La felicità – Osho

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La felicità

Tratto da “La felicità”

di Osho

Un bambino alla nascita è limpido, perché la mente non esiste; appena
compare la mente, subentrano l’opacità e la confusione. Un bambino è
limpido e luminoso, ma dovrà accumulare sapere, informazioni, cultura,
religione, condi­zionamenti: cose utili, necessarie. Dovrà raccogliere
da mol­te fonti, opposte e contraddittorie, ogni sorta di cose;
pren­derà e accumulerà da migliaia e migliaia di sorgenti. A quel
punto la mente si sarà trasformata in un mercato, in una fol­la e, a
causa di tutto questo accumulo, la confusione sarà ine­vitabile. E
qualunque cosa si raccolga non sarà mai nulla di certo: infatti, il
sapere è sempre un fenomeno in evoluzione.

Mi ricordo… Una persona, un grande ricercatore, mi ha raccontato
questo aneddoto sul professore che ebbe per cinque anni
all’università, alla facoltà di medicina; si trattava di uno studioso
molto quotato e famoso per le sue ricerche. L’ultima cosa che fece, al
termine dell’anno accademico, fu riunire i suoi studenti e dire loro:
“Devo spiegarvi un’ultima cosa. Tutto ciò che vi ho insegnato è vero
solo al cinquanta per cento, il restante cinquanta per cento è
assolutamente sbagliato; ma il problema è che non so quale sia il
cinquan­ta per cento giusto e quale quello sbagliato. Lo ignoro”.

L’intero edificio del sapere è costruito così. Non c’è nul­la di
certo, nessuno sa, tutti procedono a tentoni nel buio.

Procedendo così si creano i sistemi, e ne esistono migliaia e
migliaia. Gli hindu sostengono qualcosa, i cristiani qualco­s’altro, i
musulmani qualcos’altro ancora. Tutti si contraddi­cono, non esistono
certezze né punti in comune; eppure so­no queste le fonti della mente.
Tu raccogli qua e là, trasfor­mando la tua mente nel deposito di un
robivecchi; la confu­sione è inevitabile. Solo una persona che non
conosce mol­te cose può avere delle certezze; più sai, píù diventerai
insi­curo.

Gli uomini primitivi avevano più certezze e, apparente­mente, idee più
chiare. Non c’era chiarezza, ma solo igno­ranza dei fatti che potevano
contraddire tali idee. Se la men­te moderna è più confusa, lo si deve
al fatto che l’uomo mo­derno conosce più cose. Se sai più cose, sarai
più confuso, perché adesso possiedi più sapere. Più sai, più diventi
insi­curo. Solo gli idioti possono essere sicuri, dogmatici, senza
esitazioni. Più sai, più il terreno ti manca sotto i piedi e di­venti
esitante. Voglio dire questo: più la mente cresce, più saprai che la
sua natura è la confusione.

Quando affermo che solo gli idioti possono essere sicuri, non intendo
dire che il Buddha sia un idiota, visto che non è insicuro. Ricorda la
differenza. Egli non è né sicuro né in­sicuro, è semplicemente
limpido. “Mente” vuol dire incer­tezza; “mente idiota”, certezza. Con
la nonmente entrambe — certezza e incertezza — scompaiono.

ll Buddha è una chiarezza, uno spazio, uno spazio aperto. Non è
sicuro; non esiste nulla di cui essere sicuri. Né è insicuro, perché
non esiste nulla di cui essere insicuri. Solo colui che è alla ricerca
della sicurezza può essere insicuro. La mente è sempre insicura ed è
sempre alla ricerca della si­curezza; sempre confusa e sempre alla
ricerca della chiarez­za. Un Buddha è colui che ha abbandonato la
mente, e in­sieme a essa ogni confusione, certezza o incertezza. Tutto
viene lasciato cadere.

Considerala così: la tua consapevolezza è simile al cielo e la mente è
simile alle nuvole. Il cielo non viene toccato dal­le nuvole; esse
vanno e vengono, senza lasciare segni. Il cie­lo resta vergine: non
esistono tracce, impronte, ricordi delle nuvole. Queste ultime vanno e
vengono: il cielo resta indi­sturbato. La stessa cosa avviene anche
dentro di te: la con­sapevolezza resta indisturbata. I pensieri vanno
e vengono, le menti si evolvono e scompaiono. E non pensare che tu sia
una mente sola: ne hai molte, sono una folla. Le tue menti continuano
a cambiare.

Se sei un comunista, possiedi un certo tipo di mente. Puoi
abbandonarla e diventare anticomunista. A quel pun­to, hai una mente
diversa; non solo diversa, ma completa-

mente opposta. Puoi continuare a cambiare mente come fosse un vestito;
e cambi in continuazione, anche se non te

ne accorgi. Queste nuvole vanno e vengono. La chiarezza può giungere
se diventi consapevole del cielo, se il tuo cen­tro d’attenzione muta.
Se non sei focalizzato sul cielo, sei fo­calizzato sulle nuvole.
Distogli lo sguardo dalle nuvole e metti a fuoco il cielo.

Questa tecnica afferma:

In estate, quando vedi tutto il cielo
infinitamente chiaro, penetra in tale chiarezza.

Medita sul cielo; un cielo estivo senza nuvole, infinita­mente vuoto e
chiaro, limpido, totalmente vergine, senza nulla che si muova al suo
interno. Contemplalo, medita su di esso e penetra in tale chiarezza.
Diventa questa chiarezza simile allo spazio.

Se mediti su un cielo privo di nuvole, improvvisamente avrai la
sensazione che la mente stia scomparendo, sfuman­do in lontananza; ci
saranno delle pause. All’improvviso ti accorgi che è come se il cielo
limpido fosse penetrato in te. Ci saranno degli intervalli. Per un
momento, i pensieri ces­seranno… come se il traffico si fosse
fermato e nessuno si muovesse. All’inizio saranno solo pochi istanti,
ma anche questi istanti si trasformeranno. A poco a poco la mente
ral­lenterà e compariranno degli intervalli più lunghi; per mi­nuti
interi non ci saranno né pensieri né nuvole. E quando non ci sono
pensieri né nuvole, il cielo esteriore e quello in­teriore diventano
una cosa sola, perché solo il pensiero è la barriera, poiché solo esso
crea il muro; solo a causa del pen­siero l’esteriore è esteriore e
l’interiore è interiore. Quando il pensiero non c’è, l’esteriore e
l’interiore perdono i loro confini diventando una cosa sola. In
realtà, i confini non so­no mai esistiti. Sembrano esistere
esclusivamente grazie al pensiero, alla barriera.

È bellissimo meditare sul cielo. Sdraiati, in modo da di­menticare la
Terra. Sdraiati sulla schiena in una spiaggia so­litaria o in un posto
qualsiasi, e limitati a osservare il cielo. Un cielo chiaro — senza
nuvole, sconfinato — servirà di più allo scopo. Semplicemente osserva,
fissa il cielo.

Percepiscine la chiarezza, l’assenza di nuvole, l’espansio­ne senza
confini; quindi penetra in tale chiarezza, diventa una cosa sola con
essa. Abbí la sensazione di essere diventa­to il cielo, la spaziosità.

All’inizio, se mediti semplicemente sul cielo aperto, sen­za fare
altro, cominceranno ad apparire degli intervalli, perché qualunque
cosa osservi entra in te. Qualunque cosa ve­di ti colpisce
all’interno; qualunque cosa vedi è dipinta, ri­flessa.

Quando guardi un palazzo, non lo stai guardando e ba­sta; qualcosa
comincia immediatamente ad accadere dentro di te. Quando vedi un uomo,
una donna, una macchina ­qualsiasi cosa — non è solo un fenomeno
esteriore; dentro di te è cominciato qualcosa, un riflesso. Hai
cominciato a rea­gire. Qualunque cosa vedi ti modella, ti plasma, ti
modifica, ti crea. L’esteriore è costantemente collegato
all’interiore.

Guardare nel cielo aperto è ottimo: la semplice distesa senza confini
è bellissima. I tuoi limiti spariranno, perché il cielo infinito si
rifletterà dentro di te. E se riesci a fissare senza battere le
palpebre, sarà utile. Se guardi fisso senza battere le palpebre…
infatti, se le batti, il processo del pensiero continuerà. Guarda
fisso senza battere le palpebre. Fissa il vuoto, entraci, senti di
essere diventato una cosa so­la con esso, e a un certo punto il cielo
penetrerà in te.

Prima sei tu a penetrare nel cielo, poi esso penetra in te. E accade
un incontro: il cielo interiore incontra quello este­riore. In tale
incontro avviene la realizzazione. In esso acca­de la non mente,
perché l’incontro si verifica solo quando la mente non è presente.

In quell’unione, per la prima volta, non sei la mente. Non esiste
confusione, non può esistere senza la mente. Non esi­ste infelicità,
perché nemmeno l’infelicità può esistere senza la mente.

Hai mai notato che l’infelicità non può esistere senza la mente?
Senza, non puoi essere infelice; manca la fonte. Chi ti darà questa
infelicità? Chi ti renderà infelice? E lo stesso vale dall’altro punto
di vista: non puoi essere infelice senza la mente, né puoi essere
estatico con essa. La mente non può mai essere fonte di beatitudine.

Dunque, se il cielo interiore e quello esteriore si incon­trano e la
mente scompare, anche solo per un istante, sarai ricolmo di una vita
nuova. La qualità di quella vita è assolu­tamente diversa. È la vita
eterna, non contaminata dalla morte o da qualche paura. In
quell’incontro sarai qui e ora, nel presente: infatti il passato e il
futuro appartengono ai pensieri. Passato e futuro fanno parte della
tua mente. Il presente è l’esistenza, non fa parte della mente.

Questo momento non appartiene alla tua mente. Il momento che è appena
passato e quello che sta per arrivare, in­vece, sì. Questo momento non
ti appartiene mai. Ricorda: tu appartieni a questo momento, esisti qui
e ora. La tua mente esiste sempre da qualche altra parte. Sgravati da
ogni peso!

Stavo leggendo un mistico Sufi. Nel corso di un lungo viaggio, su una
strada deserta, vide un contadino con il suo carro. Il carro era
impantanato nel fango, perché la strada era molto accidentata. Il
contadino stava trasportando un grosso carico di mele, ma lungo il
percorso le mele erano ca­dute. Tuttavia, il contadino non se n’era
accorto.

Quando il carro si impantanò nel fango, prima fece del suo meglio per
tirarlo fuori, ma poiché tutti gli sforzi si ri­velavano vani, pensò:
“Adesso devo scaricare il carro, poi forse potrò liberarlo”. Quando
andò a guardare, vide che restavano solo una dozzina di mele; il carro
si era già svuo­tato! È possibile immaginare la sua infelicità, e il
Sufi rac­conta che quell’uomo esasperato fece un commento davve­ro
incisivo. Disse: “Bloccato, per l’inferno! Bloccato! E sen­za un
accidente di nulla da scaricare!”. L’unica possibilità per uscire dal
pantano era svuotare il carro, ma a quel pun­to non c’era più nulla da
scaricare!

Per fortuna, tu non sei bloccato in questo modo. Puoi al­leggerirti:
il tuo carro è troppo pieno. Puoi scaricare la men­te, e non appena
quest’ultima scomparirà, sarai in grado di volare.

Questa tecnica — osservare la chiarezza del cielo e diven­tare una
cosa sola con esso — è una delle più praticate. Molte tradizioni
l’hanno usata. Sarà molto efficace soprattutto per la mente moderna,
perché sulla Terra non resta nulla su cui meditare; rimane solo il
cielo. Se ti guardi intorno, ogni co­sa è prodotta dall’uomo, limitata
e confinata. Solo il cielo, per fortuna, è ancora aperto alla
meditazione.

Prova questa tecnica, sarà utile. Ma ricorda tre cose. La prima: non
battere le palpebre, tieni gli occhi spalancati. Anche se cominciano a
farti male e a lacrimare, non ti preoccupare. Anche quelle lacrime
faranno parte del tuo proces­so di alleggerimento; saranno utili.
Quelle lacrime rende­ranno i tuoi occhi più freschi e innocenti, li
laveranno. Continua a guardare con gli occhi spalancati.

La seconda cosa: non pensare al cielo, ricorda. Puoi cominciare a
pensare al cielo. Puoi ricordare bellissime poesie sul cielo, ma in
tal caso mancheresti il punto. Non devi pensarci su, ma entrarci,
essere una cosa sola con esso; infatti, se cominci a pensarci, si crea
di nuovo una barriera. Stai di nuovo mancando il cielo, e ti stai
ancora rinchiudendo nella mente. Non pensare al cielo. Sii il cielo.
Guardalo fissa­mente ed entraci; lascia che il cielo si muova dentro
di te. Se ti muovi dentro il cielo, quest’ultimo si muoverà
immediata­mente dentro di te.

Come puoi farlo? Come puoi muoverti dentro íl cielo? Continua
semplicemente a fissare sempre più lontano.

Continua a guardare fissamente, come se ne stessi cer­cando il
confine. Va’ il più possibile in profondità; questo stesso movimento
spezzerà la barriera. E questa tecnica an­drebbe praticata per almeno
quaranta minuti; meno di qua­ranta minuti sarà inutile, non servirà a
granché.

Quando sentirai di esserti veramente fuso con il cielo, potrai
chiudere gli occhi. Quando il cielo è entrato in te, puoi chiudere gli
occhi. Allora sarai in grado di vederlo anche dentro di te, non ci
sarà più bisogno… solo dopo qua­ranta minuti, quando sentirai che la
fusione è accaduta, esisterà una comunione: sei diventato parte del
cielo e la men­te non esiste più, allora chiudi gli occhi e resta con
il cielo interiore.

La limpidezza favorirà il terzo passo: penetra in tale chia­rezza. Un
cielo chiaro, senza nuvole e incontaminato, sarà d’aiuto. Sii
semplicemente consapevole della chiarezza che ti circonda da ogni
lato. Non pensarci su; limitati a essere consapevole della chiarezza,
della purezza, dell’innocenza.

Queste parole non vanno ripetute. Le devi sentire, non ci devi pensare
su. E non appena guarderai fissamente il cielo, la sensazione
arriverà, perché queste cose non le devi immaginare: esistono già. Se
guardi fisso, cominceranno ad acca­derti. Il cielo è puro, è la cosa
più pura nell’esistenza; nulla lo rende impuro. I mondi vanno e
vengono, i pianeti ap­paiono e scompaiono, ma il cielo resta puro,
incontaminato. La purezza esiste; non la devi proiettare, ma
semplicemente sentire. Devi essere vulnerabile, in modo da percepirla.
Permetti al cielo di accaderti. Non puoi fargli forza, ma so­lo
lasciare che accada.

Tutte le meditazioni in realtà sono un lasciare accadere qualcosa. Non
pensare mai in termini di aggressione, di for­zatura. Non puoi forzare
alcunché. In realtà, poiché hai cer­cato di fare forza, hai creato
tutta la tua infelicità. Non è possibile forzare nulla, ma puoi
lasciare che le cose accada­no. Sii femminile; lascia che le cose
accadano. Sii passivo; il cielo è assolutamente passivo: non fa
assolutamente nulla, si limita a restare dov’è. Sii semplicemente
passivo e rimani sotto il cielo. Sii vulnerabile, aperto, femminile,
non aggres­sivo, e il cielo penetrerà in te.

In estate, quando vedi tutto il cielo infinitamente chiaro, penetra in
tale chiarezza.

Che cosa fare se non è estate? Se il cielo è nuvoloso, scu­ro, chiudi
gli occhi ed entra nel cielo interiore. Chiudi gli oc­chi e se vedi
qualche pensiero, osservalo come se fosse una nuvola galleggiante nel
cielo. Sii consapevole dello sfondo, del cielo, e resta indifferente
ai pensieri.

Noi siamo troppo focalizzati sui pensieri e mai attenti agli
intervalli. Un pensiero passa, e prima che ne arrivi un al­tro, c’è
una pausa: in quella pausa c’è il cielo. Ogni volta che non ci sono i
pensieri, che cosa c’è? Il vuoto. Quindi, se il cielo è nuvoloso — non
è estate e il cielo è scuro — chiudi gli occhi, focalizza la mente
sullo sfondo, il cielo interiore sul quale i pensieri vanno e vengono.
Non prestare attenzione tanto ai pensieri quanto allo spazio nel quale
si muovono.

Per esempio, noi siamo seduti in questa stanza. Posso guardare questa
stanza in due modi. Posso guardare voi, in modo da restare
indifferente allo spazio che vi circonda, al­la “stanzità”, alla
stanza nella quale vi trovate. Guardo voi, focalizzo la mente su di
voi e non sulla stanza nella quale vi trovate. Oppure, posso cambiare
la messa a fuoco: guardo la stanza e divento indifferente a voi. Voi
siete presenti, ma la mia attenzione, il fuoco della mia
consapevolezza, è sulla stanza. L’intera prospettiva muta.

Fa’ la stessa cosa nel mondo interiore. Guarda lo spazio. In esso si
muovono i pensieri: sii indifferente, non prestarci attenzione.
Esistono: nota la loro presenza e il loro movi­mento. Il traffico
scorre sulla strada: guarda la strada e resta indifferente al
traffico. Non guardare chi sta passando: sap-

pi semplicemente che qualcosa sta passando e sii consape­vole dello
spazio nel quale ciò avviene. Allora il cielo estivo accadrà dentro di
te.

Non c’è bisogno di aspettare l’estate, perché la nostra mente è tale
da riuscire a trovare ogni tipo di scusa. Dirà: “Non è estate, e se
non è estate, il cielo non è chiaro”.

***************

– La seconda tecnica:

Oh, Shakti,
vedi tutto lo spazio
come se fosse già assorbito all’interno della tua testa
nella luminosità.

Per questa tecnica chiudi gli occhi. Quando la fai, chiu­di gli occhi
e percepisci l’intero spazio come se fosse assor­bito nella tua testa.
All’inizio sarà difficile. È una delle tec­niche avanzate, per cui
sarà meglio procedere per gradi. Fa’ una cosa. Se vuoi praticare
questa tecnica, comincia per gradi.

Primo: quando vai a letto, quando sei pronto per dormi­re, sdraiati
sul materasso, chiudi gli occhi e senti dove si tro­vano i tuoi piedi;
puoi essere alto un metro e ottanta, oppu­re un metro e mezzo, senti
semplicemente dove sono i tuoi piedi, percepisci la linea di
demarcazione. Quindi immagina una cosa: sei diventato più alto di
quindici centimetri, la tua altezza è aumentata. Senti semplicemente
questo, a occhi chiusi. Immagina e percepisci di essere diventato più
alto di quindici centimetri.

Poi il secondo passo: senti la tua testa, il punto dove si trova,
quindi avverti che anch’essa è diventata più alta di quindici
centimetri. Quando riuscirai ad avvertirlo, tutto sarà facile. A quel
punto spingiti più in là: puoi sentire di es­sere diventato alto tre
metri e mezzo, o di avere riempito l’intera stanza. Ora, nella tua
immaginazione, stai toccando le pareti; hai riempito la stanza.
Quindi, passo dopo passo, senti di avere inglobato la casa intera.

E una volta che avrai conosciuto quella sensazione, sarà facilissimo:
se riesci a crescere di quindici centimetri, tutto diventa facile. Se
riesci a sentire che non sei alto un metro e mezzo, ma un metro e
ottanta, nulla sarà difficile: questa tecni­ca diventerà
semplicissima.

Continua a sviluppare questa sensazione per tre giorni;

– poi, per altri tre giorni, senti di avere riempito tutta la stan­za.
E semplicemente un allenamento dell’immaginazione.

Poi, per tre giorni, avverti di avere inglobato tutta la casa; quindi,
per tre giorni sei diventato il cielo. A quel punto, questa tecnica
sarà facilissima.

Oh, Shakti

vedi tutto lo spazio

come se fosse già assorbito all’interno della tua testa nella luminosità.

Allora potrai chiudere gli occhi e sentire che tutto il cie­lo, lo
spazio intero, è assorbito nella tua testa. Non appena riuscirai a
percepirlo, la mente scomparirà, perché ha biso­gno di uno spazio
molto limitato. Davanti a una tale vastità la mente non può esistere:
semplicemente scompare. In tale vastità l’esistenza della mente
diventa impossibile; essa può essere solo angusta, limitata. In quello
spazio infinito non c’è posto per la mente.

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