La vita dopo la morte 1

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La vita dopo la morte 1

(di C.W. Leadbeater)

– Parte prima –

(Traduzione di Silvia Cecchini e Ezio Sposato)

I. VI SONO CONOSCENZE CERTE ?

Il soggetto della vita dopo la morte è di grande interesse per tutti
noi, non soltanto perché tutti noi dobbiamo sicuramente morire un
giorno, ma soprattutto perché non c’è quasi nessuno tra noi, eccetto
forse i più giovani, che non abbiano perso (come noi diciamo) a causa
della morte qualcuno che ci era prossimo e caro. Così, se ci fossero
delle informazioni disponibili riguardo la vita dopo la morte, noi
saremmo naturalmente molto ansiosi di averle. Ma il primo pensiero che
sorge nella mente di un uomo che vede un titolo come questo è
usualmente “Può esserci qualcosa di certamente noto riguardo la vita
dopo la morte?” A tutte noi sono state proposte varie teorie
sull’argomento dai vari gruppi religiosi, eppure perfino i più devoti
seguaci di queste sette sembrano credere con difficoltà ai loro
insegnamenti su questa materia, perché essi ancora parlano della morte
come “il re del terrore”, e sembrano considerare l’intera questione
come circondata da mistero e orrore. Essi possono usare il termine
“addormentarsi in Gesù”, ma ancora usano i vestiti e i paramenti neri,
l’orribile bracciale da lutto e l’odiosa carta da lettera bordata di
nero, essi ancora circondano la morte con tutti gli ornamenti del
dolore, e con tutto quello predisposto per farla sembrare oscura e
terribile. Abbiamo una cattiva eredità in proposito, abbiamo ereditato
questi funerei orrori dai nostri antenati, e così vi siamo abituati,
senza vedere l’assurdità e la mostruosità di tutto ciò. Gli antichi
erano in questo aspetto più saggi di noi, perché non associavano
questi incubi tenebrosi con la morte del corpo – in parte perché forse
avevano un metodo più razionale di disporre del corpo – un metodo che
era non solo infinitamente meglio per i morti e più salutare per i
vivi, ma era anche libero dalle macabre suggestioni connesse con il
lento decadimento. Sapevano molto di più sulla morte in quei giorni, e
poiché sapevano di più piangevano di meno.

La prima cosa che dobbiamo realizzare sulla morte è che è un
avvenimento perfettamente naturale nel corso della nostra vita. Questo
dovrebbe essere ovvio per noi, perché se noi crediamo completamente in
un Dio che sia un Padre amorevole dovremmo sapere che un destino che,
come la morte, tocca tutti ugualmente, non può essere cattivo, e che
sia in questo mondo che siamo o nel prossimo dovremmo essere
ugualmente al sicuro nelle sue mani. Questa considerazione da sola
dovrebbe averci dimostrato che la morte non è qualcosa da temere, ma
semplicemente un passaggio necessario alla nostra evoluzione. Non
dovrebbe essere necessario per la Teosofia intervenire tra le nazioni
Cristiane e insegnare che la morte è amica e non nemica. Non sarebbe
necessario se la cristianità non avesse così dimenticato a tal punto
le sue migliori tradizioni. È arrivata a considerare la tomba come “la
meta dalla quale nessun viaggiatore ritorna”, e il suo passaggio come
un salto nel buio, in un vuoto spaventoso e ignoto. Su questo punto,
come su molti altri, la Teosofia ha una vangelo per il mondo
occidentale; deve annunciare che non c’è nessuno spaventoso
impenetrabile abisso dietro la tomba, ma invece un mondo di luce e
vita, che può esserci noto così pienamente e accuratamente come le
strade della nostra città. Ci siamo creati tenebre ed orrore, come
bambini che spaventano se stessi con storie orrende, e dobbiamo solo
studiare la realtà dei fatti, e tutte queste nuvole artificiali
rotoleranno via in una volta sola. La morte non è l’oscuro re del
terrore, non è uno scheletro con la falce che taglia bruscamente i
fili della vita, ma piuttosto un angelo che porta una chiave dorata,
con la quale apre per noi la porta verso una vita più piena ed elevata
di questa.

Ma gli uomini naturalmente diranno “Questo è molto bello e poetico, ma
come possiamo essere sicuri che sia proprio così?” E’ possibile
saperlo in molti modi; c’è abbondanza di evidenze a portata di mano
per chiunque si prenda l’impegno di radunarle insieme. Ciò che
Shakespeare ha detto è davvero importante quando consideriamo che fin
dagli albori della storia, ed in ogni paese dei quali sappiamo
qualcosa, i viaggiatori sono sempre ritornati dall’oltre tomba ed
hanno mostrato se stessi ai loro simili. Ci sono molte evidenze di
queste apparizioni, come sono state chiamate. Una volta era di moda
ridicolizzare tutte queste storie; ora non è più così, da quando
uomini di scienza come Sir William Crookes, lo scopritore del tallio
metallico e inventore dell’omonimo radiometro, e Sir Oliver Lodge, il
grande scienziato, ed eminenti uomini pubblici, come Mr. Balfour,
l’ultimo Premier dell’Inghilterra, si sono uniti e hanno attivamente
lavorato con una Società- istituita per investigare tali fenomeni.
Leggete i resoconti dei lavori della Società per le Ricerche
Psichiche, e vedrete alcune delle testimonianze che esistono sul
ritorno dalla morte. Leggete libri come le Reali Storie di Fantasmi di
Mr Stead, o L’Inconnu di Camille Flammarion, e vi troverete abbondanti
resoconti di apparizioni, che hanno mostrato se stesse – non secoli fa
in qualche landa sperduta, ma qui e ora tra noi – a persone ancora in
vita, che possono essere interrogate e possono testimoniare circa la
realtà delle loro esperienze.

Un’altra linea di testimonianze della vita dopo la morte è lo studio
del moderno spiritualismo. So che molte persone pensano che non c’è
niente che possa essere trovato lungo questa linea se non frodi ed
inganni , ma posso testimoniare personalmente che non è così. Frodi ed
inganni possono esserci stati – no, ci sono stati – in alcuni casi; ma
nonostante ciò affermo senza paura che ci sono grandi verità dietro
questo, che possono essere scoperte da qualsiasi uomo che abbia la
volontà di dedicarvi tempo e pazienza per svelarle. Anche qui c’è una
vasta letteratura da studiare, o l’uomo che lo preferisca può condurre
le sue investigazioni da sé direttamente, come ho fatto io. Molti
uomini possono non aver la volontà di farsi carico della fatica o di
dedicarvi così tanto tempo; molto bene, ciò è affar loro, ma fino a
che non le esamineranno, non hanno il diritto di schernire coloro che
le hanno viste, e perciò sanno che queste cose sono vere.

Una terza linea di evidenze, che è quella più raccomandata per
studenti di teosofia, è quella della investigazione diretta. Ogni uomo
ha in sé facoltà latenti, sensi non sviluppati, per mezzo dei quali si
può avere cognizione diretta del mondo invisibile, e a chi si prenderà
la briga di sviluppare questi poteri l’intero mondo che sta dietro la
tomba sarà chiaro come la luce del sole. Una grande numero di studenti
di teosofia ha già schiuso questi sensi interiori, e sono le evidenze
così ottenute che vi esporrò. So benissimo che questa è
un’affermazione molto forte da fare – un’affermazione che non verrebbe
mai fatta da nessun ministro di qualunque chiesa quando egli vi da la
sua versione della realtà dopo la morte. Egli dirà, “La chiesa insegna
questo”, oppure “La Bibbia ti dice così”, ma non dirà mai, “ Io che
parlo con te, ho visto questo, e so che è vero.” Ma nella Teosofia
siamo capaci di affermare definitivamente che molti di noi conoscono
personalmente ciò di cui parliamo, perchè parliamo di fatti che
abbiamo investigato, e che voi stessi potreste investigare a vostra
volta.Vi offriamo ciò che conosciamo, eppure vi diciamo, a meno che
ciò che affermiamo non vi sembri assolutamente sensato, di non
accontentarvi delle nostre affermazioni; guardate voi stessi, il più
profondamente possibile, in tutto ciò, e poi sarete in grado di
parlare agli altri con la nostra stessa autorità. Ma quali sono i
fatti che ci si sono svelati , attraverso le nostre ricerche?

II. I FATTI REALI

Lo stato delle cose esistenti attualmente è molto più razionale della
maggior parte delle teorie correnti. Non troviamo che alcun
cambiamento improvviso abbia luogo nell’uomo al momento della sua
morte, o che il suo spirito voli via in qualche paradiso oltre le
stelle. Al contrario, dopo la morte l’uomo rimane esattamente come
prima – lo stesso nell’intelletto, nelle sue qualità e poteri; e le
condizioni in cui viene a trovarsi sono quelle che i suoi desideri e
pensieri avevano già creato per lui. Non ci sono ricompense o
punizioni dall’esterno, ma solo il risultato concreto di quello che lo
stesso uomo ha fatto, detto e pensato mentre era sulla terra. Infatti,
possiamo dire che l’uomo si costruisce il suo giaciglio durante la sua
vita terrena, e poi è su quello che deve giacere!

Questo è il primo fatto, e anche il più importante – che qui non
abbiamo una nuova strana esistenza, ma una prosecuzione di quella
presente. Noi non siamo separati dai morti, perchè questi sono
continuamente intorno a noi. La sola separazione è la limitazione
della nostra consapevolezza, dato che non abbiamo perduto i nostri
cari, ma solo la capacità di vederli. E’ decisamente possibile per noi
elevare la nostra consapevolezza, fino al punto di vederli e camminare
con loro come prima, e tutti noi di fatto lo facciamo sempre, anche se
solo raramente ne conserviamo il ricordo. Un uomo può imparare a
focalizzare la sua consapevolezza nel suo corpo astrale mentre il suo
corpo fisico è ancora sveglio, ma per questo è necessario un certo
livello di evoluzione, e nel caso dell’uomo medio ciò potrebbe
richiedere molto tempo. Ma ogni uomo, durante il sonno del suo corpo
fisico, usa il suo veicolo astrale in modo più o meno esteso, e in
questo modo, ogni giorno stiamo con i nostri amici defunti. A volte
abbiamo un ricordo parziale di averli incontrati, e in quel caso
diciamo che li abbiamo sognati; più frequentemente, non ne abbiamo
ricordo, e ignoriamo che siano avvenuti. Tuttavia è sicuro che i
legami affettivi restano immutati, e così, nel momento in cui l’uomo
si libera dalle catene che lo legano al corpo fisico, egli
naturalmente cerca la compagnia di coloro che ama. Perciò la verità è
che il solo cambiamento è che egli passa con loro la notte invece che
il giorno, e che è conscio di essi a livello astrale invece che
fisico.

Il portare i ricordi dal piano astrale a quello fisico è un altro
aspetto completamente diverso, che non inficia in alcun modo la
consapevolezza su quel piano, né la nostra capacità di muoverci in
esso con totale libertà e facilità. Che voi lo ricordiate o no, essi
stanno ancora vivendo vicino a voi, e l’unica differenza è che si sono
spogliati del loro vestito di carne, che chiamiamo corpo. Ciò non
produce in loro nessun cambiamento, almeno non più di quanto cambi la
nostra personalità quando ci leviamo il cappotto. In realtà, si è in
qualche modo più liberi, perchè si ha meno peso da trasportare,
esattamente come nel loro caso. Le passioni, gli affetti, le emozioni
e l’intelletto umano non sono assolutamente influenzate dal morire,
poiché nessuno di questi appartiene al corpo fisico, che è stato
abbandonato. Si è lasciato cadere questo vestito, per continuare con
un altro, ma si è ancora capaci di pensare e di provare emozioni
proprio come prima.

So quanto sia difficile per la mentalità comune afferrare la realtà di
ciò che non possiamo vedere con i nostri occhi fisici. Per noi è molto
difficile capire quanto sia limitata la nostra vista – capire che
viviamo in un mondo vasto di cui possiamo vedere solo una piccola
parte. Eppure la scienza ci dice con sicurezza che è così, perchè ci
descrive interi mondi di vite minuscole (microbi) della cui esistenza
noi saremmo completamente all’oscuro se ci basassimo solo sui nostri
sensi. E neanche le creature di questi mondi sono insignificanti solo
perchè minuscole, perchè sulla conoscenza della vita e delle abitudini
di alcuni di questi microbi si basa la nostra capacità di preservare
la salute, e in molti casi la vita stessa. Ma i nostri sensi sono
limitati anche in un’altra direzione. Non riusciamo a vedere neanche
la stessa aria che ci circonda; i nostri sensi non ci indicherebbero
la sua esistenza, se non quando il suo movimento ce ne rende
consapevoli attraverso il senso del tatto. Eppure, in essa, c’è una
forza che può distruggere le nostre navi più potenti e abbattere i
nostri palazzi più solidi. E’ così evidente che attorno a noi ci sono
forze così potenti che, pure, eludono i nostri pochi e limitati sensi;
e così, ovviamente, dobbiamo stare attenti a non cadere nel comune e
fatale errore del credere che ciò che vediamo è tutto ciò che c’è da
vedere.

E’ come se fossimo chiusi in una torre, e i nostri sensi sono
finestrelle aperte in alcune direzioni. Verso molte altre direzioni
siamo completamente ciechi, ma la chiaroveggenza o vista astrale ci
apre una o due finestre in più, allargando così la nostra visuale,
mostrando innanzi a noi un mondo nuovo e più ampio, che fa comunque
parte del vecchio, anche se prima lo ignoravamo.

Esplorando questo nuovo mondo, cosa vedremmo, per prima cosa?
Supponendo che uno di noi trasferisca la sua consapevolezza sul piano
astrale, che differenza lo colpirebbe per prima? Ad una prima
occhiata, probabilmente ci sarebbero poche differenze, ed egli
penserebbe di guardare lo stesso mondo di prima. Lasciatemi spiegare
il motivo – almeno in parte, perchè per spiegarlo completamente
occorrerebbe un intero trattato di fisica astrale. Proprio come qui
abbiamo diversi stati della materia , il solido, il liquido, il
gassoso, allo stesso modo ci sono diversi stati, o gradi di densità,
della materia astrale, ed ogni grado è attratto e corrisponde a quello
che gli è simile sul piano fisico. Perciò, il nostro amico vedrà
ancora muri e mobili che gli sono noti, perchè anche la materia fisica
di cui sono composti non gli è più visibile, la materia astrale del
tipo più denso li delinea ai suoi occhi in modo altrettanto chiaro. In
realtà, se egli esaminasse gli oggetti più da vicino, vedrebbe tutte
le particelle che li costituiscono in rapido movimento, mentre su
questo piano sono invisibili; ma pochi uomini osservano attentamente,
perciò un uomo che muore spesso non capisce alla prima che sono
avvenuti dei cambiamenti attorno a lui.

Si guarda intorno, e vede le stesse stanze che gli sono familiari,
popolate da coloro che ha conosciuto e amato – perchè anche questi
hanno corpi astrali, che sono percepibili dalla sua nuova vista. Solo
gradualmente egli realizza che ci sono delle differenze. Per esempio,
scopre presto che tutte le sue paure e sforzi sono scomparsi. Se
riuscite a capire completamente ciò che questo significa, comincerete
ad avere un’idea di quella che in realtà è la vita superiore. Pensate,
voi, che così raramente avete avuto momenti di conforto, voi che nello
stress della vostra vita affannata riuscite a stento a ricordare
l’ultima volta in cui vi siete sentiti liberi dalla fatica: cosa
significherebbe per voi il non sapere mai più il significato delle
parole ansia e dolore? In Occidente,abbiamo così distorto i nostri
insegnamenti sul soggetto dell’immortalità, che in genere un morto
trova difficile credere di essere morto, semplicemente perchè ancora
vede e ascolta, pensa e prova emozioni. ‘Non sono morto’ , dirà
spesso, ‘sono vivo come sempre, e meglio di come stavo prima’. E di
fatto lo è; ma questo è esattamente ciò che si sarebbe dovuto
aspettare, se avesse ricevuto gli insegnamenti corretti. La
comprensione può forse giungergli in questo modo.

Vede accanto a sé i suoi amici, ma presto scopre che non riesce sempre
a comunicare con loro. A volte parla loro, ed essi sembra che non lo
sentano; prova a toccarli, e scopre che non può afferrarli. Anche
allora, per un po’, egli si persuade che sta sognando, e che fra poco
si sveglierà, perchè altre volte (quando i suoi amici sono nello stato
che chiamiamo sonno) essi sono perfettamente consapevoli di lui e gli
parlano come una volta. Ma, gradualmente, egli scopre che, dopo tutto,
è morto, e allora comincia a sentirsi a disagio. Perchè? Sempre a
causa dello scarso insegnamento ricevuto. Non capisce dove è, o che
cosa sta accadendo, perchè la situazione non è quella che si aspettava
in base al punto di vista convenzionale. Come una volta in tale
occasione disse un generale inglese, ‘Ma, se sono morto, dove sono? Se
questo è il paradiso, non è gran che, e, se è l’inferno, è meglio di
quanto mi aspettavo!’

III IL PURGATORIO

Moltissime pene totalmente non necessarie e anche acute sofferenze
sono state causate da coloro che ancora continuano ad insegnare al
mondo sciocche fiabe su inesistenti spauracchi invece di usare la
ragione ed il buon senso. L’infondata e blasfema teoria delle fiamme
dell’inferno ha fatto più danno di quanto sappiano i suoi sostenitori,
perché ha fatto danni sia nell’aldilà così come da questa parte. Ma al
presente chi muore potrà incontrare altre persone morte che sono state
preparate in modo più assennato, e imparerà da loro che non c’è
ragione di avere paura, e che c’è una vita razionale da vivere in
questo nuovo mondo, proprio come c’era nel precedente. Scoprirà
gradualmente che ci sono molte novità, e anche cose simili a ciò che
già conosce; perchè in questo mondo astrale i pensieri e i desideri
vengono espressi in forma visibile, anche se sono composti di materia
più fine. Via via che la vita astrale prosegue, questi acquistano
sempre più importanza, perchè dobbiamo ricordare che il defunto si
ritrae sempre di più dentro di sé. L’intero periodo di una
incarnazione è in realtà occupato dall’ego all’inizio nel circondarsi
di materia, e poi nel ritrarsi di nuovo con i risultati del suo
sforzo. Se all’uomo comune fosse chiesto di tracciare un alinea
simbolica della vita, egli probabilmente disegnerebbe una retta, che
inizia alla nascita e si conclude con la morte; ma lo studente di
teosofia la rappresenterebbe piuttosto come una grande ellisse, che
parte dall’ego al suo livello mentale più elevato, e che finisce per
tornarvi. La linea discenderebbe nella parte più bassa del piano
mentale, e poi in quello astrale. Una porzione molto piccola, in
confronto, nella parte più bassa dell’ellisse, sarebbe sul piano
fisico, e presto la linea risalirebbe nei piani astrale e mentale. La
vita fisica, perciò, sarebbe rappresentata solo da quella piccola
porzione della curva che giace sotto la linea di confine tra il piano
astrale e quello fisico; la nascita e la morte sarebbero semplicemente
i punti di intersezione dell’ellisse con quella linea di confine –
ovviamente non certo i punti più importanti del sistema.

Il punto più importante, in realtà, sarebbe chiaramente quello più
lontano dall’ego – il punto di svolta, diciamo – ciò che in astronomia
chiameremmo l’afelio. Questo non è né nascita né morte, ma dovrebbe
essere un punto a metà della vita fisica, quando la forza proveniente
dall’ego ha esaurito la sua spinta all’esterno, e inizia il lungo
processo di introversione. Gradualmente, i suoi pensieri si
rivolgeranno in alto, preoccupandosi sempre meno della materialità,
fino ad abbandonare definitivamente il pesante corpo fisico. Il
risultato di questo è che, passando il tempo, egli presta sempre meno
attenzione alla materia inferiore, con la quale sono composti le
controparti degli oggetti fisici, ed è sempre più rivolto a quella
materia più sottile di cui sono costituite le forme-pensiero – almeno,
cioè, per come le forme-pensiero appaiono sul piano astrale. Così, la
sua vita si svolge sempre più nel mondo del pensiero, e la controparte
del mondo che ha lasciato alle sue spalle svanisce ai suoi occhi, non
perchè egli abbia cambiato la sua posizione nello spazio, ma perchè il
centro dei suoi interessi si è spostato. I suoi desideri permangono
ancora, e le forme che lo circondano saranno in larga parte
espressione di questi desideri, cosicchè la felicità o meno della sua
vita dipenderà principalmente dalla natura di questi.

Uno studio di questa vita astrale ci mostra molto chiaramente la
ragione di molti precetti morali.La maggior parte degli uomini
riconosce che ciò che danneggia gli altri è ovviamente e sicuramente
male; ma gli stessi a volte si domandano perchè dovrebbe essere male
provare gelosia, odio, o ambizione, fintantoché non vengono
manifestati come parole, o azioni. Un’occhiata a questo mondo
dell’aldilà ci mostra esattamente come tali sentimenti danneggino
l’uomo che li alberga, e come gli possano causare le più acute
sofferenze dopo la morte. Capiremo questo meglio con alcuni esempi
della vita astrale, e illustrando le loro principali caratteristiche.

Lasciateci prima considerare l’insipido uomo ordinario, che non è né
particolarmente buono, né particolarmente cattivo, né in alcun modo
speciale. L’uomo non cambia in alcun modo dopo la morte, così la sua
mancanza di colori resterà la sua caratteristica principale (sempre
che la si possa definire così). Egli non avrà né speciali sofferenze,
né gioe particolari, e probabilmente troverà la vita astrale piuttosto
noiosa, perché non ha, durante la sua vita sulla terra, sviluppato
alcun interesse razionale. Se egli non ha alcuna idea al di là del
pettegolezzo o di ciò che è chiamato sport, niente oltre i suoi affari
o i suoi vestiti, è probabile che troverà che il tempo scorre
lentamente tra le sue mani quando tali interessi non saranno più
possibili. Ma nel caso di un uomo che abbia avuto forti desideri di un
genere di materialità bassa, tali che possano essere soddisfatte solo
sul piano materiale, si è di fronte ad una evenienza ancora peggiore.
Consideriamo il caso di un ubriacone o di una persona attaccata ai
sensi. Egli è stato schiavo di voglie incontrollabili durante la sua
vita terrena, che restano invariate dopo la morte – anzi, ancora più
forti di prima, poiché le loro vibrazioni non devono più mettere in
movimento le pesanti particelle fisiche. Ma la possibilità di
soddisfare questa terribile sete è tolta per sempre, perché il corpo,
solo attraverso il quale avrebbe potuto essere soddisfatta, se ne è
andato. Vediamo che le fiamme del purgatorio non sono simboli inadatti
per le vibrazioni di un tipo di desiderio tormentoso come questo. Esso
può durate per un tempo abbastanza lungo, poiché passa soltanto
gradualmente spogliandosene, e il destino di quest’uomo è
indubbiamente terribile. Eppure ci sono altri due punti che dobbiamo
tenere presenti nel considerare questo. Primo, l’uomo ha fatto ciò
assolutamente da sé, e ne ha determinato l’esatto grado della sua
intensità e della sua durata. Se avesse controllato tali desideri
durante la vita, ci sarebbe stato proprio un minimo di tali sofferenze
da patire dopo la morte. Secondo, è il solo modo nel quale può
sbarazzarsi del vizio. Se egli passasse da una vita di sensualità e
ubriacature direttamente all’incarnazione successiva, egli nascerebbe
schiavo dei suoi vizi – lo dominerebbero fin dall’inizio, e non ci
sarebbe scampo per lui. Ma ora che si è spogliato del desiderio, egli
può iniziare il suo nuovo cammino senza quel fardello, e l’anima,
avendo avuto una lezione così severa, farà ogni possibile sforzo per
evitare che i suoi veicoli inferiori ripetano un tale errore.

Tutto questo era noto al mondo sia recentemente sia durante l’epoca
classica. Lo vediamo chiaramente rappresentato nel mito di Tantalo,
che soffre eternamente a causa di una sete violenta, poiché è
condannato per sempre a vedere l’acqua ritirarsi proprio quando sta
per toccare le sue labbra. Molti altri peccati producono questo
risultato in un modo altrettanto raccapricciante, sebbene ognuno in
base alle proprie peculiarità. Ad esempio l’avaro soffrirà quando non
potrà più ammassare il suo oro, quando egli forse saprà che mani
estranee lo stanno spendendo. Pensate come l’uomo geloso continuerà a
soffrire per la sua gelosia, sapendo che ora non ha più il potere di
interferire sul piano fisico, percependola ancora più forte di prima.
Ricordate il fato di Sisifo nella mitologia greca – come egli fosse
condannato a spingere una pesante roccia sulla sommità di una
montagna, solo per vederla rotolare ancora giù nel momento in cui il
successo sembrava alla sua portata. Vedete con quanta esattezza questo
rappresenti l’oltretomba di un uomo di smisurata ambizione. Egli ha
trascorso tutta la sua vita a realizzare disegni egoistici, e perciò
continua a fare ciò nel mondo astrale; costruisce con attenzione le
sue trame fino a che sono perfette nella sua mente, e solo dopo si
rende conto che ha perso il corpo fisico che è necessario per la loro
realizzazione. Crollano le sue speranze; tuttavia così radicata è
l’abitudine che continua ancora e ancora a spingere la stessa pietra
su per la stessa montagna di ambizione, fino a che non si è spogliato
del vizio. Dopo, alla fine comprende che non ha bisogno di spingere la
sua roccia, e la lascia stare in pace ai piedi della collina.

Abbiamo preso in considerazione l’uomo comune, e l’uomo che differisce
dal comune a causa dei suoi desideri grossolani ed egoistici. Ora
esaminiamo l’uomo che differisce da quello comune nella direzione
opposta, che ha cioè interessi di natura razionale. per capire come la
vita dopo la morte gli appare, dobbiamo aver presente che la
maggioranza degli uomini impiega la gran parte della della loro vita
da svegli e la maggior parte delle loro forze in lavori che non gli
piacciono realmente, che essi non vorrebbero proprio fare se non fosse
necessario per guadagnarsi da vivere, o per mantenere coloro che
dipendono da loro. Immaginate la situazione dell’uomo quando tutta la
necessità di questo opprimente lavoro è finita, quando non c’è più
bisogno guadagnarsi da vivere, poiché il corpo astrale non ha bisogno
di cibo, di vestiti o di case. Allora per la prima volta dalla sua
prima infanzia quest’uomo è libero di fare esattamente quello che gli
piace, e può dedicare tutto il suo tempo a qualcosa che può essere la
sua occupazione preferita – fino al punto che, cioè, essa è di una
natura tale da poter essere realizzata senza la materia fisica.
Supponiamo che il più grande diletto di un uomo sia la musica; sul
piano astrale ha l’opportunità di ascoltare tutte le più grandi
musiche che la terra può produrre, ed è anche in grado, sottostando a
queste nuove condizioni, di ascoltarle molto meglio di prima, poiché
qui, altre e più piene armonie sono ora alla sua portata, rispetto a
quelle che le nostre limitate orecchie possono afferrare.La persona
appassionata di arte, che ami la bellezza delle forme e dei colori,
avrà davanti a sé , tra cui scegliere, tutta la ricchezza di questo
mondo superiore. Se la sua passione è la bellezza della Natura, avrà
ineguagliabili possibilità di indulgervi; poiché può spostarsi da un
posto all’altro prontamente e velocemente, e apprezzare in rapida
successione le meraviglie della natura, che all’uomo incarnato
occorrerebbero anni per visitare. Se è un appassionato di scienza o di
storia, le biblioteche e i laboratori del mondo saranno a sua
disposizione, e la sua capacità di comprendere i processi chimici e
biologici sarà molto maggiore di prima, perchè adesso egli potrà
vedere sia all’interno che all’esterno delle opere, così come sia le
cause che gli effetti. E in tutti i casi c’è in più la meravigliosa
delizia di non fare alcuna fatica. E’ qui che capiamo perchè , ogni
qualvolta stiamo progredendo nei nostri studi o esperimenti,non
riusciamo ad avanzare , poiché il cervello non riesce a tollerare più
di un certo sforzo; al di fuori del mondo fisico, sembra che non
esista alcuna fatica, perchè in realtà è il cervello che si stanca,
non la mente.

Fino ad ora ho parlato di pure gratificazioni egoistiche, anche se di
tipo intellettuale o razionale. Ma ci sono alcuni di noi che sarebbero
soddisfatti solo con qualcosa di più elevato – persone la cui gioia
più grande nella vita consiste nell’essere al servizio dei propri
simili. Che cosa ha in serbo per loro la vita astrale? Essi potranno
realizzare la loro filantropia più efficacemente di prima, e in
condizioni migliori che nel piano inferiore. Ci sono migliaia di
esseri che possono aiutare, e con una certezza di far del bene molto
maggiore di quanto sia abitualmente possibile in questa vita. Alcuni
perciò si dedicano al bene comune; alcuni si occupano in particolar
modo di amici o parenti, sia vivi che morti. Questo uso delle parole
“vivi e morti” rappresenta una strana inversione dei fatti; poiché
sicuramente chi è morto siamo noi, sepolti in questi grossolani e
stretti corpi fisici; e chi è veramente vivo sono loro, così tanto più
liberi e capaci, poiché liberi da ostacoli. Spesso la madre trapassata
in quella vita superiore, proteggerà ancora il suo bambino, e sarà per
lui un vero angelo custode; spesso il marito ‘morto’ rimane vicino e
in contatto con la moglie afflitta, grato se ogni tanto può farle
sentire che egli vive accanto a lei con amore e forza, come in
passato.

Se tutto ciò è vero, penserete, allora di sicuro prima moriamo meglio
è; queste informazioni sembrano quasi incitare al suicidio! Di fatto,
se state pensando solo a voi stessi e al vostro piacere,
paradossalmente è così. Ma, se pensate ai vostri compiti verso Dio e i
vostri simili, allora capirete subito che quel punto di vista non è
più valido. Voi siete qui per uno scopo – uno scopo che può essere
raggiunto solo sul piano fisico. L’anima deve attraversare così tante
difficoltà, e passare attraverso così tanti limiti, per guadagnarsi
questa incarnazione terrena, che non si possono sprecare inutilmente
questi sforzi . L’istinto di auto-conservazione è stato impiantato nel
nostro petto per opera di Dio, ed è nostro dovere fare del nostro
meglio in questa vita terrena per conservarla finchè le circostanze ce
lo permettono. Ci sono lezioni che devono essere apprese su questo
piano che non possono essere comprese in nessun altro luogo, e, prima
le capiremo, prima saremo liberi perfino dal tornare ancora in questa
vita inferiore e più limitata. Perciò, che nessuno osi morire finchè
non è giunta la sua ora, anche se, quando sarà il momento, potrà
gioire nel passare dalla fatica al ristoro.

E tuttavia, tutto ciò di cui vi ho parlato fino ad ora, è
insignificante di fronte alla gloria della vita che segue – la vita
del paradiso. Questo è il purgatorio – quella è la eterna benedizione
cantata dai poeti e sognata dai monaci – niente affatto un sogno, ma
una realtà viva e gloriosa. La vita astrale è felice per alcuni,
infelice per altri, a seconda della preparazione con cui vi sono
giunti; ma ciò che segue è felicità perfetta per tutti, esattamente
forgiata per i bisogni di ognuno.

Prima di concludere questo capitolo, consideriamo una o due domande
ricorrenti, riguardo all’aldilà. Potremo fare progressi,là?, alcuni
chiedono. Senza dubbio, perchè il progresso è la regola dello Schema
Divino. Per noi questo è possibile sempre in relazione al nostro
livello evolutivo. L’uomo che è schiavo del desiderio, può progredire
solo spogliandosene; ciò è il massimo che può fare a questo stadio. Ma
l’uomo gentile e desideroso di aiutare impara in molti modi attraverso
il lavoro che può svolgere nella vita astrale; egli ritornerà sulla
terra con molti più poteri e qualità, a causa della sua pratica
altruistica. Dunque, non c’è nulla da temere riguarda alla questione
del progresso. Un altro punto spesso sollevato è : saremo in grado di
riconoscere i nostri cari trapassati prima di noi? Sicuramente sì,
poiché né loro né noi saremo cambiati; perchè, dunque, non dovremmo
riconoscerli? L’attrazione è ancora lì, e agirà come un magnete per
riunire coloro che la sentono, più prontamente e sicuramente che non
qua. Di fatto, se il nostro caro ha lasciato la vita terrena molto
tempo fa, egli può essere già andato oltre il piano astrale, ed essere
entrato nel paradiso; in questo caso dovremo aspettare finchè anche
noi avremo raggiunto quel livello, ma quando arriverà quel momento,
noi saremo insieme a lui in modo così perfetto, certo al di là di
quanto possiamo immaginare in questa casa-prigione. Siate certi di una
cosa: che non abbiamo perso i nostri amati; se sono morti di recente,
li ritroveremo sul piano astrale, se sono morti da più tempo, li
ritroveremo in paradiso; ma dove esiste l’affetto, il ricongiungimento
è certo. Poichè l’amore è una delle forze più potenti dell’universo,
sia in vita che in morte.

C’è una infinità di informazioni interessanti su questa vita
superiore, in particolare vi consiglio Death and After di Annie
Besant, e i miei libri Il Piano Astrale e L’altro lato della morte.

Vale la pena approfondire questo argomento, perchè la conoscenza della
verità allontana tutte le paure della morte, e rende la vita più
facile, perchè ne conosciamo il significato e la sua fine. La morte
non porta sofferenza, ma solo gioia, per coloro che vivono una vita
sincera e altruistica. Gli antichi Latini lo affermavano letteralmente
– Mors janua vita – la morte è la porta della vita. Ciò è esattamente
quello che vuol dire – una porta in una vita superiore e più completa.
Dall’altro lato della tomba, così come da questo, domina la grande
legge della Giustizia Divina, che noi crediamo agisca, sia qui, che
là,sia per noi, che per i nostri cari.

IV. IL PARADISO

Le religioni tuttora sono d’accordo nell’affermare l’esistenza del
paradiso e che la gioia della sua beatitudine segue una vita terrena
ben spesa. Il Cristianesimo e l’Islam ne parlano come di una
ricompensa offerta da Dio a coloro che lo hanno compiaciuto, ma la
maggior parte delle altre religioni lo descrivono piuttosto come la
conseguenza inevitabile di una buona vita, esattamente come è il punto
di vista teosofico. Eppure, nonostante tutte le religioni concordino
nel dipingere questa vita felice con termini sfolgoranti, nessuna di
esse è riuscita a descriverla in modo realistico. Tutto ciò che è
stato scritto sul paradiso è talmente diverso da qualsiasi nostra
esperienza, che molte descrizioni ci sembrano quasi grottesche. Non
siamo in grado di affermare questo riguardo a ciò che ci fu raccontato
fin dall’infanzia, ma, se dovessimo ascoltare i racconti delle altre
grandi religioni, non esiteremmo a farlo. Nei libri Buddhisti o
Induisti si possono trovare magnifici racconti di giardini
interminabili, nei quali gli alberi sono d’oro o d’argento, e i loro
frutti di vari tipi di gioielli, e saremmo tentati di sorridere,
finchè non ci sovvenisse il pensiero che i nostri racconti di strade
dorate e cancelli di perle potrebbero suonare altrettanto improbabili
alle orecchie di un Induista o di un Buddhista. Il fatto è che questi
racconti ci appaiono ridicoli solo se li prendiamo alla lettera, e se
non capiamo che ogni scriba ha compiuto lo stesso tentativo dal suo
punto di vista; tentativi tutti falliti per il fatto che la grande
verità che c’è al di là è assolutamente indescrivibile. Lo scritture
Indù ha senza dubbio visto alcuni dei meravigliosi giardini dei re
Indiani, che presentano tali decorazioni. Lo scriba Ebreo non ha
familiarità con tali cose, ma fa riferimento ad una città grandiosa e
magnifica – probabilmente Alessandria; e così la sua concezione di
splendore è una città, diversa da qualsiasi altra per il materiale e
le decorazioni sontuose. Ognuno di essi cerca di dipingere una verità
, troppo grande per le parole, usando concetti familiari alla propria
mente.

Ci sono stati alcuni che, avendo visto la gloria del paradiso, hanno
cercato di descriverlo in modo confuso. Fra questi ci sono alcuni
nostri studenti, e nel Manuale Teosofico n. 6 potete trovare il mio
personale tentativo. Adesso non parliamo di oro o di argento, di
rubini e diamanti, se vogliamo rendere l’idea di una raffinata
bellezza di forme e colori; attingiamo piuttosto alla similitudine dei
colori del tramonto, e allo splendore del cielo e del mare, perchè ai
nostri occhi rappresentano il paradiso. E tuttavia, chi di noi ha
visto la verità sa che anche noi falliamo in questi tentativi, né più
né meno che gli scribi orientali, nel tratteggiare un’idea della
realtà del Piano Devachanico, o Paradiso, che nessuna parola potrà mai
dipingere, anche se ognuno un giorno lo vedrà coi suoi occhi. Perchè
questo paradiso non è un sogno; è una realtà radiosa; ma per
comprenderne qualcosa dobbiamo prima cambiare le nostre idee
sull’argomento. Il Paradiso non è un posto, ma uno stato di
consapevolezza. Se mi chiedete “Dove è il paradiso?” devo rispondervi
che è qui – intorno a voi, proprio in questo momento, vicino a voi
come l’aria che respirate. La luce è tutto intorno a voi, come Buddha
disse molto tempo fa; per vederla dovete solo togliervi la benda dagli
occhi. Ma cosa vuol dire togliersi la benda? Che cosa simboleggia
questa frase? E’ semplicemente questione di elevare la consapevolezza
ad un livello superiore, di imparare a focalizzarla in un veicolo di
materia più fine. Ho già parlato della possibilità di fare questo
riguardo al corpo astrale, arrivando così a vedere il mondo astrale;
questo necessita semplicemente di un ulteriore passo nello stesso
processo, l’innalzamento della consapevolezza al piano mentale, perchè
l’uomo ha un corpo anche per quel livello, e attraverso di esso può
ricevere le sue vibrazioni, e vivere così nel lucente splendore del
paradiso mentre ancora possiede un corpo fisico – anche se, in realtà,
dopo una tale esperienza, non proverà una grande attrattiva nel
tornare di nuovo nel piano fisico. L’uomo ordinario raggiunge questo
stato di beatitudine solo dopo la morte, e neanche immediatamente
dopo, se non in rari casi. Ho già spiegato come dopo la morte l’Ego si
ritrae decisamente in se stesso. L’intera vita astrale è infatti un
costante processo di ripiegamenti, e quando col passare del tempo
l’anima raggiunge i limiti di quel piano, essa muore ad esso proprio
nello stesso modo in cui era morta sul piano fisico. Cioè, essa si
spoglia del corpo di quel piano, e se lo lascia alle spalle, mentre
passa ad una vita più elevata e completa. Nessun dolore o sofferenza
di alcun tipo precede questa seconda morte, ma, proprio come con la
prima, si ha in genere un periodo di incoscienza, dal quale ci si
sveglia gradualmente. Alcuni anni fa ho scritto un libro intitolato Il
Piano Devachanico, in cui cercavo di descrivere cosa avrebbe visto,
schematizzando per quanto potevo le varie suddivisioni di questa
gloriosa Terra di Luce, fornendo esempi di ciò che era stato osservato
durante le nostre investigazioni in questa vita celeste. Al momento,
cercherò di trattare l’argomento da un altro punto di vista, e coloro
che desiderano potranno integrare le informazioni leggendo anche quel
libro. Forse, l’affermazione iniziale più completa è che questo è il
piano della Mente Divina, che qui siamo proprio nel regno del
pensiero, e che qualsiasi cosa l’uomo possa pensare diventa, qui, una
vivida realtà. Noi partiamo col grande svantaggio di giudicare le cose
materiali come reali, e quelle non materiali irreali; mentre il fatto
è che le cose materiali sono sepolte e nascoste in questa realtà, e
quindi diventano riconoscibili solo se osservate da un punto di vista
più elevato. Così, quando sentiamo parlare di un mondo del pensiero,
immediatamente pensiamo ad un mondo irreale, fatto della stessa pasta
dei sogni, come dice il poeta.

Cercate di capire che quando un uomo lascia il suo corpo fisico e apre
la sua consapevolezza alla vita astrale, la sua prima sensazione è la
realtà vivida e intensa di quella vita, così che pensa “Adesso per la
prima volta so che cosa è la vita”. Ma quando poi è la volta di
lasciare quella vita per un’altra superiore, egli ripete esattamente
la stessa esperienza, perchè quest’ultima è così più completa e
intensa di quella astrale, che, ancora una volta, nessun confronto è
possibile. E, ancora, c’è un’altra vita oltre questa, che è come la
luce del sole paragonata alla luce della luna; ma è inutile parlarne
ora.

Ci sono molti che troveranno assurdo che un regno del pensiero sia più
reale di un mondo fisico; bene, è giusto che pensino questo finchè non
abbiano sperimentato una vita più elevata di questa, e poi ci sarà un
momento che conosceranno molto più di quanto qualsiasi parola possa
mai spiegare.

Su questo piano, dunque, troviamo l’infinita pienezza della Mente
Divina, completamente aperta nel suo flusso verso tutte le anime, in
proporzione a quanto ognuna di esse si sia preparata a riceverlo. Se
un uomo ha già completato l’evoluzione a cui era destinato, se aveva
completamente realizzato e dispiegato il germe di divinità che è
dentro di lui, la pienezza di questa gloria sarà alla sua portata; ma
dal momento che nessuno di noi ancora è giunto a ciò, dal momento che
ci stiamo ancora innalzando gradualmente verso quello splendido
traguardo, nessuno ancora può afferrarla completamente, e potrà
conoscere e attingerne solo quella parte che col suo impegno si è
preparato a ricevere. Individui diversi avranno capacità diverse; come
nella metafora orientale, ognuno porta la sua ciotola; alcune sono più
grandi , altre più piccole, ma, grande o piccola che sia, ogni tazza è
riempita fino all’orlo; il mare di beatitudine è infinitamente
abbondante.

Tutte le religioni hanno parlato di questa beatitudine del paradiso,
però poche hanno posto di fronte a noi con sufficiente chiarezza e
precisione questa idea dominante che da sola spiega razionalmente come
sia possibile tale benedizione per tutti – e questo, in verità, è la
chiave di volta del concetto – il fatto che ogni uomo crei il suo
proprio paradiso attraverso la selezione dall’ineffabile splendore del
Pensiero di Dio Stesso. Un uomo decide per se stesso sia la durata che
le caratteristiche della sua vita celeste attraverso quello che ha
creato durante la sua vita terrena; perciò egli non può non avere la
quantità esatta di ciò che si è meritato, ed esattamente la qualità di
gioia che è la più adatta alle sue idiosincrasie, perchè questo è un
mondo nel quale ogni essere deve, per il fatto stesso di esservi
consapevole, gioire della più elevata beatitudine spirituale della
quale e capace – un mondo la cui capacità di rispondere alle sue
aspirazioni è limitata solo dalla sua capacità di aspirare.

Egli si è costruito un corpo astrale attraverso i suoi desideri e le
sue passioni durante la vita terrena, e deve vivere in esso durante la
sua esistenza astrale, e tale esistenza è stata felice o infelice per
lui in accordo col suo carattere. Ora il tempo del purgatorio è
finito, perché la parte inferiore della sua natura si è consumata: ora
restano solo i pensieri più elevati e raffinati, le aspirazioni nobili
e altruistiche che egli ha espresso durante la vita terrena. Queste si
raggruppano attorno a lui e formano una specie di guscio, attraverso
il quale è in grado di rispondere a certi tipi di vibrazione in questa
materia sottile.

Questi pensieri che lo circondano sono il potere che egli ha di
ricevere il bene del mondo-celeste, che egli scopre essere un
inesauribile magazzino da cui può attingere proporzionalmente al
potere di quei pensieri e aspirazioni che egli stesso ha generato
nella vita astrale e fisica. Tutti i suoi affetti e devozioni più
elevati producono ora i loro risultati, poiché qui non c’è niente
altro; tutto ciò che era egoismo o attaccamento è stato lasciato
indietro, nel piano del desiderio.

Infatti, ci sono due tipi di affezioni. Un tipo, che non è neanche
degno di essere chiamato con tale nome, che considera sempre la
quantità di amore che riceve in cambio del suo investimento in
attaccamento, che si preoccupa continuamente della quantità
dell’affetto che l’altra persona dimostra, e per questo motivo è
costantemente imbrigliato nel groviglio della gelosia e del sospetto.
Tale emozione, piena di attaccamento e sofferenza, produrrà come
risultato il dubbio e la miseria nel piano del desiderio, a cui
appartiene così palesemente. Ma c’è un altro tipo di amore, che non
sta mai a pensare quanto viene amato, ma ha solo l’obiettivo di
riversarsi senza alcuna riserva ai piedi di chi è rivolto, e pensa
solo a come meglio può esprimere coi fatti il sentimento che riempie
il suo cuore così completamente. Qui non ci sono limiti, poiché non
c’è attaccamento, né trazione verso se stessi, né pensieri di essere
ricambiati, ed è proprio a causa della incredibile forza con cui si
riversa all’esterno che non potrebbe essere espresso da nessuna
materia astrale, né potrebbe essere contenuto dalle dimensioni del
piano astrale. Esso necessita di materia più sottile e dello spazio
più ampio del piano superiore; perciò l’energia generata appartiene al
mondo mentale. Allo stesso modo, esiste una devozione religiosa che
pensa principalmente a cosa otterrà dalle sue preghiere, e si abbassa
ad una specie di contrattazione; mentre c’è anche una devozione
genuina, completamente dimentica di sé nella contemplazione della
divinità. Tutti noi sappiamo bene che nella nostra devozione più alta
c’è qualcosa che non è ancora mai stato soddisfatto, che le nostre più
grandi aspirazioni non si sono mai ancora realizzate, che quando
realmente amiamo in modo incondizionato, il nostro sentimento è ben al
di là di ogni potere di espressione su questo piano fisico, che la
profonda emozione suscitata nei nostri cuori dalla musica più nobile o
dall’arte più squisita raggiunge altezze e profondità sconosciute al
nostro cuore ottuso. Tutto questo è una forza di potere incredibile,
al di là di ogni calcolo, e deve produrre dei risultati da qualche
parte, in qualche modo, perchè la legge di conservazione dell’energia
è valida sui piani superiori del pensiero e dell’aspirazione proprio
come nella meccanica ordinaria. Ma, dal momento che questa forza deve
reagire su colui che l’ ha messa in moto , e non può farlo sul piano
fisico la cui materia è così più grossolana e limitata, come e quando
produrrà il suo inevitabile risultato? Semplicemente, aspetta che
l’uomo raggiunga il suo livello; rimane immagazzinata finchè non
arriva la sua opportunità. Finché la consapevolezza dell’uomo resta
focalizzata sul piano astrale e fisico essa non può reagire su di lui,
ma appena egli si trasferisce interamente al piano mentale, questa è
lì, pronta per lui, irrompe fuori dai cancelli, e inizia la sua
azione. Così, una giustizia perfetta viene attuata, e nulla si perde,
anche se a noi, in questo mondo più basso, sembra di non essere giunti
al nostro scopo e di aver perso i nostri obiettivi.

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