LE COLONNE DELLA NUOVA SCIENZA OLISTICA

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LE COLONNE DELLA NUOVA SCIENZA OLISTICA

da “Enciclopedia olistica”

di Nitamo Federico Montecucco ed Enrico Cheli

Scienza e coscienza nascono dalla stessa radice latina scire: sapere, conoscere.

Le radici della scienza olistica

Dopo aver preso atto di quanto spazio ci sia, all’interno della scienza ufficiale, per giustificare
o spiegare una visione unitaria e non divisa dell’esistenza, prendiamo in considerazione le ipotesi
e i modelli che costituiscono le colonne portanti della nuova scienza e della concezione olistica; e
gli scienziati che hanno aperto nuovi orizzonti alla propria mente e a quella della nostra
generazione.

La visione olistica rappresenta la base comune di tutto il nuovo pensiero scientifico. Consigliamo
la lettura del campo centrale sul PARADIGMA OLISTICO e del dossier OLISMO in questo stesso campo.

Pitagora, uno dei padri della cultura scientifica occidentale, scopritore del teorema che porta il
suo nome, dei numeri irrazionali ma anche dei suoni elementari e delle armoniche, è un esempio ante
litteram del nuovo corso scientifico e rappresenta un perfetto esempio di ricercatore olistico,
essendo al tempo stesso scienziato, artista e mistico. Pitagora, cinquecento anni prima della
nascita di Cristo (e quindi nello stesso periodo del Buddha), aveva fondato l’intera mole delle sue
ricerche sull’intuizione che l’intero universo non fosse un Caos di eventi meccanici casuali, ma un
Cosmo, un’organica unità che si esprime attraverso leggi armoniche, regolari, universali,
intelligenti. Il termine greco Kosmòs sottintende l’azione dell’ordinare; i numeri, la matematica e
la geometria diventano, quindi, per Pitagora il codice tramite il quale l’essere umano è in grado di
intuire, penetrare e comprendere il Logos, la logica della mente di Dio.

Pitagora, grazie alle esperienze illuminanti di trasformazione spirituale apprese in Egitto e in
Oriente, divenne capace di percepire l’esistenza come un tutt’Uno, un Olos, un Cosmo che si evolve
dal Caos, in cui materia e coscienza sono intimamente unite.

La scienza moderna ha scoperto gran parte delle leggi dell’universo, da quelle microcosmiche a
quelle macrocosmiche, ma, attualmente, tende ad interpretarle in modo riduttivo e materialista.
Questo è lo schema epistemologico della scienza, dal suo nascere fino ad oggi, ma anche in questo
campo sono in atto dei radicali cambiamenti.

La fusione delle culture

Nel presente momento storico di incontro e fusione delle culture del pianeta, la scienza e la
cultura razionale occidentale entrano in contatto con culture primitive: queste culture antiche,
spesso mistiche, sostengono un modello spirituale più intuitivo e legato all’esperienza, in cui Dio
viene sperimentato come Natura, come lo stesso Universo in continuo divenire.

E’ rilevante notare che la nuova scienza si sta creando proprio grazie a un gruppo di scienziati,
fisici quantistici in primo piano, ma anche biologi, chimici, neurofisiologi, etologi e medici che
hanno avuto esperienze interiori di trasformazione attraverso lo yoga o la meditazione, grazie
all’incontro con uomini e donne di grande evoluzione spirituale o per proprie esperienze
transpersonali. Tale esperienza interiore ha fatto loro intuire, comprendere e riformulare le
conoscenze e le teorie della scienza materialista in termini più complessi, iniziando un processo di
riconciliazione tra le dimensioni della coscienza e dell’intelligenza con la dimensione dell’energia
e della materia. Queste loro intuizioni hanno portato a nuove ipotesi, nuove scoperte e nuove teorie
che costituiscono un primo essenziale passo verso la trasformazione della scienza meccanicista in
una scienza olistica.

Possiamo quindi assumere che il profondo rinnovamento, che da alcuni decenni è in atto all’interno
della scienza, si allarga alla velocità con cui la popolazione diventa consapevole del proprio
essere, delle limitazioni attualmente imposte alla conoscenza, e si rende conto della necessità di
una nuova visione che consenta di non incorrere nei danni che il materialismo scientifico ha
incoscientemente provocato all’essere umano e alla natura.

DISCORSO SUL METODO OLISTICO
Per una nuova scienza unitaria è necessaria una nuova attitudine dello scienziato che trovi sue
radici in una nuova esperienza dell’essere. Scienza e coscienza nascono dalla stessa radice latina
scire, sapere, conoscere.
Di Nitamo Federico Montecucco

La scienza della materia

La scienza nasce nel Seicento con la proposta di Galileo di un metodo sperimentale – e quindi
riproducibile – che potesse dare un alto margine di veridicità e universalità ai dati raccolti e
alle ipotesi sul funzionamento della realtà. Il metodo sperimentale nasce come risposta al vecchio
modo di imporre la “Verità” in modo dogmatico e fideistico, senza nessuna base reale, tipico della
religioni costituite e del pensiero magico – superstizioso medioevale.

Verità a cui nessuno poteva opporsi né sostenerne la falsità o la non documentabilità.
Verificabilità, quantificazione e previsione diventano i vessilli di una nuova via di conoscenza
scientifica, più matura, realista e universale. Dopo una iniziale persecuzione contro scienziati del
calibro di Galileo, la Chiesa – utilizzando la proposta “diplomatica” di Cartesio – decide di cedere
alla scienza uno spazio di potere dividendo i campi; la parte spirituale, l’anima o Res Cogitans
resta totale appannaggio della Chiesa, alla scienza viene concesso lo studio di tutto ciò che è
materiale, la sostanza fisica, la Res Extensa.

La scienza materialista e riduttiva nasce quindi da questo severo limite imposto sia dalla religione
che dalla limitata sensibilità che caratterizzava gli uomini di quel tempo: incapaci di riconoscere
la coscienza come realtà. Nella scienza nascente nulla viene concesso alla sensibilità, all’amore
per la vita, al rispetto per l’intelligenza e la coscienza degli animali, della natura e dell’essere
umano. L’uomo scienziato divide la materia dalla coscienza: l’unita vivente, senziente e cosciente
viene frammentata in corpo e anima perdendo il senso dell’unità e del sacro.

Nell’antica India, Verità era uno dei tre attributi di Dio, inscindibilmente legato agli attributi
di Bellezza e Bene.

La scienza attuale si è assunta oggi il compito di stabilire la Verità delle cose, sostituendosi
così alla religione, ma purtroppo quasi totalmente priva del sostegno dell’estetica, del rispetto
per il bene globale, senza consapevolezza ecologica e psicologica, senza sacralità. Ormai scienza e
natura sono diventati due termini antagonisti e apparentemente inconciliabili. Noi riteniamo che la
scienza attuale sia solo l’espressione di scienziati che non hanno sufficientemente sviluppato una
consapevolezza globale o che hanno inconsciamente accettato il condizionamento dell’attuale cultura
materialista.

La scienza totale, quando bellezza, ragione e consapevolezza creano per la vita

E’ necessario rifondare una nuova scienza: i tempi lo impongono a gran voce, gli animali lo invocano
con i loro occhi vuoti dagli zoo, dai laboratori di sperimentazione e dai macelli, le foreste lo
implorano con il loro coatto silenzio mentre fuoco o ruspe distruggono la loro dimora millenaria, lo
sperano gli esseri umani, sbattuti e confusi da un mondo che gira troppo in fretta; come si spera
che il bene accada. Speranza da sempre frustrata, e che tuttavia gli uomini ritrovano a volte nel
loro cuore bambino nel poco che resta di quell’esperienza incontaminata di meraviglia e fluidità
prima che i grandi avessero insegnato loro che la vita non poteva essere cosi. E ancora l’uomo spera
nei padri saggi della scienza, spera che sappiano e che comprendano come salvare l’uomo e la Terra
dalla catastrofe dimenticando che questa catastrofe è in gran parte creata proprio da una scienza al
servizio del materialismo, del guadagno personale e della conquista. Noi non speriamo più che gli
altri cambino il gioco del destino e domandiamo – qui e ora – a gran voce che saggezza, sacralità e
rispetto entrano in modo che oggi chiamiamo scienza. E’ tempo per una nuova scienza che basi il suo
metodo di ricerca della verità senza dimenticare la vita nella sua infinita delicatezza ed
intelligenza. Che non dimentichi il bambino e la quercia, né il torrente e i suoi pesci, né l’aria;
né il silenzio e la sua bellezza di pace. Perché l’intera esistenza è divina e Una. Per questo la
nuova scienza sarà “olistica”, crescendo nel rispetto e nell’amore del Tutto, dell’intero.

Presupposti logici e radici dell’esperienza unitaria

La divisione che la cultura occidentale ha creato tra mente e corpo nasce dall’esperienza non
unitaria di sé stessi. Non vi sarà nessuna scienza olistica fino a che l’essere umano non proverà
l’esperienza sacra di essere “uno”, nella complessità di corpo, psiche, emozioni e coscienza. Una
unità di coscienza composta da un aggregato di atomi vivi e cellule sensibili, figlia della materna
Terra: e testimone dell’infinita intelligenza del Tutto, che crea e anima ogni cosa. Solo un nuovo
metodo scientifico può portare ad una nuova scienza: un metodo che sia basato su un diverso stato
dell’essere, più allargato e inclusivo, dove trovino giusto spazio e considerazione tutte le parti
che compongono la vita e la coscienza, non solo quelle più forti e materiali.

Tecniche di esperienza dell’unità dell’essere

In primo luogo, una nuova scienza deve tener conto della realtà implicita della coscienza come base
di partenza per una corretta valutazione della realtà e del vivente. Ognuno di noi è innanzitutto un
“cogito”, una coscienza: “se pensiamo, dobbiamo avere coscienza di noi stessi e della cosa pensata”.
E ricordiamo che la coscienza non è una “cosa”: coscienza è l’esperienza profonda dell’essere
consapevoli! Come nessun bambino che non abbia provato un’esperienza sessuale è in grado di
comprendere realmente una descrizione dell’esperienza dell’orgasmo, così nessun uomo che non conosca
la meditazione può comprendere appieno la descrizione dell’esperienza del vuoto, del silenzio o
dell’autoconsapevolezza. La parola non è l’esperienza così come la mappa non è il territorio.
L’esperienza di sé è un’esperienza che si coltiva interiormente come un’arte sottile in cui il
piacere risiede nell’esperienza stessa di essere coscienti, senza finalità, senza clamori o punti
fermi. L’esperienza interiore insegna ad ognuno che nel proprio essere esiste una oceanica
profondità, da cui nasce l’umiltà della non conoscenza.

Osservare l’osservatore

Una scienza olistica deve partire da una metodologia sperimentale in cui per prima cosa lo
sperimentatore consideri sé stesso una unità di coscienza e quindi sperimenti sé stesso come
coscienza vuota o pura. L’osservazione non potrà mai essere veramente oggettiva e imparziale fino a
che la scienza non comprenderà la natura dell’osservatore o testimone, essenza stessa della
soggettività. In particolare, nell’ottica di un’osservazione globale dell’esistenza, dobbiamo
considerare l’importanza del fatto che “si vede ciò che si conosce”. Uno scienziato che non abbia
esperienza interiore di sé stesso in stato di consapevolezza fluida, e vuota non potrà riconoscere
né comprendere la coscienza che anima ogni essere vivente e quindi diventerà creatore di una scienza
separata dalla vita e potenzialmente distruttiva.

L’esperienza della meditazione intesa come coscienza vigile senza pensieri accomuna la quasi
totalità delle grandi religioni orientali e delle antiche e moderne scuole di ricerca spirituale, ed
è caratterizzata da una sincronizzazione delle varie aree del cervello e da una parallela sensazione
di integrità psicofisica dell’essere.

Etica olistica

Il riconoscimento sacro non dipende dall’accettazione intellettuale del termine ma dall’esperienza
del sacro dentro sé stessi.

Quando uno scienziato cerca di conoscere uno degli infiniti aspetti del Tutto in cui viviamo deve
ricordare che sta cercando di conoscere uno dei volti del divino, un altro aspetto di sé. Qualsiasi
azione o sperimentazione deve quindi essere condotta con enorme consapevolezza e rispetto per la
vita di ogni creatura. Ogni lesione dell’altrui libertà inficia la condotta etica che sta alla base
della sperimentazione olistica. Certamente questo significa una drastica riduzione e limitazione
degli attuali esperimenti e di come sono condotti; ma, nella logica di un mondo di pace e di
consapevolezza, il fatto di provocare dolore, limitazione o morte per “ragioni scientifiche” non è
più accettabile.

Questa è la logica falsa della manipolazione; il sostenere che il dolore porta al bene, che la
sofferenza è utile per crescere, che la fatica di oggi è il piacere di domani.

Qualsiasi dolore porta ad un altro dolore e genera una scienza distruttiva. Riteniamo peraltro che,
stimolando la capacità di più attenta e percettiva osservazione, lo sviluppo di strumentazioni
tecniche o sistemi non invasivi e di una maggiore capacità deduttiva saranno alla base di un enorme
salto qualitativo che si rifletterà in un miglioramento dell’arte medica e di tutte le scienze.

Logica olistica

Mentre nella scienza attuale qualsiasi sperimentazione è lecita, quando supportata da una certa
metodologia, nella scienza olistica la logica dev’essere positiva e non violenta sin dall’inizio.
Ogni esperimento dev’essere orientato al bene globale.

Questo porta a due ordini di considerazioni, una in negativo, l’altra in positivo. La prima: che non
sarà più accettata nessuna produzione di sostanze, tecnologie, farmaci, sperimentazioni che
producano direttamente o indirettamente (dalla produzione al dopo consumo) sostanze tossiche o
nocive per l’ambiente, per la natura o per l’uomo. Questo taglia alla radice il problema
dell’inquinamento. La seconda: la logica del bene significa sperimentare per il benessere, studiare
la salute come funzione primaria e non più la malattia. Significa comprendere la logica degli spazi
e dei tempi naturali, dei ritmi e dei cicli, e di come modificare la realtà innaturale che ci
circonda, riportandola all’armonia. Questo significa aprire il futuro alla prevenzione, al reciproco
fluire, alla riduzione dei consumi e a modi di vivere sempre più semplici ed ecologici.

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