Il tempo non esiste nell’Universo

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Il tempo non esiste

Le ipotesi di Fiscaletti e Sorli sulla natura del tempo nell’Universo

di Alessandro Silva – 03/05/2013

Fu il matematico Kurt Gödel nel 1949, ad affermare come: “In ogni universo descritto dalla teoria
della relatività, il tempo non può esistere”.
Recenti ricerche sul tempo condotte dal fisico italiano Davide Fiscaletti e dallo scienziato sloveno
Amrit Sorli suggeriscono che l’universo non ha luogo in un tempo inteso come una dimensione fisica
avente un’esistenza primaria ma, al contrario, il tempo esiste solo come una sequenza, un’ordine
numerico di eventi, di cambiamenti materiali. Nell’universo cioè, il tempo è solo una grandezza
matematica.

Tempo e Universo

I cambiamenti dell’universo sono caratterizzati da un preciso ordine numerico. Il cambiamento “n” è
seguito dal cambiamento “n+1”, a sua volta seguito dal cambiamento “n+2” e così via. Il tempo
misurabile con gli orologi è dunque una grandezza che si manifesta come una sequenza di cambiamenti
del tipo: n, n+1, n+2 e così via.
Il più breve intervallo di tempo misurabile è il tempo di Planck, mentre l’unità più grande è
l’anno. Gli orologi sono sistemi di riferimento che misurano la velocità di tutti i cambiamenti che
hanno luogo nell’universo.
Considerando il tempo come una grandezza matematica del cambiamento universale, l’universo non si
modifica nel tempo ma, al contrario, è il tempo a scorrere nell’universo come ordine numerico del
suo cambiamento.

L’universo di Gödel senza tempo

Nel 1949 il grande logico Kurt Gödel costruì i primi modelli matematici dell’universo in cui si
ipotizza la possibilità di compiere viaggi nel passato. In ogni modello di universo in una struttura
spazio-temporale, ogni fenomeno è descritto da quattro coordinate, tre delle quali rappresentano un
punto dello spazio, e la quarta un preciso momento temporale: intuitivamente, ciascun punto dello
spazio-tempo rappresenta quindi un evento, un fatto accaduto in un preciso luogo in un preciso
istante. Il movimento di un oggetto puntiforme è quindi descritto da una curva, con coordinata
temporale crescente.

Kurt Gödel è noto per i suoi teoremi, in particolare quelli di incompletezza e di indecidibilità.
Nessuna teoria matematica sarebbe completa, in altre parole avrebbe al suo interno gli elementi per
decidere se la sua formalizzazione sia sempre vera. Gödel analizzò l’equazione della formula
dell’universo in espansione, basata su quella che lo stesso Albert Einstein chiamò linea temporale,
accorgendosi che, viaggiando lungo la linea del tempo nel futuro, a un certo punto del viaggio, ci
si ritrova nel passato: il punto di partenza, cioè, precede o coincide con quello di arrivo.
Gödel si accorse che l’equazione della linea temporale con la quale è costruita la teoria
dell’universo permette di viaggiare nel tempo e non solo di andare avanti e indietro, ma anche che,
continuando ad andare avanti si torna indietro, ovvero la via del tempo all’infinito non è
semplicemente una curva ma è circolare.
Gödel concluse dunque di come fosse irrealistica una visione del tempo e di come essa dipenda dal
modo umano di percepire i cambiamenti.

Le ricerche compiute da Fiscaletti e Sorli integrano e modificano quanto esposto nel secolo scorso
da Godel. Fiscaletti e i suoi collaboratori negano l’esistenza di un universo come dimensione fisica
che può essere sottoposta a cambiamento dallo scorrere del tempo, ma non confermano la visione di
Godel sulla “scomparsa del concetto di tempo”: il tempo esiste come pura sequenza matematica di
cambiamenti misurabili da un orologio.

Il tempo come una grandezza matematica e l’universo computabile

Da tempo ci si pone la domanda se l’universo abbia un ordine intrinseco oppure sia il modo di
percepire l’universo che hanno gli essere umani ad attribuirgli un ordine. Tali questioni sono state
lungamente dibattute, principalmente in ambito filosofico e poi fisico. Galileo, nel 1623, scriveva
che non si può comprendere l’universo se prima non si impara la lingua nella quale l’universo è
scritto, cioè la matematica. Con le conoscenze attuali, si può aggiungere che, se l’universo è
davvero basato sulla matematica, allora presenta la qualità di essere computabile, quindi di poter
simulare attraverso una macchina, quale un computer, ogni processo naturale e fisico.

Mentre nel modello “classico” dell’universo, gli eventi sono casuali e si succedono in un tempo
lineare come una dimensione fisica, nel modello di universo “computabile” gli eventi sono
deterministici e non richiedono il tempo come dimensione fisica ma possono anche svolgersi in una
dimensione dove il tempo non è che una quantità matematica, vale a dire una semplice sequenza di
eventi.
Il programma per un elaboratore deterministico dove il tempo è una sequenza numerica di eventi
rimane ancora sconosciuto, tuttavia, Fiscaletti e i suoi collaboratori tentano di darne una
spiegazione a partire dalla “Ipotesi della realtà esterna” (ERH), secondo la quale esiste una realtà
fisica esterna completamente indipendente a quella che noi esseri umani percepiamo.

Nella fisica del 20° secolo l’essere umano, in qualità di osservatore, è diventato una parte
fondamentale di ogni esperimento. In ciascun esperimento l’osservatore diviene consapevole
dell’esistenza di un fenomeno fisico misurabile attraverso un dato modello matematico che descrive
il fenomeno stesso. Egli è cioè un “osservatore cosciente”.
Quindi, mentre la sola mente umana ha la capacità di percepire e memorizzare gli elementi
dell’universo computabile, un osservatore cosciente ha la capacità di osservare e di venire a
conoscenza dei fenomeni fisici che accadono nell’universo e dei modelli che li descrivono.

In questa ottica Fiscaletti e Sorli distinguono tra coscienza, universo computabile, e universo
fisico. L’universo computabile è considerato come un “universo matematico” (ossia un insieme di
entità astratte interconnesse assimilabile alla realtà fisica esterna citata prima) che governa un
universo fisico. L’universo computabile e quello fisico sono dunque due entità diverse delle quali
un osservatore cosciente è a conoscenza.
La coscienza e l’universo matematico sono dunque entità non-fisiche che sono presenti in ogni
universo osservabile e non osservabile.

Esperienza temporale ed esperienza senza tempo

Il tempo psicologico basato sulla distinzione “passato-presente-futuro”, ossia l’esperienza dei
cambiamenti in atto, uno dopo l’altro, in un tempo che scorre lineare, ha la sua base fisica
nell’attività neuronale del cervello.
In questa prospettiva, l’esperienza umana dell’universo si verifica nel contesto psicologico del
“passato-presente-futuro” attraverso il quale l’uomo stesso sperimenta il mondo.
Un osservatore inconscio non è a conoscenza del tempo psicologico interiore, per cui non farà
distinzione tra tempo psicologico e tempo matematico e il suo modo di intendere l’universo avverrà
attraverso un tempo psicologico lineare, sebbene questo tempo lineare non esista.
Un’esperienza temporale si comporrà, in successione, dei seguenti elementi:

1) sequenza numerica del cambiamento (tempo matematico),
2) percezione sensoriale,
3) elaborazione di un tempo psicologico lineare,
4) misura di questo tempo.

Un osservatore cosciente è consapevole del tempo psicologico ed è in grado di distinguerlo dal tempo
matematico. Questo tipo di osservatore è in grado di misurare il tempo matematico senza interferenze
di tempo psicologico: per cui, un’esperienza priva di tempo psicologico si comporrà di:

1) sequenza numerica del cambiamento (tempo matematico),
2) percezione sensoriale,
3) misura.

L’esperienza che un osservatore cosciente ha della realtà è senza tempo. Un osservatore consapevole,
infatti, distingue chiaramente tra la realtà fisica e i modelli matematici che descrivono questa
realtà.
Un osservatore cosciente è consapevole del fatto che il concetto di spazio-tempo (ossia la struttura
quadridimensionale dell’universo) è prima di tutto un modello matematico e non una realtà fisica. Il
tempo non è la quarta dimensione dello spazio ma solo una componente matematica della quarta
dimensione.
Per un osservatore cosciente che è svincolato dai limiti del tempo psicologico, l’organismo umano è
un canale di informazione biologica attraverso il quale si può entrare a conoscenza dell’universo
fisico.

Lo stesso osservatore cosciente è “presente” nell’universo fisico. In contrasto con oggetti
materiali che possono muoversi nello spazio universale, un osservatore cosciente non è in movimento
e non cambia. Mentre l’organismo umano può muoversi nello spazio universale, un osservatore
cosciente resterà a riposo. In questa prospettiva, un osservatore cosciente può essere interpretato
come un “riferimento non-fisico stazionario” dell’universo.
Anche la coscienza ha la capacità di osservare e di divenire consapevole. Questo stato di coscienza
critica si chiama “consapevolezza intrinseca”. Per affinare la consapevolezza del tempo psicologico
interiore e poterlo così escludere dallo spazio-tempo, un osservatore profondamente cosciente
dovrebbe entrare in questo stato di “coscienza intrinseca”.

Il tempo è paradossale

Fiscaletti e Sorli concludono affermando che l’esperienza che ogni essere umano ha dei cambiamenti
lungo la linea “passato-presente-futuro” del tempo è il risultato delle esperienze vissute nel
quadro del tempo psicologico. Per un osservatore cosciente e consapevole il tempo psicologico non
influisce sul tempo dell’universo e dunque quest’ultimo può essere interpretato per ciò che
realmente è, privo di esistenza.
L’intuizione di Gödel sulla non realtà del tempo come dimensione fisica in cui hanno luogo i
cambiamenti trova la sua traduzione nel fatto che il tempo misurato dagli orologi è esclusivamente
una quantità matematica. Il concetto di tempo può quindi essere considerato paradossale: non ha
un’esistenza fisica, tuttavia, esiste solo come una grandezza matematica che può essere misurata
dagli orologi.

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