Siamo quello che pensiamo

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Siamo quello che pensiamo

I pensieri come fattori che predispongono alle emozioni: l’utilità di imparare a pensare in modo
positivo

Questi sono anni di cambiamento: da una società in cui i problemi umani venivano posti in termini di
benessere materiale, stiamo passando ad una in cui il tema politico più importante sta diventando
quello della FELICITA’. Si sente la necessità di far fronte alla realtà contemporanea, travolta da
innumerevoli cambiamenti e ormai priva del rassicurante sostegno di prospettive facilmente
pianificabili, che portano ad un disagio e ad una confusione che si manifestano con crescente
insistenza.

Mentre in passato potevamo sentire una certa sicurezza e stabilità per quanto riguardava il lavoro,
il matrimonio, l’ambiente futuro, ora sembra tutto a rischio. I giornali riportano in continuazione
articoli riguardanti fusioni di compagnie in cui migliaia di persone perdono il loro posto di
lavoro. Poi ci sono i problemi dell’ecosistema, il riscaldamento globale, oggi entrato in azione
sottoforma di uragani ed alluvioni. E infine, ci sono le relazioni quotidiane di conflitti armati in
tutto il mondo che sebbene lontani, hanno comunque un effetto di instabilità.

Se confrontiamo lo stile di vita e il ritmo lavorativo di oggi con quello di una decina di anni fa,
ci rendiamo conto di quanto siamo molto più stressati e sotto pressione per le questioni economiche
e costretti ad un ritmo di vita assai più frenetico. Le fonti di stress provengono dal nostro
ambiente più immediato, come i datori di lavoro, i familiari, e gli amici, ma nascono anche dentro
di noi, dai nostri problemi personali, le nostre insicurezze e la mancanza di fiducia in noi stessi.

Oggi ci si rende però sempre più conto di quanto lo stress sia nocivo per la salute e la sfida di
oggi è quella di trovare la strada verso un equilibrio tra una realtà esterna in trasformazione e
una interna in evoluzione verso il raggiungimento di un proprio benessere. Quindi, se da una parte
siamo stressati dai molteplici impegni e da necessità quotidiane, dall’altra sentiamo anche la
necessità di nutrirci in modo più sano, di smettere di fumare, di fare un po’ di esercizio fisico o
di apprendere una tecnica di rilassamento nella nostra giornata piena di cose da fare.. Oggi è
indispensabile esaminare tutte le fonti di stress per cercare di capire in che modo possiamo
affrontarle in maniera più efficace.

E’ proprio la neuroscienza che oggi sostiene la necessità di prendere molto seriamente le nostre
emozioni, sulle quali possiamo esercitare molto più controllo di quanto siamo abituati a credere.
Le emozioni sono il sale della vita, in determinati momenti ci aiutano e se sono positive, sono
bellissime. Le nuove scoperte scientifiche ci assicurano che se cerchiamo di aumentare
l’autoconsapevolezza, di controllare più efficacemente i nostri sentimenti negativi, di conservare
il nostro ottimismo, di essere perseveranti nonostante le frustrazioni, di aumentare la nostra
capacità di essere empatici e di curarci anche degli altri, possiamo sperare in una vita e in un
futuro migliore.

Le soluzioni esistono. Ma ogni grosso cambiamento comincia con un piccolo passo. Per influire in
modo positivo sul nostro ambiente, dobbiamo cercare di fare qualcosa di positivo personalmente. Via
via che ci sforziamo di superare i nostri problemi personali, ci sentiamo più rilassati dentro di
noi, riusciamo quindi a lavorare in modo più efficiente, nutriamo più interesse per la vita.
Possiamo così occuparci anche maggiormente del nostro ambiente perché, anziché consumare tutte le
nostre energie per risolvere i nostri drammi interiori, abbiamo le forze per guardare quello che
accade intorno a noi, imparando ad avere rapporti più efficaci e sereni con gli altri. Se ci
sentiamo sereni, le persone che ci stanno intorno iniziano a rilassarsi anch’esse e a sentirsi a
loro agio.

Per riuscire a far questo, possiamo imparare ad organizzare la nostra mente in funzione della vita,
imparando a coltivare fiducia in noi stessi, nelle nostre capacità e possibilità, attraverso
l’elaborazione di nuovi processi di pensiero che si traducono in serenità, sicurezza e alla fine
felicità.

A tal fine, è importante renderci conto che noi utilizziamo solo una minima parte del nostro enorme
potenziale mentale: in genere solo l’ 8% e al massimo il 10 % delle nostre potenzialità: le persone
di genio che raggiungono risultati eccellenti, usano forse il 20% delle loro capacità mentali, il
resto va gettato dalla finestra; è come guidare una Ferrari e andare a 30 km all’ora!

Basta semplicemente aumentare anche solo un po’ l’utilizzo delle nostre capacità mentali, per
raggiungere i risultati desiderati, per sviluppare la nostra creatività, uno dei beni più preziosi
dell’uomo, indispensabile per farci trovare nuove vie, anzitutto per quanto concerne la nostra vita,
il nostro modo di essere, le nostre aspirazioni personali, i nostri obiettivi professionali, per
renderci più facili i rapporti umani.
Lo sviluppo della creatività in Occidente è stata impedita, o quanto meno rallentata e sminuita, da
una scuola razionale, nozionistica e rigida.

E’ noto come il cervello si divide in due emisferi congiunti fra loro dal corpo calloso.
L’emisfero sinistro, che controlla la parte destra del corpo, è preposto prevalentemente al
linguaggio, alla ragione, all’analisi, alla logica, alla rigidità del “TU DEVI”; l’emisfero destro,
che controlla la parte sinistra del corpo, più dolce e più soave, è preposto prevalentemente alla
creatività, all’intuizione, alla musicalità, alla visualizzazione, alla combinazione in modi nuovi.

Tenuto conto che molti problemi e molte incomprensioni nascono dall’utilizzo prevalente o esclusivo
di uno dei due emisferi, è oltremodo opportuno l’addestramento a far lavorare ambedue gli emisferi
cerebrali, ad armonizzare ed integrare il loro funzionamento congiunto.

Fino ad oggi è stata data la prevalenza alla logica e alla ragione ed era quasi una colpa sognare ad
occhi aperti, essere spontanei e creativi. Ora finalmente si è arrivati ad incoraggiare le persone a
usare e a mettere a frutto tutte le risorse del loro cervello, a sognare ad occhi aperti ed essere
spontanee. Crescono sempre più gli investimenti sugli studi del cervello e sulle tecniche di realtà
simulata. Il maggior futurologo vivente, Arthur Charles Clarke, giura che “la nostra mente sarà il
luogo più bello in cui vivere; impareremo a governare la nostra vita manovrando meglio la nostra
mente….con il tempo più che allo psicanalista, si ricorrerà all’ingegnere della mente…”.

La nostra cultura è ammalata perché utilizziamo troppo il pensiero razionale. Dobbiamo lasciar
fluire le emozioni, imparare a star soli con noi stessi, fantasticare liberamente, trovare uno
spazio nostro, così come fanno i bambini che vivono liberamente e felicemente.

Le tecniche del pensiero positivo permettono di fare tutto questo. Sono tecniche che ciascuno di noi
potrà e dovrà fare proprie per utilizzarle da solo, perché come sostiene Galileo “Non puoi insegnare
qualcosa ad un uomo. Lo puoi solo aiutare a scoprirla dentro di sé”.

Le tecniche del pensiero positivo permettono all’essere umano di ottenere un aumento delle capacità
mentali e raggiungere quell’equilibrio psicosomatico, quella tranquillità e quella serenità nel
lavoro o nella vita di tutti i giorni, necessarie per evitare di cadere nello stress.

La nostra mente è divisa tra conscio e inconscio, ma di questo inconscio sappiamo ben poco,
trascurandone la notevole importanza. E’ come se possedessimo un palazzo, ne abitassimo solo il
piano superiore ma ci fosse totalmente sconosciuto l’inferiore. E’ possibile dare degli ordini
precisi alla nostra mente: una volta che abbiamo raggiunto uno stato di rilassamento, possiamo
suggestionare in modo positivo il nostro subconscio facendo delle esperienze mentali ripetute.

Molti sono i metodi per raggiungere un buon rilassamento. Tali stati di rilassamento portano dallo
stato di tensione elettrica cerebrale, con una frequenza da 21 a 12 hertz (oscillazioni) al secondo,
chiamate beta, allo stato alfa, da 12 a 7 hertz al secondo.

Questa discesa di valore della frequenza porta a un livello psichico in cui siamo a contatto con il
nostro subconscio. In tale livello, usando il linguaggio del nostro subconscio, che funziona per
immagini, possiamo operare per qualsiasi modificazione desideriamo effettuare su di noi,
relativamente alle nostre abitudini e ai nostri comportamenti, e possiamo dare l’avvio ad
arricchimenti positivi della nostra personalità. Una volta appresa una tecnica di rilassamento e
resala automatica, con un mese circa di addestramento, quando ci capita di trovarci in uno stato di
tensione, è possibile, mettendosi in stato di rilassamento, abbassare immediatamente la propria
tensione e ridurre lo stress.

La relazione tra fenomeni fisici e psichici è costante e, ad esempio, sotto l’influenza dello
stress, alcuni ormoni producono un eccesso di secrezioni, quali l’andrenalina e il comportamento
mentale influenza gli effetti psicosomatici. Se siamo stressati o tesi, il nostro organismo reagisce
male. Sintetizziamo adrenalina e quando questa è eccessiva, fa male. Ma come sintetizziamo
adrenalina, abbiamo anche la possibilità di sintetizzare endorfine, i famosi ormoni della felicità;
sono sostanze che danno uno stato di euforia e ci aiutano a sentire meno il dolore e a ridurre lo
stress. Quando ci poniamo in stato di rilassamento, portiamo il nostro encefalogramma a un livello
più lieve, in quel modo produciamo più endorfine e quindi ci sentiamo meglio.

Attraverso il rilassamento psicofisico è possibile migliorare la concentrazione, mantenere la calma
quando ci si sente sotto stress, dormire meglio e svegliarsi meglio, migliorare in genere il proprio
umore. Ciò che abbiamo nel nostro subconscio e che magari avevamo completamente rimosso, determina i
nostri comportamenti automatici e ci fa reagire negativamente, scattare, innervosire, arrabbiare e
talvolta “scoppiare”.

E’ pur vero che a volte situazioni e bagagli interiori molto pesanti frenano nel cammino per
raggiungere quell’atteggiamento mentale positivo che ci mantiene in buona salute e che ci consente
di rimanere sereni ed equilibrati dinnanzi a qualsiasi evenienza della nostra vita. Quella specie di
pentola a pressione che è il nostro subconscio poi, se non ha una valvola, è sempre a rischio di
scoppiare.

Chi è stato compresso come una molla e chi nella sua infanzia e nella sua giovinezza non ha ricevuto
che rimbrotti e mortificazioni, e mai i gratificanti riconoscimenti e gli appoggi psicologici
amorevoli e positivi che sono necessari come l’aria che si respira, dovrà lavorare molto per
ripristinare la perduta dignità e ritrovare la fiducia in se stesso. Quanti errori sono stati
compiuti e vengono compiuti nei nostri riguardi anche da parte delle persone che ci amano..

E così oggi noi siamo il frutto di ciò che è stato inserito in noi nel passato. I fattori che ci
hanno determinato sono fattori ereditari e ambientali. Può essere che non abbiamo ereditato il
fisico che avremmo voluto, né i genitori che avremmo sognato, né la culla d’amore a cui ogni
creatura che viene al mondo avrebbe diritto, né l’ambiente stimolante e rassicurante indispensabile
per la piena fioritura di quell’essere unico che è ciascuno di noi. Come risultato di queste carenze
e di queste inadeguatezze può accadere che ci sentiamo talvolta infelici o depressi, o incapaci o
senza entusiasmo.

Può capitare che l’immagine che abbiamo di noi stessi non riveli la potenza intrinseca che potrebbe
essere espressa da ogni essere umano. E intanto ciascuno di noi si rapporta agli altri e alle
situazioni della vita, a seconda dell’immagine che ha di se stesso. Se tale immagine è statica e se
nulla mettiamo di nostro per modificare le situazioni, se ci sentiamo sempre delle vittime, la
nostra vita non può mutare.

Ma per fortuna, ogni individuo ha la facoltà di trasformare la propria vita, cambiando i pensieri,
perché i nostri pensieri determinano il nostro destino. Per farlo, è indispensabile andare dentro di
noi a vedere cosa accade, cosa determina comportamenti sbagliati, a volte inconcepibili:
atteggiamenti di negativismo ad oltranza, di villania, di reazioni violente, anche con le persone
che rispettiamo e che amiamo. Sappiamo tutti che se rimaniamo compressi e chiusi nella nostra
rigidità possono venirci tanti malanni, come l’ulcera, l’asma, la colite, quelle malattie chiamate
psicosomatiche, che altro non sono se non il risultato del problema o dei problemi che dalla mente
passano al corpo. E si può arrivare anche a malattie più serie.

Grazie alle tecniche del pensiero positivo, possiamo inserire quanti pensieri positivi vogliamo, per
frantumare un po’ alla volta quelli negativi, per il ripristino del sentimento di umana dignità, ove
sia crollato o sminuito, e per l’acquisizione o il recupero della totale fiducia in noi stessi e
nelle nostre positive potenzialità. Possiamo trasformare la rabbia repressa in forza propulsiva
orientata al successo, aumentare la nostra autostima individuando ed affrontando i meccanismi di
autosabotaggio e i propri condizionamenti inconsci, trasformare i nostri errori e le esperienze
negative in occasioni di crescita.

Abbiamo la tendenza a vedere il negativo negli altri, nelle situazioni, negli oggetti. E’ molto
meglio cercare di vedere ciò che c’è di positivo nelle cose, nelle situazioni della nostra vita,
nelle persone.

Pensare positivamente significa riconoscere innanzitutto che i pensieri che scegliamo di concepire
danno origine alle esperienze che viviamo, determinando la qualità della nostra vita. L’unico modo
per influire sul nostro comportamento o sulla riuscita delle nostre azioni è agire sul subcosciente,
selezionando esclusivamente pensieri nuovi e positivi.

I pensieri negativi, invece, ripetuti continuamente, influiscono negativamente sul subcosciente,
portando a risultati negativi nel momento stesso in cui desideri e idee vengono tradotti in realtà.
Se per esempio pensiamo di non essere capaci di fare qualcosa, questa idea diventa per noi vera e le
nostre azioni tenderanno a confermare questa convinzione. Dobbiamo pertanto cambiare i nostri
pensieri, in modo da ottenere comportamenti positivi.

Per concludere: il pensiero positivo non è, come un’interpretazione semplicistica potrebbe
suggerire, un invito all’ottimismo forzato ignorando i dolori e le frustrazioni che ognuno di noi ha
incontrato nella propria esperienza. E’ riconoscere il potere di scelta che abbiamo a disposizione
ogni volta che interpretiamo la nostra realtà, poiché i pensieri che scegliamo di concepire danno
origine alle esperienze che viviamo.

La maggior parte di noi crede di poter essere felice nel momento in cui si verificheranno
determinate condizioni nella propria vita: un nuovo amore, un lavoro migliore, una casa più bella……
e se invece fosse il contrario? Se fossero la felicità, la gioia di essere vivi, la fiducia in se
stessi e nelle proprie capacità a creare il terreno ideale per attirare a sè relazioni costruttive,
amicizie sincere, successi professionali, e tutto quello che si desidera?

di Chiara Svegliado

Fonte: www.wmrconsulting.it/

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