Maestro e discepolo 2

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Maestro e discepolo 2

di Ghislaine Guardi

(parte seconda)

– L’importanza di rispettare il libero arbitrio –

Capita, a volte, che l’uomo che desidera migliorare se stesso tenda a
dipendere più da un intervento di­vino che dalle sue opere. Anche un uomo in
cui brilla una piccola luce spirituale, a volte, è ancora molto materialista
e come tale appare ai nostri occhi.

Quando lasciamo al nostro prossimo la possibilità di crescere e
trasformarsi, e quando non giudi­chiamo il suo operato, facciamo un atto di
fede e di amore perché la vera fede è necessariamente amore mentre la mera
credenza è odio, cattiveria e distruzione. Purtroppo le credenze, costituite
dai pregiudizi e dai preconcetti, sono la spinta maggiore che sta sotto ai
comportamenti umani mentre proprio l’amore, l’amore vero, dovrebbe essere il
“motore” del nostro operato.

L’amore è la virtù che ci rende completamente disponibili non soltanto verso
gli altri ma anche verso noi stessi; una disponibilità amorevole nel
rinnovarci e nel cogliere tutte le occasioni valide per verifi­care il
nostro comportamento e, se necessario, trasformarlo. Dobbiamo essere
malleabili ma non troppo facilmente influenzabili, non ci deve mancare la
flessibilità necessaria affinché il Maestro ci possa “modellare”,
accentuando così le nostre migliori qualità potenziali.
A un Maestro necessita il consenso dei suoi allievi

Un Maestro, per aiutare un suo discepolo, avrà sempre e comunque bisogno del
suo consenso. Sol­tanto la confidenza reciproca permetterà al discepolo di
superare tutte le prove che gli saranno pre­sentate e la fiducia che ripone
nel suo Maestro gli permetterà di riceverne l’influenza migliore. Que­sta
fiducia nel proprio Maestro è un’altra delle qualità che permettono il
risveglio dell’intuizione. Ciò non significa comunque che voi dovete lasciar
da parte la vostra volontà ed attendere sempre che il Maestro vi indi­chi
cosa fare o come comportarvi.

Non dimenticate mai che il Maestro è sempre pronto ad aiutarvi nel difficile
cammino del cambia­mento interiore, voi siete il veliero nel mare della vita
ed il Maestro rappresenta il vento. Comun­que ri­cordate che la rotta è
sempre scelta da voi, non potete infatti delegare nessun altro a fare le
scelte che vi riguardano personalmente. Voi stessi dovete scegliere la
strada perché questa è una delle prove di buona volontà che la Gerarchia si
aspetta da ogni individuo. Chiunque si sforzerà di migliorare se stesso avrà
al suo fianco un Maestro che lo aiuterà in questa direzione.

Perciò, rifacendoci all’esempio del veliero, è assai importante che voi
stendiate le vele in modo da rag­giungere la velocità voluta e regoliate il
timone per l’esatta direzione. Il Maestro, dal canto suo, sarà il vento che
vi spingerà nel porto desiderato.

Dopo aver dato prova di buona volontà occorre anche dar prova di possedere,
e saper utilizzare, una certa dose di intelligenza. Questo non è stato
necessario all’inizio del vostro cammino, quando è ba­stato dar prova della
bontà delle motivazioni del vostro cuore; aver mostrato di camminare su
“strade” di­verse da quelle mondane (che la maggior parte degli uomini
calpestano), ed aver dimo­strato di agire in modo diverso da quei discepoli
che si considerano anime elette perché pensano che, per poterlo essere,
siano sufficienti le loro preghiere.

Vi sono casi in cui l’intelligenza normale non è sufficiente

Ad un certo punto del vostro cammino spirituale vi troverete invece di
fronte ad una difficoltà che vi metterà in grande imbarazzo: qualcosa di
sconosciuto che non sapete come affrontare, oppure una scelta da fare o
un’azione da compiere, che vi trovano impreparati. Non scoraggiatevi, tutto
ciò fa parte del piano del vostro Maestro; un piano ben stabilito allo scopo
di dimostrarvi come la lo­gica, quando si serve il Signore, non è sempre
sufficiente per risolvere determinate situazioni.
In casi come questi bisogna fare appello ad una intelligenza superiore che
viene dalla parte più pro­fonda di noi stessi e che, essendo a conoscenza di
tutti i particolari del Piano Divino per questo pia­neta, sa scegliere la
soluzione più opportuna per qualunque evenienza.

Chi penserebbe mai, ad esempio, a mescolare i colori grigio e rosso al fine
di ottenere il colore blu? Nessuno. L’intelligenza logico-razionale dice
infatti che con questi due colori è impossibile ottenere del blu. Molti di
voi, messi di fronte ad una situazione che appare senza via d’uscita, si
sentono spossati, scoraggiati e pensano che non potranno mai farcela da
soli. Questo perché, a volte, le so­luzioni che vengono proposte
dall’intelligenza superiore contrastano con quelle comunemente con­siderate
logiche e razionali, però, se messe in pratica, sono in grado di risolvere
problemi altrimenti irrisolvibili.

Come è possibile trovare la propria strada nel servizio?

Bisogna usare il cuore e meditare sul chakra ad esso correlato, senza
aspettarsi nulla, tranquilla­mente, senza porsi tante domande. Concentrarsi
soltanto sulla determinazione di servire il Maestro; questo farà in modo che
l’ambiente esterno si adatti affinché l’aspirante possa conseguire ciò che
si è ripromesso di fare. Così facendo tutto diventa possibile, anche ciò che
normalmente non rientra nella vostra immagi­nazione!

Com’è possibile che ciò avvenga? Può avvenire perché il chakra del cuore è
il luogo in cui si entra in contatto con i Maestri e l’epicentro delle
energie relative alla natura umana. Lo spirito dell’uomo, la sua volontà e
l’amore, focalizzandosi in questo chakra lo inducono ad irradiare,
attraverso l’aura indivi­duale, le buone intenzioni che lo animano. Queste
buone intenzioni, irradiandosi all’esterno, creeranno i presupposti affinché
vengano ad attuarsi anche le soluzioni umanamente più impensa­bili.

Tutti gli individui che desiderano creare qualcosa o migliorarne un’altra,
che questa coinvolga un gruppo di persone, oppure una Chiesa, oppure una
Nazione o un uomo politico è necessario cono­scere questo rituale al fine di
ottenere quanto desiderato. Se vi focalizzate sul chakra del cuore e lo
“nutrite” con buone intenzioni, la realizzazione del vostro desiderio
inizierà ad aver luogo

Questo può accadere perché durante il sonno i nostri veicoli sottili (corpo
astrale, mente, ecc.) si li­berano momentaneamente del corpo fisico e
possono così muoversi nel mondo astrale dove c’è la pos­sibilità di
incontrare altri individui con le vostre stesse motivazioni e così preparare
i presuppo­sti per un incontro sul piano fisico. Perciò, mentre il vostro
corpo fisico giace addormentato, un raggio del vo­stro chakra del cuore
cercherà la persona più adatta per lavorare con voi e per voi.

Le vostre aure, dopo avervi messo in comunicazione sul piano astrale,
prepareranno anche la strada af­finché possiate incontrarvi fisicamente.
Così succede che a volte si dica: “Ho l’impressione di aver già conosciuto
questa persona”. Bisogna sapere infatti che questi piccoli raggi fuoriescano
dalla no­stra aura per cercare i “mezzi” più adatti alla realizzazione del
nostro progetto. A volte le due aure stanno in co­munione tra loro per
parecchio tempo ed insieme elaborano il loro piano di lavoro.

Questa è la ragione per cui due persone possono trovarsi subito in perfetta
sintonia; le loro energie le hanno attirate una all’altra ed esse, insieme,
sono in armonia. E’ necessario che gli uomini diven­tino più coscienti di
questo fenomeno al fine di poterlo utilizzare nel migliore dei modi.

Questo nostro potere, qualora sfruttato a fin di bene, potrebbe risolvere
molti problemi dell’attuale umanità; problemi che nascono perché la società
odierna è gestita da uomini che, pur non cono­scendo queste cose, le
utilizzano molto bene a livello inconscio mentre i discepoli perdono
talvolta il loro tempo chiedendosi se saranno in grado di fare questo o
quello, oppure discutendo sul fatto che Dio esi­sta oppure no!

Discutere sull’esistenza di Dio è un modo molto valido per perdere
inutilmente del tempo e sprecare energie; al posto di vane parole si
dovrebbe invece coltivare la certezza che il potere della Luce in­dirizzata
verso il bene è superiore ad ogni altra cosa. Purtroppo, proprio nel momento
in cui un in­dividuo dovrebbe concentrare la potenza del suo cuore per
permettere alla Luce di manifestarsi in opere di bene, ecco che diventa
dubbioso, la sua fede, già poca, si raffredda e tutte le buone inten­zioni
svaniscono come nebbia al sole.

L’importante non è stabilire se Dio esista oppure no

Non spendete tempo a stabilire se Dio esiste oppure no; cercate piuttosto di
migliorare voi stessi e la vita sul nostro pianeta. Prendete coscienza del
fatto che esiste una Gerarchia e cercate di collabo­rare nel suo lavoro nei
confronti dell’umanità.

Ora vi spiego perché molti discepoli si perdono in questioni metafisiche e
si domandano se Dio ha po­teri su questa Terra e se può intervenire negli
affari umani oppure se Egli non è che un altro aspetto della vita che
incontreremo solo dopo aver esaurito le esperienze terrestri puramente
fisiche. Si chie­dono anche se la potenza degli Angeli e degli Esseri di
Luce sia effettiva sulla Terra o se piuttosto non siano stati abbandonati a
se stessi.

Una meditazione non potrà mai spingere l’uomo così lontano da incontrare la
sua natura divina, e senza questa esperienza è impossibile incontrare Dio.
L’unica forma di esistenza spirituale che oggi ci è dato di conoscere è
l’esistenza della Gerarchia, per ciò che concerne Dio ci deve bastare la
fede! Il bisogno di conoscere a tutti i costi sul piano intellettivo e
razionale ci fa spendere delle energie che invece do­vrebbero essere
convogliate in un proficuo lavoro.

Solo il lavoro fatto nell’intento di aiutare la Gerarchia crea una
situazione in cui le connessioni con la Gerarchia stessa nascono
spontaneamente! Ed è proprio questa energia spesa nel lavoro che ci farà
in­contrare Dio o la nostra anima.

E’ necessario lavorare con perseveranza

Il Maestro non comincerà a guidare il suo discepolo, a parlargli o ad
ispirarlo, se non vede che esso ha sviluppato in modo sufficiente la
costanza e la perseveranza. Questa energia non deve però es­sere un fuoco di
paglia: il nostro lavoro deve essere perseverante e continuo. Questo è il
segreto che assicura la buona riuscita di qualsiasi nostra opera:
persistenza e costanza. Senza queste due qualità si provoca un grave danno
nel corpo astrale perché deve continuamente adattarsi alle nostre nuove
intenzioni; danno che non permette al Maestro di guidarci e ispirarci.

Se siamo emotivamente instabili qualsiasi cosa ci potrà distrarre ed
allontanare dallo scopo che ci era­vamo prefissi. Dobbiamo invece essere
determinati e perseveranti affinché l’ispirazione che ci ha dato il Maestro
non si dissolva in poco tempo. Ed è proprio per metterci alla prova che il
Maestro ci lascia soli all’inizio del nostro operato: perché è soltanto
nella solitudine che si scopre di essere suf­ficientemente forti per poter
continuare.

Sarebbe troppo facile se bastasse starsene comodamente seduti a pregare Dio
mentre Lui “lavora”, per aiutarci e sostenerci. Anche a noi è richiesto di
lavorare e soprattutto con responsabilità, questo com­porta solidità di
carattere. Nella solitudine iniziale ritroverete l’amore, Ia determinazione
e la voglia di aiutare tutti gli uomini: a questo punto inizierete a
lavorare davvero, e con il vostro lavoro potrete en­trare in contatto con la
Gerarchia.

Questo fatto è estremamente logico, eppure molte persone pensano che prima
di tutto sia necessario in­contrare il Maestro per poi, in seguito,
sviluppare le loro qualità. Pensano infatti, e sbagliano davvero, che sarà
il Maestro a dir loro ciò che devono fare e come farlo! Nei primi tempi il
Maestro non inter­viene mai ma osserva l’aspirante con occhio amorevole per
vedere quanta buona volontà stia dimo­strando. L’aspirante deve rendersi
conto da solo di ciò che gli serve per realizzare un de­terminato
tra­guardo: quando ciò avviene significa che ha sviluppato una certa
intuizione, che unita alla buona vo­lontà, gli permetterà di ricevere il
supporto del Maestro.

L’instabilità non vi permette di conoscere il Maestro

E’ per questo che la determinazione, la persistenza e la costanza sono
qualità che devono essere conqui­state prima che il Maestro possa creare una
relazione con voi ed offrirvi le sue ispirazioni. Egli, infatti, non vi
potrà aiutare fintanto che non sarà sicuro che le sue ispirazioni non
saranno per voi che un “leggero soffio di vento”, a causa della vostra
instabilità.

L’instabilità è dovuta al fatto che il vostro corpo astrale non è
sufficentemente ammaestrato, in que­sto caso non potete ancora agire per le
sole motivazioni dell’anima poiché, prima che qualcosa vi possa smuovere,
avete sempre bisogno di una spinta emotiva o di una grande “fiammata”
senti­mentale.

Questa instabilità vi mette anche in condizione di lasciarvi impressionare
dal parere di coloro che vi circondano e da tutti gli stimoli che oggi sono
presenti nel mondo (radio, TV, stampa, ecc.). Questo si­gnifica che potete
iniziare un lavoro con grande entusiasmo per poi “spegnervi” quando sorgono
i primi problemi, ovvero perdere tutta la voglia di continuare, tutta
l’energia necessaria per poterlo terminare.

Il Maestro conosce che qualunque discepolo, qualora incaricato di un compito
di alta responsabilità, se non ha la costanza necessaria per affrontare
tutte le eventuali problematiche, sarà assai impac­ciato nel suo lavoro e
qualsiasi ostacolo gli si presenterà lo troverà impreparato. In questi casi
il di­scepolo ab­bandonerà tutto e si lamenterà con Dio perché quello che ha
fatto non è stato ricono­sciuto dagli uomini oppure perchè non è stato
sufficentemente aiutato.

E’ per queste ragioni che, soprattutto all’inizio, il Maestro non aiuta il
suo discepolo e non lo so­stiene nella sua opera. Lascia che il discepolo
affronti da solo le sue responsabilità; solo con il sen­timento di essere
stato abbandonato. Il discepolo deve comprendere il valore della sua
solitudine e deve convin­cersi che è proprio in questa solitudine che può
sviluppare la propria forza interiore. Il discepolo deve giungere al punto
in cui riterrà necessario fermarsi e riflettere sulla propria vita, e dopo
la riflessione chiedersi in modo sincero “Sono solo, ma, malgrado questa
solitudine, me la sento di continuare ad aiutare gli altri, dare loro tutta
la mia disponibilità, e nel contempo servire DIO?”.

Molti discepoli vorrebbero il completo supporto di Dio

Molti discepoli servirebbero molto volentieri se Dio mostrasse loro la
strada da seguire e li aiutasse a compiere il loro lavoro ed a superare le
eventuali difficoltà. Davvero molti sarebbero pronti a la­vorare in questo
modo; un modo comodo in quanto tutto dipenderebbe da Dio, la pianificazione
delle cose che devono essere fatte, l’aiuto per farle ed ancor più la
sicurezza che Lui, nell’eventualità, sarà pronto a ri­solvere i loro
problemi.

Il discepolo deve invece comprendere, e comprendere molto bene, che ognuno
di noi deve pren­dersi le proprie responsabilità e che, per poter sopportare
questa responsabilità, bisogna possedere quella soli­dità di pensiero e
perseveranza d’azione, che sono in grado di dimostrare la qualità dei
nostri senti­menti quando ci troveremo a fronteggiare la vita, gli uomini o
lo stesso Dio.

Dio, volendo, potrebbe benissimo prendere per mano il discepolo e guidarlo
nel suo lavoro, co­munque, al primo ostacolo, il discepolo rinuncerebbe a
quello che doveva compiere. E se Dio eli­minasse anche questo ostacolo, e
tutti quelli che potessero sorgere in futuro, il discepolo non po­trebbe
trarre alcun giovamento del suo operato in quanto non ha agito di prima
persona bensì come un burattino gestito dal burattinaio.

La solitudine vi mette alla prova

Voi dovete sapere che quando vi trovate in una situazione di solitudine e
questo sentimento d’abbandono è molto grande, ebbene questa vostra
condizione non è casuale; rappresenta invece il piano preparato dal Maestro
proprio per voi. Un piano che Gli permette di vedere come vi com­portate
quando vi trovate in una situazione in cui vi sentite soli sulla terra, e
riconoscete che in quel momento nessuno dall’alto vi darà una mano, né il
Maestro, né Dio che, pur esistendo, sarà per voi il Dio di un cosmo lontano
ed insondabile.

Se in un momento come quello descritto sarete in grado di trovare dentro di
voi un amore suffi­ciente, sarete capaci di assumervi la responsabilità
necessaria, ed inizierete ad aiutare i vostri simili a miglio­rare la loro
vita e perfezionarsi, allora dimostrerete di possedere le qualità necessarie
per poter stabilire un contatto con il vostro Maestro.

E’ proprio a partire dal momento in cui il discepolo dimostra di possedere
queste qualità che si può “unire” al suo Maestro. Tutto questo avviene senza
tante cerimonie, non c’è bisogno di un timbro stam­pato sulla fronte del
discepolo, la cosa succede istantaneamente.

Le iniziazioni sono delle cerimonie assai semplici

Le iniziazioni non si svolgono mai con grandi cerimoniali, certo alcune
volte devono seguire un ri­tuale speciale, vuoi perchè l’iniziando è un
soggetto delicato, oppure perché ha ancora delle diffi­coltà ad in­tegrarsi
ed è necessario creargli intorno un ambiente che gli dia sicurezza.

E’ anche necessario che voi sappiate che durante l’iniziazione un discepolo
non riceve alcuna ener­gia da parte del Maestro, e fintanto che questo fatto
non vi sarà chiaro non potrete comprendere né la vera funzione del Maestro,
né la natura dell’iniziazione. Il Maestro, infatti, serve soltanto come un
canale intermediario per una determinata energia; energia che può giungere
da Colui che chia­miamo “Re del Mondo, il Grande Iniziatore, il Padre degli
Uomini”, oppure dal Sole o da un’altra costellazione.

Questo è il motivo per cui è giusto che la cerimonia sia condotta in modo da
garantire un minimo di si­curezza al discepolo che deve essere iniziato ed a
coloro che vi partecipano, siano essi i Maestri o gli assistenti. Tutti
costoro rappresentano infatti, per il discepolo, una presenza in grado di
garantir­gli una certa tranquillità d’animo.

Quando il Maestro chiama l’energia necessaria all’iniziazione, essa arriva
impetuosa, abbondante e ge­nerosa, proprio nel punto in cui è stata
chiamata. Comunque il discepolo ne assorbirà quel tanto che gli serve per
diventare un iniziato mentre la parte restante inutilizzata verrà
“tamponata” dai Maestri e dai grandi Iniziati che lo assistono durante
l’investitura. L’energia, infatti è unica ed indi­visibile ed ognuno di noi
può prendersene soltanto la “quantità” che è in grado di ricevere senza
correre alcun rischio.

Quello che cerco di spiegarvi è che esiste una sola energia per poter essere
iniziati ed essere ricono­sciuti non più come “corpi” bensì come “anime
viventi” ed iniziare ad esistere cosmicamente par­lando; c’è una sola ed
unica energia: l’energia dello Spirito Santo. Dal punto di vista eterico,
astrale e mentale, noi siamo come bambini e perciò dobbiamo “assorbire”
l’energia dello Spirito Santo a piccole dosi. Nel tempo, poi, arriveremo ad
assorbirla tutta e questo segnerà l’inizio della nostra vita divina.

Questa energia va assorbita a piccole dosi, potremmo dire che il discepolo,
così come un bimbo fa con il cibo, la deve prendere a piccoli morsi,
inghiottirla e digerirla, per fare in modo che il suo stomaco, pian, piano,
diventi più grande e ne possa digerire ancora di più. Il discepolo, così
fa­cendo, potrà, all’iniziazione successiva, ricevere ancor più energia e,
proseguendo in questo modo, arriverà un giorno in cui potrà ricevere in
tutta l’interezza l’energia cosmica dello Spirito Santo. Quando il discepolo
rie­sce ad integrare ed integrarsi nell’energia cosmica inizia una nuova
vita: “la Vita Divina”.

Quali sono le altre cose da fare per sviluppare l’intuizione?

Per sviluppare l’intuizione, e lo vogliamo precisare ancora una volta, è
necessario sviluppare la co­stanza e la perseveranza. Nessuno può dirsi
“discepolo”, o rivendicare questo titolo, se non può an­che dimostrare con i
fatti che possiede la persistenza e la costanza sufficienti a compiere un
lavoro fino in fondo. Se non possiede tali qualità potrà affermare di essere
“un allievo”, oppure “un allievo in prova”, ma non certo di essere un
discepolo accettato.

Prima viene il lavoro, poi si potrà incontrare il Maestro

Soltanto un discepolo può essere incaricato di effettuare dei lavori di
grande responsabilità perché è ar­rivato a “vivere” nell’aura del suo
Maestro. Chi non è ancora un discepolo si trova nella condi­zione di
“allievo in prova” e, non essendo ancora pronto per determinati lavori, non
è neppure am­messo nell’aura del Maestro. In questo stadio preliminare si
può certamente contattare l’aura di un altro disce­polo, ma non certo
divenire pupilli di un Maestro.

Un allievo in prova non può neppure sperare di diventare un discepolo prima
ancora di incontrare il Maestro, e meno ancora sperare nell’iniziazione.
Questi sono traguardi a cui si può aspirare soltanto coltivando le qualità
necessarie. Tutto questo è molto logico ma, tuttavia, non rientra nella
logica degli uomini che, prima vogliono incontrare il Maestro, e poi
sviluppare le qualità necessarie. Essi credono infatti che avendo incontrato
il Maestro tutte le cose diventeranno automaticamente più fa­cili, perché
sarà il Maestro stesso ad indicar loro quello che devono fare, quello che
devono credere, quali sono le idee migliori, quali dogmi accettare, e così
di seguito.

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