CERVELLO/MENTE/COSCIENZA (PRINCIPI E MODELLI) – parte1

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CERVELLO/MENTE/COSCIENZA (PRINCIPI E MODELLI) – parte1

di Nitamo Federico Montecucco ed Enrico Cheli

tratto da “Enciclopedia olistica” > www.globalvillage-it.com

Cartesio separa il corpo dall’anima

È l’inizio del XVII secolo, con la figura di Galileo la religione cattolica prende atto della sua
debolezza teorica e metodologica. Il metodo sperimentale iniziato da Galileo e le scoperte da esso
derivate crearono una forte reazione da parte della Chiesa. Il sapere scientifico andava a demolire
antichi dogmi teologici e filosofici, mettendo in pericolo la validità globale della struttura di
fede, non più sostenuta da un’esperienza spirituale collettiva.

Uno dei punti fondamentali della nascita della dicotomia tra materia e spirito spetta a Cartesio.
Cartesio, essendo sia scienziato che religioso, nel suo libro Il Mondo, pubblicato postumo,
evidenziò la sua propensione ad una visione abbastanza aperta del mondo in grado di includere negli
aspetti materiali anche quelli spirituali. Venuto a conoscenza delle repressioni subite da Galileo,
Cartesio decise di bloccare il suo libro prima che venisse pubblicato e, al posto di questa visione
unitaria, da consumato diplomatico conscio della grave situazione, propose una netta separazione di
campi e ambiti di competenza. La Chiesa aveva come pertinenza la Res Cogitans (sostanza cosciente)
ossia l’anima e lo spirito, che è immateriale, mentre la scienza doveva occuparsi esclusivamente
della Res Extensa (sostanza materiale): la materia vile e grezza. Questa proposta di separazione di
domini funzionò perfettamente. Sulla questione dell’unità di mente e corpo Cartesio rispose che il
corpo umano è solo una macchina, guidata dall’anima attraverso un piccolo punto: la ghiandola
pineale. La separazione era possibile; la Chiesa non perdeva il suo potere e la scienza iniziava la
sua clamorosa e inarrestabile espansione.

Materialismo e scienza positivista

Nella seconda metà del 1600 nascono le correnti filosofiche del materialismo e del meccanicismo, che
riconoscono solo l’esistenza della sostanza fisica e che negano l’esistenza dell’anima e di ogni
sostanza spirituale. Sottomettendosi ai voleri della Chiesa e seguendo la direzione indicata da
Cartesio, la scienza si appropria così della realtà materiale studiandola con attitudine razionale e
riduttiva, rimuovendo la coscienza da ogni suo studio e interpretazione. Questo orientamento
filosofico era ovviamente causato anche dalla generale mancanza di autentiche esperienze spirituali
tra gli scienziati e da una concezione di un Dio avulso dalla realtà, che crea dall’alto.

Il diciottesimo secolo vede lo svilupparsi dell’Illuminismo e, nella prima metà del diciannovesimo
secolo, in Francia, dalla radice illuminista, nasce il Positivismo, quasi un parallelo filosofico
dello sviluppo tecnologico industriale ottocentesco, che si sviluppa rapidamente in tutta Europa. Il
Positivismo, secondo Comte, vuole designare il raggiungimento di un livello “scientifico” del sapere
umano, in contrapposizione agli stadi precedenti: quello “teologico” e “metafisico”. E non a torto!
Dopo secoli di oscurantismo medioevale, di superstizioni irrazionali, di religioni che imponevano
dogmaticamente l’andamento e la posizione delle stelle, era infatti utile e necessaria una buona
dose di illuministica razionalità e logica scientifica per aprire un nuovo capitolo della
conoscenza. Ma così facendo si butta il bambino con l’acqua sporca. La negazione dell’anima sancisce
la decadenza della logica imposta dalla religione ufficiale ma impoverisce la comprensione della
scienza stessa. Scienza senza coscienza che studia la materia vivente senza comprendere la vita, e
che studia l’essere umano senza percepirne la psiche e le emozioni.

Lo stato della scienza attuale

Gli scienziati nella loro ricerca di certezze e prove tendono a rigettare il meraviglioso.
Jacques Cousteau

Questo background filosofico si sviluppa in realtà per uno stato di povertà spirituale di fondo che,
fatta eccezione per un ristretto numero di mistici, da millenni caratterizza la nostra cultura
occidentale, tanto da far assumere che la grande maggioranza della società, nonostante si dichiari
religiosa o credente, è di fatto priva di un’esperienza spirituale diretta della propria coscienza,
per cui la “coscienza” non viene insegnata, stimolata e riconosciuta. Solo una trascurabile parte
della nostra società si pone reali domande sulla propria natura interiore; nessuno, statisticamente
parlando, cerca una reale esperienza del Sé, nessuno percepisce la sacralità dell’esistenza, vivente
e intelligente, che lo circonda e di cui egli stesso è parte inscindibile. Questo si riflette anche
sugli scienziati e sulla loro interpretazione dei fenomeni che diventa riduttiva e materialista.
L’esperienza dell’essere, della “chiara luce” della coscienza, è ritenuta non necessaria, anzi
spesso antitetica, alla forma mentis dello scienziato tradizionale. E, a maggior ragione, nessun
ricercatore scientifico ufficiale, si è mai chiesto: “Chi sono io? Qual è la natura della mia stessa
coscienza? Come posso conoscere e indagare questa dimensione soggettiva con un metodo scientifico
sperimentale, in modo da ottenere informazioni e conoscenze universali?”

Fino a pochi anni fa nessuna di queste domande era stata seriamente formulata e quindi nessuna
risposta ne era scaturita, nessuna ricerca, nessuna esperienza, nessun metodo scientifico era stato
sviluppato a questo proposito, nessun modello.

LA CIBERNETICA OLISTICA

Unificare le dimensioni

Sulla consapevolezza di questa profonda dicotomia tra scienza e spiritualità, la tendenza filosofica
e scientifica più avanzata degli ultimi decenni è stata quella di riformulare i termini della
ricerca e, in alcuni limitati casi, del metodo sperimentale secondo una concezione scientifica
olistica, in modo tale che il campo di conoscenza scientifica potesse abbracciare e comprendere ogni
fenomeno dell’esistenza in modo unitario, ricucendo la frattura tra scienze fisiche e scienze umane
e psicologiche, e, più in generale, tra scienza e natura, frattura che sta alla base della
gravissima crisi ecosistemica globale. Riunire queste due dimensioni (che di fatto non sono mai
state separate se non nella nostra mente) dovrebbe diventare nell’immediato futuro l’impegno
primario dell’intelligenza internazionale.

Un contributo a questa sfida emergente è rappresentato dalla cibernetica olistica e dalla teoria dei
Cyber. Ma perché proprio la cibernetica? Cosa c’è di tanto particolare e profondo in questa branca
della scienza che ha dato vita all’esplosione informatica dei computer e delle comunicazioni
digitali?

La rivoluzione cibernetica

La cibernetica nasce negli anni Quaranta grazie al matematico Norbert Wiener del Massachussetts
Institute of Tecnology. La cibernetica, nonostante sia stata quasi totalmente utilizzata in modo
materialista, può essere considerata una scienza di confine in quanto, come specifica il premio
Nobel Manfred Eigen, la natura delle informazioni è “immateriale”. Sin dagli inizi della
cibernetica, l'”informazione” è stata dichiarata concettualmente priva di energia e di massa.
Potremmo quindi dire che la cibernetica è la più sacra tra le scienze: essendo basata su un concetto
immateriale, può avvicinarsi alla comprensione e quantificazione della coscienza, la più immateriale
delle cose esistenti.

Grazie alla cibernetica, scienza delle informazioni, la grande divisione tra corpo e mente, tra
materia e coscienza sta per cadere, così come è caduto il muro tre le due Germanie. Una monumentale
sintesi è alle porte, scrive il fisico Michael Talbot nel libro Beyond the Quantum asserendo, come
molti altri ricercatori e pensatori, l’indubbia preminenza delle informazioni sull’energia.

I fisici John Wheeler della Texas University e Edward Fredkin del M.I.T. propongono, in due separati
lavori, che dovremmo iniziare a percepire e interpretare l’universo come se fosse costituito, in
ultima analisi, non da materia o energia, ma da pura informazione. Il linguaggio cibernetico
permette, infatti, di comprendere in modo unitario l’intera gamma dei fenomeni naturali e mentali.

Vita e coscienza come processi informatici

Osservando e descrivendo il mondo in termini di informazioni diventiamo consapevoli, come già
accadde a Gregory Bateson, che praticamente tutto può essere spiegato con questo codice, e in
particolare i fenomeni più affascinanti: la comunicazione tra delfini, le incredibili architetture
dei cristalli, dei termitai o dei cervelli, le capacità di apprendimento, di riconoscimento, di
memoria e di comunicazione dei globuli bianchi, le complesse strutture unicellulari, la vita delle
api, fino all’intera organica rete di relazioni che è l’intelligenza inesplicabile del nostro
pianeta: la Terra Gaia.

Utilizzando i codici dell’informazione, Manfred Eigen ha dato una nuova, affascinante luce al
fenomeno dell’origine della vita sulla Terra e all’intero processo dell’evoluzione. Secondo Eigen
l’informazione rappresenta l’essenza stessa della vita e, pur essendo sempre coerente alle leggi di
natura, costituisce un codice d’interpretazione che apre una dimensione evolutiva totalmente nuova.

Siamo alle soglie di una possibile rivoluzione scientifica globale: la coscienza e i fenomeni
dell’intelligenza naturale, fino ad ora non considerati dalla scienza, iniziano ora ad essere
misurati in termini di informazione e, quindi, analizzati e compresi come processi reali.

Il concetto stesso di vita, che è sfuggito fino ad ora ad ogni tentativo di definizione, è stato
ripreso dal fisico della Columbia University Gerald Feinberg e dal biochimico della New York
University Robert Shapiro nel loro libro Life Beyond Earth. Secondo i due ricercatori, l’ordine
diventa un altro modo di esprimere quante informazioni sono codificate in un sistema; per cui ciò
che è vivo (sistema vivente) dovrebbe essere misurato in termini di informazione.

Bisogna parlare di mente-corpo come di un’unica entità integrata, propone Candace Pert, la famosa
ricercatrice del NIMH (National Institute for Mental Health); le sue ricerche hanno permesso la
scoperta delle endorfine e dei neuropeptidi, molecole che trasmettono le informazioni emozionali e
mentali, ed hanno evidenziato che queste molecole non si trovano solo nel cervello e nel sistema
nervoso, ma in tutto il corpo umano. La Pert ha quindi proposto di considerare l’intero corpo una
rete di informazioni, un complesso circuito pensante che abbraccia ogni cellula dell’organismo .

Logica della cibernetica olistica

Per la cibernetica olistica l’esistenza è un’organica e indivisibile totalità, un’unica energia
intelligente che si manifesta a noi in due aspetti polari: la dimensione esteriore, oggettiva o
esplicata costituita da materia-energia, e la dimensione interiore, soggettiva o implicata
costituita da informazione-coscienza.

La cultura scientifica materialista si è manifestata in modi distruttivi verso l’ecosistema naturale
ed umano. La visione unitaria nasce quando comprendiamo che la coscienza è la matrice che unifica la
vita in ognuna delle sue infinite dimensioni.

E’ necessario rifondare la scienza, cercando di percepire in ogni essere e fenomeno l’unità tra
materia e coscienza, tra energia e informazione, ossia tra la forma oggettiva del corpo e il
contenuto soggettivo di informazioni della psiche.

Come propone Francis Crick, una scienza olistica può esistere solo accettando che la dimensione
della coscienza, e i fenomeni ad essa connessi, siano un legittimo e essenziale campo di ricerca e
conoscenza scientifica. La cibernetica rappresenta lo strumento tecnico e cognitivo per comprendere
i processi di coscienza, e l’unità in essi “implicata”, quantificandoli, analizzandoli e studiandoli
come informazioni.

Tuttavia, per giungere ad una reale comprensione cibernetica e olistica della realtà, occorrono –
oltre che l’esperienza profonda della propria coscienza – precise ipotesi e basi concettuali. Le
intuizioni devono essere supportate da un ordine logico formalizzato che possa guidare ogni
ricercatore con princìpi universali.

Questo insieme di considerazioni, definizioni, princìpi e logiche prende il nome di Teoria dei
Cyber.

Umiltà epistemologica

La bellezza e la globalità di una nuova scienza olistica devono essere presenti sin dalla sua
nascita. Così come già nelle sue radici deve trasparire la consapevolezza della non conoscenza.

Indagando la coscienza del vivente, ci ritroviamo innanzi alla coscienza del Tutto… e
spontaneamente si manifesta in noi un infinito senso di reverenza e una profonda consapevolezza
della nostra limitazione intellettiva, il saggio confine dell’ignoranza.

Sappiamo che esistiamo, che siamo coscienti, Cartesio ha evidenziato come questa affermazione sia
basilare e certa, ma non sappiamo, né probabilmente mai sapremo, penetrare il mistero della
coscienza stessa… è già una rivoluzione, però, aprire una porta su questa dimensione insondabile e
osservare, cercare di comprendere, di conoscere, con la nostra infinitesima coscienza, frammenti di
logiche universali della infinita coscienza cosmica, della bellezza illimitata che alcuni ancora
chiamano il Corpo di Dio.

Questa consapevolezza della non conoscenza, e forse dell’inconoscibilità, è l’unica via per avere
equanimità e umiltà epistemologica.

Definizioni cibernetiche di coscienza

Per maggiore chiarezza riportiamo le definizioni operative dei principali termini che utilizzeremo
nell’esposizione della Teoria dei Cyber.

Coscienza: capacità *autonoma di percepire o conoscere il senso o significato di un’informazione.
Sinonimi: la soggettività, il testimone, l’osservatore, il Sé.

Mente: capacità *autonoma di elaborare informazioni, come: ricezione, analisi, associazione,
separazione, categorizzazione, selezione, trasmissione ecc. Sinonimi: psiche, pensiero, intelletto.

La mente entra in gioco molto più tardi della coscienza, è una sua derivazione evolutiva, una sua
complessificazione che nasce dalla divisione dell’Uno originario in infiniti frammenti
auto-coscienti.

Intelligenza: capacità di utilizzare informazioni per risolvere un problema o per realizzare
progetti secondo uno scopo o finalità (teleologia).

Memoria: capacità di conservare informazioni.

Informazione: un bit, o quanto di informazione, una minima differenza percepibile o rilevabile.

*L’aggettivo “autonoma” viene usato perché esistono macchine – non autonome – come i computer, che
sono create dagli uomini per elaborare informazioni o percepirne un certo significato. Un computer
elabora informazioni più o meno come un cervello, ma non possiede (né mai possederà) né autonomia,
né coscienza del loro significato, caratteristica peculiare dei soli esseri viventi.

Passiamo ora dalla definizione dei termini agli strumenti logici. Per una conoscenza unitaria
occorrono strumenti unitari. Inizieremo con l’esposizione dell’ipotesi coscienza e dei princìpi
cibernetici che rappresentano le fondamenta logiche della Teoria dei Cyber.

continua…

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