next-wave )* da ‘La via spirituale della salute e della felicità’ di Krishaan Chopra

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da ‘La via spirituale della salute e della felicità’ di Krishaan Chopra

LA BIOCHIMICA DELLA COMPASSIONE

Si è ribadito più volte in questo libro che il mondo interiore dell’uomo, fatto di pensieri, giudizi e sentimenti, genera un flusso di sostanze biochimiche che esercitano una forte influenza sullo stato di salute. Le emozioni negative, la tendenza ad aggrapparsi a pensieri oscuri, si traducono in un abbattimento delle difese immunitarie e col tempo possono scatenare la malattia. Pensieri e sentimenti positivi, amorevoli e felici esercitano un effetto salutare.

Non sorprende quindi del tutto la scoperta che persino pensare a Madre Teresa può modificare i processi biochimici e aumentare le difese immunitarie. L’IgA salivano è un anticorpo che protegge contro le infezioni delle vie respiratorie superiori. David McClelland, dell’università di Harvard, ha condotto un esperimento che consisteva nel far assistere un gruppo di studenti alla proiezione di un film sull’attività di Madre Teresa. Le quantità di IgA presenti nella saliva dei soggetti venivano misurate prima e dopo la visione del film.

Alcuni studenti dichiararono di avere apprezzato molto il film., e in loro fu registrato un aumento dell’IgA. Ad altri non piacque, alcuni manifestarono addirittura una “intensa disapprovazione’ per Madre Teresa, affermando che era falsa e che il suo lavoro non era valido. Tuttavia, persino quegli studenti mostrarono un miglioramento delle difese immunitarie. McClelland ritiene che il suo studio dimostri come le opinioni inconsce possano influenzare le reazioni corporee più della normale consapevolezza “di superficie”. Forse l’influenza di una persona come Madre Teresa raggiunge un’area del cervello dei soggetti “disapprovatori”, e il cervello reagisce alla forza della sua tenera, amorevole cura.

Durante un test effettuato su un gruppo di controllo, che veniva fatto assistere alla proiezione di un film di genere notevolmente diverso, dal messaggio piuttosto violento, i livelli di IgA saliva-re precipitavano. Un risultato rivelatore.

Commentando questo esperimento nel suo libro, Meaning and Medicine, il dottor Larry Dossey afferma che l’altruismo influenza gli uomini come una droga miracolosa, i cui benefici effetti non si riversano solo sulla persona in difficoltà, ma anche su colui che offre il suo aiuto. Come indicato dallo studio di McClelland, puc’ addirittura stimolare una reazione a distanza.

COMPASSIONE E GUARIGIONE

Ogni dottore conosce per esperienza l’incredibile effetto che la compassione esercita sul paziente. Uno sguardo gentile, un’occhiata di simpatia e partecipazione, un piccolo sorriso rincuorano il malato e accelerano la sua guarigione. Se un dottore indaffarato si prende il tempo di sostare a fianco di un paziente molto malato, gli stringe la mano o si siede sul suo letto chiedendo informazioni sulla sua famiglia, altera in modo positivo il significato dell’esperienza della malattia per il paziente.

Nessun paziente dovrebbe mai sentire che il dottore ha troppa fretta per parlare con lui; dovrebbe sempre sentirsi trattato con attenzione e amore, poiché in questo modo gli vengono date speranza e fede, sia nelle proprie capacità di autoguarigione, sia nell’invisibile forza guaritrice di Dio.

Nel suo primo libro, Creating Health, Deepak Chopra scrive ampiamente sul significato e sul valore della compassione.

Gentilezza e compassione non sono accidentali: “Si sono sviluppate dalle tendenze universali della natura… Tutti gli organismi viventi mostrano modelli di comportamento che favoriscono l’interesse generale contro quelli del singolo”. Nessuna guarigione, scrive Deepak Chopra, può avvenire senza compassione.

Norman Cousins scrive riguardo al vasto insieme di bisogni emotivi dei pazienti: “Vogliono rassicurazioni, vogliono essere ascoltati, vogliono sentire che per il medico fa differenza se vivono o muoiono. Vogliono sentirsi nei pensieri del medico”. Questi bisogni, nota Deepak: “sollecitano un flusso di sentimenti dal livello più sottile”, cercano “compassione nella sorgente della vita” che porti loro cure e conforto.

POTERE DI SCELTA

Come illustra così chiaramente la storia di Triok Nath, i nostri pensieri e sentimenti possono procurarci felicità o infelicità, malattia o salute. I nostri pensieri determinano se la direzione cui ci muoviamo conduce alla disperazione o alla salute e alla felicita’.

Non è un segreto che i pensieri e i sentimenti influenzano il comportamento.

Il dubbio, la colpa, la disperazione (pensieri come quelli che devono aver attraversato la mente di Triok Nath nelle sue ultime ore: “Non c’è soluzione per il mio problema, non è via d’uscita, e non merito neppure di trovare una risposta per ciò che ho fatto”) portano al disastro.

I ricercatori affermano che se una persona svaluta se stessa o si vede come un fallimento, riceve esattamente ciò che teme. Visualizzare e anticipare il fallimento è il modo più sicuro per trasformarlo in realtà. È ciò che si definisce “una profezia autoadempiente”: se non crediamo di poter riuscire, di poter essere davvero felici, non tenteremo nemmeno; pertanto proveremo a noi stessi che avevamo ragione.

Per contro, i pensieri positivi, la fiducia in sé, la fede nella vita e in Dio, la convinzione che sia possibile scoprire o creare un modo per soddisfare i propri bisogni o desideri, sono pensieri che donano l’energia necessaria. Pertanto i nostri pensieri determinano la nostra direzione e le probabilità favorevoli di successo.

Esiste anche un legame diretto tra pensieri e salute. Fino a poco tempo fa, il modello scientifico occidentale del collegamento tra corpo e mente era piuttosto vago. Cartesio e altri famosi filosofi del diciassettesimo secolo contribuirono a erigere un muro tra il corpo e la mente, asserendo che i due erano divisi, confinati in regni diversi, uno astratto l’altro materiale, scollegati tra loro. Nel tempo, questo divenne il dogma ufficiale della scienza.

Ma molte persone, prima e dopo, non furono interamente d’accordo. Aristotele, circa 3000 anni or sono, fu tra i primi a suggerire un collegamento tra lo stato mentale e la salute, affermando che “corpo e mente reagiscono simpateticamente l’uno all’altra”. Charles Darwin credeva nell’importanza del legame mente-corpo. E Sir William Osler, uno dei fondatori della medicina moderna, dichiarò all’incirca cento anni fa che la nostra mente pesa molto nel determinare la buona riuscita di una guarigione. Ovunque, la gente comune intuiva la verità e la esprimeva in forme quali: “Vai più un pensiero gentile di tutti i medici”.

Tuttavia, è solo negli ultimi dieci o quindici anni che i medici hanno iniziato a riesaminare seriamente tale questione. Numerose scoperte hanno dimostrato che tre elementi del corpo:

• il sistema nervoso centrale, sede del pensiero, delle idee, delle percezioni, delle emozioni e della memoria;

• il sistema immunitario, il quale difende il corpo dalle infezioni e

• il sistema endocrino, che secerne potenti ormoni non sono separati tra loro come si riteneva in precedenza, ma sono intimamente legati e interconnessi.

Il professor Howard Friedman dell’Università di Riverside, California, ha analizzato centinaia di scritti scientifici che studiano la relazione tra lo stato mentale delle persone e la loro salute fisica, scoprendo che alcuni stati mentali sono particolarmente pericolosi: coloro che soffrono di depressione, ansia, pessimismo cronico, scatti d’ira o irritabilità hanno possibilità doppie di contrarre malattie gravi. Gli ormoni secreti sotto stress e altre sostanze chimiche presenti nel cervello, generate da tali stati mentali negativi, entrano in circolo e riducono la capacità di reazione del sistema immunitario.

Grazie a tali scoperte, studiosi di fama, come Candace Pert, ex direttore dell’US National Institute of Mental Health, ritengono che il muro eretto tra mente e corpo dagli scienziati materialisti stia cadendo a pezzi. Pert afferma che non vi è una netta distinzione tra la mente (il centro del pensiero astratto) e il cervello fisico, materiale. Esisterebbe piuttosto una “mente”, o intelligenza, in ogni cellula del corpo. Persino gli anticorpi sono cellule “pensanti”.

Il fisico quantistico David Bohm ritiene che la parola “psicosomatico” non debba essere più utilizzata, poiché perpetua l’idea che corpo e mente siano due cose distinte. Salute e malattia non sono mai interamente fisiche o psichiche. Numerosi autori contemporanei usano il termine “corpo-mente” per esprimere tale nuova conoscenza.

Le tecniche che consentono di tradurre in immagini l’attività cerebrale forniscono importanti indizi che confermano tale visione. Grazie a tali metodi, gli scienziati sono oggi in grado di fotografare il cervello e tracciarne una mappa, di mostrare il lavoro della mente, i pensieri e i sentimenti.

I dispositivi di scansione sfruttano il fatto che il cervello, apprestandosi a svolgere i compiti che creano il mondo soggettivo dei nostri pensieri e della nostra consapevolezza, consuma energia. I cinquanta miliardi circa di neuroni che compongono il cervello sono metabolicamente così attivi che mentre il cervello corrisponde a non più del 2 per cento del nostro peso corporeo, il suo funzionamento richiede il 15 per cento di tutto il sangue presente nel corpo e il 25 per cento di tutto l’ossigeno assorbito con la respirazione. Essere coscienti può sembrare poco faticoso, ma tra tutti gli atti da noi compiuti è quello che consuma più energia.

Ogni pensiero formulato implica la generazione di campi elettromagnetici, dovuta all’attivazione delle cellule nervose. Ogni onda di questa attività è accompagnata da significativi picchi di consumo di glucosio, da un aumento locale del flusso sanguigno e dall’attività dei neurotrasmettitori. I dispositivi di scansione cerebrale possono “vedere”, fotografare e tracciare una mappa di queste microscopiche fluttuazioni, e hanno rilevato che a ogni mutamento nel modello di pensiero corrisponde un cambiamento nel modello di attività cerebrale.

PENSIERI COME EVENTI

Il significato è semplice, ma molto profondo: i pensieri non sono un mero tipo di astrazione transitoria, puramente mentale; sono eventi elettromagnetici concreti, fisici.

Negli anni ‘80 la tecnica della tomografia a emissione di posi-troni (PET) venne utilizzata per la prima volta per registrare l’attività cerebrale durante i processi di pensiero. Ai soggetti venne iniettato del glucosio a cui erano stati aggiunti degli isotopi radioattivi. Sotto il controllo della macchina, dovevano svolgere diversi compiti di ordine mentale, come la soluzione di un rompicapo, ricordare un evento felice o ricordare un momento di rabbia. Un anello di cristalli rivelatori raccoglieva i raggi gamma emessi per creare un modello fotografico e mostrare quale parte del cervello era più o meno in attività.

Con l’evolversi della ricerca, divenne abbastanza chiaro che nei diversi processi mentali erano coinvolte parti diverse del cervello. Ad esempio, quando la mente è impegnata a concentrarsi, una parte dei lobi frontali (nota come cingolo anteriore) “si accende”. Ciò che è importante sottolineare per l’argomento che ci sta a cuore, è che il modello creato dal ricordo della rabbia è completamente diverso da quelli creati dai pensieri di compassione e di amore.

Ciò e emerso dalle ricerce sui neurotrasmettitori. Finora sono stati scoperti più di cento di queste potenti sostanze. Queste molecole, dette anche mediatori chimici, comunicano con tutto il corpo. Un tempo si credeva che queste molecole “parlassero” all’ Io con il cervello e con il sistema nervoso. Ora si è compreso di esse che non soltanto comunicano con il sistema immunitario e il sistema endocrino, ma che tali sistemi producono a loro volta mediatori chimici che consentono ai due sistemi di comunicare tra loro e con il sistema nervoso.

I tre sistemi sono interconnessi, e ciò spiega perché la scienza che si sta sviluppando intorno a tali scoperte è chiamata “psicoroimmunologia”. Gruppi di recettori posti nel cervello, nello stomaco, nell’intestino, nei reni, nel cuore e in tutto il resto del corpo inviano e ricevono messaggi e comunicano gli uni con gli altri.

Tali mediatori chimici non viaggiano in linea retta lungo i filamenti neuronali, ma circolano liberamente attraverso il corpo. Come sottolineato da Deepak Chopra, i neurologi hanno scoperto correnti di queste sostanze biochimiche, ma a differenza di quanto accade in un ruscello, tali correnti non sono costrette tra due rive: scorrono ovunque e comunque. Pensieri di spavento producono correnti di sostanze spaventose, pensieri rabbiosi producono sostanze rabbiose, pensieri gioiosi e amorevoli producono sostanze amorevoli e gioiose.

Ciò significa che odiare qualcuno, essere geloso, promuovere o dare asilo a un qualsivoglia pensiero e sentimento negativi è pericoloso per la salute. La persona che odiate non soffre, forse non è neppure consapevole. Mentre in voi non soltanto albergano pensieri di odio e di gelosia, annidati come un cancro che vi divora, ma allo stesso tempo i pensieri negativi e infelici vengono tradotti in neurotrasmettitori “infelici”, molecole che segnalano immediatamente al corpo di produrre sostanze come l’adrenalina la noradrenalina, le quali a loro volta aumentano il ritmo cardiaco e la pressione sanguigna, fanno aumentare il colesterolo e abbassano le difese immunitarie. Tutto questo stressa il corpo, aumenta l’ansia e sfocia nella malattia.

LA SALUTE E LA CONNESSIONE MENTE-CORPO

Le ricerche hanno fornito molti esempi per dimostrare quanto profondamente i nostri pensieri influenzano e determinano il nostro stato di salute e di felicità. Uno studio recente che prendeva in esame la sopravvivenza dei pazienti affetti da cancro nell’arco di dieci anni, pubblicato sul prestigioso New Englan Journal of Medicine, rivelava che la sopravvivenza era ben più alta nei pazienti dotati di “spirito combattivo”.

I pazienti che si arrendono, o che hanno scarsa attenzione per se stessi, tendono a soccombere più rapidamente di coloro che mantengono un certo ottimismo. Chiaramente, l’autostima e il “fattore speranza” rivestono una grande importanza nella vita di un individuo. Uno dei miei pazienti mi disse: “Ho il cancro, non è il cancro ad avere me (come qualsiasi malattia terminale, ma…) confido di potermene liberare”. E a distanza di molti anni continua a vivere nel miglior modo possibile.

È davvero sorprendente il modo in cui i pensieri, perfino atteggiamenti inconsci, possano influenzare la vita. Una delle statistiche più interessanti di cui sia venuto a conoscenza riguarda l’incidenza degli attacchi di cuore, più alta il lunedì mattino rispetto a qualsiasi altro momento della settimana. Apparentemente vi sono molte persone che preferirebbero morire, o quanto meno finire all’ospedale, piuttosto di dover lavorare. Dopo un gradevole e lungo fine settimana, semplicemente non vogliono tornare al lavoro e “decidono” di avere un attacco di cuore.

Naturalmente altre persone, con problemi latenti di cuore o altre malattie, amano il loro lavoro e ne traggono piacere; questo atteggiamento genera neurotrasmettitori che rinforzano il loro sistema immunitario e le aiutano a tenere sotto controllo la malattia.

I ricercatori stanno tentando di donare e sintetizzare i neurotrasmettitori utili, positivi. Spero che i loro sforzi abbiano successo, ma credo che ci si possa curare più efficacemente cambiando il proprio stile di vita e impegnandosi in attività e relazioni che diffondono ondate d’amore, felicità, compassione e altri pensieri ed emozioni positivi. Allora, in modo del tutto naturale, nel corpo si diffonderanno le molecole di tipo giusto al momento giusto e nella giusta quantità, senza pericolo di effetti collaterali.

I NOSTRI PENSIERI POSSONO PERSINO ESSERE UNA QUESTIONE di VITA O DI MORTE

Deepak Chopra racconta un episodio commovente avvenuto quando ancora era studente di medicina. Aveva sviluppato un rapporto sereno con un paziente anziano, un contadino che stava morendo per una malattia al fegato. Deepak, che stava per lasciare l’ospedale per intraprendere un nuovo ciclo di studi, andò nella stanza del paziente per dirgli addio. “Ora che te ne vai” disse l’uomo, “non ho più nulla per cui vivere e morirò”. Probabilmente era vero, perché l’uomo pesava ormai poco più di trentasei chili, ma Deepak, animato da buone intenzioni, sbottò: Non essere sciocco. Non puoi morire finché non sarò tornato io a trovarti”.

Al suo ritorno, un mese dopo, Deepak lesse sorpreso il nome del paziente su una delle porte e si precipitò nella stanza. L’uomo, emaciato, era rannicchiato nel letto in posizione fetale. Quando il giovane dottore lo sfiorò delicatamente, il vecchio volse verso di lui i grandi occhi: “Sei tornato”, bisbigliò. “Avevi detto che non potevo morire senza rivederti. Ora ti vedo”. Poi chiuse gli occhi spirò.

Questa notevole storia rivela il potere che la mente esercita non solo su malattia e salute, ma anche sulla vita e sulla morte. Nel corso di decine di anni di professione medica, sono stato testimone di diversi casi, uno di questi…

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