Meditazione sulla gentilezza amorevole e sugli altri stati sublime

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Meditazione sulla gentilezza amorevole e sugli altri stati sublime

del Ven. Sujiva

da piandeiciliegi.it

– Prefazione –

LASCIATE PARLARE IL CUORE

Alcuni anni fa Stephen mi pregò di riscrivere il libro sulla
Gentilezza Amorevole, ma solo ora ho cominciato a farlo e solo dietro
sua insistenza. Non c’era alcuna ragione valida per procrastinare
eccetto – pensavo – che non c’era alcuna ragione altrettanto valida
per farlo, dato che ho tante cose importanti da fare, tra cui la
meditazione.

Avevo anche un’altra scusa… Avevo bisogno di fare altre esperienze in
materia. In fondo, quello che avevo già scritto nel precedente libro
era ancora valido e sufficiente.

Ed ora eccomi qua, nel piccolo chalet dei suoi genitori nei dintorni
di Richerenches in Provenza, Francia. Sono seduto sotto un platano:
avevo cominciato a scrivere ciò che sentivo in cuore già da qualche
giorno, da quando siamo ritornati da Berna. Dopo il viaggio, che ci
prese circa cinque ore e dopo un rapido pasto (cucinato da Jitka), nel
pomeriggio mi sdraiai sul letto, con il cuore aperto e completamente
pronto a ricevere qualsiasi messaggio mi giungesse da lui sul modo di
riscrivere questo libro. Provai allora una sensazione leggera come se
stessi volando, accompagnata da immagini di uccelli che si libravano
nell’aria. Prima apparve l’immagine di un uccello bianco con la punta
delle ali celeste, poi l’immagine di una civetta. Avevo già notato che
la civetta era il simbolo della casa… era chiaro che il proprietario
amava le civette e le si vedeva riprodotte in quadri, in ceramiche e
vi era perfino una civetta di terracotta fissata al tetto della casa.
Probabilmente tempo fa vi visse una civetta, che da lungo tempo ormai
era scomparsa… evento assai raro. Interpretai queste visioni come il
desiderio che il mio cuore aveva di volare verso la libertà. Avevo
spesso usato l’immagine di un uccello in volo durante la pratica per
diffondere la Gentilezza Amorevole in tutte le direzioni.

La domanda è: cos’è il “cuore”? Noi lo associamo subito a sentimenti
ed emozioni, ma è una cosa un po’ superficiale. Ha significati molto
più profondi, talmente profondi da raggiungere il più riposto
significato della vita e dell’esistenza stessa.

Qualche hanno fa lessi un libro interessante che riguardava i consigli
che una nonna dava a sua nipote. Il suo ultimo consiglio – e anche il
titolo del libro – era “Vai dove ti porta il cuore”. Questo consiglio
mi colpì. Avevo già notato come in passato mi ero trovato nei pasticci
per aver seguito la mente razionale e aver ignorato il cuore. Quindi
ora, quando devo prendere decisioni importanti consulto il cuore – che
per me significa l’intuizione, la conoscenza che viene da dentro.
Assomiglia molto ai sentimenti, ma in lui c’è chiarezza e non è cieco.

Bisogna dare spazio al cuore e ascoltarlo. Lo abbiamo ignorato troppo
spesso, specialmente quando trattiamo con gente razionale che
preferisce evitare le “acque profonde”. Dopo un po’ il peso si
accumula e procura problemi alla salute sia fisica che mentale. Ho
visto accadere questo a gente che è venuta a meditare da me. Si
lamentavano di crampi e di mali di testa, di stomaco e di cuore. Ma
presto, con la consapevolezza, scoprirono che i dolori erano abbinati
alla tensione… o ai sentimenti. Durante la meditazione di Metta spesso
scoprono che i sentimenti che provano in cuore sono dolorosi, e non
gioiosi come speravano.

I sentimenti di gioia e dolore sono strettamente connessi al “cuore”.
Non potete sperimentare gli uni senza gli altri. Per essere veramente
felici dobbiamo poterli sperimentare entrambi. Con Metta accade la
stessa cosa che con la pratica della meditazione di consapevolezza
Vipassana. Datele tutta la vostra attenzione e aprite il cuore. Per
sapere dove sta veramente il cuore, non dovete lasciare che la mente
razionale faccia da padrona. Al contrario, accantonate la mente
razionale e lasciate che operi quella sottile consapevolezza
interiore, che è l’intuizione. Questa intuizione, così somigliante a
un sentimento, così connessa ad esso, risveglia nel cuore un nucleo
interno di condizioni, che porta con sé la risposta a ciò che
vogliamo. Questa intuizione ha la sua importanza, e non deve essere
confusa con qualcosa di sfrenato, che va disciplinato.

Una anziana signora che aveva fatto un ritiro con il mio maestro,
venne da me e mi disse che aveva avuto un’intuizione profonda verso la
vita, quando il maestro le disse che senza amore per se stessi, tutto
il resto è inutile.

Amore per sé? E’ una cosa difficile da capire in Occidente, ma in
Oriente la si dà per scontata. Che cos’è veramente l’amore per sé? E’
qui che ho trovato la risposta che mette in rapporto le due
meditazioni Vipassana e Metta: insieme formano il seme e il compimento
della vita spirituale. E il “cuore” fa da ponte.
Ora considero che è il cuore a dare un vero significato alla vita e
alla nostra stessa esistenza. L’intuizione è l’occhio interno che ci
fa vedere oltre a ciò che la ragione vede. Sorge dalla realtà
dell’esistenza, sempre ponendosi domande su felicità e dolore e ora so
che la sua voce è fatta di canti e di grida. Sì, oserei dire che ha le
sue radici nell'”Assoluto” stesso, nel cuore di tutte le cose. E’
dall’ignoranza di esso che sorge quel senso di incompletezza, che a
sua volta ci fa desiderare e ci fa aggrappare ciecamente alle cose,
procurandoci sempre più infelicità. Ma con la consapevolezza, esso si
sviluppa in una nobile ricerca che poi si alza in volo verso la
libertà. Quando trova la sua vera casa, trova anche la vera pace e lì
si riposa per sempre. Potremmo perciò dire che diventa una sorgente
infinita di felicità per il mondo.

Mi alzai dal letto e cominciai a prender nota di questi pensieri. In
questi 10 giorni di permanenza qui il cuore scriverà la sua storia,
per lo meno la storia delle esperienze che ho fatto sviluppando la
Gentilezza Amorevole. Lo seguirò, questo cuore, nel suo ritmo e nella
sua evoluzione. Perciò credo che sarà proprio una vacanza. E tu, sì
tu, mente razionale mettiti da parte, lascia parlare il cuore.

Vi state ancora chiedendo cos’è il cuore? Guardatevi nello specchio.
Ne vedrete il riflesso.

MEDITAZIONE – TEMPO E LUOGO

In senso metaforico, meditazione significa riportare a casa il cuore.
Ci sono molti altri modi di dirlo, come per esempio “conosci te
stesso”, modi che toccano proprio il punto centrale. Se uno preferisce
essere più tecnico, può definirlo come un processo di condizionamento
che porta alla realizzazione della Verità assoluta, che è perfetta
pace. All’interno di questo processo ve ne sono poi tanti altri.

Forse avrete sentito parlare di vari tipi di meditazione, diversi per
tecnica e oggetto, ma se sono veramente genuini, devono avere tutti
come scopo la pace. Li si può dividere in due modi:

a. Meditazione di tranquillità, che riguarda soprattutto lo sviluppo
della concentrazione fino a raggiungere livelli di assorbimento o di
accesso.

b. Meditazione di intuizione profonda, che sviluppa la consapevolezza
fino a realizzare la verità delle tre caratteristiche universali
(impermanenza, sofferenza e non-sé) e quindi la liberazione.

Qualsiasi meditazione buddhista ha come scopo il raggiungimento della
pace assoluta. Sebbene i due tipi di meditazione siano due pratiche
distinte, possono tuttavia essere collegate e integrate. Alla fine,
però, è solo l’intuizione profonda che porta alla liberazione.

Lo sviluppo della Gentilezza Amorevole rientra nella prima categoria,
nella meditazione di tranquillità. Ma vedrete che la si può praticare
e applicare anche alla Vipassana. Come due partner possono giocare
ruoli diversi, talvolta uguali e altre volte no, allo stesso modo la
Gentilezza Amorevole è un’eccellente compagna della Vipassana, in
qualunque ruolo si presenti. Per me la pratica della Gentilezza
Amorevole è strettamente connesso alla Vipassana perché so che nei
“cuori” di tutti c’è la stessa… Verità.

Perciò quando parliamo della meditazione di Metta come un esercizio di
tranquillità, parliamo dei livelli più profondi di concentrazione.
Generalmente, non vi includiamo le attività quotidiane; invece
dovremmo farlo, poiché gli stati mentali che abbiamo formano la base
su cui si sviluppano gli stati più avanzati. Inoltre, come vedremo in
seguito, ci sono molti malintesi circa la concentrazione; questa può
sorgere anche nei momenti più inaspettati. Più si pratica più
acquisterà rilevanza.

Ma prima ci sono delle condizioni di base che bisogna conoscere:

a Moralità

La moralità è la purezza della mente che concerne le azioni sia
fisiche che verbali. In positivo è astenersi da cose non salutari.
Spesso si riferisce ai precetti, per esempio ai cinque precetti:
astenersi dall’uccidere, dal rubare, da una condotta sessuale
scorretta, dal mentire e dall’assumere intossicanti.
Le azioni si accumulano nella mente e al momento giusto si faranno
sentire. Se sono salutari, avranno una grande potenza rendendo
possibile la meditazione. Perciò la moralità forma una base mentale
armoniosa e pura su cui crescono gli stati mentali più eccelsi.

Tuttavia non preoccupatevi se il vostro comportamento non è perfetto,
dato che molto raramente comunque un comportamento può essere
perfetto. E’ qualcosa su cui dobbiamo lavorare tutta la vita. La cosa
importante è essere sinceri e determinati nell’impegno. Molti, durante
un ritiro di meditazione, eliminano molte cattive abitudini. Anche una
pratica quotidiana regolare è proficua a questo proposito.

b. Retta visione

La retta opinione è chiara visione, cioè la capacità di distinguere
tra il vero e il falso, in modo da poter dare giudizi corretti e
prendere le giuste decisioni lungo la via. E’ una qualità che ci porta
a seguire la direzione giusta, in cui la definizione di “giusto” è
basata sulla realtà.

Tradizionalmente, retta visione comprende la retta visione dell’azione
(kamma), che si distingue tra salutare e non salutare e il suo effetto
risultante. Questa retta visione forma la base su cui poggiare e ci
allontana dalla confusione, dall’illusione e infine dalla sofferenza.

Poi viene la retta visione delle Quattro Verità: sofferenza, la sua
causa, la sua cessazione e il modo di praticare per ottenerne la
cessazione. Questa retta visione si manifesta perfettamente dopo la
Realizzazione ma prima si basa sui concetti su cui costruiamo le
nostre esperienze.

Tanto per cominciare, dobbiamo liberarci almeno dalle visioni o
opinioni sbagliate. Le opinioni sbagliate sono forti attaccamenti a
credenze che contraddicono la realtà, come credere erroneamente che
non ci sono azioni salutari e non salutari con le loro conseguenze, o
credere erroneamente che non ci sia sofferenza in questo mondo.
Veementi negazioni di questo tipo sono segno di follia. Come minimo,
dovremmo avere una mente aperta e chiara per indagare e imparare.
Altrimenti, le idee e le opinioni sbagliate non solo ci impediranno di
crescere ma ci porteranno fuori strada verso stati di grande
infelicità. Leggere libri ispirati e incontrarsi con gente saggia ci
aiuterà a rafforzare la retta visione.

c. Tempo

Abbiamo visto che la meditazione è un modo di vivere… di vivere con
consapevolezza, in pace, inoltrandosi nella via della crescita e della
comprensione, verso mete spirituali. Perciò dobbiamo stare in questo
stato, se non sempre, almeno tutto il tempo che ci ricordiamo di
farlo. Non essere in pace significa anche essere “persi”. La
meditazione si può dividere in:

– intensiva

– rilassata.

Non ci sono regole che stabiliscano quanto si debba essere intensi o
rilassati, purché ci sia purezza di mente. Generalmente si mette un
maggior sforzo nella meditazione intensiva per cui ci si può aspettare
che il livello di concentrazione salga a livelli molto alti e vi si
mantenga a lungo. Spesso questi sono periodi in cui si fanno grandi
progressi in breve tempo e i risultati sono assai evidenti. Perciò
sarebbe bene dedicare più tempo a questo tipo di pratica intensiva.
D’altra parte nella nostra vita quotidiana possiamo mantenere solo un
ritmo più rilassato e a lungo andare è possibile progredire bene se lo
si mantiene con regolarità e determinazione. Nella vita quotidiana i
momenti di migliore concentrazione sono la mattina dopo una buona
notte di riposo. Anche Metta in questo periodo della giornata ha un
aspetto più pratico.

d. Luoghi adatti

Naturalmente per lo sviluppo della tranquillità bisogna cercare luoghi
tranquilli e piacevoli, che siano sicuri, all’aria aperta e in
contatto con la natura. Il posto deve fornire cibo adatto, alloggi
ampi, spaziosi e ben ventilati. La semplicità è più propizia alla
calma che le cose complicate. Anche la pulizia è di aiuto. Non ci
devono essere troppe distrazioni o lavori da fare per avere il massimo
di tempo da dedicare alla pratica.

E’ per questo che molti meditatori ricorrono ai centri di meditazione,
che d’altronde non sono difficili da trovare se avete i mezzi per
andarvi. Una volta trovato il posto, bisogna trovare un luogo adatto
per sedersi. Alcuni vi sembreranno irresistibili appena li vedete:
manteneteli gradevoli. Non dimenticatevi di portarvi tutte le cose che
ritenete necessarie, come il cuscino o la stuoia.

Per i principianti, la cosa più importante è che nel centro vi sia una
guida qualificata o un compagno spirituale esperto. Questi devono
essere pieni di compassione, di comprensione e praticare loro stessi
con diligenza.

e. Postura

La meditazione si può e si deve fare in ogni postura, dato che è uno
stato mentale. Comunque, la postura seduta è molto adatta alla
concentrazione, perché si può stare fermi, rilassati, ma anche vigili.
Tuttavia vorrei insistere sulla comodità, perché quando si sta a
proprio agio si è rilassati, tranquilli e concentrati. Sedetevi a
gambe incrociate e con il dorso eretto, ma non rigido. Se le ginocchia
sono indolenzite si può usare un cuscino o un panchetto per rialzare
le natiche. Questo aiuterà a tenere il dorso eretto, impedendo così di
avere dolori fin dall’inizio. Se non si riesce a stare così, ci si può
sedere su una sedia, evitando però di appoggiarsi allo schienale
perché questo porterebbe all’indolenza e al torpore. Nella meditazione
di tranquillità si richiede che uno stia seduto a lungo, perciò
preparatevi!

Siccome però non si può stare sempre seduti, la posizione seduta va
alternata con quella camminata. Camminare serve a molti scopi: è un
esercizio buono per la salute e per equilibrare le facoltà di
controllo come nel caso in cui si debba aumentare l’energia o il
rilassamento. Aiuta anche a familiarizzarsi con la concentrazione di
Metta pur continuando a muoversi. Si può cambiare il passo e
accelerarlo a seconda degli stati mentali o fermarsi quando la
concentrazione si approfondisce.

La posizione sdraiata non è consigliabile perché è a forte rischio di
sonnolenza. Inoltre stare troppo sdraiati è dannoso alla salute, ad
eccezione di quando si ha un eccesso di energia. In tal caso è utile
sdraiarsi e perfino addormentarsi.

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