Iperspazio e fenomeni temporali 1

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Iperspazio e fenomeni temporali 1

di Michele Nardelli

prima parte

Quando vengono espresse nell’ambito delle dimensioni superiori, le leggi della natura si fanno più
semplici ed eleganti, perché le dimensioni superiori costituiscono la loro collocazione ideale.
Quando vengono espresse nello spazio-tempo multidimensionale, le leggi dell’elettromagnetismo e
della gravità trovano una loro espressione naturale. La sola chiave per riuscire ad unificare le
varie leggi della natura, consiste nell’aumentare il numero delle dimensioni dello spazio-tempo, di
modo che possano esservi contenute tutte le forze possibili e immaginabili. Nelle dimensioni
superiori, in effetti, c’è abbastanza “spazio” per unificare tutte le forze fisiche conosciute. Nel
1963 Roy Kerr, un matematico neozelandese, trovò un’altra soluzione esatta alle equazioni della
relatività generale di Einstein. Kerr ipotizzò che ogni stella in fase di collasso fosse dotata di
un movimento rotatorio; una stella rotante finirebbe inevitabilmente per accelerare non appena
iniziato il processo che porta alla morte. Kerr finì per scoprire che una grande stella rotante non
conclude il suo processo di collasso riducendosi ad un punto. Al contrario, si appiattisce fino a
comprimersi nella forma di un anello. Se una sonda dovesse essere lanciata dall’alto o dal basso,
sperimenterebbe un’enorme curvatura, ma non una curvatura infinita, quindi la forza gravitazionale
non sarebbe infinita. Questa conclusione dell’ipotesi di Kerr implica che una qualsiasi sonda
spaziale lanciata attraverso un buco nero rotante in modo da attraversarlo lungo il suo asse di
rotazione potrebbe, in linea di principio, sopravvivere a quell’enorme ma non infinito campo
gravitazionale, e proseguire la sua corsa raggiungendo un altro universo, un’altra dimensione, senza
essere distrutta dalla curvatura spazio-temporale. Il “ponte di Einstein-Rosen” è come un tunnel che
collega due regioni diverse dello spazio-tempo: in pratica è un cunicolo spazio-temporale, quindi un
buco nero, così come concepito da Kerr, è una porta su un altro universo.

Hawking è uno dei fondatori di una nuova disciplina scientifica, chiamata cosmologia quantistica. La
novità del pensiero di Hawking consiste nel trattare tutto l’universo come se fosse una particella
quantistica. Si parte con una funzione d’onda capace di descrivere l’insieme di tutti i possibili
universi. Ciò significa che il punto d’inizio della teoria di Hawking deve essere una serie infinita
di universi paralleli, vale a dire la funzione d’onda dell’universo. In base a questa
rappresentazione, la funzione d’onda di un universo si diffonde ovunque, verso ogni altro possibile
universo. Se prendiamo alla lettera l’ipotesi di Hawking, ciò implica che dobbiamo cominciare la
nostra analisi con tutti i possibili universi, ovvero un numero infinito di universi coesistenti,
dove con il termine universo si deve intendere “tutto ciò che potrebbe esistere”. Nella cosmologia
quantistica di Hawking si ipotizza anche che la funzione d’onda dell’universo permetta la collisione
di altri universi: i cunicoli spazio-temporali potrebbero svilupparsi collegando tali universi.
Secondo l’ipotesi di Hawking, ci sono cunicoli spazio-temporali che mantengono realmente una
connessione continua tra il nostro universo e miliardi di altri universi paralleli. È importante
sottolineare che le dimensioni di tali cunicoli sono in linea di massima infinitesimali, ovvero
equivalenti alla misura di Planck (circa 100 miliardi di miliardi di volte più piccole di quelle di
un protone). Inoltre, bisogna considerare che le transizioni quantiche, cioè la possibilità di un
effetto tunnel mediante cunicoli spazio-temporali tra un universo e l’altro, tra questi universi
sono tutt’altro che frequenti.

Secondo Hawking, quindi, potrebbero esserci infiniti universi, coesistenti con il nostro, e tutti
collegati tra loro da una rete infinita di cunicoli spazio-temporali intercomunicanti. Il fisico
dell’Università di Harvard Sidney Coleman afferma che i cunicoli spazio-temporali potrebbero
diventare oggetto di esperimenti del tutto tangibili e ben misurabili, non in un lontano e ancora
immaginabile futuro, ma a brevissimo termine. Coleman ha provato a sommare gli elementi di tale
serie infinita e si è trovato di fronte ad un risultato sorprendente: la funzione d’onda
dell’universo preferisce avere una costante cosmologica prossima allo zero, proprio come ci si deve
attendere per confermare l’ipotesi di infiniti universi paralleli. Infatti, se la costante
cosmologica fosse zero, la funzione d’onda diventerebbe enorme e ciò vorrebbe dire che sarebbe
altamente probabile trovare un universo con costante cosmologica pari a zero. In altri termini, la
costante cosmologica, dai calcoli eseguiti da Coleman, era pari a zero perché quello era il
risultato più probabile. L’unica cosa che derivava dall’avere miliardi e miliardi di universi
paralleli era il mantenimento della costante cosmologica del nostro universo a livello zero. La
ricerca di Coleman potrebbe dimostrare che i cunicoli spazio-temporali che collegano il nostro
universo con un numero infinito di universi, sono in realtà fondamentali, in quanto impediscono al
nostro universo di “raggomitolarsi” fino a formare una piccola “palla” compatta o di esplodere
scagliando la sua materia verso l’esterno a velocità vertiginosa. I cunicoli spazio-temporali
sarebbero quindi un elemento “stabilizzatore” irrinunciabile e garantirebbero al nostro universo un
relativo equilibrio.

Teorie delle dimensioni e tarlature nell’universo

Per introdurre gli argomenti, presentiamo due esempi pratici di eventi accaduti nella regione delle
Bahamas. Il primo caso riguarda un Boeing 727 della National Airlines, durante l’ultimo tratto di
volo verso Miami, nell’anno 1969. L’apparecchio sta arrivando da nordest e la sua rotta viene
seguita sullo schermo del radar. Ad un tratto l’aereo non si vede più e, temendo un tremendo
disastro, gli addetti alla torre di controllo entrano in grande agitazione. Dopo una decina di
minuti, però, l’apparecchio ricompare sullo schermo ed infine atterra senza problemi. Accolti da un
grande trambusto, i membri dell’equipaggio restano perplessi. Poi, controllando l’ora – l’ultima
volta che l’avevano fatto era poco prima che l’aereo sparisse temporaneamente dal radar – salta
fuori che tutti gli orologi a bordo sono rimasti indietro di 10 minuti. Dov’è stato l’aereo nel
frattempo? Di qualunque “posto” si tratti, deve essere una dimensione in cui il tempo è fermo. Il
secondo esempio riguarda l’esperienza fatta dal pilota Bruce Gernon il 4 dicembre del 1970, durante
un volo dall’isola di Andros a Palm Beach, in Florida. Mentre sorvola con il suo aereo i banchi
delle Bahama, ad un tratto Gernon vede dinanzi a sé, nel cielo azzurro splendente, un’insolita
nuvola di forma ellittica che cresce molto velocemente. Nel giro di pochi minuti, la nuvola
raggiunge dimensioni gigantesche, ed il pilota comincia ad avere davvero paura; studia un modo per
aggirarla, anche a costo di uscire dalla rotta. Ma non fa in tempo, perché la nuvola circonda già
completamente l’aereo, lasciando aperta, proprio dinanzi a lui, solo una via a forma di galleria.
Gernon vede la salvezza in quel tunnel e ci si infila, con il motore al massimo. Nel frattempo, la
galleria, che luccica di uno strano candore bianco ed ha pareti che sembrano ruotare in senso
orario, diventa sempre più stretta. Nell’apparecchio c’è assenza di gravità, e le punte delle ali
toccano la superficie interna del tunnel. Infine Gernon esce dalla galleria e si trova immerso in
una nebbia di un colore verde pallido: ovunque giri lo sguardo non vede altro che quella nebbia. Gli
strumenti di bordo sono fuori uso, la radio non riesce a stabilire nessun collegamento. Poi, però,
la foschia gradualmente si dirada ed il pilota constata di trovarsi già sopra Miami Beach. In base
alla rotta che stava tenendo ed alla velocità normalmente possibile, avrebbe dovuto essere soltanto
nella zona di Bimini. In ogni modo, ora può raggiungere Palm Beach senza altri problemi e, dopo
essere atterrato, constata di aver volato all’impossibile tempo record di 45 minuti: mezz’ora meno
di quanto ci si impiega per quel tratto. Ma come possono verificarsi delle curvature spaziotemporali
e quali eventuali conseguenze comportano? Per spiegarlo è necessario descrivere la teoria delle
“tarlature”.

I buchi neri hanno una forza gravitazionale talmente alta da non consentire neppure la fuoriuscita
dell’energia luminosa, come abbiamo detto già diverse volte in precedenza, e attirano a sé qualunque
particella di materia arrivi nelle vicinanze. Attorno ad essi persino il tempo si ferma. Infatti,
con l’aumento della velocità (o della gravitazione, il che è equivalente) il trascorrere del tempo
rallenta. Se potessimo raggiungere la velocità della luce, il tempo si fermerebbe, e qui avremmo il
passaggio verso il super-spazio, che in realtà non è affatto uno spazio, ma un mondo senza spazio né
tempo. Ma la materia che il buco nero “inghiotte” dove va a finire? Per il fisico John A. Wheeler,
che per primo ha formulato nei dettagli la teoria delle tarlature, i punti di partenza collegati,
tramite il super-spazio, con i buchi neri sono i cosiddetti “buchi bianchi”, un fenomeno che gli
astronomi chiamano “quasar”, letteralmente “radiosorgente quasi stellare”, e cioè una sorgente di
onde radio rilevabile radioastronomicamente, che ha l’aspetto simile ad una stella ma tale non è.
Finora delle quasar sappiamo per certo solo che sono fonti energetiche potentissime. Tra i molti
tentativi di spiegazione, il più ragionevole sembra quello che vede nella quasar un posto di
transito per materia ed energia, trasportate da un buco nero attraverso il super-spazio. Secondo
Fred Hoyle, una volte giunte nella quasar, materia ed energia vengono ricacciate fuori con la stessa
potenza con cui erano state attirate nel buco nero. Wheeler parte dall’immagine di uno spazio che,
pur essendo uniformemente piano fino alla grandezza atomica, sotto però presenta dei buchi, come
fossa una spugna: a questi buchi Wheeler conferisce il nome di “tarlature”. In base a questa sua
teoria, molto ragionevole, i buchi neri possono, proprio perché “fuori del tempo”, fungere da luoghi
d’accesso verso altri universi o dimensioni. Secondo l’ampliamento delle teorie di Einstein attuato
dal matematico e fisico Roger Penrose, tutto ciò che viene “inghiottito” dai buchi neri non cade
nella singolarità che quelli costituiscono, ma “ci passa attraverso”, per essere “spinto via” nella
struttura spazio-temporale. Quindi, in base a tutte le teorie della fisica moderna, i buchi neri
possono essere visti come “tarlature”. Riguardo allo “spazio” attraversato dalle tarlature, secondo
Meckelburg, questo super-spazio (o “iperspazio”) comprende tutte le “strutture per ora comprensibili
ed intelleggibili solo al livello matematico e non nei termini normali della fisica, che stanno al
di là del nostro universo quadridimensionale”. In questo “spazio” non c’è né spazio, così come lo
conosciamo noi, né tempo. Perciò l’uscita può avvenire in qualunque tempo, indipendentemente da
quando ha luogo l’entrata. Ed allo stesso modo l’uscita può avvenire in uno qualunque degli infiniti
universi che la concezione del “multiverso”, scaturita dalle nuove conoscenze fisiche, contempla
necessariamente.

Lo studioso Ivan Sanderson, ha sviluppato una teoria che ha individuato una “rete” di dodici
anomalie magnetiche e gravitazionali, che danno luogo ad anomalie magnetiche di tempo e di spazio,
ad intervalli di 72° intorno alla Terra, e più esattamente situate al 36° latitudine nord e sud;
cinque nell’emisfero settentrionale, cinque nell’emisfero meridionale, oltre ai Poli nord e sud. In
maggioranza, queste aree attive si estendono verso l’est delle masse continentali, dove le correnti
calde dell’oceano, che salgono verso nord, s’incontrano con le correnti fredde che scendono verso
sud. Oltre a questa collisione di correnti, tali aree rappresentano anche i punti nodali in cui le
correnti di superficie girano da una parte, mentre le correnti sottomarine si volgono verso un’altra
direzione. Le grandi correnti superficiali di marea, scorrendo tangenzialmente ed essendo
influenzate da diverse temperature, creano vortici magnetici che danneggiano le comunicazioni radio,
il magnetismo, forse anche la gravità, e infine, in particolari condizioni, provocano la scomparsa
di mezzi marini ed aerei (triangolo delle Bermuda). Sanderson mette in evidenza un particolare
interessante che riguarda le irregolarità di queste zone, descrivendo certi stupefacenti arrivi
anticipati di voli con orari controllati accuratamente, come l’evento accaduto al Boeing 727 della
National Airlines prima descritto. Adesso, riguardo all’ipotesi dell’uscita da una tarlatura che può
avvenire in qualunque tempo, che avvalora la teoria di altre dimensioni, è interessante raccontare
il seguente avvenimento. Un esploratore ed aviatore famoso, l’ammiraglio Richard Byrd, che
intraprese voli sopra i campi magnetici intensificati dei Poli, fece una trasmissione incredibile
nel 1929, durante un volo sopra il Polo Sud. Raccontava di essere arrivato, attraverso una luce
nebulosa, in un’area di terra verde, con laghi non ghiacciati, e diceva di vedere enormi bestie
simili a bisonti, altri animali, ed esseri che sembravano uomini primitivi. Può quindi essere che
nelle dodici zone prima menzionate, si formino dei “buchi dimensionali”, delle “lacerazioni
magnetiche nella cortina del tempo” che permettono il passaggio attraverso “tarlature”. Se così
fosse, allora la “visione” dell’ammiraglio Byrd è una sorta di visione di come era il Polo Sud in
un’epoca preistorica, in cui il ghiaccio ancora non si era formato e la superficie era ricoperta
ancora da una fitta vegetazione: l’aereo dell’ammiraglio avrebbe praticamente, per pochi minuti,
viaggiato nel tempo, precisamente nel passato remoto del nostro pianeta.

Il matematico e fisico Hawking nel 1973, osserva che determinati buchi neri rilasciano delle
particelle. Da qui deduce che questi strani “corpi” celesti si sono formati al momento dell’origine
dell’universo, non solo con il collasso gravitazionale classico, ma per effetti di meccanica
quantistica: teoricamente, ai potentissimi buchi neri e bianchi dell’universo corrispondono, nel
mondo dell’infinitamente piccolo, in una grandezza inferiore a quella dell’atomo, i cosiddetti
minibuchi neri e bianchi. Calcoli fisici permettono di giungere al risultato che un buco nero con
massa iniziale pari a 10 volte quella del Sole, ruota attorno al proprio asse 1000 volte al secondo,
ha un diametro totale di 60 km e, grazie alla forza centrifuga, presenta nel centro una “galleria”
di circa 600 metri di diametro.

Un ipotetico “shuttle interdimensionale” potrebbe quindi utilizzare questa galleria, andando però ad
una velocità pari a circa il 60% di quella della luce, in modo da adeguarsi a quella periferica del
buco. È possibile provare ad ipotizzare di poter “addensare” della materia, di poter cioè aprire una
tarlatura. Lo shuttle, quindi, costruisce nelle sue immediate vicinanze il minibuco nero che gli
permetterà di entrare nel super-spazio. Poi si piazza davanti al buco in uno “stato vibratorio ad
altissima frequenza”, fin quando le vibrazioni lo “scuotono” facendolo entrare in uno stato
interdimensionale in risonanza con il super-spazio che esiste all’interno della tarlatura. Una volta
raggiunto quello stato o forma, lo shuttle può muoversi da una dimensione ad un’altra; e all’uscita
dalla tarlatura, o dal minibuco bianco, procedere all’inverso recuperando, per mezzo delle
vibrazioni, il suo stato o la sua forma originari. (Praticamente lo stato vibratorio ad altissima
frequenza “modifica” la forma dello shuttle prima che questo entri nella tarlatura. Una modifica che
ricorda il principio della relatività ristretta della contrazione delle lunghezze e della
dilatazione dei tempi). Tutto questo è, da un punto di vista teorico, non solo possibile ma anche
decisamente più ragionevole, secondo le teorie di Einstein.

Siccome le varie dimensioni sono tra loro collegate, per mezzo del super-spazio, ovunque ed in
qualunque momento, viaggiare tra le dimensioni significa anche viaggiare attraverso la quarta, cioè
il tempo. Perciò, da qui e ora diventerà possibile arrivare ovunque, anche nel nostro passato o nel
nostro futuro. Purtroppo tali teorie non prevedono un meccanismo di “regolazione”; cioè una volta
usciti da una tarlatura non è possibile sapere in quale dimensione si sia giunti. (Ritornando per
un’attimo all’esperienza fatta dall’ammiraglio Byrd, in quel caso l’uscita di quella tarlatura fu
nel passato remoto del nostro pianeta, quindi nel passato remoto del nostro universo). A questo
punto, ormai giunti alla conclusione, riepiloghiamo i principi che abbiamo menzionato nel corso di
questa trattazione, estrapolati sulla base di alcuni fatti reali, convincenti e scientificamente
plausibili, anche se soltanto teoricamente.

1) Esiste un super-spazio, in cui non c’è né tempo né spazio, che può collegare qualunque punto di
qualunque dimensione con qualunque altro punto di qualunque altra dimensione;
2) Esistono delle tarlature che, come punti di collegamento, permettono di entrare nel super-spazio
e di riuscirne in un qualunque punto di qualunque dimensione;
3) Siccome nel super-spazio non c’è tempo, il viaggio ha la sola durata del tempo necessario,
praticamente un tempo “nullo”, per andare dalla partenza all’ingresso della tarlatura e dalla sua
uscita all’atterraggio;
4) Siccome nel super-spazio non esistono distanze, nello stesso tempo, sempre equivalente a “zero”,
è possibile raggiungere qualunque punto, indipendentemente dalla distanza che c’è tra le singole
dimensioni;
5) In conclusione, senza perdere nemmeno un attimo di tempo, per mezzo delle tarlature e del
super-spazio è possibile raggiungere qualunque punto di qualunque dimensione, indipendentemente
dalla distanza spaziale o temporale a cui si trova: in pratica è possibile compiere viaggi nel tempo
e nello spazio, fin nei posti più remoti dell’universo.

Voglio concludere affermando che queste teorie fisiche e matematiche anche se sono ancora lontane
dall’essere utilizzate per fini tecnologici (il viaggio nel tempo, almeno per adesso, non è
attuabile. Solo per le particelle subatomiche è stato possibile osservare, nei grandi acceleratori,
alcuni fenomeni connessi alla dilatazione del tempo, e quindi confermare alcune affermazioni della
teoria della relatività generale, che fino ad oggi è e rimarrà la teoria più coerente e avvalorata
da numerosissimi esperimenti), sono utilissime dal punto di vista concettuale: avvicinano infatti
l’uomo di scienza ad una migliore comprensione della meravigliosa armonia del Cosmo e delle sue
sublimi leggi.

Tecnologia WormCam. L’uomo, la mente e Dio

L’idea più ambiziosa della tecnologia WormCam, sempre in un lontano futuro, è quella di un piccolo
generatore di wormholes a vuoto compresso che, insieme ad un apparato sensore neurale, viene
inserito in profondità nella corteccia cerebrale di un individuo. Il generatore contiene prodotti
chimici che agiscono sui tessuti nervosi, con il risultato che, nel corso di parecchi mesi, i
neuroni della persona si “scavano” il proprio percorso nel generatore. Il sensore neurale è
altamente sensibile, analizzatore degli schemi di attività e capace di localizzare le giunzioni
sinaptiche individuali. (Ricordiamo che il neurone è in anatomia un’unità morfologica e funzionale
del sistema nervoso, costituita dal corpo cellulare e dai suoi prolungamenti. La sinapsi è la
giunzione che si stabilisce fra le terminazioni di due cellule nervose, e tra la fibra nervosa e
l’organo periferico di reazione, consentendo il passaggio dell’impulso nervoso da una cellula
all’altra). Con un atto di cosciente volontà, il portatore può stabilire un collegamento WormCam tra
la propria mente e quella di qualunque altra persona (a sua volta munita di tale apparecchiatura).
Le comunità di menti connesse con altre menti, tra loro si definiscono i “Comunicanti”. In tal modo,
il Clarke immagina che una tale scienza possa portare alla “sopravvivenza della mente dopo la morte
del corpo fisico”. Il proprio “io”, la propria consapevolezza, i propri ricordi, non saranno
residenti nel corpo di un membro o di un altro della “comunità”, ma saranno distribuiti, ripartiti
tra tutti i membri di essa.

Nel centro della Galassia è situato un enorme buco nero, grande un milione di volte la massa del
Sole che cresce continuamente; nubi di polveri e di gas, stelle morte, fluiscono nel buco da tutte
le direzioni. Il Clarke immagina che nel futuro remoto, punti di osservazione delle WormCam,
osservatori senza corpo che vagano nello spazio e nel tempo, possano studiare da vicino il buco
nero. L’idea è praticamente quella di inviare menti umane attraverso un blocco di spazio-tempo largo
200.000 anni-luce e profondo 100 millenni, attraverso 100 miliardi di sistemi stellari, risalendo
fino all’origine del genere umano. Le nuove super-menti cominceranno a porsi le più grandi sfide,
che esigeranno il meglio dell’intelletto umano, insieme alla soppressione dell’egoismo e delle
peggiori tendenze discriminatorie. Le sempre più nuove generazioni di “Comunicanti” che sarebbero
maturate, lavoreranno a “plasmare il futuro”, un futuro in cui la democrazia apparirà irrilevante ed
i principi delle religioni in comunione con quelli della scienza, in quanto i “Comunicanti” pian
piano riusciranno addirittura ad abolire la morte. Sarà quindi possibile guardare “indietro nel
tempo” e leggere una sequenza DNA completa iniziando da qualunque momento della vita di una persona.
Sarà possibile il “download” della mente di un individuo: dopo averla resa temporaneamente
“comunicante” per anni o per decenni, la mente potrà essere “scaricata” e “ricongiunta” al corpo
rigenerato, risanando l’individuo in questione. Ci sarà anche la possibilità di scaricare menti
umane nella “schiuma quantistica”. Facendo ciò si cercherà di ripristinare ogni anima umana
risalendo fino all’inizio della specie; si cercherà di “raddrizzare” il passato e debellare
l’orrenda tragedia della morte in un universo che potrà durare decine di miliardi di anni.

Questa la fantascienza. Ma vediamo adesso cosa dice la scienza unita alla fede riguardo alla
possibilità di una cronovisione e di una sconfitta totale della morte. Le singolarità sono rotte di
uscita dall’universo osservato, vie verso universi paralleli. Una singolarità è uno “stargate”, una
porta tra due mondi: l’uscita, cioè la scomparsa da uno e l’ingresso ovvero la comparsa in un altro.
Consideriamo adesso i buchi neri che ruotano intorno al proprio asse, sia quelli giganti,
astrofisici, che quelli microscopici, cioè le particelle elementari che compongono tutti i corpi
fisici. Tutte le particelle possono considerarsi mini buchi neri, sostengono oggi le teorie del
tutto, quindi anche la teoria di stringa. Le particelle perciò, malgrado ci appaiano divise tra loro
nello spazio e nel tempo, nel cuore sono tutte in reciproca comunione; difatti così provano vari
esperimenti che hanno messo in luce le loro proprietà non locali. (Una particella a spin 0 si divide
in due particelle a spin 1/2, un elettrone ed un positrone, ad esempio. La misura dello spin di una,
fissa istantaneamente lo spin dell’altra, anche se si trovano a distanza reciproca tale da
richiedere un messaggio a velocità superluminale).

L’anello che mette in comunione ogni corpo con il Computer Cosmico, è la composizione di tutti gli
anelli, ovvero delle singolarità anulari cioè delle particelle che compongono un corpo. L’anello è
una comunione non nello spazio, ma con altri tempi, futuro e passato. S. Hawking ha dimostrato che i
buchi neri sono sorgenti di ordine. Tutte le particelle sono minibuchi, neri e bianchi dello
spazio-tempo. Hawking ha dimostrato l’evaporazione dei buchi neri: questi “evaporano” nel senso che
emettono radiazione o informazione e quindi sono sorgenti di ordine; assorbono materia, cioè forma e
trasmettono informazione, generando ordine o sintropia nello spazio circostante. I buchi bianchi
viceversa, assorbono informazione ed emettono forma cioè eruttano la materia, accrescendo il
disordine ovvero l’entropia. Poichè, per legge, i buchi neri sono tanti quanti i buchi bianchi,
devono coesistere entrambe le due frecce del tempo: dal futuro al passato e dal passato al futuro.
La temperatura interna dei minibuchi neri e bianchi è elevatissima. Secondo i calcoli riportati da
vari autori, la loro temperatura interna è circa 10 elevato alla 11 °K, cioè circa cento miliardi di
gradi. Questa enorme temperatura interna avvalora la tesi che i minibuchi neri, ovvero le particelle
nucleari o quark, siano “cavi” collegati con il Computer Cosmico (la Forza Elettrodebole) che si
trova a temperature ancora più elevate (10 elevato alla 16°K). I buchi neri ruotanti sono comunque
dei tunnel dello spazio-tempo: le singolarità al loro interno possono connettere all’istante sia
punti di questo universo, distanti nello spazio, sia universi paralleli, distanti tra loro migliaia
se non miliardi di anni. Il nostro corpo, formato anch’esso da quark e quindi da minibuchi neri, può
essere perciò unito al futuro.

Rotazione e carica dei buchi neri, dimostrano i calcoli, cambiano in modo radicale le condizioni
fisiche del viaggio nell’iperspazio, che coincide con un “viaggio nel tempo”. Il primo a scoprirlo
fu il matematico Kurt Godel, con la scoperta di alcune soluzioni delle equazioni della relatività
generale di Einstein. In base a queste, un turista può partire dalla Terra, fare il giro di tutto
l’universo e poi ritornare sulla Terra prima della data della sua partenza; può cioè spingersi nel
passato di questo pianeta tanto quanto vuole. Quella di Godel fu la prima ipotesi scientifica di
“macchina del tempo” ed anche la scoperta che l’universo stesso è una macchina del tempo. La
rotazione dell’universo di Godel era molto aderente a quella reale, perchè considerava ogni punto
come centro di rotazione, dotato cioè di spin, come lo è di fatto: l’universo infatti è composto da
particelle, stelle, pianeti e galassie che ruotano tutti intorno al proprio asse. Da allora i viaggi
nell’iperspazio sono oggetto di studio teorico della fisica. Il viaggio nell’iperspazio, però, può
benissimo non richiedere astronavi o “macchine del tempo”, ma soltanto l’evoluzione del veicolo che
l’uomo già possiede: il suo corpo. Questo, infatti, è composto da particelle elementari che sono
tutte singolarità anulari microscopiche. Nel loro insieme tutte le particelle che compongono un
corpo possono comporre un’unica singolarità, una “porta” dell’iperspazio. La “macchina del tempo”, o
meglio il “cronovisore”, già esiste e in alcuni casi funziona: è il cervello umano. Questo potrebbe
funzionare miliardi di volte meglio se l’uomo sapesse utilizzare le sue infinite potenzialità. Il
fatto che molti “illuminati” o “santi” abbiano visto e vedano realtà diverse o anticipino eventi, è
l’evidenza che le “porte” si possono aprire. Soltanto se il corpo umano è una singolarità nuda
compie un balzo verso il futuro (o il passato) più avanzato: il modo per diventarlo è la conoscenza
di se stessi. Il passaggio da un universo parallelo all’altro è oggi oggetto di studio e di calcoli
accurati. Uno stargate è come un anello, affermano le teorie; chi entra nell’anello sbuca
all’istante o quasi in un mondo parallelo, ed all’interno dell’anello avviene un fenomeno
incredibile ma rigorosamente matematico: l’inversione della gravità. La forza di gravità cioè cambia
segno; diviene repulsiva anzichè attrattiva. Il fenomeno è ormai noto come anti-gravità: dentro
l’anello, infatti, il buco nero che attrae tutto irresistibilmente, diviene buco bianco il quale,
invece, respinge tutto, sia la materia che la luce. L’anti-gravità è la spinta verso l’alto, anzichè
verso il basso: in altre parole è ascensione. Questi sono gli elementi scientifici più idonei a
spiegare il fenomeno dell’ascesa e scomparsa di un corpo umano descritto da vari testi sacri
antichi. La scomparsa in questo caso, coinvolge il corpo e non è la “morte”, ma l’evidenza che
l’uomo ha saputo imboccare la Via, la Vita, la Verità interiore, ricevendo e riconoscendo l’Energia
della Fonte, il Messaggio unico ed unitario che può allineare gli spin nucleari del corpo umano.

E’ questo l’evento cosmico che coinvolge l’infinitamente piccolo e l’infinitamente grande: l’unità
dei tre principi sovrani, saggezza, amore e volontà di evolvere è il richiamo alla Fonte della Vita,
l’Energia Intelligente di altissima qualità che può allineare gli spin nucleari di ogni corpo,
trasformandolo in una singolarità nuda. E’ importante sottolineare che per Fonte della Vita o
Energia Intelligente si deve intendere il “Campo di Higgs”. Nell’universo esistono due tipi di
particelle: messaggere (bosoni) e materiali (fermioni). E’ possibile che entrambi i due tipi di
particelle discendano da un’unica Fonte, ovvero da un unico Campo? Dal Campo di Higgs sgorgherebbero
tutte le particelle esistenti, materiali e messaggere, fermioni e bosoni (quindi stringhe bosoniche
e fermioniche). Tale Campo si trova ad energie ancora superiori a quelle del Campo Elettrodebole e
potrebbe identificarsi con il campo che unifica la forza elettrodebole con quella forte (sarebbe
quindi composto da superstringhe, cioè da stringhe sia bosoniche che fermioniche).

La Fonte della Vita è il “combustibile” necessario per il “viaggio” che richiede l’evoluzione
genetica del corpo fisico. Solo la Fonte della Vita può renderlo una singolarità nuda, pronta
all’ascesa verso il nuovo mondo. Il “viaggio” è verso la piena coscienza di sè. Questo proseguirà a
livello individuale, fino al momento cosmico in cui ci sarà una “massa cosciente” tale da consentire
l’ascesa istantanea e collettiva di tutta l’umanità al nuovo mondo, alla dimensione o universo
parallelo a questo in cui regnerà in eterno la pace e l’amore ed in cui la morte ed il peccato
saranno per sempre sconfitti.

Universo fisico e Universo psichico: tra Scienza e Fede

William James ha postulato l’esistenza di un “continuum” di coscienza cosmica che è un universo a
substrato sostanzialmente psichico. In termini più semplici è possibile parlare di “universo delle
forze psichiche”, che potrebbe benissimo sussistere accanto all’universo della materia e
dell’energia. La mente può allargarsi indefinitamente oltre le esperienze personali, fino ad
includere nella propria sfera un passato che non gli appartiene ma che diviene accessibile in virtù
della chiaroveggenza retrospettiva, una sorta di viaggio mentale nel passato. E’ possibile che il
passato abbia una sua esistenza reale ed imperitura. L’orientalista Pietro Silvio Rivetta afferma:”
tutto ciò che è accaduto, esiste realmente, ossia “è”, soltanto le limitazioni dei sensi ci
impediscono di avere coscienza attuale di tale persistente realtà”. Se il passato esiste, non può
trovarsi che nella dimensione infinita del tempo, che racchiude l’intero universo materiale nel suo
divenire, secondo il concetto relativistico del continuum spazio-temporale. E’ in questa dimensione
che si inoltra la mente di un soggetto sensitivo, seguendo una linea cronotopica (cronotopo=riferito
allo spazio-tempo quadridimensionale, nel caso della teoria della relatività generale) che si dipana
nel continuum spazio-temporale. Il concetto di esistenza non è valido per la coscienza
supertemporale che appartiene all’io segreto e che è stato definito “coscienza di eternità”, una
dimensione eterna ed immutabile dove il passato non fugge e dove il futuro non è inaccessibile al
pensiero presente. Il continuum è un grande, immobile panorama che si estende nelle due direzioni
del tempo. L’esistenza dei due fenomeni simmetrici di retrocognizione e precognizione ci dice che in
una dimensione superiore a quelle spaziali, e cioè nel continuum spazio-temporale, esistono tutto il
passato e tutto l’avvenire. Attribuire il requisito dell’esistenza solo alle situazioni presenti,
sarebbe come considerare esistenti i fotogrammi di una pellicola nell’attimo in cui essi vengono
illuminati da un proiettore cinematografico, trascurando il fatto che esistono anche i fotogrammi
già passati e quelli che devono ancora arrivare. Resta da vedere entro quali limiti una simile
concezione può trovare riscontro nei modelli d’universo proposti da fisici e matematici. Hinton
parlava di “un meraviglioso insieme nel quale tutto ciò che è esistito, o esisterà, coesiste”. Vi è
inoltre lo schema più moderno detto di “esistenza totale” del grande matematico Luigi Fantappiè. In
tale quadro la possibilità della precognizione è un piccolo spiraglio che si apre qualche volta sul
panorama del futuro, vale a dire su ciò che esiste in una dimensione superiore o supertemporale.
L’uomo sembra apparire un essere a più di tre dimensioni, che può spaziare mentalmente lungo la
dimensione del tempo, ben oltre i limiti fissati dall’origine e durata del suo corpo. Il futuro
esiste e ciò non vieta che da una dimensione superiore si possa conoscere quale sarà la futura e
libera espressione della nostra volontà. In punti ancora lontani del continuum spazio-temporale,
esistono già le “conseguenze” dei nostri liberi atti di volontà dei quali l’io cosciente non sa
ancora nulla, perchè non è ancora arrivato a “viverli”. Tutto ciò che noi sappiamo, presentiamo o
indoviniamo, non ci appartiene direttamente; esso non è che il riflesso di qualcosa che esiste sotto
forma imponderabile e assolutamente inconcepibile, nella “centrale della conoscenza”, un luogo
dell’intelligenza suprema ed universale, situato oltre le quattro dimensioni del nostro universo.
Emerge quindi l’autonomia e la sovranità della “psiche”, che appare capace di estendere l’io, con
tutte le sue facoltà e prerogative anche fisiche, oltre ogni limite di distanza e di tempo. Esiste
cioè un certo piano della realtà al quale si può accedere solo in particolari stati di coscienza; un
luogo “dove il tempo e la distanza non contano”, la dimensione iperspaziale dell’universo. La via
d’accesso alla “dimensione psichica” passa attraverso l’inconscio.

Scrive Jung che quando l’anima prende contatto con l’inconscio viene a trovarsi in un certo senso in
rapporto con la collettività delle anime passate, presenti e future e con la dimensione ad essa
associata. In questa dimensione attingono le proprie “visioni” tutti coloro che intrattengono un
dialogo attivo ed aperto con il proprio inconscio e cioè i sensitivi, la cui mente va e viene da
quella dimensione evocandone i contenuti. La natura è retta da leggi più ampie di quelle
dell’universo sensibile; la realtà investigata dalla scienza non è che un settore di quella globale.
Tirrell è convinto che i fenomeni paranormali “non costituiscono fatti insoliti e privi di legami
con altri fenomeni naturali, nè infrangono le leggi fisiche dell’universo”; essi dimostrano
semplicemente “l’esistenza di una vita e di un universo al di là di quelli investigati dalla
scienza”. Non meno esplicita è la posizione del matematico Fantappiè: “appare chiaro che non tutta
la realtà si esaurisce nello spazio-tempo dell’universo sensibile. Per poterla spiegare in tutta la
sua completezza, bisogna dunque cercare uno schema più ampio al di là di questo”. Fantappiè ha
cercato e trovato questo schema. Dopo aver elaborato un modello matematico dell’universo alquanto
più complesso di quello proposto a suo tempo dal de Sitter, si è dedicato al compito di ricercare e
definire per via matematica tutte le categorie degli “universi possibili”, secondo certe premesse
geometriche che la “teoria dei gruppi” permette di stabilire per ogni tipo di realtà fisica, in
dipendenza dei possibili “gruppi di trasformazione” che caratterizzano ciascun universo. (Ricordiamo
che nell’universo di de Sitter, lo spazio è finito ed il tempo è infinito. Infatti, come osservava
Eddington, partendo da “qui” – dimensione spaziale – si finirà con il tornare “qui”, mentre partendo
da “ora” – dimensione temporale – non si tornerà più a “ora”. Quindi adoperando la scala delle
misure assolute, l’universo risulta infinito nel tempo e finito nello spazio). Non si tratta di pure
e semplici astrazioni concettuali; tali universi potrebbero esistere e “forse esistono veramente”,
sarebbero anzi “inclusi l’uno dentro l’altro, presentando così una inesauribile varietà di forme e
di possibilità, pur nell’unità organica da cui essi tutti derivano”. La conclusione importante a cui
giunge il Fantappiè è che “quanto sembra inesplicabile in un universo, può invece trovare la sua
logica sistemazione in un altro universo associato ad un gruppo di trasformazioni più ampio e quindi
ad un numero maggiore di gradi di libertà”. L’esempio che egli porta in proposito si basa su quel
piccolissimo universo rappresentato dall’atomo di idrogeno. Secondo le notazioni dello studioso,
esso corrisponderebbe all’universo “numero uno della categoria B”. A volte gli atomi di idrogeno si
trovano ad essere urtati da fotoni (quanti di energia luminosa) e fanno, in conseguenza, un balzo da
un livello di energia ad un altro. Un fenomeno come questo risulterebbe assolutamente inesplicabile
per un osservatore di quel mondo infinitesimo, dato che il fotone non appartiene al suo “universo”;
ma ciò non toglie che esso sia manifestazione di una realtà più ampia. Allo stesso modo, osserva il
grande matematico, “molti fenomeni inesplicabili del nostro universo, potrebbero essere interpretati
in termini di un altro universo più ampio”. E’ come dire che questo “universo più ampio o più
complesso”, è l’unica cornice possibile per tutti quei fenomeni paranormali che sembrano contraddire
alle leggi del mondo fisico, ma che potrebbero essere benissimo spiegati ricorrendo ad ulteriori
“dimensioni” ed a leggi più vaste, di cui quelle a noi note sarebbero soltanto casi particolari.

I “gradi di libertà” sono molti se ci riferiamo al nostro “io” trascendente, che non è vincolato al
condizionamento psichico. Fantappiè sostiene che “noi, grazie al nostro io spirituale, apparteniamo
a tutta la catena degli universi” e, conseguentemente, siamo potenzialmente anche liberi di spaziare
in essi. Tale tentativo permette di collegare la pura speculazione matematica alla fenomenologia
collegata ai poteri trascendenti della psiche, e sulla naturale ambientazione di quest’ultima in un
quadro cosmico caratterizzato da dimensioni che non possiamo neppure immaginare. Scrive ancora
Fantappiè: “se vogliamo conoscere la realtà dei fenomeni psichici, dobbiamo muoverci nell’universo
psichico e secondo tutti i gradi di libertà di quell’universo; questo vale in particolare per i
fenomeni paranormali”. Secondo lo scienziato gli eventi paranormali, come del resto tutti i fenomeni
della vita, appartengono alla categoria dei fenomeni “sintropici”, i quali, almeno apparentemente,
si evolvono in deroga ad una delle leggi più generali dell’universo fisico: quella cioè che comporta
un progressivo e fatale “livellamento” dei potenziali di energia (legge dell’entropia).

Dio e la scienza

Dio è amore; Egli è trascendente come l’infinito, Dio trascende anche sè stesso. L’anima è
“generata” non creata della stessa sostanza di Dio. Il corpo è creato, l’anima è generata, è parte
di Dio, è un microcosmo di Dio. L’infinito è dentro ognuno di noi, il pensiero non si ferma mai, non
ha limiti, è infinito. Noi siamo eterni nel tempo e nello spazio come esseri coscienti, come era nel
principio (passato), ora (presente) e sempre (futuro). Il pensiero “anticipa” l’evento; da qui la
spiegazione di come gli scienziati del calibro di Galilei, Newton ed Einstein, hanno anticipato in
via puramente speculativa teorie che molti anni dopo sono state confermate o che hanno permesso
ulteriori sviluppi nel campo delle tecnologie. La coscienza di ognuno di noi è gia preesistente, sin
dall’inizio del tempo (Big Bang). L’uomo è microcosmo perchè è costituito dagli stessi elementi di
cui è costituito l’universo, è microstoria perchè fa parte integrante dell’intera storia del genere
umano, cioè da quando è stata generata la coscienza iniziale del primo essere pensante. Ma perchè è
nato l’universo? In base alle possibilità infinite esistenti in natura, il nostro universo sembra
essere il migliore possibile per lo sviluppo di vita intelligente. Inoltre, se l’anima sopravvive
dopo la morte in una dimensione superiore (e sappiamo che esistono dimensioni “invisibili”, cioè
quelle dimensioni dell’infinitamente piccolo, le cosiddette dimensioni “arrotolate” o
“compattificate” di cui si occupa la teoria delle stringhe), in quello che viene definito il
superspazio, cosa se non l’amore di una grande Intelligenza Divina ha fatto in modo che noi
gradualmente ci potessimo sviluppare, in varie esistenze, in incarnazioni sempre più perfette, fino
allo scopo ultimo di arrivare alla Perfezione Divina e di essere un tutt’uno con Essa? Cosa se non
l’amore ha fatto in modo che l’universo si sviluppasse in maniera così armoniosa ed intelligente e
che l’uomo potesse essere originale nei più svariati campi (artistico, musicale, scientifico…), fino
a chiedersi la provenienza di tutta quest’armonia meravigliosa? Allora, perchè l’universo esiste?
Se, per il secondo principio della termodinamica, ogni cosa procede verso il disordine, e l’universo
è destinato a “spegnersi” o a “ricollassare” ed esplodere in un nuovo Big Bang (universo ciclico:
Big Bang – Big Crunch…), perchè è nato? E’ nato perchè il nostro vero “io” cioè l’anima, la mente,
il pensiero, sopravviva al trascorrere del tempo ed alle sue conseguenze sulla materia, in altre
dimensioni in cui potremo svilupparci e perfezionarci ulteriormente fino a identificarci con il
Creatore.

E questo perchè Egli ci ama. E’ quindi l’amore il perchè, il fine dell’esistenza di ogni cosa. Per
la teoria della relatività speciale, la velocità della luce è una velocità limite, è cioè una
quantità che si definisce “invariante”. Avvicinandoci sempre di più alla velocità della luce,
andiamo incontro ad effetti relativistici del tipo “dilatazione del tempo” e “contrazione delle
lunghezze”. Se si potesse superare questa barriera sarebbe possibile viaggiare a ritroso nel tempo.
Ammettiamo, per ipotesi, che ciò sia possibile. Secondo la tesi della “molteplicità degli universi”
della meccanica quantistica, non è detto che viaggiando nel passato si debba giungere
necessariamente nel passato di “questo” universo. E’ possibilissimo, cioè, che si giunga nel passato
di uno qualsiasi degli infiniti universi possibili. Per il futuro vale lo stesso ragionamento: un
viaggio nel futuro, quindi, non conduce necessariamente nel futuro del nostro universo, ma nel
futuro di uno qualsiasi della molteplicità degli universi. Ci sono però delle fenomenologie
paranormali che non sembrano inquadrarsi in tale contesto. Come esempio prendiamo la tragedia del
Titanic. Se il futuro è ancora incerto (non è già scritto), come è possibile che alcuni soggetti
altamente sensibili hanno avuto la visione precognitiva di ciò che sarebbe successo di lì a vari
giorni? L’unica spiegazione plausibile è che il Titanic era già destinato ad affondare e quindi che
nell’universo il futuro è già segnato. Ciò fa nascere delle interessanti constatazioni alla tesi
della molteplicità degli universi. Se il futuro non è ancora stabilito, come sono riuscite le menti
di tali soggetti ad ottenere la “visione” di un evento futuro che si è poi correttamente verificato?
Sembrerebbe che il futuro sia già scritto e se ciò è reale, passato, presente e futuro di “ogni
universo” sono già stabiliti dall’inizio del tempo. Secondo tale tesi, quindi, quello che mi accadrà
domani era già delineato in forma embrionale, sin dall’inizio del tempo. Ma ciò non contraddice la
tesi della molteplicità degli universi se si adotta la seguente spiegazione: gli universi possibili
sono infiniti e quindi gli “eventi” possibili sono infiniti. Sono gli eventi di ogni universo ad
essere già determinati all’inizio del tempo di ognuno. Allora, se tutto è destinato, se la linea
temporale di ogni evento in ogni universo è già stabilita a priori, e ogni essere vivente che è
esistito, che esiste e che esisterà è già destinato ad evolversi in un determinato modo, ciò
significa che alla base di tutto esiste una “causa”, non la casualità, che interviene soltanto in un
secondo momento, in un modo simile al noto “libero arbitrio” della religione. Essendo il nostro, tra
gli infiniti universi possibili, un universo idoneo alla nascita della vita intelligente, la “causa
prima” deve necessariamente essere un’Intelligenza cosmica Divina.

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