Padre nostro, che sei nel nirvana

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Padre nostro, che sei nel nirvana

di Thich Nhat Hanh

Nella tradizione buddhista la pratica più profonda consiste nel
toccare le radici del nostro essere, la vera profondità del nostro
essere, il Nirvana.

Il Nirvana è dentro di noi, è l’autentico fondamento del nostro
essere, è ciò che non è nato e non muore. Il livello del nascere e del
morire, quello dell’essere e del non essere, non sono separati nel
Nirvana. Immaginiamo le onde dell’oceano: a volte sono alte, a volte
basse, hanno una fine e un inizio, ogni onda può essere bella o
brutta. Noi sappiamo che le onde sono fatte d’acqua e che l’acqua, nel
suo insieme, è la base dell’essere onda. Allo stesso modo, il mondo
della nascita e della morte ha il Nirvana come sua sostanza
intrinseca.

E’ proprio come se noi dicessimo che le onde sono fatte d’acqua e
l’acqua è la sostanza delle onde: noi viviamo nella dimensione della
nascita e della morte, ma possiamo toccare la sostanza del Nirvana,
dove non c’è nascita e non c’è morte. Quando osserviamo le onde ne
vediamo l’inizio e la fine, vediamo che ogni onda può essere alta o
bassa e, in definitiva, vediamo l’essere e il non essere delle onde.
Tuttavia se ci riferiamo all’acqua non possiamo certo parlare di
inizio e fine, di alto e basso, di essere e di non essere. Così, come
non possiamo separare l’oceano dalle onde, non possiamo nemmeno
separare il Nirvana dal regno della nascita della morte. Se vi trovate
nel regno della nascita e della morte, voi potete pregare, ma solo se
la vostra preghiera è capace di condurvi davvero in profondità avrete
occasione di raggiungere il livello del Nirvana.

Nirvana significa estinzione. Estinzione di cosa? Estinzione di tutte
le idee: del concetto di nascita e morte, di inizio e fine, di essere
e non essere. Se sarete in grado di toccare il livello dell’essere, il
Nirvana, potrete fare esperienza di una pace e di un benessere
illimitati.

Nel Buddhismo siamo soliti parlare delle due dimensioni della realtà.
La prima dimensione è chiamata storica: tempo, spazio, essere, non
essere, nascita e morte sono visti spesso soltanto nella loro
dimensione storica, ma se si tocca la dimensione storica molto in
profondità è possibile scoprire l’altra dimensione, che è chiamata
dimensione ultima. La dimensione storica e la dimensione ultima non
possono essere separate, come le onde non possono essere separate
l’acqua. Quindi, la pratica più profonda, per un meditante buddhista,
è toccare il Nirvana, la dimensione ultima.

Secondo l’insegnamento del Buddha il modo migliore di toccare il
Nirvana è attraverso la porta dell’impermanenza e del non sé. C’è una
meditazione, chiamata meditazione sull’impermanenza, che ci porta a
comprendere come tutto cambi in ogni momento e nulla sia permanente.
Se guardate profondamente nella natura di quello che chiamiamo sé,
troverete solo elementi impermanenti. Forma, sensazioni, percezioni,
formazioni mentali, coscienza: tutto è impermanente. Il Buddha ha
spiegato che tutte le formazioni sono impermanenti. Non solo le
formazioni mentali sono impermanenti, ma anche le forme fisiche lo
sono. E poiché tutte le cose sono impermanenti, non hanno un sé
separato.

Pensiamo a una rosa: è una formazione fisica. Sappiamo che la rosa è
impermanente. La rosa, inoltre, non ha un’esistenza separata.
Guardando profondamente una rosa vediamo elementi che non possiamo
chiamare ‘rosa’. Nella rosa che osserviamo possiamo vedere una nuvola,
poiché senza nuvole non ci sarebbe pioggia e senza pioggia il
cespuglio di rose non potrebbe fiorire. Guardando in profondità questa
rosa possiamo scoprire anche la luce del sole: senza la luce del sole
non sboccerebbe nessuna rosa. Nella stessa rosa vediamo la terra ed i
minerali. Vediamo anche il giardiniere. Se continuiamo a contemplare
la rosa, avvertiamo la presenza dell’intero cosmo e intuiamo che nella
rosa ci sono solo elementi di non rosa. La nuvola è un elemento di non
rosa, la pioggia è un elemento di non rosa, la luce del sole è un
elemento di non rosa. Da sola una rosa non può essere una rosa, perché
deve inter-essere con la luce del sole, con la nuvola, con la pioggia
e con il giardiniere. Appare chiaro, quindi, che la natura delle cose
è il non sé, è l’inter-essere.

Non possiamo ritenere di essere isolati e vivere solo per noi stessi,
in quanto, di fatto, inter-siamo con tutto il cosmo. La meditazione
sulla natura dell’impermanenza e la meditazione sulla natura del non
sé ci aiutano a toccare la base del nostro essere, che è il Nirvana.
Ecco, allora, che toccando profondamente la dimensione storica, è
possibile scoprire la dimensione ultima. Se sarete in grado di toccare
il Nirvana, supererete ogni paura. Quando un’onda si abbassa, tocca
l’acqua dentro di sé e riconosce di essere uno con l’acqua. Per questa
ragione l’onda non ha più paura della nascita e della morte.

L’impermanenza, il non sé e il Nirvana sono considerati i tre sigilli
del Dharma, che caratterizzano ogni insegnamento autentico del Buddha.
I tre sigilli del Dharma sono delle chiavi davvero speciali. Quando li
utilizzo per accostarmi alla tradizione cristiana riesco ad aprire
molte porte e a scoprire molti aspetti meravigliosi.
I nostri amici cristiani pregano così: “Padre nostro, che sei nei
cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la
tua volontà, come in cielo, così in terra”. Questa preghiera non è
stata creata in tempi recenti, ma è stata insegnata ai suoi discepoli
da Gesù Cristo stesso. Il “Padre nostro”, in effetti, è un genere di
preghiera che si propone di condurci alla ricerca della dimensione
ultima. Cercare il regno di Dio significa cercare di entrare in
contatto con la dimensione ultima.
Ci sono teologi cristiani che hanno descritto Dio come la natura
stessa dell’essere e quindi la parola “Padre”, in questo caso,
significa la base dell’essere. Se volete, potete dire “Madre”, è la
stessa cosa. Infatti quando ci si riferisce a Dio non ci sono idee,
non ci sono parole, non ci sono nomi che possono descrivere quella
realtà meravigliosa. La realtà ultima non è né maschile né femminile.
Potete descrivere Dio come padre o madre, è lo stesso, l’importante è
non essere intrappolati dalle parole. Quindi, il “Padre Nostro”, che è
“nei cieli”, rappresenta la natura più intima di tutti noi, di tutto
ciò che è.

“Sia santificato il tuo nome”. Nel Tao Te Ching si dice che il Tao che
può essere descritto non è il vero Tao, il nome che può essere
pronunciato, non è il vero nome. Il Dio che può essere concepito come
nozione, non è un vero Dio. Quel Dio il cui nome può essere
pronunciato, non è il vero Dio. Dobbiamo prestare molta attenzione a
non farci intrappolare dalle parole, dalle nozioni, in modo da toccare
veramente la realtà ultima.

“Venga il tuo regno”. Il regno di Dio è già presente: la dimensione
ultima è contenuta nella dimensione storica. Nel Vangelo secondo Marco
si legge: “Tutto quello che volete chiedere con la preghiera, l’avete
già ricevuto”. Le cose più profonde che desiderate, come la non
nascita e la non morte, la pace, la compassione, sono già presenti
nella dimensione ultima dentro di voi. L’onda non deve sforzarsi per
cercare l’acqua perché lei stessa è l’acqua. Voi siete già ciò che
volete diventare: questo insegnamento è chiaro sia nel Buddhismo che
nel Cristianesimo.

“Sia fatta la tua volontà, come in cielo, così in terra”. Il Paradiso
è la dimensione ultima e la terra è la dimensione storica. Si tratta
di due realtà non separate tra loro e quindi è chiaro che dobbiamo
vivere le due dimensioni in profondità e contemporaneamente.

Se imparerete a conoscere profondamente l’impermanenza e il non sé,
raggiungerete la realtà della non nascita e della non morte. Dopo
avere toccato il Nirvana non avrete più paura dell’essere e del non
essere, della nascita e della morte, perché il Nirvana è l’estinzione
stessa di tutti i concetti, inclusi quelli dell’essere e del non
essere, della nascita e della morte.

“Dacci oggi il nostro pane quotidiano”. Ecco la pratica di vivere nel
momento presente, di non essere intrappolati dai ricordi del passato e
di non essere travolti dalle preoccupazioni per il futuro. Occorre
rendersi davvero presenti, dal momento che il presente è l’unico
attimo in cui la vita è veramente disponibile. Il fatto che voi siate
vivi è un vero miracolo e solo un’energia può aiutarvi a farvi rendere
conto che siete veramente vivi. Questa energia è la consapevolezza.
Ogni volta che praticate il respiro consapevole voi vi accorgete di
essere vivi: questo è il potere della consapevolezza. Ogni volta che
c’è consapevolezza, ogni volta che c’è lo Spirito Santo, voi
rinascete. “Tu sei mio Figlio, oggi ti do la vita”, è scritto in un
salmo. Nella vita quotidiana, invece, troppo spesso si vive come
morti. “Dacci oggi il nostro pane quotidiano”, e se noi permetteremo
alla consapevolezza ed allo Spirito Santo di essere pienamente in noi,
ecco che saremo veramente vivi nel momento presente. Questa non è una
semplice richiesta di cibo, bensì una richiesta di vita vera.

“Rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri
debitori”. Nella versione francese si recita: “Perdona a noi le nostre
offese, come noi le perdoneremo a chi ci ha offeso”. Nella nostra vita
di tutti i giorni avvertiamo un’infinità di percezioni erronee, a
causa della rabbia, dell’ignoranza, della gelosia. Ma in questo modo
finiamo per procurare tanta sofferenza a tutti gli altri esseri
viventi, e, offendendo la dimensione storica, offendiamo anche la
dimensione ultima. In questo caso è chiarissimo il riferimento al
guardare in consapevolezza e in profondità, che possiamo praticare
avendo per oggetto dell’osservazione non soltanto noi stessi, ma anche
l’altra persona. Questa è veramente la pratica del ricominciare da
capo.

“E non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male”. C’è la
tendenza, e questa è l’energia delle cattive abitudini, a spingerci
nella direzione della sofferenza. Abbiamo sempre la tentazione di
essere avidi, arrabbiati, crudeli. L’unica energia che ci può
trattenere dal cadere in queste tentazioni è quella della
consapevolezza. L’unica energia che ci può proteggere è quella dello
Spirito Santo, che ci può far vedere con estrema chiarezza la realtà
così come è.
Il male di cui si parla qui è l’ignoranza, la mancanza di conoscenza e
di comprensione. Nel Buddhismo la tentazione è impersonata da Mara,
che a volte si manifesta come sospetto, a volte come dubbio, a volte
come ambizione. E’ la consapevolezza l’unica energia che ci permette
di identificare Mara.
Prima che il Buddha raggiungesse la perfetta Illuminazione apparve
Mara e lo sfidò: “Siddharta, chi ti credi di essere? Speri, forse, di
diventare un essere completamente illuminato? Non vedi che dovunque
nel mondo vi sono oscurità e sofferenza? Ti illudi di potere diventare
la luce che fa sparire tutto ciò? So che hai praticato a lungo, ma
ritieni di avere praticato abbastanza da diventare un buddha? Chi può
testimoniare che hai praticato abbastanza da diventare un buddha,
questa notte?”. Siddharta a quel punto sorrise. Con la sua mano destra
toccò la terra e disse: “La terra mi è testimone”. In quel preciso
momento la terrà tremò tre volte e apparve nelle sembianze di una dea
che offrì al Buddha fiori, foglie e frutta, poi guardò Mara, che
scomparve.

In quel frangente Mara si era manifestato come dubbio, ma non si diede
per vinto e continuò a cercare nuove occasioni per incontrare il
Buddha. Un anno e mezzo dopo l’illuminazione il Buddha fece ritorno
alla sua città natale per una visita. Era seduto sotto un albero e
stava meditando sul modo di governare senza violenza e con gentilezza
amorevole, in modo che non ci fossero né esecuzioni, né
discriminazioni, né guerre, né povertà. D’improvviso apparve Mara, che
gli chiese: “Buddha, perché non diventi un politico? Se ti metti in
politica potrai utilizzare la tua capacità e la tua conoscenza e farai
felici molte persone”. Il Buddha guardò Mara e replicò: “Mara, mio
vecchio amico, ti conosco troppo bene”. Dopo avere udito queste parole
Mara scomparve.

Il Buddha non dovette lottare affatto con Mara poiché appena si
manifestava egli lo riconosceva e Mara, puntualmente, scompariva.
Satana, il maligno, è presente e l’unica luce che ci permette di
riconoscerlo è, ancora una volta, la luce dello Spirito Santo, la luce
della consapevolezza.

Il modo più sicuro di avvicinarci alla Trinità è attraverso la porta
dello Spirito Santo. Tutti noi abbiamo la capacità di riconoscere
quando lo Spirito Santo è presente. In qualunque momento e in
qualunque posto si trovino comprensione, pace e compassione, lo
Spirito Santo è presente. E le preghiere autentiche altro non sono che
la pratica di far diventare presente lo Spirito Santo dentro di noi.
Nella tradizione buddhista abbiamo una pratica molto concreta che
rende viva e presente dentro di noi l’energia della consapevolezza.
L’energia della consapevolezza è il Dharma vivente, è il Buddha
vivente. Secondo l’insegnamento dell’interessere, il Buddha contiene
il Sangha e il Dharma, il Sangha contiene il Buddha ed il Dharma ed in
ciascuno di essi ci sono tutti e tre. Questo è l’interessere. Secondo
i principi dell’interessere lo Spirito Santo porta con sé il Dio Padre
e il Figlio di Dio. Ogni volta che tocchiamo lo Spirito Santo,
tocchiamo allo stesso tempo il Padre e il Figlio.

Quanti di voi hanno ricevuto i Tre Rifugi ed i Cinque Meravigliosi
Precetti dovranno fare attenzione a non perdere le loro radici
spirituali. Portate a casa con voi la pratica dei Tre Rifugi e dei
Cinque Precetti e la pratica della consapevolezza, ma non tralasciate
di scoprire il gioiello che c’è nella pratica della vostra tradizione
spirituale. Questo è quanto dovrebbe essere fatto per la pace, la
riconciliazione e la felicità delle generazioni che verranno. Una
persona che è sradicata dalle propria società, dalla propria cultura,
dalla propria tradizione spirituale, non può essere una persona
felice. Noi ci auguriamo che la pratica della meditazione buddhista
possa aiutarvi a tornare alle vostre radici spirituali.

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