Come e perché dare importanza alla Presenza del Guru

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Come e perché dare importanza alla Presenza del Guru

Vitale importanza e grande evidenza viene data, negli insegnamenti di
Yogananda, al Maestro, al Guru.

Quaderni di Sarmoung n° 16*

L’importanza di rispettare il libero arbitrio

Capita, a volte, che l’uomo che desidera migliorare se stesso tenda a
dipendere più da un intervento di­vino che dalle sue opere. Anche un uomo
in cui brilla una piccola luce spirituale, a volte, è ancora molto
materialista e come tale appare ai nostri occhi.

Quando lasciamo al nostro prossimo la possibilità di crescere e
trasformarsi, e quando non giudi­chiamo il suo operato, facciamo un atto di
fede e di amore perché la vera fede è necessariamente amore mentre la mera
credenza è odio, cattiveria e distruzione. Purtroppo le credenze,
costituite dai pregiudizi e dai preconcetti, sono la spinta maggiore che
sta sotto ai comportamenti umani mentre proprio l’amore, l’amore vero,
dovrebbe essere il “motore” del nostro operato.

L’amore è la virtù che ci rende completamente disponibili non soltanto
verso gli altri ma anche verso noi stessi; una disponibilità amorevole nel
rinnovarci e nel cogliere tutte le occasioni valide per verifi­care il
nostro comportamento e, se necessario, trasformarlo. Dobbiamo essere
malleabili ma non troppo facilmente influenzabili, non ci deve mancare la
flessibilità necessaria affinché il Maestro ci possa “modellare”,
accentuando così le nostre migliori qualità potenziali.
A un Maestro necessita il consenso dei suoi allievi

Un Maestro, per aiutare un suo discepolo, avrà sempre e comunque bisogno
del suo consenso. Sol­tanto la confidenza reciproca permetterà al discepolo
di superare tutte le prove che gli saranno pre­sentate e la fiducia che
ripone nel suo Maestro gli permetterà di riceverne l’influenza migliore.
Que­sta fiducia nel proprio Maestro è un’altra delle qualità che permettono
il risveglio dell’intuizione. Ciò non significa comunque che voi dovete
lasciar da parte la vostra volontà ed attendere sempre che il Maestro vi
indi­chi cosa fare o come comportarvi.

Non dimenticate mai che il Maestro è sempre pronto ad aiutarvi nel
difficile cammino del cambia­mento interiore, voi siete il veliero nel mare
della vita ed il Maestro rappresenta il vento. Comun­que ri­cordate che la
rotta è sempre scelta da voi, non potete infatti delegare nessun altro a
fare le scelte che vi riguardano personalmente. Voi stessi dovete scegliere
la strada perché questa è una delle prove di buona volontà che la Gerarchia
si aspetta da ogni individuo. Chiunque si sforzerà di migliorare se stesso
avrà al suo fianco un Maestro che lo aiuterà in questa direzione.

Perciò, rifacendoci all’esempio del veliero, è assai importante che voi
stendiate le vele in modo da rag­giungere la velocità voluta e regoliate il
timone per l’esatta direzione. Il Maestro, dal canto suo, sarà il vento che
vi spingerà nel porto desiderato.

Dopo aver dato prova di buona volontà occorre anche dar prova di possedere,
e saper utilizzare, una certa dose di intelligenza. Questo non è stato
necessario all’inizio del vostro cammino, quando è ba­stato dar prova della
bontà delle motivazioni del vostro cuore; aver mostrato di camminare su
“strade” di­verse da quelle mondane (che la maggior parte degli uomini
calpestano), ed aver dimo­strato di agire in modo diverso da quei discepoli
che si considerano anime elette perché pensano che, per poterlo essere,
siano sufficienti le loro preghiere.
Vi sono casi in cui l’intelligenza normale non è sufficiente

Ad un certo punto del vostro cammino spirituale vi troverete invece di
fronte ad una difficoltà che vi metterà in grande imbarazzo: qualcosa di
sconosciuto che non sapete come affrontare, oppure una scelta da fare o
un’azione da compiere, che vi trovano impreparati. Non scoraggiatevi, tutto
ciò fa parte del piano del vostro Maestro; un piano ben stabilito allo
scopo di dimostrarvi come la lo­gica, quando si serve il Signore, non è
sempre sufficiente per risolvere determinate situazioni.

In casi come questi bisogna fare appello ad una intelligenza superiore che
viene dalla parte più pro­fonda di noi stessi e che, essendo a conoscenza
di tutti i particolari del Piano Divino per questo pia­neta, sa scegliere
la soluzione più opportuna per qualunque evenienza.

Chi penserebbe mai, ad esempio, a mescolare i colori grigio e rosso al fine
di ottenere il colore blu? Nessuno. L’intelligenza logico-razionale dice
infatti che con questi due colori è impossibile ottenere del blu. Molti di
voi, messi di fronte ad una situazione che appare senza via d’uscita, si
sentono spossati, scoraggiati e pensano che non potranno mai farcela da
soli. Questo perché, a volte, le so­luzioni che vengono proposte
dall’intelligenza superiore contrastano con quelle comunemente con­siderate
logiche e razionali, però, se messe in pratica, sono in grado di risolvere
problemi altrimenti irrisolvibili.
Come è possibile trovare la propria strada nel servizio?

Bisogna usare il cuore e meditare sul chakra ad esso correlato, senza
aspettarsi nulla, tranquilla­mente, senza porsi tante domande. Concentrarsi
soltanto sulla determinazione di servire il Maestro; questo farà in modo
che l’ambiente esterno si adatti affinché l’aspirante possa conseguire ciò
che si è ripromesso di fare. Così facendo tutto diventa possibile, anche
ciò che normalmente non rientra nella vostra immagi­nazione!

Com’è possibile che ciò avvenga? Può avvenire perché il chakra del cuore è
il luogo in cui si entra in contatto con i Maestri e l’epicentro delle
energie relative alla natura umana. Lo spirito dell’uomo, la sua volontà e
l’amore, focalizzandosi in questo chakra lo inducono ad irradiare,
attraverso l’aura indivi­duale, le buone intenzioni che lo animano. Queste
buone intenzioni, irradiandosi all’esterno, creeranno i presupposti
affinché vengano ad attuarsi anche le soluzioni umanamente più impensa­bili.

Tutti gli individui che desiderano creare qualcosa o migliorarne un’altra,
che questa coinvolga un gruppo di persone, oppure una Chiesa, oppure una
Nazione o un uomo politico è necessario cono­scere questo rituale al fine
di ottenere quanto desiderato. Se vi focalizzate sul chakra del cuore e lo
“nutrite” con buone intenzioni, la realizzazione del vostro desiderio
inizierà ad aver luogo.

Questo può accadere perché durante il sonno i nostri veicoli sottili (corpo
astrale, mente, ecc.) si li­berano momentaneamente del corpo fisico e
possono così muoversi nel mondo astrale dove c’è la pos­sibilità di
incontrare altri individui con le vostre stesse motivazioni e così
preparare i presuppo­sti per un incontro sul piano fisico. Perciò, mentre
il vostro corpo fisico giace addormentato, un raggio del vo­stro chakra del
cuore cercherà la persona più adatta per lavorare con voi e per voi.

Le vostre aure, dopo avervi messo in comunicazione sul piano astrale,
prepareranno anche la strada af­finché possiate incontrarvi fisicamente.
Così succede che a volte si dica: “Ho l’impressione di aver già conosciuto
questa persona”. Bisogna sapere infatti che questi piccoli raggi
fuoriescano dalla no­stra aura per cercare i “mezzi” più adatti alla
realizzazione del nostro progetto. A volte le due aure stanno in co­munione
tra loro per parecchio tempo ed insieme elaborano il loro piano di lavoro.

Questa è la ragione per cui due persone possono trovarsi subito in perfetta
sintonia; le loro energie le hanno attirate una all’altra ed esse, insieme,
sono in armonia. E’ necessario che gli uomini diven­tino più coscienti di
questo fenomeno al fine di poterlo utilizzare nel migliore dei modi.

Questo nostro potere, qualora sfruttato a fin di bene, potrebbe risolvere
molti problemi dell’attuale umanità; problemi che nascono perché la società
odierna è gestita da uomini che, pur non cono­scendo queste cose, le
utilizzano molto bene a livello inconscio mentre i discepoli perdono
talvolta il loro tempo chiedendosi se saranno in grado di fare questo o
quello, oppure discutendo sul fatto che Dio esi­sta oppure no!

Discutere sull’esistenza di Dio è un modo molto valido per perdere
inutilmente del tempo e sprecare energie; al posto di vane parole si
dovrebbe invece coltivare la certezza che il potere della Luce in­dirizzata
verso il bene è superiore ad ogni altra cosa. Purtroppo, proprio nel
momento in cui un in­dividuo dovrebbe concentrare la potenza del suo cuore
per permettere alla Luce di manifestarsi in opere di bene, ecco che diventa
dubbioso, la sua fede, già poca, si raffredda e tutte le buone inten­zioni
svaniscono come nebbia al sole.
L’importante non è stabilire se Dio esista oppure no

Non spendete tempo a stabilire se Dio esiste oppure no; cercate piuttosto
di migliorare voi stessi e la vita sul nostro pianeta. Prendete coscienza
del fatto che esiste una Gerarchia e cercate di collabo­rare nel suo lavoro
nei confronti dell’umanità.

Ora vi spiego perché molti discepoli si perdono in questioni metafisiche e
si domandano se Dio ha po­teri su questa Terra e se può intervenire negli
affari umani oppure se Egli non è che un altro aspetto della vita che
incontreremo solo dopo aver esaurito le esperienze terrestri puramente
fisiche. Si chie­dono anche se la potenza degli Angeli e degli Esseri di
Luce sia effettiva sulla Terra o se piuttosto non siano stati abbandonati a
se stessi.

Una meditazione non potrà mai spingere l’uomo così lontano da incontrare la
sua natura divina, e senza questa esperienza è impossibile incontrare Dio.
L’unica forma di esistenza spirituale che oggi ci è dato di conoscere è
l’esistenza della Gerarchia, per ciò che concerne Dio ci deve bastare la
fede! Il bisogno di conoscere a tutti i costi sul piano intellettivo e
razionale ci fa spendere delle energie che invece do­vrebbero essere
convogliate in un proficuo lavoro.

Solo il lavoro fatto nell’intento di aiutare la Gerarchia crea una
situazione in cui le connessioni con la Gerarchia stessa nascono
spontaneamente! Ed è proprio questa energia spesa nel lavoro che ci farà
in­contrare Dio o la nostra anima.
E’ necessario lavorare con perseveranza

Il Maestro non comincerà a guidare il suo discepolo, a parlargli o ad
ispirarlo, se non vede che esso ha sviluppato in modo sufficiente la
costanza e la perseveranza. Questa energia non deve però es­sere un fuoco
di paglia: il nostro lavoro deve essere perseverante e continuo. Questo è
il segreto che assicura la buona riuscita di qualsiasi nostra opera:
persistenza e costanza. Senza queste due qualità si provoca un grave danno
nel corpo astrale perché deve continuamente adattarsi alle nostre nuove
intenzioni; danno che non permette al Maestro di guidarci e ispirarci.

Se siamo emotivamente instabili qualsiasi cosa ci potrà distrarre ed
allontanare dallo scopo che ci era­vamo prefissi. Dobbiamo invece essere
determinati e perseveranti affinché l’ispirazione che ci ha dato il Maestro
non si dissolva in poco tempo. Ed è proprio per metterci alla prova che il
Maestro ci lascia soli all’inizio del nostro operato: perché è soltanto
nella solitudine che si scopre di essere suf­ficientemente forti per poter
continuare.

Sarebbe troppo facile se bastasse starsene comodamente seduti a pregare Dio
mentre Lui “lavora”, per aiutarci e sostenerci. Anche a noi è richiesto di
lavorare e soprattutto con responsabilità, questo com­porta solidità di
carattere. Nella solitudine iniziale ritroverete l’amore, Ia determinazione
e la voglia di aiutare tutti gli uomini: a questo punto inizierete a
lavorare davvero, e con il vostro lavoro potrete en­trare in contatto con
la Gerarchia.

Questo fatto è estremamente logico, eppure molte persone pensano che prima
di tutto sia necessario in­contrare il Maestro per poi, in seguito,
sviluppare le loro qualità. Pensano infatti, e sbagliano davvero, che sarà
il Maestro a dir loro ciò che devono fare e come farlo! Nei primi tempi il
Maestro non inter­viene mai ma osserva l’aspirante con occhio amorevole per
vedere quanta buona volontà stia dimo­strando. L’aspirante deve rendersi
conto da solo di ciò che gli serve per realizzare un de­terminato
tra­guardo: quando ciò avviene significa che ha sviluppato una certa
intuizione, che unita alla buona vo­lontà, gli permetterà di ricevere il
supporto del Maestro.
L’instabilità non vi permette di conoscere il Maestro

E’ per questo che la determinazione, la persistenza e la costanza sono
qualità che devono essere conqui­state prima che il Maestro possa creare
una relazione con voi ed offrirvi le sue ispirazioni. Egli, infatti, non vi
potrà aiutare fintanto che non sarà sicuro che le sue ispirazioni non
saranno per voi che un “leggero soffio di vento”, a causa della vostra
instabilità.

L’instabilità è dovuta al fatto che il vostro corpo astrale non è
sufficentemente ammaestrato, in que­sto caso non potete ancora agire per le
sole motivazioni dell’anima poiché, prima che qualcosa vi possa smuovere,
avete sempre bisogno di una spinta emotiva o di una grande “fiammata”
senti­mentale.

Questa instabilità vi mette anche in condizione di lasciarvi impressionare
dal parere di coloro che vi circondano e da tutti gli stimoli che oggi sono
presenti nel mondo (radio, TV, stampa, ecc.). Questo si­gnifica che potete
iniziare un lavoro con grande entusiasmo per poi “spegnervi” quando sorgono
i primi problemi, ovvero perdere tutta la voglia di continuare, tutta
l’energia necessaria per poterlo terminare.

Il Maestro conosce che qualunque discepolo, qualora incaricato di un
compito di alta responsabilità, se non ha la costanza necessaria per
affrontare tutte le eventuali problematiche, sarà assai impac­ciato nel suo
lavoro e qualsiasi ostacolo gli si presenterà lo troverà impreparato. In
questi casi il di­scepolo ab­bandonerà tutto e si lamenterà con Dio perché
quello che ha fatto non è stato ricono­sciuto dagli uomini oppure perchè
non è stato sufficentemente aiutato.

E’ per queste ragioni che, soprattutto all’inizio, il Maestro non aiuta il
suo discepolo e non lo so­stiene nella sua opera. Lascia che il discepolo
affronti da solo le sue responsabilità; solo con il sen­timento di essere
stato abbandonato. Il discepolo deve comprendere il valore della sua
solitudine e deve convin­cersi che è proprio in questa solitudine che può
sviluppare la propria forza interiore. Il discepolo deve giungere al punto
in cui riterrà necessario fermarsi e riflettere sulla propria vita, e dopo
la riflessione chiedersi in modo sincero “Sono solo, ma, malgrado questa
solitudine, me la sento di continuare ad aiutare gli altri, dare loro tutta
la mia disponibilità, e nel contempo servire DIO?”.
Molti discepoli vorrebbero il completo supporto di Dio

Molti discepoli servirebbero molto volentieri se Dio mostrasse loro la
strada da seguire e li aiutasse a compiere il loro lavoro ed a superare le
eventuali difficoltà. Davvero molti sarebbero pronti a la­vorare in questo
modo; un modo comodo in quanto tutto dipenderebbe da Dio, la pianificazione
delle cose che devono essere fatte, l’aiuto per farle ed ancor più la
sicurezza che Lui, nell’eventualità, sarà pronto a ri­solvere i loro
problemi.

Il discepolo deve invece comprendere, e comprendere molto bene, che ognuno
di noi deve pren­dersi le proprie responsabilità e che, per poter
sopportare questa responsabilità, bisogna possedere quella soli­dità di
pensiero e perseveranza d’azione, che sono in grado di dimostrare la
qualità dei nostri senti­menti quando ci troveremo a fronteggiare la vita,
gli uomini o lo stesso Dio.

Dio, volendo, potrebbe benissimo prendere per mano il discepolo e guidarlo
nel suo lavoro, co­munque, al primo ostacolo, il discepolo rinuncerebbe a
quello che doveva compiere. E se Dio eli­minasse anche questo ostacolo, e
tutti quelli che potessero sorgere in futuro, il discepolo non po­trebbe
trarre alcun giovamento del suo operato in quanto non ha agito di prima
persona bensì come un burattino gestito dal burattinaio.
La solitudine vi mette alla prova

Voi dovete sapere che quando vi trovate in una situazione di solitudine e
questo sentimento d’abbandono è molto grande, ebbene questa vostra
condizione non è casuale; rappresenta invece il piano preparato dal Maestro
proprio per voi. Un piano che Gli permette di vedere come vi com­portate
quando vi trovate in una situazione in cui vi sentite soli sulla terra, e
riconoscete che in quel momento nessuno dall’alto vi darà una mano, né il
Maestro, né Dio che, pur esistendo, sarà per voi il Dio di un cosmo lontano
ed insondabile.

Se in un momento come quello descritto sarete in grado di trovare dentro di
voi un amore suffi­ciente, sarete capaci di assumervi la responsabilità
necessaria, ed inizierete ad aiutare i vostri simili a miglio­rare la loro
vita e perfezionarsi, allora dimostrerete di possedere le qualità
necessarie per poter stabilire un contatto con il vostro Maestro.

E’ proprio a partire dal momento in cui il discepolo dimostra di possedere
queste qualità che si può “unire” al suo Maestro. Tutto questo avviene
senza tante cerimonie, non c’è bisogno di un timbro stam­pato sulla fronte
del discepolo, la cosa succede istantaneamente.
Le iniziazioni sono delle cerimonie assai semplici

Le iniziazioni non si svolgono mai con grandi cerimoniali, certo alcune
volte devono seguire un ri­tuale speciale, vuoi perchè l’iniziando è un
soggetto delicato, oppure perché ha ancora delle diffi­coltà ad in­tegrarsi
ed è necessario creargli intorno un ambiente che gli dia sicurezza.

E’ anche necessario che voi sappiate che durante l’iniziazione un discepolo
non riceve alcuna ener­gia da parte del Maestro, e fintanto che questo
fatto non vi sarà chiaro non potrete comprendere né la vera funzione del
Maestro, né la natura dell’iniziazione. Il Maestro, infatti, serve soltanto
come un canale intermediario per una determinata energia; energia che può
giungere da Colui che chia­miamo “Re del Mondo, il Grande Iniziatore, il
Padre degli Uomini”, oppure dal Sole o da un’altra costellazione.

Questo è il motivo per cui è giusto che la cerimonia sia condotta in modo
da garantire un minimo di si­curezza al discepolo che deve essere iniziato
ed a coloro che vi partecipano, siano essi i Maestri o gli assistenti.
Tutti costoro rappresentano infatti, per il discepolo, una presenza in
grado di garantir­gli una certa tranquillità d’animo.

Quando il Maestro chiama l’energia necessaria all’iniziazione, essa arriva
impetuosa, abbondante e ge­nerosa, proprio nel punto in cui è stata
chiamata. Comunque il discepolo ne assorbirà quel tanto che gli serve per
diventare un iniziato mentre la parte restante inutilizzata verrà
“tamponata” dai Maestri e dai grandi Iniziati che lo assistono durante
l’investitura. L’energia, infatti è unica ed indi­visibile ed ognuno di noi
può prendersene soltanto la “quantità” che è in grado di ricevere senza
correre alcun rischio.

Quello che cerco di spiegarvi è che esiste una sola energia per poter
essere iniziati ed essere ricono­sciuti non più come “corpi” bensì come
“anime viventi” ed iniziare ad esistere cosmicamente par­lando; c’è una
sola ed unica energia: l’energia dello Spirito Santo. Dal punto di vista
eterico, astrale e mentale, noi siamo come bambini e perciò dobbiamo
“assorbire” l’energia dello Spirito Santo a piccole dosi. Nel tempo, poi,
arriveremo ad assorbirla tutta e questo segnerà l’inizio della nostra vita
divina.

Questa energia va assorbita a piccole dosi, potremmo dire che il discepolo,
così come un bimbo fa con il cibo, la deve prendere a piccoli morsi,
inghiottirla e digerirla, per fare in modo che il suo stomaco, pian, piano,
diventi più grande e ne possa digerire ancora di più. Il discepolo, così
fa­cendo, potrà, all’iniziazione successiva, ricevere ancor più energia e,
proseguendo in questo modo, arriverà un giorno in cui potrà ricevere in
tutta l’interezza l’energia cosmica dello Spirito Santo. Quando il
discepolo rie­sce ad integrare ed integrarsi nell’energia cosmica inizia
una nuova vita: “la Vita Divina”.
Quali sono le altre cose da fare per sviluppare l’intuizione?

Per sviluppare l’intuizione, e lo vogliamo precisare ancora una volta, è
necessario sviluppare la co­stanza e la perseveranza. Nessuno può dirsi
“discepolo”, o rivendicare questo titolo, se non può an­che dimostrare con
i fatti che possiede la persistenza e la costanza sufficienti a compiere un
lavoro fino in fondo. Se non possiede tali qualità potrà affermare di
essere “un allievo”, oppure “un allievo in prova”, ma non certo di essere
un discepolo accettato.
Prima viene il lavoro, poi si potrà incontrare il Maestro

Soltanto un discepolo può essere incaricato di effettuare dei lavori di
grande responsabilità perché è ar­rivato a “vivere” nell’aura del suo
Maestro. Chi non è ancora un discepolo si trova nella condi­zione di
“allievo in prova” e, non essendo ancora pronto per determinati lavori, non
è neppure am­messo nell’aura del Maestro. In questo stadio preliminare si
può certamente contattare l’aura di un altro disce­polo, ma non certo
divenire pupilli di un Maestro.

Un allievo in prova non può neppure sperare di diventare un discepolo prima
ancora di incontrare il Maestro, e meno ancora sperare nell’iniziazione.
Questi sono traguardi a cui si può aspirare soltanto coltivando le qualità
necessarie. Tutto questo è molto logico ma, tuttavia, non rientra nella
logica degli uomini che, prima vogliono incontrare il Maestro, e poi
sviluppare le qualità necessarie. Essi credono infatti che avendo
incontrato il Maestro tutte le cose diventeranno automaticamente più
fa­cili, perché sarà il Maestro stesso ad indicar loro quello che devono
fare, quello che devono credere, quali sono le idee migliori, quali dogmi
accettare, e così di seguito.

Un Maestro non dirà mai cosa fare e cosa non fare

Proprio a favore del cammino evolutivo individuale un Maestro non dirà mai
queste cose, spetta al di­scepolo sviluppare in sé stesso le doti
dell’osservazione, della valutazione e del discernimento.

Se cercate il Maestro sperando che vi renda più semplice il cammino
evolutivo, che vi dica cosa pen­sare, cosa mangiare, come vestirvi o quando
meditare, seguite soltanto dei sogni e delle utopie; il Mae­stro non vi
dirà mai queste cose. Vi potrà dare delle ispirazioni che serviranno a
motivarvi verso un certo tipo di lavoro ma dovrete essere voi stessi a
compiere il lavoro con lo sforzo e la re­sponsabilità necessarie per
portarlo avanti sino al suo compimento.

Un Maestro non dà mai neppure degli ordini, Egli offre dei semplici
suggerimenti ed aiuta nel con­tempo a risvegliare la buona volontà del
discepolo; tutto questo non ha niente a che vedere con la fede cieca o
l’ubbidienza assoluta. E’ sempre il discepolo che deve stabilire le linee
da seguire per portare avanti il suo lavoro e provvedere a tutto ciò che
può essere utile affinché possa essere fatto nel modo migliore.

Se il discepolo è realmente animato da buona volontà saprà anche trovare un
tempo adatto per la me­ditazione nonché la determinazione necessaria per
lavorare senza che nessuno glielo ordini. Que­sta determinazione gli verrà
proprio dall’intuizione che, ormai risvegliata, gli permetterà di fare
proprio il lavoro che il Maestro si augurava e progettava per lui.
L’importanza della buona volontà

Affinché l’intuizione riceva ed accetti il pensiero del Maestro bisogna che
la buona volontà sia ben ri­svegliata; se la buona volontà non lo è
sufficentemente il discepolo non riuscirà a ricevere il pen­siero del
Maestro. E se dovesse accadere che la buona volontà si fosse assopita
sarebbe il discepolo stesso a doverla risvegliare; il Maestro di sicuro non
lo aiuterà.

L’ispirazione è come “una voce sottile” che viaggia nell’etere e si muove
dal Maestro al discepolo. Il compito di un Maestro è quello di offrire
delle buone ispirazioni a tutti i suoi discepoli che si tro­vano
sparpagliati sulla faccia della Terra. Egli, mai e in nessun modo, si
prenderà la responsabilità su come questi allieve interpreteranno i suoi
suggerimenti.

E’ un comportamento infantile credere, da parte del discepolo, che i
Maestri non abbiano nient’altro da fare che discutere dei problemi degli
uomini con gli uomini stessi. Il Maestro vive una vita indi­pendente in
rapporto ai discepoli, Egli passa del tempo in meditazione e più ancora
della medita­zione passa il suo tempo a compiere il proprio lavoro nei
mondi invisibili. Si comprende con questo come Egli non abbia né il tempo,
né il desiderio, per presentarsi sorridente ai suoi discepoli e dir loro
cosa fare, quando farla e come farla.
Come giunge l’ispirazione

Ora, vi spiegherò come giunga l’ispirazione, in modo tecnico. Il Maestro,
pur vivendo una vita in­dipendente in rapporto ai suoi discepoli, quando li
accoglie nella sua aura, conosce già ciò che è ne­cessario ad ognuno di
essi e, regolarmente, ad ogni luna piena, invia a ciascuno di loro un
pro­gramma di ispirazioni.

In questi momenti il Maestro pensa profondamente ad ogni suo discepolo e
proietta nella sua aura tutto il programma di lavoro che dovrebbe svolgere.
Questa relazione discepolo/Maestro può pro­trarsi per molto tempo ed è
perciò auspicabile che ogni aspirante abbia una conoscenza più pro­fonda
del pensiero del Maestro.

In questo modo il discepolo viene ispirato su cosa dovrebbe fare di anno in
anno e di vita in vita. Se avete ben capito questo meccanismo, sarete anche
in grado di comprendere quanto sia importante che ad ogni luna piena,
quando il Maestro invia le ispirazioni che dovranno motivare il futuro
la­voro da fare, i discepoli abbiano sviluppato l’intuizione necessaria per
ricevere il messaggio e met­terlo a frutto.
Diventare discepoli è una grande responsabilità

Diventare discepoli è una grande responsabilità; responsabilità condivisa
dall’Ashram (Scuola spi­rituale) di cui il discepolo è entrato a far parte.
Immaginate un discepolo che sia stato accettato in una confraternita, in un
Ashram ove si coltivino le qualità dell’Amore oppure della Forza.

Il discepolo, come nuovo confratello, potrà fare l’uso che crede
dell’energia ricevuta dall’Ashram; potrà fare quello che vuole; potrà
deviare l’energia a suo profitto e diventare molto orgoglioso; po­trà fare
magia grigia o magia nera. Potrà anche in un sol colpo rinnegare tutto e
poi acquistare una forte perso­nalità che gli assicurerà un carattere
deciso e diventare un grande finanziere o un poli­tico, senza mora­lità né
amore.

Un Ashram si può paragonare ad un grande cuore palpitante, composto da
decine e decine di indi­vidui arrivati ad una maturità sufficiente per
essere motivati soltanto verso opere di bene. Eppure questo non assicura
che il nuovo discepolo segua sempre delle linee di pensiero simili a quelle
dei suoi confratelli. Per questa ragione, se qualcuno utilizza male
l’energia che gli è stata data, l’Ashram stesso si ritrova con queste
negatività segnate nel proprio Karma (destino).

Proprio per poter controbilanciare questi effetti negativi l’Ashram,
periodicamente, si incarica di of­frire al mondo qualcosa di buono, ed
invia tra gli uomini uno dei suoi confratelli che abbia inten­zioni
mi­gliori del precedente; un confratello che farà del bene con l’energia
che potrà attingere dall’Ashram stesso e ristabilirà con questa
l’equilibrio originario.

Bisogna dunque che tutti conoscano la realtà di questi conflitti tra le
buone e le cattive intenzioni e quindi chiedersi, prima di diventar parte
di una confraternita, se si è disposti a seguire fino in fondo le regole
della medesima. Ed è proprio nella misura in cui gli individui ignorano
questa relazione di re­sponsabilità che il Maestro resta distante, non
soltanto dagli aspiranti ma anche da certi discepoli.

Comunque anche gli uomini che hanno un cuore e delle intenzioni non
completamente pure po­tranno essere accolti in un Ashram, condividerne la
vita ed eventualmente ottenere alcune inizia­zioni minori.

E’ necessario che tutti siano consapevoli della realtà di queste cose prima
di gridare “Voglio un Ma­estro, voglio essere iniziato!”. Anziché chiedere
per un Maestro bisognerebbe porsi la seguente do­manda: “Sono veramente
convinto di voler assolutamente rispettare le “regole del gioco”, tutte le
re­gole dell’Ashram? Me la sento di utilizzare l’energia ricevuta per
compiere solo del bene senza che un altro debba poi fare un duro lavoro per
equilibrare i danni che ho fatto con le mie azioni?”.

Talvolta qualcuno viene accettato nell’Ashram anche se il suo cuore e le
sue intenzioni non sono per­fettamente puri. Questo viene fatto perchè è
bene dare la possibilità di una vita superiore anche a ri­schio di generare
dei problemi all’Ashram stesso. A volte sono anche offerte delle
iniziazioni mi­nori ad “allievi in prova” che hanno dimostrato di
meritarsele.

Però, per poter proseguire sul sentiero delle iniziazioni, e della
conoscenza, un allievo deve mo­strare una reale purezza di intenzioni e di
sentimenti. Solo così potrà veramente diventare “figlio adottivo” di un
Maestro, anche se avrà ancora molto lavoro da compiere per realizzarsi
completa­mente. E’ ovvio che in questo caso il Maestro non potrà fare
completo affidamento sul suo disce­polo perché questi è ancora soggetto ad
un velo di ignoranza che lo può portare a sbagliare in de­terminate
occasioni.

Comunque, anche se il Maestro non ha ancora finito di “sgomberare il campo”
da eventuali pro­blemi, non vi è più il pericolo che nascano delle
intenzioni molto cattive, si tratta soltanto di un velo d’ignoranza che
ancora affligge il discepolo oppure del fatto che non conosce bene
l’utilizzo di deter­minate energie. Tutto questo non comporta una
responsabilità del Maestro, è invece una re­sponsabilità propria del
discepolo e non può certamente danneggiare una gran parte di umanità.
Quali sono le altre cose da fare per sviluppare l’intuizione?

E’ necessario essere consapevoli della responsabilità che comporta una
relazione tra discepolo e Mae­stro, essergli riconoscenti, rispettare la
sua parola, i suoi consigli ed anche la vostra stessa na­tura. Così
facendo, se sentirete venir meno la voglia di compiere questa o quell’altra
attività, vi sforzerete di por­tarla a termine perchè avete preso un
impegno con il vostro Maestro.

Questa è la strada su cui un aspirante può proseguire senza pericoli sul
sentiero del lavoro e del ser­vizio; una strada difficile ma sicura e, nel
caso di sconforto o stanchezza, la buona volontà, moti­vata
dall’ispirazione ricevuta dal Maestro, fornirà al discepolo l’energia
necessaria per proseguire.

In seguito il Maestro donerà al discepolo parte della sua sostanza aurica,
parte delle sue cellule ete­riche; questi atomi eterici, verranno infatti
immessi nell’aura del discepolo, e saranno proprio que­sti atomi eterici
che poco a poco lo polarizzeranno verso una maggiore forza di volontà, una
più grande capacità di sforzo e lo aiuteranno mostrandogli come agire per
procedere nel cammino spi­rituale. Que­sta è la ragione per cui è
necessario che entrambi appartengano allo stesso Raggio, allo stesso tipo
di energia, alla stessa onda evolutiva. In tale occasione il Maestro
irradierà sul discepolo il più alto ideale che egli stesso abbia raggiunto
e questi lo integrerà nei suoi pensieri.
Il discepolo resta sempre libero nella sua identità

Il Maestro trasmette la sua energia al discepolo così come un padre
trasmette i suoi geni o le sue acqui­sizioni culturali ai proprio figli.
Questa trasmissione è il primo passo per un lavoro di assimi­lazione che
compete al discepolo; questa assimilazione, comunque, la dovrà fare
mantenendo la sua identità. Tutto questo, infatti, non significa plagio. Il
discepolo avrà sempre la libertà di interpretare e vivere a modo suo ciò
che il Maestro gli dona come modello per impostare la sua vita.

Succede come se al discepolo fosse indicata una stella luminosa che lui
potrà seguire, oppure no, al fine di proseguire nel suo cammino. Il simbolo
di un Maestro è infatti una stella; stella che a sua volta rappresenta la
casa di Dio.

Le ispirazioni che verranno ricevute dal discepolo non potranno mai essere
tali da “programmarlo” ad agire come un automa o un burattino, al contrario
gli offrono le indicazioni sul come seguire la strada migliore per
evolversi spiritualmente. Tali istruzioni potranno essere utilizzate in
piena li­bertà usu­fruendo delle cognizioni e delle esperienze che ha
accumulato nel corso degli anni.

Tutti noi dobbiamo lavorare per raggiungere questa meta; una meta
rappresentata da un mondo di­vino dove non troveremo più le cose con le
caratteristiche conosciute attualmente. In questo mondo divino non
troveremo più l’egoismo, l’emotività, il dolore, la fame, il caldo e il
freddo, il materiali­smo e tutte le altre cose che finora abbiamo
considerato parte della normalità.

Quando le qualità di cui abbiamo parlato saranno state sviluppate in modo
sufficiente tutto quello che il discepolo attende con ansia, ovvero:
comunione, comunicazione, intuizione, ispirazioni ed apparizioni, faranno
parte della vita quotidiana. Tutte queste cose avranno luogo naturalmente,
per­chè il discepolo, pur continuando a vivere in una forma umana, potrà
anche usufruire delle qualità offerte dalla vita di­vina e fare così delle
esperienze che prima erano soltanto oggetto della sua im­maginazione.
Certe cose le avete conosciute solo dopo la prima incarnazione

Vi sono delle cose che voi conoscete assai bene, ad esempio, le emozioni,
l’ego, il corpo fisico, la fame, il caldo, il freddo, il piacere, il
malumore. Comunque, prima che voi nasceste per la prima volta in un corpo
di carne, non potevate usufruire delle sensazioni offerte dai cinque sensi;
non sa­pevate af­fatto che cosa fossero il caldo, il freddo e la fame. Ma
una volta che vi siete incarnati sulla Terra tutte queste cose diventano
reali.

Lo stesso accade a chi vive in modo materiale, per lui è assai difficile
concepire i fenomeni che con­traddistinguono la vita spirituale. Al
contrario, se coltivate le qualità proprie del mondo spiri­tuale, arri­verà
un momento in cui sarete completamente liberi dai vincoli di questa vita
terrena e ciò che ora è solo immaginazione potrà diventare realtà.

Perciò, siate perseveranti nel giusto cammino, non rammaricatevi mai
pensando di esser stati ab­bandonati dai Maestri, oppure per non aver
ancora “ricevuto la grazia” o di non conoscere una guida spirituale.
E’ necessario stabilire un “collegamento ” con i mondi spirituali

Se vi sentite ancora immersi nel mondo materiale è soltanto perché non
avete coltivato il “collegamento” con il mondo spirituale; cercate pertanto
di lavorare per creare questo collega­mento. E’ sufficiente aprire la
Bibbia, e leggerla con umiltà e semplicità, per poter conoscere tutto ciò
che vi ne­cessità per fare questo “collegamento”. E’ sufficiente non
giudicare, essere buoni, sin­ceri e fidati, e così via. La lista è lunga,
però, semplice da comprendere e seguire. Fate queste cose e vedrete che un
bel momento vi ritroverete a vivere quella vita che ora potete soltanto
supporre nella vostra immagina­zione.
Liberatevi dai “complessi”

Se soffrite ancora di gelosia, di complessi, di proiezioni, di ambizioni, è
normale che vi riesca dif­ficile meditare ed essere contenti di voi stessi.
Se cercherete di coltivare le qualità descritte più so­pra, scopri­rete,
nel tempo che riuscirete ad eliminare questi tratti disarmonici e vi sarà
anche più fa­cile praticare i vostri esercizi spirituali.

Arriverà un giorno in cui la pratica delle virtù sarà diventata qualcosa di
automatico, ogni vostro gesto sarà infatti una piccola meditazione e
riuscirete a scorgere la vera realtà celata dietro all’apparenza delle
cose. Sbarazzatevi dunque dai complessi che vi limitano e sviano le vostre
intui­zioni! Liberatevi da tutte queste limitazioni!
Che cosa si intende quando si parla di complessi?

Supponiamo che voi siate stati limitati da qualcuno o da qualcosa in modo
violento e coercitivo. Eb­bene se voi permettete al ricordo di questo fatto
di diventare un “chiodo fisso” nella vostra mente, que­sto torto che avete
subito influenzerà non solo la vostra esistenza ma anche il vostro cammino
spiri­tuale. Questo “chiodo fisso” è un esempio di “complesso”. Pertanto
evitate nel modo più assoluto di in­gigantire la faccenda pensandovi
continuamente, non permettetegli di sminuire la vostra intelligenza, i
vostri sforzi, la vostra buona volontà e di rendervi la vita impossibile.
Perdo­nate e DIMENTICATE chi vi ha fatto dei torti, libererete voi stessi
da un legame che può soltanto farvi del male.
In fin dei conti che cos’è la depressione?

E’ il solo modo che il corpo umano e la mente hanno trovato per sbarazzarsi
di un complesso ingi­gantito perché la situazione è stata troppo pensata e
rimuginata. La depressione è come un “cancro” che affligge il corpo astrale
e va curata con piccoli “raggi laser” di amore, comprensione e con­forto;
questi raggi sono in grado di restituire all’aura del malato equilibrio e
armonia, ovvero “salute”.

Tutto ciò significa che un sofferente di depressione dovrà lavorare
intensamente per liberare la sua mente che si è troppo caricata nel corso
di questa vita e nelle precedenti incarnazioni.

L’intervento più facile da mettere in atto per risolvere questa situazione
consiste nel “mollare la presa”, lasciare andare una volta per tutte, fare
in modo che le cose del passato rimangano nel pas­sato e non vengano più a
rovinarci la vita nel presente. Il “mollare la presa” è una azione che
garan­tisce buoni ri­sultati non solo per la soluzione del problema in
particolare ma anche perché aiuta l’individuo ad evi­tare che in futuro
possa ripetere lo stesso errore.

Ogni volta che si riesce ad eliminare uno di questi “tarli” mentali si
elimina anche una parte dell’io in­feriore (la personalità) e, quando tutti
saranno stati debitamente eliminati, si potrà infine godere di una grande
pace interiore. Si potrà allora dire “provo finalmente una pace divina”.

Se vengono eliminati i pensieri relativi al mondo della materia, agli odi,
ai rancori ed agli interessi l’io inferiore diventa sempre più piccolo, il
terreno su cui possono attecchire altri problemi di ordine mate­riale si fa
sempre più piccolo e cresce invece lo spazio che potremo dedicare al nostro
Sé supe­riore o Io spirituale. Se avete compreso l’importanza di quanto vi
ho detto e lo metterete in pratica avrete a dispo­sizione una notevole
energia per la vostra liberazione e questo vi aiuterà nel vostro cammino
evolutivo.
Possiamo vedere nei dettagli come nasce un complesso?

I complessi nascono nelle situazioni (generalmente infantili) in cui un
individuo è stato limitato nella sua libertà espressiva e trovano un
terreno fertile nell’Ego individuale che, anche in un neo­nato, ha idee
molto chiare su ciò che vuole e ciò che non vuole.

Nell’infanzia è impossibile rimuovere gli eventuali complessi in quanto non
si dispone ancora di una intelligenza analitica e operativa. Arrivati
nell’età adulta, è invece difficile eliminarli perché, negli anni, si sono
per così dire cristallizzati ed a volte, come accade per le idee fisse,
creano dei pensieri nella mente di una persona anche se questa non approva
la cosa.

L’Ego, per esistere, ha bisogno di tutto, necessita di cure, amore,
protezione, riconoscimento e gra­tificazioni. Se queste esigenze non sono
state soddisfatte nella sua tenera infanzia, una volta adulto, re­clamerà
ancora di più ciò che pensa gli sia necessario. Questo, in breve, mostra
come un com­plesso può nascere e continuare a nuocere nel corso degli anni,
facendo in modo che un individuo diventi un pesante fardello per coloro che
gli vogliono bene.

Quando un individuo ripulisce la propria mente da complessi, preconcetti e
pregiudizi, non solo si ri­trova a vivere una vita migliore ma acquista
anche un senso religioso assai più profondo; la sua spiri­tualità non sarà
più tinta dalla necessità di soddisfare qualche carenza ma sarà invece
motivata da scelte precise e responsabili.

Nel preciso momento che si riesce ad eliminare dalla propria mente il
ricordo del male ricevuto, vero o presunto che sia, e ad eliminare dalla
propria aura l’impronta dei vari complessi che ci “perseguitano”, si
diventa medici di se stessi e non servirà più alcuna medicina per eliminare
defi­nitivamente la depres­sione.

Solo dopo aver dimenticato, il nostro perdono potrà davvero essere completo
ed incondizionato. La volontà di cambiare, di trasformarsi, di liberare se
stessi dai vincoli del passato cancellerà definiti­vamente anche le tracce
più profonde che gli eventi avevano impresso nella nostra aura.

Anche il nostro atteggiamento nei confronti degli altri avrà modo di
cambiare notevolmente; noi non saremo più quello che gli altri vorrebbero
ma difenderemo la nostra identità libera e ritrovata. Non ci saranno più i
vari complessi a farci identificare con il papà che urla per ottenere
qualcosa o la mamma che piange per impietosire. In questo modo anche il
nostro dialogo con Dio diventerà sincero e saremo anche in grado di “udire”
i suoi eventuali messaggi.
Dobbiamo erigere un muro tra noi ed i vari problemi

Dobbiamo diventare capaci di erigere un muro tra noi ed i vari problemi
affinché essi rimbalzino lon­tano da noi senza influenzare i nostri
pensieri ed il nostro comportamento. Se saremo capaci di farlo diventeremo
anche consapevoli delle nostre reali possibilità. Ci vuole intelligenza, ma
lavo­rando nella giusta direzione possiamo fare il bilancio di ciò che
dobbiamo fare e ciò che siamo in grado di fare, il nostro lavoro dovrà
tendere a rinforzare i lati deboli, liberandoci sempre di più dalle basse
motivazioni dell’io inferiore.

Riducendo le motivazioni che ci provengono dall’io inferiore; motivazioni
generalmente emotive e pertanto poco pratiche e per nulla razionali, daremo
più spazio al Sé superiore ed avremo così modo di espandere la nostra Anima
a tutto vantaggio della nostra evoluzione spirituale.
Scopriamo il “Narciso” in noi

Narciso è un personaggio mitologico, Di lui si narra che un giorno,
vedendosi riflesso in uno sta­gno, si ritenne così bello che poteva
considerarsi l’unico al mondo. Gli psicologi chiamano appunto “Narcisismo”
un atteggiamento mentale che porta a considerarsi i più belli o i più bravi
o i più im­portanti; comunque “unici” perché convinti di essere i soli a
possedere determinate caratteristiche.

In noi tutti vi è un Narciso, è il nostro Ego che ci fa amare soltanto il
suo riflesso. Così ciò che con­cerne la nostra persona (non il nostro
spirito) diventa assai importante mentre i problemi degli altri non ci
toccano neppure.

Ma allora perché, se questo Ego è così limitante i Maestri e lo stesso Dio
ne permettono l’esistenza?

In effetti l’Ego non è una creazione divina. E’ invece il libero arbitrio
dell’uomo che lo costruisce nel tempo, facendolo espandere vita dopo vita.
A riprova di questo possiamo dire che quando un es­sere umano nasce per la
prima volta sulla Terra non ha ancora l’Ego, è soltanto un’anima appena
in­carnata.

Poi nel tempo, le varie esperienze vissute da quell’individuo lo portano a
considerare le esigenze del proprio corpo fisico molto importanti. In
effetti, per un uomo primitivo il cibo, l’acqua ed un riparo sono delle
esigenze che possiamo considerare più che legittime. Il guaio avviene
quando, soddi­sfatte le esigenze primarie, l’uomo inizia a considerare
importante il superfluo, allora il Narciso in lui fa capo­lino e l’Ego
inizia la sua opera limitante nei confronti dell’anima umana.

Si può affermare che l’Ego non è altro che la somma dei bisogni, vitali e
superflui, che l’uomo ri­tiene necessari per la propria sopravvivenza
fisica e psichica su questo pianeta. Se questi bisogni non ven­gono
soddisfatti possono diventare una idea fissa; idea che consumerà gran parte
delle energie vitali, che verranno spese nel rincorrere qualche utopia.

Un’idea fissa, infatti, riesce a convincere una persona, che non potrà
vivere senza una data crema di bellezza, un certo taglio di capelli, un
determinato modello di vestito, e così via. In questo modo la per­sona non
solo cerca di soddisfare il suo Narciso interiore ma compensa anche
eventuali carenze affet­tive o espressive. Se non dovesse riuscire a
conquistare i sentimenti altrui tenderà infatti a comprare beni materiali
per “soddisfarsi” con questi.
Il Karma pareggia debiti e crediti

Con la parola Karma si intende la raccolta di ciò che abbiamo seminato in
questa vita od in quelle pre­cedenti. Il Karma buono è rappresentato da
tutto ciò che abbiamo fatto per il bene dei nostri si­mili; questo Karma ci
propone i “crediti” che riscuoteremo in questa vita sotto forma di persone
che ci offri­ranno aiuti e conforto. Il Karma cattivo rappresenta invece
tutto ciò che abbiamo fatto a danno fisico o morale dei nostri simili, in
questa o nelle precedenti incarnazioni; questo Karma ci procurerà nemici,
guai e malattie che dobbiamo accettare di buon grado se vogliamo chiudere i
“nostri debiti” nel modo migliore.

Il Karma si può definire come il “grande equilibratore”. Vita dopo vita
egli provvede infatti tutte le possibilità necessarie affinché un individuo
possa sistemare i debiti e i crediti contratti con coloro che lo
circondano. Ogni individuo decide infatti di nascere e venire a contatto
con tali persone pro­prio allo scopo di equilibrare il suo Karma.

Tuttavia sono pochi coloro che sono disposti a fare i necessari sacrifici
al fine di saldare i debiti con­tratti in questa vita o in quelle
precedenti. Per poter pareggiare i conti è infatti necessario pren­dersi la
responsabilità del proprio carico di sofferenze e sacrifici, senza darne
colpa o farli pesare sugli altri. La vera libertà si può ottenere soltanto
pareggiando tutti i conti; dopo che debiti e crediti saranno stati
si­stemati anche il rapporto con Dio potrà essere migliore ed avremo
un’ulteriore possi­bilità di sviluppare la famosa intuizione.
Conoscenza del Karma e sviluppo dell’intuizione

Per sviluppare l’intuizione è necessario conoscere l’esatta natura del
Karma e l’esistenza di una legge definita di “causa ed effetto”. Solo con
tali conoscenze potremo chiedere a Dio il giusto aiuto per po­terlo
sistemare. Se noi ci assumiamo la completa responsabilità del nostro Karma
(cosa assai impor­tante per i discepoli), allora la prima cosa che potremo
chiedere a Dio, dal profondo del cuore, sarà il Suo aiuto per il nostro
processo di purificazione. Questo è un difficile processo ri­volto ad
eliminare i tratti negativi del nostro carattere, ovvero l’ambizione,
l’orgoglio, il giudizio, gli odi, i rancori, la cru­deltà, l’ambizione. i
desideri di vendetta e di rivincita e tutto ciò che il nostro Ego ci
propone come im­portante e necessario.

Vi auguro di comprendere appieno il profondo significato di queste mie
parole e di imprimerle in voi affinché, creando una profonda motivazione,
vi aiutino a realizzare al più presto la vostra libe­razione dalle
limitazioni imposte dal Karma.
Voi non capite Dio…

In verità posso dire che non conoscendo Dio voi non potete neppure valutare
se le cose che vi dico sono vere oppure no. Voi vi fate molte domande sulle
cose che vi dico e questo non è certo il modo migliore per progredire nella
spiritualità.

Il non credere in niente e in nessuno, e porsi delle domande persino su
Dio, non può far altro che arre­stare il vostro cammino. Fate perciò tacere
i vostri pensieri ed i vostri istinti, eliminate pregiu­dizi e preconcetti.
Vi assicuro che nello stesso momento in cui crederete “veramente” in Dio
darete per scon­tata anche la sua presenza.

Non spendete tempo a domandarvi se siete persone di fede oppure no, è tutto
tempo perso. Ciò che conta davvero non è la vostra fede ma le vostre opere
(vedi anche la lettera di S. Giacomo, ndt). Non aspettate di possedere
capacità eccezionali prima di mettervi a lavorare per aiutare i vostri
si­mili. Uti­lizzate invece i migliori strumenti che esistono su questa
Terra e di cui Dio vi ha certa­mente dotati. Usate l’amore, la pazienza e
la tolleranza, mettetecela tutta per togliere spazio al vo­stro io
inferiore: il vostro Ego, che vi tiene rinchiusi nel carcere della
materialità.

Questi sono gli unici strumenti validi; strumenti che si tramandano da
padre in figlio così come lo stesso Unigenito Figlio di Dio li ha ricevuti
dal Padre suo, il Re del Mondo e Padre di tutti gli uo­mini. E quando un
uomo ottiene l’iniziazione potrà accedere direttamente al Padre celeste che
gli darà stru­menti ancora maggiori perché in quel momento avrà raggiunto
una maggiore responsabi­lità.

Il discorso degli “strumenti” di lavoro non vale soltanto per le anime
“incarnate” ma anche per i li­velli spirituali. Anche il gran Padre di
Tutta la Terra, Sanat Kumara, ha ottenuto da Dio gli stru­menti più adatti
per questo suo grande compito di essere il Padre di tutta l’umanità.

Quando su questo nostro pianeta sarà arrivata la “fine dei tempi”, ovvero
quando saranno terminate tutte le Ere evolutive previste nel Piano Divino,
anche gli strumenti ritorneranno nelle mani di Sa­nat Kumara che, insieme
agli uomini che hanno ottenuto l’illuminazione, entrerà nel tempio solare
dove gli illuminati potranno ricevere la prima iniziazione cosmica.
Prima di tutto bisogna lavorare

Prima di qualsiasi raggiungimento spirituale bisogna lavorare. Lo studio e
la meditazione sono im­portanti solo se vi danno più informazioni e più
“carica” per aiutare coloro che vi circondano. Do­vete lavorare con gli
uomini e per gli uomini, l’unione fa la forza e se potete riunirvi per
lavorare insieme potrete ottenere meglio e di più. Resta inteso che se
formerete un gruppo di lavoro dovrete mettere da parte orgoglio, pregiudizi
e preconcetti e dovrete mantenere un pieno rispetto delle ca­pacità, delle
idee e delle possibilità delle altre persone.

Se qualcuno in un gruppo pretende di esserne il responsabile o
l’organizzatore, verrà, nel tempo, preso dall’orgoglio ed allora comincerà
a credersi in grado di poter consigliare, dirigere e criticare gli altri
componenti. Tutto ciò significa privarli del loro spazio e del loro libero
arbitrio e, come ri­sultato fi­nale, potrà anche accadere che qualcuno
faccia meno di quanto avrebbe fatto, oppure si allontani poi­ché si sente
privato della sua legittima libertà.

Augurandovi di riuscire a lavorare nel migliore dei modi, vi saluto tutti…

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