La vita dopo la morte 2f

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La vita dopo la morte 2f

di C.W. Leadbeater

– Parte seconda e fine

(Traduzione di Silvia Cecchini e Ezio Sposato)

V. MOLTI COMPITI

Il punto chiave del concetto è la comprensione di come l’uomo
costruisce il suo personale paradiso. Qui, su questo piano della Mente
Divina, esiste, some abbiamo detto, tutta la bellezza e la gloria
concepibile; ma l’uomo può guardarvi solo attraverso le finestre che
lui stesso si è costruito. Ognuna delle sue forme-pensiero è come una
finestra, attraverso la quale può ricevere risposte dalla forza
presente al di fuori. Se si è occupato principalmente di cose
materiali durante la sua vita terrena, allora ha costruito per sé solo
poche finestre attraverso cui la gloria superiore può risplendere su
di lui. E, comunque, ogni uomo avrà avuto qualche sprazzo di
sentimento puro e incondizionato,e anche se fosse stato una sola volta
in tutta la sua vita, quello, adesso, sarà per lui una tale finestra.
Ogni uomo, eccetto chi è ad uno stadio molto primitivo, sicuramente
avrà questa meravigliosa beatitudine. Invece di dire, come
convenzionalmente, che alcuni uomini vanno all’inferno e altri in
paradiso, sarebbe più corretto dire che tutti gli uomini
sperimenteranno la loro parte di entrambi gli stati (se proprio
dobbiamo chiamare la vita astrale più bassa con un nome così orribile
come inferno), e ciò che differisce è solo la proporzione. Dobbiamo
tener presente che l’anima dell’uomo ordinario è ancora ad uno stadio
iniziale della sua evoluzione. Egli ha imparato ad usare il suo
veicolo fisico con relativa

facilità, e riesce anche a funzionare abbastanza agevolmente nel suo
corpo astrale, anche se raramente riesce a mantenerne la memoria nel
suo cervello fisico; ma il suo corpo mentale non è ancora un veicolo
propriamente detto, né impiega i suoi sensi nel modo consueto per
ricevere informazioni . Perciò non dobbiamo pensarlo in condizioni di
grande attività, o con la capacità di muoversi liberamente, come fa
sui piani astrali. La sua condizione, qui, è principalmente ricettiva,
e la sua comunicazione col mondo al di fuori di lui avviene solo
attraverso le sue finestre, e perciò è veramente molto limitata.
L’uomo che può esercitare una piena attività è già quasi più di un
uomo, poiché deve essere uno spirito glorificato, una grande entità
altamente evoluta. Là, avrebbe piena consapevolezza, e userebbe il suo
veicolo mentale liberamente, alla stessa stregua di come l’uomo
ordinario usa il suo corpo fisico, e di fronte ad esso si aprirebbero
vasti campi di conoscenza superiore.

Ma qui stiamo parlando di chi è meno evoluto di così – di chi ha le
sue finestre, e vede solo attraverso di esse. Per capire il suo
paradiso, dobbiamo considerare due punti: la sua relazione al piano
stesso, e la sua relazione ai suoi amici. La prima questione si divide
a sua volta in due parti, poiché dobbiamo considerare prima la materia
del piano così come viene modellata dai suoi pensieri, e poi le forze
del piano che vengono evocate in risposta alle sue aspirazioni.

Ho detto di come l’uomo circondi se stesso di forme-pensiero; qui, su
questo piano, siamo proprio nella casa del pensiero, perciò queste
forme sono assolutamente importanti rispetto a questa considerazione.
Esistono forze viventi intorno a lui, potenti abitanti angelici di
questo piano, e molti dei loro ordini sono molto sensibili a certe
aspirazioni dell’uomo, e prontamente gli rispondono. Ma naturalmente,
sia i suoi pensieri che le aspirazioni procedono solo lungo le linee
che egli ha già preparato durante la vita terrena. Potrebbe sembrare
che, nel momento in cui egli si trasferisce ad un piano di tale forza
e vitalità trascendenti , egli potrebbe essere trascinato verso
attività completamente nuove, lungo linee inesplorate; ma questo non è
possibile. Il suo corpo mentale non è assolutamente dello stesso
ordine degli altri veicoli; e non è così pienamente sotto il suo
controllo. Tutto ciò che è passato attraverso molte vite è stato
abituato a ricevere impressioni e spinte all’azione dal basso,
attraverso i veicoli inferiori, principalmente dal suo corpo fisico, e
a volte dall’astrale; è stato fatto molto poco per ricevere vibrazioni
mentali dirette, su questo piano, e non riesce a cominciare
improvvisamente ad accettare di rispondere ad esse. Praticamente,
allora, l’uomo non inizia nessun nuovo pensiero, ma solo quelli che ha
già formato, le finestre attraverso le quali egli guarda il suo nuovo
mondo.

Riguardo a queste finestre, esse possono variare in due modi – nella
direzione nella quale guardano, e nel tipo di vetro di cui sono
formate. Ci sono molte direzioni che il pensiero superiore può
prendere. Alcune di queste, come l’affetto e la devozione, hanno
caratteristiche così personali che forse è meglio considerarle nella
relazione della persona con gli altri; parliamo quindi di un caso in
cui questo elemento non esiste – dove cioè trattiamo solo delle
influenze che lo circondano. Supponiamo che una delle finestre verso
il paradiso sia la musica. In questo caso abbiamo una forza molto
potente; sappiamo tutti quanto la musica possa elevare un uomo, può
trasformarlo per un po’ in un nuovo essere in un nuovo mondo; se avete
mai provato questa esperienza, capirete che siamo in presenza di uno
stupendo potere. L’uomo che non ha la musica nella sua anima non ha
finestre aperte in quella direzione; ma un uomo che ha una finestra
musicale riceverà attraverso di essa tre gruppi di impressioni
completamente diversi, ognuno dei quali, comunque, sarà modificato dal
tipo di vetro di cui la finestra è costituita. E’ ovvio che questo
vetro può costituire un grande limite alla sua percezione; può essere
colorato, e lasciar passare solo certi tipi di raggi di luce, o può di
materiale grezzo, e perciò distorcere e oscurare tutti i raggi che lo
attraversano. Per esempio, un uomo sulla terra può essere stato capace
di apprezzare solo un certo tipo di musica, e così via. Ma, supponendo
che la sua finestra musicale sia di buona qualità, che cosa riceverà
attraverso di essa?

Per prima cosa, sentirà quella musica che è l’espressione del
movimento ordinato delle forze del piano. C’era qualcosa di vero
dietro l’idea poetica della musica delle sfere, perchè su questi piani
superiori, qualsiasi movimento e azione producono gloriose armonie di
suoni e colori. Tutto il pensiero si esprime in questo modo – il
proprio così come l’altrui – in una deliziosa serie indescrivibile di
accordi mutevoli, come di migliaia di arpe eoliche. Questa
manifestazione musicale della vita vivida e splendente del paradiso
sarebbe per lui una specie di delizioso sottofondo sempre presente in
tutte le sue altre esperienze.

In secondo luogo, fra gli abitanti di questo piano c’è una classe di
entità – un grande ordine di angeli, come i nostri amici cristiani li
chiamerebbero, che si dedicano in particolare alla musica, con cui
abitualmente esprimono se stessi, molto più che con altri mezzi. Si
parla di loro negli antichi libri Indù col nome di Gandharvas. L’uomo
la cui anima è accordata alla musica, attrarrà sicuramente la loro
attenzione, e riuscirà a connettersi con alcuni di loro, imparando
così con sempre maggior gioia tutte le meravigliose combinazioni che
essi compongono.

In terzo luogo, sarà un attento ascoltatore e apprezzatore della
musica eseguita dai suoi simili nel paradiso. Pensate a quanti grandi
compositori lo hanno preceduto: Bach, Beethoven, Mendelssohn, Handel,
Mozart, Rossini – sono tutti là, non morti ma piena di vita vigorosa,
e vi lavorano incessantemente, componendo armonie molto più gloriose
di qualunque altra mai udita sulla terra. Ognuno di essi è una fonte
di meravigliose melodie, e molte ispirazioni dei nostri musicisti
terreni è in realtà solo una debole e lontana eco della dolcezza del
loro canto.

Molto più di quanto possiamo comprendere del genio di questo mondo
inferiore non è altro che il riflesso dei poteri liberi di coloro che
sono trapassati prima di noi; più spesso di quanto pensiamo l’uomo
recettivo può, qui, catturare alcuni loro pensieri e riprodurli, per
quanto può essere possibile in questa sfera inferiore. I grandi
maestri della musica ci hanno raccontato di come a volte udissero per
intero, suonati da un accordo dentro le loro orecchie, grandi oratori,
marce, nobili cori; come fu questo il modo con cui giunse loro
l’ispirazione, e come quando cercavano di scrivere la musica in note,
occorressero molte pagine per esprimerla. Questo esprime esattamente
il modo nel quale la musica del paradiso differisce da quella che
conosciamo qui; un solo accordo là può esprimere ciò che qui
richiederebbe ore per essere reso con molta minore efficacia.

Esperienze molto simili accadrebbero all’uomo appassionato di arte.
Anch’egli avrebbe le stesse possibilità di deliziarsi, perchè l’ordine
del piano si esprime nei colori come nella musica, e gli studenti di
teosofia conoscono bene il fatto che i Deva hanno un linguaggio dei
colori – un ordine di spiriti che comunicano fra di loro attraverso
lampi di splendidi colori. Ancora, tutti i grandi artisti medioevali
stanno ancora lavorando – non col pennello e le tele, ma plasmando
materia mentale col potere del pensiero, in modo infinitamente più
facile e soddisfacente. Ogni artista sa quanto ciò che concepisce con
la mente sia ben al di là dell’espressione, anche la più riuscita, su
carta e tela; ma qui pensare è creare, ed è impossibile la delusione.
La stessa cosa vale per tutte le direzioni del pensiero, così che là
esiste un’infinità di cui gioire e da conoscere, molto al di là di ciò
che le nostre menti limitate possano concepire qui.

VI. I NOSTRI AMICI IN PARADISO

Esponiamo adesso la seconda parte dell’argomento, il punto circa le
relazioni con le persone che amiamo, o con cui proviamo sentimenti di
devozione.

Le persone ci chiedono continuamente se incontreranno e riconosceranno
i loro cari in questa vita superiore, se potranno ritrovare, in mezzo
a tutto questo splendore inimmaginabile, i visi familiari senza i
quali tutto sembrerebbe loro vano. Fortunatamente, la risposta a
questa domanda è chiara e categorica: i nostri amici saranno là, senza
la minima ombra di dubbio, perfino molto più reali di quanto lo siano
mai stati con noi.

Eppure, ancora, le persone spesso chiedono: “E a proposito dei nostri
amici che sono già nella gioia del paradiso? Possono vedere noi qui
sulla terra? Possono osservarci e aspettarci?”. Difficilmente; perchè
ci sarebbero problemi in entrambi i casi. Come potrebbero i morti
essere felici se si guardassero indietro e vedessero coloro che amano
tristi e sofferenti, o, ancora peggio, mentre stanno commettendo un
peccato? E se pensiamo all’altra possibilità, cioè che non ci vedano,
ma che ci stiano aspettano, la situazione non migliora certo. Perchè
in quel caso essi passerebbero una attesa lunga e piena di
preoccupazioni, un doloroso periodo di sospensione, della durata
spesso di molti anni, mentre gli amici arriverebbero, in molti casi,
così diversi, da non essere più in sintonia. Nel sistema che ci è
stato predisposto così saggiamente dalla Natura, tutte queste
difficoltà vengono evitate; ognuno avrà con sé colore che ama
maggiormente, e sempre con la loro parte migliore, mentre nessun’ombra
di discordia o cambiamento potrà mai frapporsi, dal momento che
ognuno, per tutto il tempo, riceverà da essi esattamente ciò che
desidera. Questa soluzione è infinitamente superiore a qualsiasi cosa
la mente umana avrebbe potuto immaginare – come del resto avremmo
dovuto aspettarci – perchè tutte quelle ipotesi riflettevano l’idea
umana di ciò che è meglio, ma la verità sta nell’idea di Dio. Cercherò
di spiegarmi meglio. Tutte le volte che amiamo qualcuno molto
profondamente, noi ci formiamo di lui un’immagine mentale molto forte,
ed egli è spesso presente nella nostra mente. Inevitabilmente,
portiamo con noi, in paradiso, questa immagine mentale, proprio perchè
è costituita di quella materia sottile, che appartiene a quel piano.
Ma l’amore che forma e trattiene una tale immagine è una forza molto
potente – una forza che è così intensa da poter raggiungere ed agire
sull’anima del nostro amico, la persona reale che amiamo. Quell’anima,
a sua volta, risponde immediatamente e con ardore, e riversa se stessa
nella forma-pensiero che abbiamo creato per lei, ed è così che il
nostro amico è presente insieme a noi, realmente e più vividamente che
mai. Perchè, ricordate, ciò che amiamo è l’anima, non il corpo, ed è
l’anima che abbiamo qui con noi. Allora potreste dire “Sì, ma questo
accadrebbe se fossero morti anche i nostri amici, ma supponiamo che
siano ancora vivi: in tal caso non potrebbero certo essere in due
posti contemporaneamente.” Il fatto è che, a questo proposito, si può
essere in due posti nello stesso tempo; e spesso anche in più di due
posti, e non fa la minima differenza se quell’amico di cui parliamo
sia ciò che comunemente chiamiamo “vivo”, o “morto”. Cerchiamo di
capire cosa sia realmente un’anima, e comprenderemo meglio come ciò
sia possibile.

L’anima appartiene ad un piano superiore ed è ben più grande ed estesa
di qualsiasi sua manifestazione. Il suo rapporto con le sue
manifestazioni è come quello di una dimensione ad un’altra – come un
quadrato rispetto ad una linea, o un cubo rispetto ad un quadrato.
Nessuna quantità di quadrati può mai diventare un cubo, perchè il cubo
ha tre dimensioni, mentre il quadrato ne ha solo due. Allo stesso
modo, nessuna molteplicità di espressioni su un piano inferiore potrà
mai esaurire la pienezza dell’anima, poiché essa risiede su un piano
totalmente superiore. Essa mette una piccola porzione di sé in un
corpo fisico, per acquisire quell’esperienza che può essere realizzata
solo su questo piano; ma può avere solo un corpo per volta, perchè
questa è la legge; anche se potesse assumerne migliaia, non sarebbero
sufficienti ad esprimerla totalmente. Può avere solo un corpo fisico,
ma se ha evocato un grande amore in un amico, così che quell’amico
abbia sempre in mente una sua forte immagine , allora sarà capace di
rispondere a questo affetto riversando in quella forma-pensiero la sua
propria vitalità, vivificandola così in una sua espressione reale su
questo livello, di due interi piani superiore al mondo fisico,
pertanto ancora più capace di esprimere le sue qualità.

Se ancora sembra difficile capire come la consapevolezza dell’anima
possa essere attiva anche quella manifestazione, fate un paragone con
un’esperienza fisica comune. Ciascuno di noi, mentre siede su una
sedia, è consapevole nello stesso istante di parecchi punti di
contatto fisico. Tocca il sedile della poltrona, i suoi piedi
appoggiano sul pavimento, le mani sentono i braccioli, o magari
tengono un libro; eppure il cervello non ha difficoltà a percepire
questi contatti simultaneamente; perchè, allora, dovrebbe essere più
difficile, per un’anima, la cui consapevolezza è tanto più estesa
della pura coscienza fisica, trovarsi contemporaneamente e
consapevolmente in più di una manifestazione su piani inferiori al
proprio? In realtà è una sola persona che sente tutti quei contatti
differenti; in realtà è una sola persona che sente tutte quelle
diverse forme-pensiero; ed è reale, viva e amorevole in ognuna di
esse. Si trova là, sempre al meglio di sé, perchè questa è
un’espressione molto più completa di quanto non possa essere sul piano
fisico, anche nelle migliori circostanze.

Ma, si può chiedere, questo influenzerà in qualche modo l’evoluzione
del vostro amico? Certamente sì, perchè gli offrirà una ulteriore
opportunità di espressione. Se questi ha un corpo fisico, sta già
apprendendo lezioni attraverso di esso, ma allo stesso tempo questo lo
metterà in grado di sviluppare la qualità di amore molto più
rapidamente attraverso l’espressione sul piano mentale che voi gli
avete permesso di manifestare. In questo modo, il vostro amore per lui
sta facendo molto. Come abbiamo detto, l’anima può manifestarsi in
molte immagini, se ha la fortuna che qualcuno le crei per lei. Chi è
molto amato da molte persone può partecipare a molti paradisi
simultaneamente, e perciò può evolvere molto più rapidamente; ma
questa grande ulteriore opportunità non è altro che il diretto
risultato e la ricompensa di quelle qualità che gli hanno guadagnato
l’affezionata riconoscenza di così tanti suoi simili. Perciò, non solo
riceve amore da essi, che siano vivi o morti, ma attraverso questo
amore cresce a sua volta.

Dovremmo tuttavia osservare che ci sono due possibili limiti alla
perfezione di questa relazione.

Primo, l’immagine che avete del vostro amico può essere parziale o
imperfetta, così che molte delle sue maggiori qualità non siano
rappresentate, e perciò egli non possa essere in grado di manifestarsi
pienamente attraverso di essa.

Secondariamente, ci potrebbero essere delle difficoltà da parte del
vostro amico. Vi potreste essere formati un’idea non appropriata di
lui; se il vostro amico non è ancora un’anima altamente evoluta, è
possibile che l’abbiate sopravvalutato in qualche modo, e in quel caso
ci potrebbero essere alcuni aspetti della immagine che avete formato
di lui nei quali egli non riuscirebbe a manifestarsi.. Ciò, tuttavia,
è improbabile, e potrebbe accadere solo quando un oggetto indegno sia
stato posto poco saggiamente su un piedistallo. Anche in quel caso,
chi ha formato l’immagine non troverà poi alcun cambiamento
nell’amico, quando lo reincontrerà, perchè quest’ultimo sarà in grado
quanto meno di corrispondere a quell’ideale senz’altro di più di
quanto lo fosse al momento della loro conoscenza. Fisica. Essendo poco
evoluto, potrebbe non essere perfetto, ma comunque sarebbe sempre
meglio di prima, perciò , come vedete, non manca niente alla gioia
degli abitanti del paradiso. Il vostro amico può riempire centinaia di
immagini con quelle qualità che egli possiede, ma quando una qualità è
ancora poco sviluppata in lui, egli non la sviluppa improvvisamente
solo perché vi siete immaginati che egli l’abbia già conseguita.
Questo è il vantaggio che hanno coloro che formano immagini solo di
chi non può deluderli – o, dal momento che non ci sarebbe mai una
delusione, potremmo dire piuttosto, di coloro che sono in grado di
superare anche i concetti più elevati che la mente inferiore può farsi
di loro. Il teosofo che crea nella sua mente l’immagine del Maestro sa
che tutta l’inadeguatezza della stessa è determinata da lui, perché
sta accostandosi ad una profondità di amore e potere che il suo
scandaglio mentale non può sondare.

Ma, si potrebbe chiedere, poiché l’anima trascorre una così grande
porzione del suo tempo nella gioia della beatitudine del paradiso,
quali sono le sue opportunità di evoluzione mentre è lì? La prima
opportunità è relativa al fatto che, attraverso alcune qualità , ci si
sono aperte delle finestre sicure nel paradiso; e, attraverso il
continuo esercizio di queste qualità per un tempo molto lungo queste
potranno rinforzarsi grandemente, finchè l’anima potrà ritornare sulla
terra per la prossima incarnazione molto arricchita al proposito.
Tutti i pensieri sono intensificati dalla reiterazione, e
l’uomo che trascorre un migliaio di anni soprattutto nell’esercitare
amore altruistico, alla fine di quel periodo saprà sicuramente come
amare con forza e correttamente.

La seconda opportunità sta nel fatto che, se attraverso la sua
finestra egli riversa un’aspirazione che lo porta in contatto con uno
dei grandi ordini di spiriti, certamente potrà imparare molto dalla
sua interazione con loro. Nella musica essi useranno tutti i tipi di
ipertoni e varianti che precedentemente gli erano sconosciuti;
nell’arte usano comunemente un migliaio di modelli dei quali egli non
ha mai avuto la minima idea: tutto questo, gradualmente, resterà
impresso su di lui. Questo fa parte del credo che la Teosofia vi porta
– la certezza di questo sublime futuro per tutti. È sicuro perché è
già qui, perché per ereditarlo dobbiamo solo prepararci per esso.

VII. ANGELI CUSTODI

A parer mio, questa è una realtà delle più belle , come ho già
indicato nei miei insegnamenti teosofici, che ci riporta ad una delle
convinzioni più utili delle religioni con cui siamo stati allevati. Ci
sono molti che, anche se sentono di non poter accettare ciò che è
stato loro porto come dato di fatto, ciò nonostante guardano indietro
con un certo rimpianto ad alcune delle immagini più belle della loro
infanzia. Sono passati dalla scarsa luce dell’aurora alla luce piena
del giorno, e non possono che essere felici di questo, e non
potrebbero tornare alle loro precedenti convinzioni neanche se
volessero; eppure, alcuni sogni della loro alba erano deliziosi, e la
luce piena, in qualche modo, sembra un po’ troppo dura rispetto a
quelle tinte più tenui. La Teosofia giunge in soccorso, e mostra loro
che tutta la gloria, la beatitudine e la poesia, lampi dei quali
percepivano indistintamente in quell’aurora, esistono come realtà
vive, e che, invece di scomparire di fronte alla luce del mezzodì, il
loro splendore si mostrerà ancora più vividamente. Ma i nostri
insegnamenti riportano quella poesia su una base del tutto nuova – una
base scientifica invece che di tradizione incerta. Un buon esempio di
questo si trova nella locuzione “Angeli custodi”. Ci sono molti
racconti tradizionali pieni di grazia sulla custodia spirituale e
interventi angelici a cui ci piacerebbe molto credere se potessimo
constatarli o accettarli da un punto di vista razionale, e spero di
dimostrarvi che possiamo farlo in gran parte.

La credenza in tali interventi è molto antica. Fra le prime leggende
indiane troviamo resoconti di apparizioni occasionali di divinità
minori in situazioni critiche delle vicende umane; l’epica greca è
piena di storie simili, e nella stessa storia di Roma leggiamo di come
i due gemelli Castore e Polluce condussero l’esercito della neonata
repubblica alla battaglia del lago Regillo. In epoca medioevale, si
dice che San Giovanni condusse le truppe spagnole alla vittoria, e ci
sono molti racconti di angeli che sorvegliavano i pii pellegrini, o
intervenivano nel momento giusto per proteggerli dai pericoli. “Solo
superstizioni popola, perchè fra le molte straneri”, diranno le
persone superiori; forse, ma dovunque incontriamo una superstizione
popolare che è ampiamente diffusa e persistente, invariabilmente
troviamo qualche briciola di verità in essa – spesso distorta o
esagerata, eppure verità. E questo è il caso. La maggior parte delle
religioni parlano agli uomini di angeli custodi, che stanno vicino a
loro durante i loro momenti critici; e la Cristianità non fa
eccezione.

Ma, a causa dei suoi peccati, giunse sul Cristianesimo quell’oscurità
che, con una straordinaria inversione della verità, fu chiamata
Riforma, e in quello sconvolgimento fu perso molto, che per la
maggioranza di noi non è ancora stato riconquistato. Che esistessero
degli abusi, e che fosse necessaria una riforma, sarò l’ultimo a
negarlo: eppure, sicuramente la Riforma fu una pena molto pesante per
i peccati che l’avevano preceduta. Quello che è chiamato
Protestantesimo ha oscurato il mondo dei suoi credenti, perchè, fra le
molte tenebrose, strane, e false idee, si è impegnato a propagandare
la teoria che non esiste niente ad occupare l’infinità di stadi fra il
Divino e l’umano. Ci propone la strabiliante concezione di un
Governatore del mondo che costantemente e capricciosamente
interferisce con le sue proprie leggi e con i risultati dei suoi
decreti, e questo usualmente dietro richiesta delle sue creature, che
apparentemente si suppone conoscano meglio di lui cosa è più giusto
per loro. Se qualcuno arrivasse mai a credere ciò, allora crederebbe
anche fermamente che tale interferenza potrebbe essere (e in realtà lo
è) parziale e ingiusta. In Teosofia non abbiamo una tale convinzione,
perchè crediamo fermamente nella perfezione della giustizia Divina, e
perciò riconosciamo che non ci possono essere interventi, a meno che
la persona coinvolta non abbia meritato un tale aiuto. E anche in quel
caso, l’aiuto gli arriverebbe attraverso agenti, e mai direttamente da
Dio. Sappiamo di nostri studi, e molti di noi direttamente
dall’esperienza, che esistono molti stadi intermedi tra l’umano e il
Divino. La vecchia credenza in angeli e arcangeli è giustificata dai
fatti, perchè, proprio come esistono vari regni sotto l’umanità, così
ce ne sono anche al di sopra, nella scala evolutiva. Troviamo accanto
a noi, che hanno la stessa posizione così come noi l’abbiamo nei
confronti del regno animale, il grande regno dei deva o angeli, e
sopra di essi, un livello evolutivo che è stato chiamato dei Dhyan
Chohans, o arcangeli (anche se i nomi attribuiti a questi ordini poco
importano), e così ancora più in alto fin proprio ai piedi di Dio.
Tutto è un’unica vita graduata, da Dio Stesso fino alla polvere sotto
i nostri piedi – una lunga scala, di cui l’umanità occupa solo un
gradino. Ci sono molti gradini sopra e sotto di noi, e tutti occupati.
Sarebbe assurdo per noi supporre che costituiamo la forma più evoluta
– l’ultimo gradino evolutivo. L’apparizione occasionale fra noi di
uomini molto più avanzati, ci mostra il nostro prossimo passo, e ci dà
un esempio da seguire. Uomini come il Buddha e il Cristo, e molti
altri maestri minori, mostrano ai nostri occhi un ideale verso cui
possiamo lavorare, per quanto possiamo considerarci lontani da esso al
momento attuale.

Se occasionalmente avvengono interventi speciali nelle vicende umane,
allora dobbiamo pensare agli angeli come agenti probabili di tali
interventi? Forse a volte, ma molto raramente, perchè questi esseri
superiori hanno il loro lavoro da svolgere, connesso col loro posto
nel potente schema delle cose, ed è molto poco probabile che ci notino
o interagiscano con noi. L’uomo, inconsciamente, è così pieno di sé
che tende a pensare che tutti i più grandi poteri dell’universo stiano
a guardarlo, e che siano pronti ad aiutarlo tutte le volte che sta
soffrendo a causa della sua follia o ignoranza. Egli dimentica che lui
stesso non sta agendo come una provvidenza benefica verso i regni
sotto di lui, o abbandonando i suoi interessi per aiutare gli animali
selvaggi. A volte egli gioca con loro la parte del demone, e irrompe
nelle loro vite innocenti e indifese con torture e distruzioni
inutili, semplicemente per gratificare il suo desiderio di crudeltà,
che decide di chiamare ‘sport’; a volte tiene gli animali in
schiavitù, prendendosi in parte cura di loro, ma è solo perchè essi
possono lavorare per lui – non perchè egli guardi alla loro evoluzione
in astratto. Come può dunque aspettarsi, da coloro che sono sopra di
lui, una supervisione che egli è così lontano da offrire a quelli che
sono sotto di lui? E’ quindi probabile che accada che il regno
angelico si occupi delle sue vicende, prendendo atto di noi non più di
quanto noi facciamo con i passeri sugli alberi. Può a volte accadere
che un angelo diventi consapevole di qualche difficoltà umana che lo
muove a compassione, e che possa cercare di aiutarci, proprio come noi
possiamo fare con un animale in difficoltà; ma certamente la sua
visione più ampia riconoscerà il fatto che allo stadio attuale
dell’evoluzione, tali interventi nella maggioranza dei casi potrebbero
essere più dannosi che benefici. Nell’antichità l’uomo era
frequentemente assistito da questi agenti non umani, perchè non c’era
nessuno, in quell’umanità appena nata, capace di essere un maestro; ma
ora che siamo nella nostra adolescenza, si suppone che siamo giunti ad
uno stadio in cui possiamo trovare guide e aiutanti tra i nostri
stessi ranghi. C’è un altro regno di Natura di cui si sa poco – quello
degli spiriti di Natura o fate. Di nuovo, qui, la tradizione popolare
ha conservato traccia dell’esistenza di un gruppo di esseri
sconosciuti alla scienza. Sono stati chiamati con molti nomi – pixies,
gnomi, konold, brownies, silfidi, ondine, piccolo popolo, eccetera, e
ci sono pochi paesi nel cui folclore essi non prendano parte. Sono
esseri che possiedono corpi eterici o astrali, e di conseguenza si
rendono visibili all’uomo solo raramente e in circostanze particolari.
In genere evitano la vicinanza dell’uomo, perchè non amano le sue
esplosioni di passioni e desideri, perciò quando vengono visti in
genere avviene in luoghi solitari, e da qualche montanaro o pastore
che si è allontanato dai luoghi abitati. A volte è accaduto che una di
queste creature si sia affezionata a qualche essere umano e abbia
dedicato la sua vita al suo servizio, così come viene raccontato nelle
storie delle Highlands Scozzesi; ma, come regola, è difficile
aspettarsi una assistenza intelligente dalle entità di questa classe.

Poi, ci sono i grandi Adepti, i Maestri della Saggezza – uomini come
noi, anche se tanto più evoluti di noi da sembrare dei in potere,
saggezza, e compassione. La loro intera vita è dedicata ad aiutare
l’evoluzione; è probabile perciò che essi intervengano negli affari
umani? Occasionalmente è possibile, ma solo molto raramente, perchè
hanno lavori diversi e più importanti da svolgere. Gli ignoranti a
volte hanno suggerito che gli Adepti dovrebbero scendere nelle nostre
città per aiutare i poveri – gli ignoranti, dico, perchè solo chi è
molto ignorante e incredibilmente presuntuoso si azzarda a criticare
l’azione di coloro che sono infinitamente più saggi e evoluti di lui.
L’uomo modesto e sensibile comprende che tutto ciò che fanno ha un
motivo, e che biasimarli sarebbe per lui il massimo della stupidità e
dell’ingratitudine. Loro lavorano su piani molto più elevati di quanto
possiamo immaginare; essi trattano direttamente con le anime degli
uomini, e splendono sopra di loro come la luce del sole sopra i fiori,
attirandoli sempre più in alto, nutrendoli con forza e vita; e quello
è un lavoro molto più grande che curare o nutrire i loro corpi, per
quanto questo possa essere considerata una buona azione su un altro
livello. Impiegare loro nel lavoro sul piano fisico sarebbe una
dispersione di energia infinitamente grande, come se si impiegasse un
uomo di scienza per lastricare una strada, giustificandosi col fatto
che quello è un lavoro utile per tutti, mentre il lavoro scientifico
non è immediatamente fruibile dal povero! Non è dall’Adepto che sarà
compiuto il lavoro sul piano fisico, poiché egli viene impiegato in
modo molto più proficuo.

VIII. AIUTATORI INVISIBILI UMANI

Ci sono due gruppi di questi che possono intervenire nelle vicende
umane, e in entrambi i casi sono uomini come noi, e non molto lontani
dal nostro livello. Il primo gruppo è composto da quelli che chiamiamo
i morti. Pensiamo a loro come lontani, ma questa è un’illusione; essi
ci sono molto vicini, e anche se nella loro nuova vita non possono
vederci con i nostri corpi fisici, possono però vedere i nostri corpi
astrali e perciò conoscono i nostri sentimenti ed emozioni. Perciò
sanno quando siamo in difficoltà e quando abbiamo bisogno di aiuto, e
a volte succede che siano in grado di aiutarci. In questo caso,
quindi, abbiamo un enorme numero di possibili aiutatori, che possono
intervenire occasionalmente nelle nostre vicende. Occasionalmente, ma
non molto spesso; perché i morti sono impegnati continuamente a
ritirarsi in se stessi, e perciò a passare rapidamente al di là delle
cose terrene; e i più evoluti, quelli cioè che sarebbero di maggior
aiuto, sono proprio quelli che devono allontanarsi più rapidamente
dalla vita terrena. Eppure, esistono indubbi casi in cui i morti sono
intervenuti nelle vicende umane; in realtà, forse tali casi sono più
frequenti di quanto immaginiamo, perché in molti l’aiuto consiste solo
nel far apparire nella mente delle persone vive una qualche idea,
della cui provenienza esse restano inconsapevoli. A volte è
necessario, per lo scopo dei morti, mostrarsi, ed è solo allora che
noi, normalmente così ciechi, diveniamo consapevoli del loro aiuto
amorevole. Inoltre, i morti non sempre possono mostrarsi a loro
piacimento; ci possono molte occasioni in cui cercano di aiutarci, ma
non sono in grado di farlo, e noi non sappiamo niente dei loro
tentativi. Alcuni di questi casi sono raccontati nel mio libro,
L’altro Lato della Morte. Il secondo gruppo di aiutatori consiste di
coloro che sono in grado consapevolmente si muoversi sul piano astrale
mentre sono in vita – o forse, per meglio dire, quando ancora sono nel
corpo fisico, perché le parole ‘vivo’ e ‘morto’ sono, in realtà, usate
in modo ridicolo nel linguaggio comune. Siamo noi, mescolati così come
siamo a questa materia fisica, che siamo sepolti nella nebbia buia e
malsana della vita terrena, accecati dal velo pesante che ci preclude
così tanta luce della gloria che splende intorno a noi – siamo
sicuramente noi i morti; non quelli che, avendo abbandonato per il
momento il fardello della carne, si stagliano in mezzo a noi
splendenti, gioiosi, forti, tanto più liberi e capaci di quanto siamo
noi.

Coloro che, mentre ancora nel mondo fisico, hanno imparato ad usare i
loro corpi astrali e, in alcuni casi, i loro corpi mentali, sono
abitualmente gli allievi dei grandi Adepti sopra citati. Non possono
fare lo stesso lavoro dei Maestri, perché i loro poteri non sono
sviluppati; non possono ancora muoversi liberamente su quei piani
elevati in cui egli può produrre tali magnifici risultati; ma possono
fare qualcosa sui piani più bassi; e sono grati di servire in
qualunque modo sia giudicato migliore per loro, e di assolvere quei
compiti che rientrino nei loro poteri. Perciò, a volte, accade che
essi vedano alcune sofferenze o difficoltà umane che sono in grado di
alleviare, e, con gioia, cercano di fare quel che possono. Sono spesso
in grado di aiutare sia i vivi che i morti, ma si deve sempre
ricordare che essi lavorano con dei limiti. Quando un tale potere e un
tale addestramento sono concessi ad un uomo, ciò avviene con alcune
restrizioni. Egli non deve mai usarli per se stesso, né mostrarli per
soddisfare curiosità altrui, né impiegarli per impicciarsi negli
affari altrui, né per offire quelli che nelle sedute spiritiche
vengono chiamati test – cioè a dire, non deve mai fare niente che
possa essere considerato una prova sul piano fisico. Potrebbe farlo
nel caso scegliesse di portare un messaggio ad un morto, ma sarebbe
fuori del suo potere riportare indietro una risposta dal morto al
vivente, a meno che non ci siano istruzioni dirette del Maestro.
Perciò, l’insieme degli aiutatori invisibili non forma un ufficio
investigativo, né un ufficio informazioni del piano astrale, ma
semplicemente svolge il lavoro che gli viene assegnato, o che comunque
gli giunge.

Vediamo come un uomo sia capace di svolgere tale lavoro e fornire
l’aiuto che abbiamo detto, in modo che possiamo capire quali siano i
limiti di questo potere, e vedere come noi stessi, anche, possiamo
operare in tal senso. Prima dobbiamo pensare a come un uomo abbandoni
il suo corpo fisico durante il sonno. Egli lascia il corpo fisico,
perché possa riposare completamente; ma egli stesso, l’anima, non
necessita di riposo, perché questa non sente fatica. E’ solo il corpo
fisico che si stanca. Quando parliamo di stanchezza mentale, questo in
realtà è confondente, perché è il cervello che si stanca, e non la
mente. Nel sonno, quindi, l’uomo sta semplicemente usando il suo corpo
astrale invece che quello fisico, ed è solo quel corpo che sta
dormendo, non l’uomo. Se esaminiamo un uomo primitivo con una visione
chiaroveggente, in realtà probabilmente lo troveremo addormentato
quasi come il suo corpo fisico –poiché la sua consapevolezza astrale è
molto scarsa. Egli è incapace di allontanarsi dalle immediate
vicinanze del corpo fisico addormentato, e se tentassimo di attrarlo
lontano, egli si sveglierebbe terrorizzato. Se esaminiamo un uomo più
evoluto, per esempio uno di noi, troveremmo una gran differenza. In
questo caso, l’uomo, nel suo corpo astrale, non è affatto
inconsapevole, ma pensa attivamente. Ciò nonostante, egli si rende
conto di ciò che ha attorno poco più di quanto accada al primitivo,
anche se non per la stessa ragione. Il primitivo è incapace di vedere;
l’evoluto è così avvolto dai suoi pensieri che non vede, anche se
potrebbe. Ha, dietro di sé, l’abitudine di una lunga serie di vite in
cui le facoltà astrali non sono state usate, perché queste facoltà
sono cresciute gradualmente come dentro un guscio, così come un
pulcino cresce dentro un uovo. IL guscio è composto della gran massa
di pensieri egoistici nei quali l’uomo comune è sepolto senza
speranza. Di qualunque tipo possano essere stati principalmente i
pensieri che occupavano la sua mente nel giorno appena trascorso, egli
in genere li prosegue mentre dorme, e perciò è circondato da un muro
così denso costruito da se stesso che in pratica non conosce nulla di
ciò che accade attorno a lui. Occasionalmente, qualche impatto
violento dall’esterno, o alcuni violenti desideri che provengono dal
suo interno, possono strappare momentaneamente questa cortina di
nebbia e permettergli di ricevere alcune impressioni definite; ma
anche in quel caso la nebbia si richiude rapidamente, e il suo sogno
continua come prima.

Potrebbe essere svegliato, dite voi? Sì, questo può accadergli in
quattro modi diversi. Primo, in un futuro piuttosto distante la lenta
ma certa evoluzione umana dissiperà senza dubbio gradualmente la
cortina di queste nebbie. Secondo, l’uomo stesso, che abbia studiato
questo fatto, potrà con sforzi continui e persistenti schiarire
dall’interno la sua nebbia, e gradualmente superare l’inerzia
conseguente ad ere di inattività. Può decidere, prima di
addormentarsi, di cercare, quando lascia il suo corpo, di svegliarsi e
vedere qualcosa. Questo è un accelerare un processo naturale, e non è
dannoso se l’uomo ha in precedenza sviluppato buon senso e qualità
morali. Se queste sono carenti, purtroppo potrebbe pentirsene, poiché
egli il doppio rischio di usare male i poteri che potrebbe acquisire,
e di essere sopraffatto dalla paura in presenza di forze che egli non
può né comprendere né controllare. Terzo, a volte è accaduto che
qualche incidente, o l’uso scriteriato di cerimonie magiche, ha
allontanato il velo e non è più stato possibile richiuderlo. In tal
caso, l’uomo può ritrovarsi nella terribile condizione così ben
descritta da Madame Blavatsky nella sua storia “Una vita stregata”, o
da Lord Lytton nel suo importante romanzo Zanoni. Quarto, alcuni amici
che conoscono profondamente il soggetto, e che lo credono capace di
fronteggiare i pericoli del piano astrale e di far là del buon lavoro
altruistico, possono agire dall’esterno sulla sua nuvola-guscio e
gradualmente innalzarlo alle sue più alte possibilità. Ma costoro non
faranno mai questo a meno che non siano profondamente sicuri di lui,
del suo coraggio e della sua devozione, e del suo possesso di qualità
necessarie per un buon lavoro. Se, sotto questi aspetti, egli dovesse
venire giudicato soddisfacente, può essere invitato e abilitato ad
unirsi al gruppo degli aiutatori.

Adesso, per quanto riguarda il lavoro che possono fare tali aiutatori,
ne ho parlato ampiamente nel libretto che ho scritto, intitolato
Aiutatori Invisibili, perciò non ne parlerò adesso, ma piuttosto vi
darò qualche idea sommaria dei diversi tipi di lavoro che vengono
svolti abitualmente.

Naturalmente questo lavoro è di diversi tipi, e la maggior parte non è
sul piano fisico; forse il modo migliore di classificarlo è dividerlo
in lavoro con i vivi e in lavoro con i morti.

Il dare conforto e consolazione nella tristezza o nella malattia ci
appare subito come un compito piuttosto facile, e ognuno può sempre
svolgerlo senza alcun addestramento.

Spesso vengono fatti sforzi per sedare discordie – per effettuare una
riconciliazione fra coloro che sono stati separati per molto tempo a
causa di differenza di opinioni o di interessi. A volte è stato
possibile mettere in guardia qualcuno contro qualche grande pericolo
che lo minacciava e perciò evitare un incidente. Ci sono stati casi in
cui ciò è stato fatto proprio sul piano fisico, anche se generalmente
è contro pericoli morali che simili avvertimenti vengono dati.
Occasionalmente è stato permesso di offrire un avvertimento solenne a
qualcuno che stava conducendo una vita immorale, aiutandolo così a
tornare sul sentiero della rettitudine. Se l’aiutatore viene a
conoscenza per caso di un periodo particolarmente difficile per un
amico, si prodigherà per sostenerlo e confortarlo.

Durante le grandi catastrofi, anche, c’è spesso molto che può essere
fatto da coloro il cui lavoro è invisibile ai più. A volte può essere
permesso di salvare un paio di persone; e infatti capita a volte di
udire di salvataggi miracolosi durante le catastrofi. Ma questo
avviene solo quando, tra coloro che sono in pericolo, c’è qualcuno che
non deve morire in quel modo – qualcuno che non ha con la legge Divina
un debito che debba essere pagato in tal modo. Nella grande
maggioranza dei casi, tutto ciò che può essere fatto è infondere forza
e coraggio per fronteggiare ciò che sta accadendo, e, poi, andare
incontro alle anime via via che arrivano sul piano astrale, dar loro
il benvenuto e assisterle.

IX. AIUTARE I MORTI

Questo ci porta alla considerazione di ciò che è di gran lunga la
parte più importante del lavoro – l’aiuto dei morti. Prima di poter
capire ciò, dobbiamo allontanare le idee fuorvianti e erronee che
vengono comunemente condivise sulla morte e sulla condizione dei
morti. Essi non sono lontani da noi, essi non cambiano all’improvviso,
non diventano angeli o diavoli. Essi sono solo esseri umani,
esattamente come lo erano prima, né migliori né peggiori, e sono
ancora accanto a noi, sensibili ai nostri sentimenti o pensieri più di
quanto lo fossero prima. Questo è il motivo per cui il lutto
incontrollato per i morti è così sbagliato e egoistico. Il morto sente
ogni emozione che attraversa il cuore dei suoi cari, e se essi,
incomprensibilmente, danno spazio al dolore, questo getta una
equivalente nuvola di depressione su di lui, e rende il suo percorso
più difficile di quanto sarebbe se i suoi amici avessero ricevuto un
insegnamento migliore.

Perciò, c’è molto aiuto che possiamo dare ai morti in molti modi.
Prima di tutto, molti di loro – in verità, la maggior parte di loro –
hanno bisogno di molte spiegazioni riguardo al nuovo mondo nel quale
si trovano: La loro religione dovrebbe aver loro insegnato che cosa
aspettarsi, e come vivere in questa

nuova condizione; ma nella maggior parte dei casi non è stato fatto
niente di tutto ciò. Così accade che molti di loro sono in uno stato
di considerevole disagio, e altri addirittura di terrore. Hanno
bisogno di essere calmati e confortati, perché quando incontrano le
terribili forme-pensiero che essi e altri come loro hanno costruito
per secoli – pensieri di un demonio personale e di divinità adirate e
crudeli – essi spesso sono ridotti in uno stato pietoso di paura, che
non è solo intollerabilmente spiacevole, ma molto dannoso per la loro
evoluzione; e ciò spesso costa molta fatica e tempo per portarli in
una condizione mentale ragionevole.

Ci sono uomini per cui questo ingresso in una nuova vita dà per la
prima volta l’opportunità di vedere se stessi come in realtà sono, e
perciò alcuni di essi sono pieni di rimorso. Qui, di nuovo, i servizi
degli aiutatori sono necessari, per spiegare che ciò che è stato è
stato, e che l’unico effettivo pentimento è impegnarsi a non compiere
più il fatto – che, qualunque cosa il morto abbia fatto, egli non è
un’anima persa, ma deve semplicemente iniziare dal punto in cui si
trova, e cercare per il futuro di vivere una vita retta. Alcuni dei
morti sono disperatamente legati alla terra, dove si fissano tutti i
loro pensieri e interessi, e soffrono molto quando si trovano a
doverli abbandonare. Altri sono legati alla terra dai pensieri di
crimini commessi, o di compiti rimasti incompiuti, mentre altri sono
preoccupati per chi resta. Tutti questi sono casi che hanno bisogno di
spiegazioni, e avolte è anche necessario per l’aiutatore fare qualcosa
sul piano fisico per soddisfare i desideri del morto, e lasciarlo
libero dalle preoccupazioni e pronto a passare ai livelli più alti. Le
persone sono portate a guardare il lato oscuro dello spiritismo: ma
non dobbiamo mai dimenticare che è stato fatto molto bene in questo
campo – nel dare al morto l’opportunità di sistemare i suoi affari
dopo una dipartita improvvisa e inaspettata.

E’ certamente un pensiero che ci fa felici il fatto che il momento del
necessario riposo per il corpo fisico non necessariamente corrisponde
ad un periodo di inattività per il vero uomo all’interno. Un tempo ero
solito pensare che il tempo dato al sonno era purtroppo tempo perso;
ora so che la Natura non può fare l’errore di sprecare un terzo della
vita di un uomo. Naturalmente, ci sono qualità richieste per questo
tipo di lavoro; ma ne ho già parlato così in dettaglio nell’altro
libro che qui le voglio solo menzionare. Primo, egli deve essere
centrato, e il lavoro di aiutare gli altri deve essere sempre il primo
e più elevato interesse. Secondo, deve avere un perfetto autocontrollo
– controllo sul suo temperamento e sui suoi nervi. Non deve mai
permettere alle sue emozioni di interferire minimamente col suo
lavoro; deve essere sopra la rabbia, sopra la paura. Terzo, deve avere
una perfetta calma, serenità e gioia. Uomini soggetti a depressione o
paura sono inutili, perché una gran parte del lavoro è sostenere e
calmare gli altri, e come possono farlo se per tutto il tempo sono
persi nell’eccitazione e nella paura per se stessi? Quarto, l’uomo
deve avere conoscenze; deve aver già appreso su questo piano tutto i
possibile sugli altri, perché non può aspettarsi che venga perso tempo
prezioso nell’ insegnarli quello che avrebbe già dovuto aver imparato
da solo. Quinto, deve essere assolutamente altruista. Deve essere
sopra la stupidità di sentimenti offesi, e non deve pensare a se
stesso se non in termini di lavoro che deve svolgere, così che sia
felice di assumere il compito più umile o il più elevato senza invidia
in un caso o superbia nell’altro. Sesto, deve avere un cuore pieno di
amore – non sentimentalismo, ma intenso desiderio di servire, di
divenire un canale per quell’amore di Dio che, come la pace di Dio,
oltrepassa la comprensione umana.

Potete pensare che questi siano standard impossibili; al contrario,
sono raggiungibili da ogni uomo. Può occorrere del tempo per
arrivarci, ma sicuramente sarà tempo ben speso. Non scoraggiatevi, ma
mettetevi al lavoro qui ed ora, e lottate per divenire adatti a questo
compito glorioso, e, mentre ci impegniamo in questo, non stiamo ad
aspettare oziosamente, ma cerchiamo di fare quel poco che possiamo
nello stesso campo. Ognuno conosce alcuni casi di dolore o difficoltà,
non importa che siano di persone vive o morte; se conoscete un caso
del genere, pensateci mentre state per addormentarvi, e decidete che,
appena siete liberi dal corpo, andrete da questa persona e vi
impegnerete a confortarla. Potrete non essere consci del risultato,
potrete non ricordare nulla la mattina; ma siate sicuri che il vostro
proponimento non sarà stato inutile, e che, che voi lo ricordiate o
no, state sicuri di aver fatto qualcosa. Qualche giorno, prima o poi,
avrete le prove del vostro successo. Ricordate che, così come noi
aiutiamo, possiamo essere aiutati; ricordate che dal più basso al più
elevato siamo legati insieme da una lunga catena di solidarietà
reciproca, e che anche se siamo sul gradino più basso della scala,
questa arriva , al di sopra delle nebbie terrene, là dove la luce di
Dio splende sempre.

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