribolazioni se le sue passate vite sono
state vissute odiando, fomentando odi, operando egoisticamente, seminando
dolori. Essa rinasce piccolo bambino, riappare sulla scena terrena, per recitare
un nuovo atto del dramma della sua vita, per pagare i suoi debiti contratti
nelle vite precedenti, per superare nuove prove che faciliteranno la sua
ascensione, accelerando la sua marcia di avanzamento per arrivare alla Suprema
Meta.

La legge della reincarnazione chiarisce e completa il principio dell’immortalità
dell’anima. L’elevatezza della coscienza di ogni singolo, indica un piano ed una
meta raggiunta per arrivare alla perfezione, perfezione che non potrebbe
realizzarsi in un’unica esistenza, anche se lunga e fruttuosa. Noi vediamo nella
pluralità delle vite terrene di un’anima la condizione necessaria per la sua
educazione e per i suoi progressi. Con i suoi sforzi, con le sue lotte, con le
sue sofferenze, l’anima si riscatta dallo stato di imperfezione, d’inferiorità e
di involuzione e s’innalza gradatamente prima sulla terra, poi attraverso le
dimore innumerevoli del cielo stellato. La reincarnazione conosciuta da tutte le
religioni antiche (fin dal tempo dei Veda), illustrata e predicata da tutti gli
Iniziati, divulgata dai più grandi filosofi antichi, affermata e dimostrata
dalle voci d’oltre tomba, è la sola forma razionale sotto la quale si possono
ammettere le tribolazioni dell’umanità presente, le riparazioni delle colpe
commesse e l’evoluzione graduale degli esseri.

La riparazione del male, lo sviluppo delle attitudini e delle facoltà improntate
al bene, non sempre si completano in una sola vita terrena. Le diverse
condizioni sociali, i diversi stati patologici, fisici ed intellettivi,
costituiscono le molte prove che l’anima stessa deve superare o per espiazione,
o per evoluzione, o per missione. Perchè ad alcuni la miseria, il malore
inevitabile e ad altri la fortuna, la felicità costante? A questi la forza, la
salute, la bellezza; a quelli la debolezza, la malattia, la bruttezza? Perchè
qui l’intelligenza, il genio e l’imbecillità? Perchè la diversità delle razze?
Alcune inferiori al punto che sembrano confinare con l’animalità, altre favorite
da tante facoltà che ne assicurano la supremazia. E le infermità innate: la
cecità, l’idiotismo, la deformità, tanti malati che riempiono gli ospedali,
tantissimi internati nelle case di correzione? L’ereditarietà spiegherebbe poco,
anzi nulla! Nella maggior parte dei casi, queste afflizioni, anche umanamente,
non possono essere considerate come risultato di cause attuali. Lo stesso dicasi
per i favori del destino. Troppo spesso i giusti sembrano schiacciati sotto le
avversità, mentre gli egoisti e i cattivi prosperano. Perchè i bambini nati
morti ed altri ancora condannati a soffrire fin dalla culla? Perchè certe
esistenze finiscono in pochi anni, in pochi giorni, mentre altre durano
pressapoco un secolo? E come si spiegano i giovani prodigio: musicisti, pittori,
poeti? E perchè tanti altri restano mediocri per tutta la vita, malgrado uno
studio intenso? Perchè spesso in una stessa famiglia, nonostante i medesimi
genitori e la stessa educazione, si riscontrano figli di diversa intelligenza e
di opposte tendenze?

Se la vita individuale cominciasse solamente dalla nascita terrena, se nulla
esistesse anteriormente per ciascuno di noi, invano si cercherebbe la
spiegazione di tutte le apparenti disuguaglianze ed ingiustizie della vita.
Tante profonde diversità non si possono spiegare, anche ammettendo l’esistenza
di un Potere Saggio, Previdente ed Equo. Tutte le religioni che non ammettono la
reincarnazione, tutti i sistemi filosofici contemporanei, hanno urtato contro
questo problema. Nessuno ha mai saputo risolverlo. Considerando l’unità
d’esistenza per ciascun essere umano, il destino rimane incomprensibile, il
piano dell’universo si oscura, l’evoluzione si ferma, la sofferenza diventa
inesplicabile. L’uomo, portato a credere all’azione di forze cieche e fatali,
all’assenza di una giustizia distributrice, scivola inesorabilmente verso il
pessimismo e l’ateismo.

Al contrario tutto si spiega, tutto si chiarisce con la dottrina delle vite
successive. La Giustizia si rivela nei più piccoli dettagli dell’esistenza: “La
Grande Legge di Causa ed Effètto ” è la sola che può dare una spiegazione chiara
ed evidente. Niente si perde: gli effetti del male e del bene si accumulano e
germogliano in noi al momento favorevole. La sola riparazione può sopprimere gli
effetti del male, con una adeguata sofferenza, o con tribolazioni più o meno
dolorose. La vita agiata, la vita tranquilla, possono anche essere gli effetti
del bene seminato nelle passate vite. La terra non è solo una scuola o un banco
di prova, dove si studia a proprie spese, ma anche il luogo adatto per
purificarsi, per riabilitarsi dei mali fatti nelle vite precedenti, e soffrire
quanto si è fatto soffrire agli altri, poiché ciascuno porta nell’aldilà il male
causato nella vita, e riporta con la nascita i semi del passato. Questi semi,
secondo la loro natura, spanderanno infallibilmente i loro frutti nella nuova
vita che comincia, e anche in altre successive, se una sola esistenza non è
sufficiente a pagare completamente il nostro debito contratto. Nello stesso
tempo i nostri atti di ogni giorno, sorgente di nuovi effetti, verranno ad
aggiungersi alle cause precedenti, attenuandole per il bene che si compie o
aggravandole per le azioni di male, e questo determinerà il nostro destino.

Tutto è segnato, tutto viene bilanciato: chi cade paga la caduta, chi sbaglia
paga lo sbaglio, anche il più piccolo, il più innocente, anche la cosa più
semplice. E questo dicasi anche per le opere di bene. Noi subiamo in noi stessi,
nel nostro essere interiore e negli avvenimenti della nostra vita, il
contraccolpo del nostro modo di agire, sia buono o cattivo, di effetti vicini o
lontani che ricadranno sopra di noi in pioggia, in tempesta, o in raggi benefici
e gioiosi. Quanto più l’uomo s’innalza e si evolve spiritualmente, tanto più
comprenderà la bellezza della vita che risiede nello sforzo coraggioso di
superare difficoltà e prove, e darà alla sua opera un più nobile e più alto
impulso. La varietà infinita delle attitudini, caratteri, impulsi ed
inclinazioni ha una spiegazione logica: non tutte le anime scelgono la medesima
via per la loro evoluzione, non tutte salgono con lo stesso andamento. Le une
hanno percorso una carriera piuttosto rapida e si avvicinano già all’apogeo dei
progressi terreni; le altre cominciano appena il loro ciclo nel seno
dell’umanità terrena. Ascenderanno anch’esse la lunga scala evolutiva per mezzo
delle reincarnazioni successive, godendo e soffrendo, a seconda delle cause
emesse nelle varie vite vissute. Tutte le esperienze del passato si ritrovano e
si confondono in ogni vita. Esse contribuiscono a fare l’anima grande o
meschina, brillante o oscura, potente o debole.

Nel susseguirsi delle nostre tappe terrestri, si prosegue e si completa l’opera
grandiosa della formazione della nostra individualità, della nostra personalità
morale, della nostra coscienza che dovrà un giorno fondersi scientemente nella
Luce Suprema, e glorificare l’Eterno. Glorificazione dell’Eterno che soltanto
può avvenire quando l’essere da incosciente è divenuto cosciente. Affinché
l’essere arrivi allo stato cosciente è necessario appunto passare e ripassare su
questa terra e, attraverso prove e riprove, arrivare a tale stato. Senza provare
e riprovare, infatti, nulla si può apprendere. Questa verità assoluta la
possiamo constatare anche materialmente nei casi comuni della nostra vita
terrena. Prendiamo per esempio un bambino: esso non sa che una candela accesa
brucia, è col mettere il suo ditino sulla fiammella che accusa dolore, e impara,
con la sua esperienza, che non deve metterlo più. Ne derivano quindi esperienza,
conoscenza e coscienza. Un altro esempio ancora: prendiamo un libro e lo
leggiamo in diversi tempi. Constatiamo che, pur essendovi scritte sempre le
stesse parole, il loro significato appare ogni volta alquanto diverso, sembra vi
sia in esse uno spirito diverso, un fine diverso ogni volta in più che lo
leggiamo. Perchè ciò? Durante queste successive letture avviene nell’essere
nostro una continua elaborazione interna, una continua esperienza, una
evoluzione. Quindi la parola, che è sempre la stessa, cambia nel nostro intimo,
acquistando un diverso significato, una diversa potenza, facendoci acquistare
una diversa conoscenza e una maggiore luce.

A questo punto non è inutile riprodurre una antica parabola di Berry Benson
riferentesi alla reincarnazione: “Un fanciullo andò a scuola per la prima volta:
era molto piccino, e le sue cognizioni non oltrepassavano l’esperienza
infantile. Il suo Maestro (che era Iddio) lo mise nella prima classe e gli diede
da imparare le seguenti lezioni: “Tu non devi uccidere. Non devi far male a
nessun essere vivente. Non devi rubare”. Così egli non uccise, ma era crudele e
rubava. Alla fine della giornata (quando la sua barba fu grigia, quando fu
giunta la sera) il suo Maestro (che era Iddio) disse: “Tu hai imparato a non
uccidere. Ma le altre lezioni non le hai imparate. Torna a scuola dornani”.

“L’indornani egli ritornò ed era ancora fanciullo. E il suo Maestro (che era
Iddio) lo mise in una classe un po’ più avanzata e gli diede queste lezioni da
imparare: “Tu non devi far male a nessun essere vivente. Non devi rubare. Non
devi ingannare”. Così l’uomo cessò di essere crudele, ma rubava, ed ingannava.
Alla fine della giornata il suo Maestro disse: “Tu hai imparato a non essere
crudele. Ma le altre lezioni non le hai imparate. Ritorna dornani”.

“Di nuovo all’indomani egli ritornò, ed era ancora fanciullo. Ed il suo Maestro
(che era Iddio) lo mise in una classe un po’ più avanzata e gli diede queste
lezioni da imparare: “Tu non devi rubare. Non devi ingannare. Non devi
desiderare quello che è di altri”. Così, l’uomo non rubò, ma ingannava e
desiderava i beni altrui. E alla fine di quel giorno il suo Maestro disse: “Tu
hai imparato a non rubare. Ma le altre lezioni non le hai imparate. Ritorna
fanciullo mio, ritorna dornani”. (century Magazine, Maggio 1894).

Così l’essere durante la sua vita umana, attraverso prove ed esperienze di
dolore e di gioia, accumula sempre nuova coscienza, conoscenza e luce. E’ per
questa ragione, che l’anima deve incarnarsi successivamente nei luoghi più
diversi, in tutte le condizioni sociali; subire alternativamente le prove della
povertà e della ricchezza, apprendere ad obbedire per poi comandare; vivere vite
oscure, vite di lavoro, vite di privazioni, per imparare la rinunzia alla vanità
materiale e il distacco dalle cose frivole, e apprendere la pazienza, la
tolleranza, l’umiltà, la fraternità e tutte le altre virtù che formano il
patrimonio che si deve necessariamente acquistare per arrivare ad essere
coscienti. Occorrono delle esistenze dedicate a missioni, ad atti di devozione,
ad opere di carità, per le quali l’intelligenza interiore si schiarisce, e i
cuori e le anime si arricchiscono di nuove qualità. Occorrerà anche la prova
crudele: fornace dove l’orgoglio e l’egoismo si dissolvono, dove si realizzano
le tappe dolorose che sono i riscatti del passato, le riparazioni delle nostre
colpe; la forma sotto la quale la Legge di giustizia si compie.

L’anima si tempra, si affina, si delinea sempre più attraverso la lotta e la
sofferenza. Non esiste la “fatalità”, o il “caso. E’ l’uomo che per l’effetto
delle proprie opere forgia le sue catene, è lui che tesse filo per filo, giorno
per giorno, dalla sua nascita alla sua morte, la condizione della sua vita
presente e futura. Concludendo: Si fa bene e si avrà bene; si fa male e si avrà
male. In altri termini ogni essere raccoglie ciò che ha seminato. Spesso, anche
nella nostra vita terrena, ne abbiamo degli esempi palesi: se un essere in
presenza di altri è allegro, armonico, gli altri diverranno allegri, armonici;
egli stesso raccoglierà allegria ed armonia. Ora se invece l’essere è
disarmonico, raccoglierà, di conseguenza, disarmonia. Come si vede l’effetto
dipende dalla causa. Sempre e ovunque impera la “Legge di Causa ed Effetto”.
Essa determina le conseguenze degli atti che liberamente noi compiamo. Essa non
punisce nè ricompensa a caso, ma presiede semplicemente all’ordine,
all’equilibrio del mondo morale come a quello del mondo fisico.

Tutto il male causato da noi all’ordine universale trascina effetti di
sofferenza, ed una riparazione è necessaria fino a che, con le sofferenze dei
colpevoli, l’armonia violata non verrà ristabilita. Il cosiddetto “destino”si
stabilisce in base al bene e al male compiuto. Tutto ciò è regolato da una
grande e potente Legge, in virtù della quale ogni essere che vive nell’universo
non può gioire o soffrire in misura sproporzionata ai suoi meriti o demeriti.
Conoscendo la grande “Legge di Causa ed Effetto”, sapendo cioè che le
conseguenze delle nostre azioni ricadono su di noi attraverso i tempi (così come
la pietra lanciata in aria cade al suolo), ci ravvederemo a poco a poco e
conformeremo i nostri modi di agire a questa Legge, realizzando in tal modo la
fratellanza fra i popoli, l’amore fra tutti e in tutti, l’ordine nella nostra
cosa pubblica, la giustizia distributrice, la tranquillità nelle coscienze che
in questo momento è sconosciuta.

Il determinismo e il libero arbitrio

Filosofi e pensatori di tutti i tempi si sono sempre affannati alla ricerca di
una soluzione sulla libertà dell’uomo e sul suo determinismo. Se esiste un
destino, allora ogni nostro atto, essendo determinato innanzi tempo, non
dipenderebbe più dalla libera volontà dell’uomo. Però esaminando la questione
alla luce dell’Antica Sapienza, veramente l’uomo è dotato di libero arbitrio e
quello chiamato destino o determinismo è tutta una costruzione limitativa
formata da noi stessi. A tale risultato si perviene allorché si cerca di
realizzare la massima dell’oracolo di Delfo: “Nosce te ipsum”, cioè: conosci te
stesso.

E’ necessario, al riguardo, allontanarsi dalla comune concezione geocentrica e
antropocentrica, ed esaminare il problema sotto un aspetto più ampio,
studiandolo alla luce delle grandi Leggi Cosmiche. considerando soprattutto che
cosa è l’uomo rispetto all’universo, donde viene e dove va. L’Universo nel suo
aspetto statico è un grande Divino congegno; nel suo aspetto concettuale è
l’espressione di Dio; nel suo aspetto dinamico è evoluzione. In questo organismo
l’uomo è come una cellula, è un microcosmo; egli infatti è formato di atomi che
sono sistemi planetari in miniatura. Il principio che muove ed anima l’intero
universo è la Legge Divina, legge che è moto, che è vita, che è il pensiero di
Dio e il suo modo di essere come Spirito. Per la legge di analogia e di
corrispondenza tutto ciò che avviene nell’infinitamente grande si verifica
nell’infinitamente piccolo, e così il macrocosmo e il microcosmo, l’universo e
l’uomo, il sistema planetario e l’atomo, seguono l’evoluzione e le loro
manifestazioni sono governate dalla medesima legge, quella dell’Amore, i cui
aspetti principali sono: Luce. Armonia, Perfezione.

Sotto l’impero di questa legge procede l’evoluzione che non è un ascendere
confuso disordinato, caotico, ma è un movimento esattamente disciplinato, senza
possibilità di inganni. Chi crede di frodare la legge froda sè stesso. La legge
cosmica ha un suo ritmo assoluto in cui tutto è simmetria, armonia, reciprocità,
per cui non si avanza che per continuità. A noi il mondo può sembrare caotico e
gli esseri mescolati e abbandonati a caso, ma ciò è solo un’apparente confusione
spaziale poichè ciascuno ha una propria individualità ben definita e porta
scritto inconfondibilmente nella propria natura la sua legge. Nessuna
confusione: gli esseri esistono e si muovono secondo un piano di evoluzione che
dirige la manifestazione progressiva di tutti gli esseri sulla terra e
nell’universo intero. E’ secondo questo piano che le specie e le razze tendono a
modificarsi progressivamente per il raggiungimento della perfezione.

E’ seguendo la legge di evoluzione che le razze e le nazioni nascono e
spariscono, che le civiltà risorgono, fioriscono e decadono per lasciare posto a
civiltà superiori. Il tempo della nostra esistenza terrena è così breve rispetto
alla eternità che noi non potremmo in una sola esistenza imparare tutte le
lezioni della vita per perfezionarci, non avremmo il tempo per liquidare i
debiti karmici, per riparare al mal fatto, propriamente così come in una sola
giornata non potremmo esaurire tutto il lavoro di un mese. Perciò dobbiamo
ammettere che l’uomo può raggiungere la perfezione solo attraverso molteplici
esistenze, portando da una esistenza all’altra, nella sua più alta coscienza, la
sintesi delle esperienze e delle cognizioni sotto forma di tendenze e di idee
innate. Secondo questa concezione la morte non è la fine di ogni cosa ma il
fenomeno per mezzo del quale la vita evolve e si perfeziona attraverso le forme
successive. Siamo in presenza della legge di rinascita.

Rincarnazione ed evoluzione sono fra loro strettamente unite da un legame
compensativo ed equilibratore automatico, costituito dalla legge di causalità,
poichè ogni causa è un’azione, ogni azione genera un effetto, e nell’insieme
formano un concatenamento di cause ed effetti. Con la reincarnazione, la grande
legge di equilibrio porge all’individuo l’occasione di poter correggere gli
errori commessi nell’esistenza precedente e ristabilire perciò l’equilibrio
nelle condizioni che egli medesimo aveva turbato, riprendendo la lezione al
punto in cui l’aveva lasciata nella precedente esistenza; mentre con
l’evoluzione, intesa come movimento di progresso, la legge schiude il sentiero
su cui è possibile ogni costruzione, ogni ascensione umana. Tutto ciò che un
individuo pensa, dice e fa, produce determinati risultati su di lui e sul suo
ambiente, formano cioè il suo destino: le nostre azioni messe insieme formano il
nostro karma.

La legge del karma corrisponde alla Nemesi dei romani; alle Parche di Platone,
Cloto, Lachesi e Atropo amministratori del destino; ai tre Horns della Saga
Scandinava. Questa legge si estrinseca nella vita umana in modo non difforme
dalle altre manifestazioni della meccanica e della chimica. Essa è strettamente
collegata con la dottrina del determinismo che impera nel regno fenomenico
poichè tale mondo è retto da automatismi. E’ una legge che regola tutti i
fenomeni della vita, fenomeni fra loro connessi in rapporto di interdipendenza
per il raggiungimento di una superiore finalità: Lo svolgersi del piano divino
dell’evoluzione.

Questo piano divino possiamo considerarlo come l’aspetto positivo del nostro
destino e propriamente come un sentiero luminoso di infinito progresso, che a
noi si apre quando obbediamo e siamo fedeli alla Voce che ci perviene dal
profondo del nostro essere: “La Voce del silenzio”; quando cioè noi irradiamo
pensieri nobili, o ci orientiamo verso ideali ed aspirazioni elevate, o compiamo
azioni buone che rispecchiano la perfezione. L’altro aspetto del destino, quello
negativo, possiamo considerarlo come una espressione dei nostri pensieri
cattivi, delle nostre azioni erronee e delle nostre false credenze e
propriamente come la risultanza di tutte le creazioni negative che cerchiamo di
sovrapporre ed anteporre alla creazione Archetipa Perfetta del Principio Divino.
E così scegliendo l’assurdo raccoglieremo illusioni, e le illusioni non essendo
realtà portano sofferenza. Pertanto, non potendo le nostre creazioni negative
rientrare nel piano divino, producono reazioni che si traducono in privazione o
limitazione di libertà. In conseguenza noi siamo continuamente in presenza della
legge di causa e di effetto.

In un simile e complesso organismo chi oserebbe credere che la nostra vita, il
nostro destino sia abbandonato al caso? E allora perchè non credere che le
disavventure e le ingiustizie non siano che reazioni e condizione di un più alto
e perfetto equilibrio che si ripristina? E ciò perchè gli eventi tutti sono fra
loro congiunti in una serie ininterrotta di cause e di effetti. Poichè senza una
causa niente può succedere. La nostra vita è inserita in questa infinita serie
di cause e di effetti che si estende indietro nel passato e innanzi nel futuro.
Siamo perciò ad un tempo proiezione e schermo La scienza e la religione, che si
rifiutano di riconoscere tale principio, non ci sanno spiegare il perchè di
certi oscuri destini che sembrano senza speranza in esseri puri ed innocenti.
Non ci sanno dire il perchè di tale disparità e manchevolezze fisiche e morali,
di privazioni di mezzi materiali e spirituali. Non ci sanno spiegare il perché
del dolore.

Gli uomini in genere dicono “è il destino” in quanto essi non conoscono le
lontane radici, nè sanno quale vibrazione sospinta da una infinita catena di
onde sia il nostro presente. Il destino non è qualche cosa che ci sovrasta dal
di fuori, come una cosa a noi estranea, ma è il frutto delle nostre azioni
passate, è un autodeterminismo che viene dal di dentro del nostro essere. E’ in
noi che avviene la lenta affermazione del Destino. Ad ogni istante nell’azione,
nella parola e nel pensiero noi adoperiamo energie divine che fluiscono
costantemente in noi. Quando la sostanza universale e l’energia sono da noi
adoperate in modo contrario alla legge, allora queste discordanti attività
dell’uomo si vanno ad imprimere nella sostanza universale che le restituisce
all’uomo stesso. Il dolore singolo o collettivo, diventa un effetto della
reazione della legge violata che si fa sentire nella sua volontà di
ricostruzione dell’ordine cosmico turbato ed agisce come rettifica delle
traiettorie del destino.

Ad ogni istante la nostra volontà può introdurre nuovi fattori nell’equazione
algebrica della vita, e così il nostro destino è rappresentato dalla risultanza
di tutte le forze messe in moto o subite da noi. Questo complesso di forze
imponderabili o ultrasensorie, fra loro connesse in funzione di equilibrio,
formano il campo della etica e se, per essere troppo sottili, queste forze
sfuggono spesso alla giustizia umana, un altro piano di equilibrio più
sensibile, costituito nel nostro destino dalla giustizia divina, invece le pesa,
le registra e ce ne impone la risultante sotto forma di gioia e di dolori.
Inoltre ogni vita terrena contiene le prove necessarie proporzionate e adatte
per il ristabilimento dell’equilibrio carmico e per ascendere dalla materia allo
spirito. Tali prove possono essere dilazionate in più esistenze come un debito
bancario ed allora, essendo tutti debitori della vita verso l’Assoluto, quando
manchiamo, la legge si schiera contro; allora la dilazione e il fido accordatici
dalla Banca Divina vengono revocati e anziché in più rate, paghiamo in una sola
volta il nostro debito karmico, venendo così privati della libertà di scelta.

Il destino, quale effetto del nostro passato, contiene delle zone di assoluto
determinismo a cui però, entro certi limiti, si sovrappone in ogni momento la
nostra libertà del presente continuamente sopravveniente come attività
correttiva. Questa continua attività correttiva è operata dalla legge la quale è
complessa in tutta la rete delle sue ripercussioni, è adattabile e
compensatrice, ma è sempre una legge, e come tale esatta nelle conseguenze di
ogni atto, precisa nel suo andamento, per cui ogni disordine provoca la sua
reazione. Di fronte a questa legge abbiamo il potere correttivo del nostro
libero arbitrio il quale è una volontà minore, arginata e circoscritta da una
maggiore che è quella della legge stessa, per cui noi possiamo muoverci a nostro
piacere, ma ci muoviamo come entro un recinto da noi voluto. Come il prigioniero
che ha soltanto la libertà di pensare, mentre quella di agire è limitata
dall’angustia della cella.

D’altra parte quando è che la nostra volontà ha una libertà piena? Essa, almeno
nelle sue manifestazioni della vita, è un derivato, è un prodotto inevitabile di
forze in gioco in quanto è sempre attraversata dal determinismo fisico di cui
ogni nostro atto più o meno risente e che noi non possiamo piegare ma guidare
solamente ai nostri fini. Questo determinismo fisico sta in relazione inversa al
nostro grado di evoluzione. L’animale non ha libero arbitrio, l’uomo si, e a
mano a mano che egli evolve ed opera il suo rinnovamento psichico, si sottrae
sempre più ai limiti di questo determinismo fisico, passando dalla materia allo
spirito, dal determinismo al libero arbitrio.

Determinismo è karma che, una volta generato, non può essere distrutto; la
libertà invece è l’essenza stessa dell’individuo, lo spirito, ed è completa
quando lo spirito è libero da ogni karma. Lo spirito è originariamente libero di
muoversi in ogni direzione, una volta sceltane una, la deve seguire, almeno per
quel tanto che è in proporzione all’impulso col quale in quella direzione si era
mosso. Esempio: se mi immetto in una strada per libera scelta, non posso
pretendere di passare subito su un’altra, finchè non tornerò indietro, cioè
finchè il karma non avrà ristabilito le condizioni iniziali di equilibrio.
L’uomo ha quindi un fattore di libertà e uno di determinismo. La libertà viene
dall’alto, la servitù dal basso. Non vi può essere determinismo senza una
precedente libera scelta, non vi può essere scelta che non sia seguita
dall’obbligo di uniformarsi ad essa.

L’uomo è costretto allorchè resta avvinghiato alla materia, alle passioni,
all’emotività, alla sensualità, ma quando l’uomo agisce come un essere
spirituale, in un campo di etica, egli allora si sente perfettamente libero,
poiché nel mondo del pensiero, sul piano dello spirito, le leggi fisiche
scompaiono e scompare quindi anche il condizionamento della materia. Perciò
liberro arbitrio e determinismo non vanno concepiti in antagonismo come se
fossero due punti immobili ed assoluti. ma vanno considerati come due fasi
successive, come due punti di una scala coordinati fra loro dal concetto di
evoluzione. Se l’uomo fa cattivo uso della libertà, operando il male, avrà come
risultato in questa o nella prossima esistenza, situazioni tali che, per
condizioni di famiglia, disavventure od altro, egli avrà un ristretto campo di
libero arbitrio. Se invece fa buon uso delle sue attitudini fisiche e psichiche,
egli, liberandosi da cause karmiche, acquista diritto a riceverne di più in
questa o nella prossima esistenza, e quindi verrà a trovarsi in particolari
situazioni di libertà di azione. Come vedete, sul piano della vita infinita, vi
è un perfetto equilibrio al quale nessuno può sfuggire.

La trasmutazione delle energie

La Trasmutazione è un processo fondamentale che si svolge in ogni momento a
tutti i livelli. Al livello fisico le trasmutazioni più semplici sono quelle del
calore e dell’acqua in energia elettrica, che a sua volta viene dalle macchine e
dai veicoli ritrasformata in moto, in freddo, in calore, in onde radio, ecc.
Anche la nostra personalità attua la trasformazione dell’energia nucleare, in
potenza che può essere utilizzata per molti scopi. Infatti nella vita biologica
si svolge un continuo processo di trasmutazione. Il nostro corpo fisico è una
macchina meravigliosa che trasmuta i vegetali in sostanza animale, cioè
trasforma le molecole in cellule. La digestione del cibo e la sua trasmutazione
nei tessuti dei muscoli e dei nervi e in tutti gli altri costituenti del corpo
sono essenziali per la crescita e per il costante funzionamento di ogni
organismo vivente. Consideriamo soltanto come l’erba viene trasformata dalle
mucche in latte.

Mentre queste cose sono generalmente note, la trasformazione psicologica e
spirituale, invece, avviene senza alcuna conoscenza e comprensione e pertanto, è
molto poco utilizzata. Per quanto riguarda le energie psichichel la loro
trasmutazione avviene spontaneamente in noi. Per esempio, l’emotività della
collera stimola la secrezione dall’adrenalina che conseguentemente accelera il
battito del cuore, la pressione sanguigna aumenta e libera degli stimoli chimici
nel sistema. Anche la paura produce effetti psicologici come il tremito e il
pallore. Ma le energie psichiche possono anche essere trasmutate sul proprio
livello psicologico. Per esempio, quando siamo adirati e scriviamo una lettera
furiosa, trasmutiamo la nostra collera in espressioni verbali.

Questo è ugualmente vero per altri stati emotivi e offre innumerevoli
opportunità per agire interiormente e per una utilizzazione esteriore delle
energie. Cioè la sublimazione impiega le energie psichiche per più elevate
finalità e scopi spirituali e costituisce una importante forma di trasmutazione.
Può essere operata coscientemente utilizzando per scopi nobili ed elevati le
energie che normalmente alimentano le illusioni, il fascino. In genere il
desiderio può essere trasmutato in aspirazione, indirizzandolo gradualmente
nella opportuna direzione, affinchè tale aspirazione da orizzontale diventi
verticale per sviluppare quelle qualità adatte per raggiungere elevate mete.
Questo processo può essere facilmente visto nei riguardi dell’amore la cui
graduale trasmutazione appare nei differenti stadi dell’amore coniugale,
dell’amore altruistico e dell’amore mistico nel quale l’amore umano viene
trasmutato in Amore Divino. Dobbiamo però al riguardo chiarire che l’Amore
Divino non è una mera proiezione o sublimazione dell’amore umano, in quanto c’è
un genuino sentimento di amore verso Dio in quelli che hanno inclinazione
mistica la quale ha un’origine superiore.

Trasmutazione delle Energie Eteriche

La vita fisica dell’uomo è un complesso di energie di Fuoco, il fuoco della vita
che viene acceso dall’Anima nel corpo destinato a servirla durante
l’incarnazione sulla terra, per svolgere la parte del suo servizio. Questa
energia di fuoco a cui l’uomo reagisce è di tre specie:

1. Spirituale, che proviene dal Piano Monadico;

2. Senziente, che è il principio della coscienza che proviene dal Cuore del
Sole;

3. Prana o energia vitale, che proviene dal sole fisico ed opera attivamente nel
corpo eterico di ogni forma della natura.

Queste tre energie sono chiamate rispettivamente:

Fuoco Elettrico, Fuoco Solare, e Fuoco per frizione.

Per quanto riguarda in particolare il Prana, esso è l’essenza della vita di ogni
Piano nella settemplice area che chiamiamo piano fisico cosmico. Nel Sistema
Solare il prana si manifesta appunto come cinque grandi energie chiamate Piani,
o mezzi di coscienza, che sono: atmico, intuitivo, mentale, emotivo e fisico.

Nel corpo eterico dell’uomo, vi sono cinque aspetti o varietà di prana:

l. Prana, che si estende dal naso al cuore;

2. Samana, che va dal cuore al plesso solare;

3. Apana, che domina dal plesso solare fino alla pianta dei piedi, nonchè gli
organi escretori e genitali.

4. Upana, fra il naso e le sommità della testa

5. Vyana, che permea il sangue e pertanto va in tutte le parti del corpo in modo
uniforme.

Tutte le energie hanno la funzione di infondere vitalità a tutti gli organi del
corpo fisico, sono cioè la sostanza vivente che sottostà alla forma fisica
densa. L’uomo comune non si rende conto di questo mondo, ma l’esoterista, man
mano che avanza sulla via interiore, comincia a comprenderlo, fino a sapere
manipolare le energie stesse. Allora i divini principi interiori si
trasformeranno gradualmente in attitivà esteriori. In Discepolato nella Nuova
Era è detto: “Il vortice di forza nel quale ogni discepolo è immerso gli procura
l’addestramento di cui necessita per manipolare quelle energie che sono la
sostanza di ogni creazione e lo rende capace di contribuire al processo di
creare un mondo nuovo”. Vi è sempre un mondo nuovo che si viene formando; la
nota fondamentale dell’opera di ogni discepolo può essere riassunta nelle
parole: “Io rendo nuove tutte le cose”.

Il lavoro dell’esoterista è quello di trarre dallo stato di latenza le celate
qualità divine, di realizzare ciò che è in potenza e di portare in espressione
ciò che è latente. In altre parole l’esoterista, come lo scienziato dei tempi
moderni, studia e ricerca le energie; egli non possiede un laboratorio, in
quanto tutto il lavoro lo svolge nello spazio interno, inserendosi nella
dinamica del Piano Divino di Evoluzione che presenta sempre nuove forme di
energie, o meglio sempre aspetti nuovi delle medesime energie cosmiche. In
questa dinamica si inserisce il mutamento che le energie del Piano Eterico
Planetario, di cui è formato il corpo eterico dell’uomo, subiscono; così,
attraverso il processo evolutivo di Razze e sottorazze, la forma umana e gli
altri veicoli sottili vanno sempre più perfezionandosi per meglio corrispondere
all’esigenza dell’anima. La 4a Razza Atlandidea aveva sviluppato l’emotività, la
coscienza umana era focalizzata nel plesso solare. Ora siamo alla 5a sottorazza
della 5a Razza Ariana che ha sviluppato la mente concreta e notiamo che è in
atto una conquista intellettuale che stà dando all’ umanità la possibilità di
giungere al dominio della materia, mentre già l’uomo incomincia a dominare le
energie.

Oggi il corpo eterico trasmette due specie di energie: desiderio- mente
inferiore; volontà spirituale – mente superiore. La coesistenza delle due
energie è anche in relazione al fatto che esiste ancora una massa residua di
razze precedenti, come i pigmei del Congo, gli esquimesi, gli australiani
aborigeni discendenti di lemuriani, mongoli-ungheresi, akkadiani (sardi, fenici,
baschi, levantini) della razza atlantidea. La coscienza di questi popoli è
ancora focalizzata nel plesso solare, l’emotività è dominante e ciò spiega la
vendetta ereditaria di famiglia in famiglia i sequestri di persone ed altri
delitti perpetrati a cuor leggero. Da ciò la necessità di diffondere
l’insegnamento spirituale fra le masse, proprio ora che sta venendo in auge
l’influenza del V Raggio e l’energia del Piano Eterico comincia ad essere
condizionata e governata dall’nergia solare. Questo porterà sempre più verso una
coscienza mentale. Sta all’uomo colto, all’uomo evoluto, spostare la sua
attenzione dal piano fisico ed emotivo a livelli di coscienza eterici, e quindi
il suo obiettivo deve essere quello del cuore prima, successivamente il centro
della gola per la creatività sui livelli spirituali, e infine, il centro posto
alla sommità della testa. A tale centro vengono portate le energie del fuoco
Kundalini attraverso la spina dorsale, la quale, con i suoi centri eterici, può
essere paragonata ad una scala con vari pianerottoli connessi ai piani
dell’edificio.

In alcuni scritti di Ramakrishna è detto: “Vi sono 7 piani ove risiede la mente.
Quando essa riflette sulle cose del mondo, del sesso e sulla ricchezza, risiede
nei tre piani inferiori: i tre centri della spina dorsale. In quello stato perde
le visioni più alte e resta assorbita nei piaceri e nelle soddisfazioni dei
sensi. il 4° piano è il cuore; quando la mente vi si innalza, si ha il risveglio
dell’anima. Si vede come una luce divina dappertutto. In questo stadio la mente.
non si abbassa a correre dietro ai piaceri dei sensi. La regione della gola è il
5° piano della mente. Quando vi si innalza, l’ignoranza scompare. Allora non si
desidera sentire o parlare d’altro che di Dio. il 6° è la fronte. Quando la
mente lo raggiunge, si contemplano le Manifestazioni Divine giorno e notte.
Anche allora permane una fioca coscienza dell’Io. Vista la manifestazione
impareggiabile, l’uomo diviene per così dire, pazzo di gioia, e corre ad unirsi
al Divino Onnipotente, ma non può farlo. E’ come la luce di una lampada in una
custodia di vetro; sembra di poterla toccare ma il vetro lo impedisce. La testa
è il 7° piano, raggiunto il quale si perviene al Samadhi e si realizza
l’Assoluto”.

Ogni aspirante al sentiero, ogni uomo di buona volontà, deve necessariamente
spostare il fuoco della volontà, deve cioè imparare ad usare i punti focali di
energia per dirigerla ove occorre. Inoltre egli deve seguire scrupolosamente la
via del dovere e della cultura etica e condurre una vita interiore di preghiera,
di meditazione, di adorazione del Divino, cioè innalzarsi al Piano Divino.
Questi punti focali sono rappresentati dai Sette Maggiori Centri che raggruppano
21 centri minori, e questi a loro volta vivificano 49 punti disseminati in tutto
il corpo, i quali inviano energia ai piccoli centri chiamati nadi. Dai nadi si
dipartono le comunicazioni capillari che formano il collegamento fra il corpo
eterico e il sistema nervoso cerebrospinale e quello del gran simpatico
(ghiandole endocrine).

Attività dei Centri.

Ciascun centro trasmuta in forza operante l’energia che riceve per vitalizzare
la rete eterica a cui sono collegate la rete nervosa e quella endocrina, e
coordina l’azione dei centri minori e dei plessi di forze che vi fanno capo. I
centri sono collegati lungo la spina dorsale e distinti dal diaframma che segna
il limite fra i livelli eterici inferiori e quelli superiori: al di sopra
abbiamo i centri del cuore, della gola, intercigliare e coronale, i quali sono
dominati dai 4 eteri cosmici, ai quali diamo i nomi di energie dei piani
buddico, atmico, monadico e adi. Al di sotto si trovano il plesso solare, il
centro sacrale e quello della base della spina dorsale, i quali sono dominati
dagli eteri planetari.

L’intera struttura dei centri è pervasa da due flussi di energie, uno verso
l’alto e l’altro verso il basso. Questi due flussi, col loro variare, secondano
il processo evolutivo interiore. Allo stato iniziale la vita dei centri è
fondata sulla inerente vita dell’organismo stesso, col fuoco della vita che
emana dal centro della base della spina dorsale; poi a mano a mano i centri
inferiori diventano sempre più attivi e alimentano gli istinti, la vita dei
sensi, la sessualità, l’emotività, il desiderio e la forza materiale. I centri
posti al di sopra vibrano appena muovendo solo 4 petali.

I centri al di sotto del diaframma, sebbene abbiano uno scopo proprio oggettivo,
ricevono impulso, determinazione e condizionamento dalla vita e dal ritmo della
parte superiore del corpo. Così ciò che viene determinato nella testa,
compulsato dal cuore, sostenuto dal respiro ed espresso attraverso l’apparato
della gola determina quello che l’uomo è.

Il Corpo Eterico funziona anche da ponte di congiunzione fra il corpo fisico e
quello emotivo, infatti esso invia a quest’ultimo la coscienza dei contatti
sensoriali, e trasmette al cervello e al sistema nervoso la coscienza
dell’astrale, nonchè quella dei piani superiori, quando l’uomo raggiunge un
certo progresso interiore. La rete eterica ha anche la funzione di proteggere
dalla prematura comunicazione con il mondo astrale e con i suoi abitanti e dai
pericoli dello psichismo inferiore. Possiamo perciò dire che il corpo eterico
domina, sotto certi aspetti, il corpo fisico quasi automaticamente.

La dualità eterica

Tecnicamente ci sono due corpi di luce, il corpo vitale o eterico e il veicolo
dell’anima.

l. Il corpo vitale, comunemente chiamato corpo eterico, è formato di energie
puramente fisiche ed è l’espressione soggettiva del corpo fisico.

2. Il veicolo dell’anima, che possiamo chiamare Corpo Solare, è il vero
fondamento della manifestazione oggettiva.

La sintesi di questa fondamentale dualità è l’Entità Unificata, come accenna il
Maestro Tibetano in Trattato di Magia Bianca: “Questo corpo di luce e di energia
coerente e unificato, è il simbolo dell’anima, in quanto contiene sette punti
focali nei quali la condensazione delle due energie mescolata è intensificata…
Il corpo eterico è governato dal pensiero che gli infonde energia e può portarlo
alla piena attività funzionale”. Interessandoci di questa fondamentale dualità,
noi in verità ci occupiamo di due aree di manifestazione, di due sfere di vita e
di sostanza responsiva; noi ci occupiamo sia della sostanza eterica derivata
dalla sfera solare, o luce dell’Anima, e sia di quella eterica planetaria. La
solare provvede alla struttura o modello, attorno al quale la planetaria
s’intesse.

Il corpo solare, o Luce dell’Anima, è la base, il cuore dell’uomo oggettivo, è
il prolungamento del sutratma, o filo d’argento, che con la sua estensione forma
una rete dorata nelle cui maglie sono tenuti insieme tutti gli atomi i quali
vengono vivificati dall’energia vitale portata in circolazione dal sangue.

Il Doppio eterico puro e semplice è il veicolo dei prana e quindi è
l’espressione soggettiva del corpo fisico. Nel Corpo unificato le linee di forza
si intrecciano e circolano, emanando l’una dall’altra e da uno dei sette piani o
aree di coscienza della nostra vita planetaria. Questi circuiti di energie sono
connessi ai sette Centri Maggiori i quali sono sensibili all’urto delle energie
del Corpo Solare; quando un centro diviene vibrante e ricettivo di queste
energie, esso si sviluppa come fattore dominante. Per mezzo della concentrazione
nella Meditazione, il Corpo Solare cresce in radiosità e abbraccia il corpo
eterico, mescolandosi con Esso. Quando l’irradiazione diviene intensa, tutti gli
atomi del corpo fisico vengono stimolati e manifestano la luce che in essi è
celata, come una miriade di punti luminosi che formano una veste di candida
luce.

Trasmutazione trasformazione e trasfigurazione

A mano a mano che la vita interiore evolve, l’attività dei centri inferiori, che
corrispondono ai tre istinti principali di autoaffermazione, riproduzione e
istinto di aggregazione, si attenua e la relativa forza si riversa nei centri
superiori che così vengono risvegliati e attivati dando luogo alla trasmutazione
delle energie. Ciò conduce alla trasfigurazione dell’uomo il quale migliora
sempre più la capacità di pensare intelligentemente e di essere comprensivo con
il prossimo.

Le energie si trasferiscono:

l. Dal centro sacrale al centro della gola; la creatività fisica viene
trasmutata in creatività mentale e artistica.

2. Dal centro del plesso solare al cuore, la coscienza emotiva è la forza
trasmutata in coscienza ed amore di gruppo.

3. Dal centro alla base della spina dolsale alla testa; la forza materiale è
trasmutata in energia spirituale.

4. Da uno o tutti i 5 centri lungo la colonna vertebrale al centro
intercigliare; la vita carente di coordinazione è trasmutata in vita personale
integrata.

5. Da questi 6 centri, in mutuo rapporto, alla sommità della testa nel centro
coronale; l’attività personale è trasmutata in vita spirituale.Tutto questo,
naturalmente, è soltanto una generalizzazione del processo. Occorre tener
presente che il risveglio non è simultaneo ma varia per ogni centro e in
relazione anche agli stadi evolutivi dell’uomo: a) uomo ordinario; b) aspirante
e discepolo in prova; c) discepolo accettato; d) iniziato.

1) L’uomo ordinario reagisce inconsciamente alle forze della sua personalità
accentrata nel plesso solare, per poi giungere, se ci riesce, a coordinare
intelligentemente tali forze per integrare la personalità e volgerle ai fini
dell’Anima.

2) L’aspirante e il discepolo in prova hanno per meta il trasferimento delle
forze dai centri inferiori a quelli superiori, per divenire coscienti sul piano
dell’Anima.

3) Il discepolo accettato (1.a e 2.a Iniziazione) ha per fine il risveglio dei
centri della testa e il dominio di tutti gli altri. In questo sforzo egli
acquista coscienza di sè come personalità integrata d’Anima e fa si che la forza
latente celata nella materia alla base della spina dorsale, si trasferisca alla
testa operando la fusione dei fuochi della personalità e dell’Anima.

4) L’iniziato (dalla 3.a Iniziazione in su) ha per meta quella che tutti i
centri eterici possano rispondere all’Energia del Raggio Egoico e alle altre
energie di raggio sussidiario.

Risveglio e coordinamento dei Centri Superiori

Nel lungo sforzo evolutivo, mano a mano che l’uomo purifica la propria
personalità e la volge al servizio della Volontà Spirituale, le energie dei
centri al di sotto dei diaframma si elevano automaticamente verso quelli
superiori risvegliandoli.

I Centri superiori, ricevute le energie inferiori, si attivano e volgono le loro
energie verso la Testa, al punto di sintesi.

Il Centro della Gola viene attivato dall’arrivo delle energie del centro
sacrale. Ciò avviene quando l’attività sessuale viene ridimensionata prima, e
superata e sublimata poi. La fusione dell’energia della gola con quella in
arrivo da origine all’attività creativa sul piano mentale, dato che il centro
della gola, quale organo specifico della parola creativa, focalizza
l’intelligenza creativa. Questo processo di sublimazione di energie è in
rapporto al conseguimento della 1a Iniziazione.

Il Centro del Cuore si sveglia quando il plesso solare comincia a trasferire le
energie al centro del Cuore, per cui il desiderio del se personale viene
trasmutato in amore spirituale. E’ interessante tener presente che il plesso
solare è il grande commutatore e purificatore delle energie inferiori, che la
maggior parte dell’umanità adopera, ed è anche il grande centro dominante, sia
per la ricezione che per la distribuzione delle energie, finquando il centro del
cuore non sia risvegliato e cominci a dominare la personalità. Il Centro del
Cuore riassume le energie che riceve, le amalgama con le sue e le dirige poi ai
centri superiori adatti a riceverle. Questo trasferimento di energie è in
relazione alla 2a Iniziazione e segna il compiersi del processo per cui l’Anima
assume il dominio della natura emotiva.

Il Centro intercigliare giunge a perfetta attività quando l’uomo comincia ad
avere una personalitá sviluppata nei suoi aspetti fisico, emotivo e mentale
coordinati e integrati. Siamo al tempo della 3a Iniziazione. Questo centro,
essendo connesso col filo creativo, è in stretto rapporto col centro della gola,
da dove risalgono fuse le energie dei centri sottostanti che esso sintetizza e
regola per poi fonderle con quelle del centro Egoico al tempo giusto. Questo
centro è non solo sintetizzatore di energie, ma anche distributore dell’energia
dell’intelligenza attiva, quella che incorpora l’idea che è alla base
dell’attività creativa sui livelli mentali, cioè l’atto di dare forma ideale
all’idea.

Il Centro Coronale viene risvegliato mediante la meditazione, il servizio e
l’aspirazione, e comincia ad essere attivo al tempo della 3a Iniziazione, quando
dal Centro Intercigliare perviene il filo creativo di energie, che è un
conglomerato di energie del plesso solare, del cuore e della mente e che
rappresenta la risposta della personalità integrata alla energia della vita e
della coscienza scesa giù col sutratma. E’ allora che con un atto di Volontà
illuminata del Centro Egoico viene fatta salire l’energia accumulata nel centro
alla base della spina dorsale, attirandola nel campo magnetico dei centri
eterici e mescolandola con le energie emanate dal centro splenico. Questa
energia, chiamata Kundalini, o fuoco per frizione, nel salire lungo la colonna
vertebrale brucia ogni ostacolo eterico che incontra, e giunta alla base del
cranio, al centro Alta Major, si congiunge col fuoco solare della Mente Egoica.
In conseguenza i centri eterici e tutto il corpo eterico restano vivificati di
energia e il corpo fisico potentemente vitalizzato. Ne risulta anche una forte
stimolazione dei tre centri della testa, della gola e del cuore. Questi Centri
Superiori formano un campo di attrazione per la discesa, a tempo debito, dopo la
3a Iniziazione, del 3° fuoco, quello elettrico, o dello Spirito. E così i tre
fuochi per frizione (del corpo), Solare (dell’Anima) ed elettrico (dello
Spirito) andranno ad incontrarsi e fondersi nel Centro Coronale alla sommità
della Testa.

Il processo di trasfigurazione è giunto al suo termine. Il potere determinante
di questi eventi dipende dalla nostra opera soggettiva che va sotto il nome di
costruzione del ponte di luce sul piano mentale (Antahkarana), per cui si dice
che l’uomo è il pontefice di sè stesso. Infatti quando il ponte è stato
costruito, ciascuno dei tre Aspetti della Triade Spirituale reperisce,
nell’organismo eterico dell’Iniziato vivente nel mondo fisico, un punto di
contatto per cui diventa una fusione di Anima e personalità, in cui la Vita
della Monade può riversarsi.

1. Il Centro Coronale diviene il punto di contatto per la Volontà Spirituale,
Atma (Spirito).

2. Il centro del Cuore diviene lo strumento dell’Amore Spirituale, Buddhi
(Intuizione).

3. Il Centro della Gola diviene l’espressione della Mente Universale, Manas
(Mente superiore).

Le parole sono inadeguate ad esprimere ciò che avviene nell’uomo quando
l’appello magnetico delle energie spirituali attira verso l’alto e assorbe le
energie inferiori che riguardano principalmente la vita della personalità. La
Luce riflessa della Triade Spirituale e quella della Gloria Monadica sono
trasferite nei centri superiori e usate dall’uomo, dando luogo alla
trasmutazione prima e alla trasformazione poi, completandosi alla 3a Iniziazione
con la Trasfigurazione. Allora la Luce radiosa dell’Anima, fusa con la luce del
corpo eterico, risveglia dall’oscurità la luce celata in ogni atomo del corpo
fisico, e l’essere appare avvolto in una veste di Luce candica di radiosa
bellezza (è il corpo glorioso del Cristo risorto).

Lacerazioni eteriche planetarie

Similmente a quanto avviene nell’uomo, anche nel piano eterico planetario
avvengono lacerazioni dei veli eterici dovute all’azione in via normale dei
raggi cosmici, che costituiscono l’aspetto Kundalini planetario, il cui influsso
è quello di lacerare il velo, o rete eterica, che separa il mondo visibile
dall’invisibile. Queste lacerazioni possono essere provocate anche da forti
esplosioni atomiche riprodotte dall’uomo. La Bibbia ci parla simbolicamente di
tre grandi lacerazioni di veli eterici di maya (l’illusione del piano eterico),
alle quali vanno però aggiunte altre di minor entità che hanno aiutato l’umanità
ad avanzare più facilmente lungo la via illuminata e a passare attraverso le
aule di maya, aiutata dalla luce che fuoriesce dalle lacerazioni nei veli
operate da tre uomini divini nel momento stesso dei loro trionfo.

La prima grande lacerazione fu effettuata da Mosè. Egli sali sul monte Sinai e
ricevette i 10 Comandamenti che sono l’espressione della Legge Divina, adattata
ai bisogni dell’umanità, che venne enunziata nella necessaria preparazione per
la proiezione delle forze destinate a distruggere, purificare e riorganizzare.
Mosè penetrò in una delle Aule all’interno dei veli di maya ed ivi incontrò la
Gloria del Signore. Il Commentario dice: “Colui che entrò fra i primi,
penetrando all’interno dei veli, assorbì la Luce che non sapeva come
trasmettere. Nè Lui, nè gli altri erano pronti, ma la luce li circondava e
c’erano due occhi che guidavano; solo uno di essi può usare la Luce, proiettarla
e dirigerla verso la sua missione, l’altro deve essere coperto, e il Datore
della Legge si rese conto di ciò; perciò Egli velò la Luce e a tale scopo prese
un frammento di quel velo che Egli aveva aiutato a lacerare, e così bendato
discese dalla sommità del monte e tornò all’oscurità della Terra”.

La seconda lacerazione molto più importante, avvenne quando il Cristo sottopose
il Maestro Gesù alla 4a Iniziazione e la loro azione congiunta riportò il
trionfo sulla morte, dopo la grande rinunzia con la Crocifissione. Questa
lacerazione lasciò penetrare la Luce nel 2° livello dei piano eterico, ed un
nuovo genere di illuminazione si diffuse sulla Terra: l’Amore. Così la Legge di
Mosè e l’Amore del Cristo potevano penetrare nella coscienza dell’umanità in
modo nuovo e diretto, perchè il cervello dell’uomo diveniva responsivo, tramite
la sostanza della controparte eterica del cervello fisico.

La terza lacerazione, relativamente, di minor importanza, avvenne quando Saul di
Tarso, sulla via di Damasco, vide la Gloria del Signore e fu convertito in Paolo
Apostolo. La sua dirittura e sincerità lo spinsero a penetrare attraverso uno
dei veli che impedisce la visione e così la lacerazione avvenne. Egli portò una
nuova rivelazione: l’Unione, la Sintesi. Si racconta che Egli rimase accecato
per tre giorni. Ciò viene riconosciuto come la penetrazione nel Terzo Cielo, ove
comprese la natura della Legge, e fu portato ai piedi dell’Iniziatore per
effetto del suo amore, e in tal modo trasse profitto dalle due precedenti
lacerazioni del Velo. Uscendone scrisse l’epistola agli Ebrei, in cui è espresso
il primo aspetto delle qualità divine che è considerato come Unione, Sintesi:
come Comunione dei Santi.

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