IL PENSIERO DI RUPERT SHELDRAKE SULL’EVOLUZIONE

pubblicato in: AltroBlog 0

IL PENSIERO DI RUPERT SHELDRAKE SULL’EVOLUZIONE

tratto da: Energia, Vita e Coscienza di Eaco Cogliani

in Rivista Alba Magica n.4/2002

Secondo la teoria di Sheldrake se un certo numero di persone sviluppa alcune proprietà
comportamentali o psicologiche od organiche, queste vengono automaticamente acquisite da altri
membri della stessa specie. Così se una buona parte dell’umanità raggiunge un certo livello di
consapevolezza spirituale, questa stessa consapevolezza si estenderebbe per risonanza morfica ad
altri gruppi coinvolgendo quindi l’intero sistema (questo numero di persone o comunque di individui
appartenenti ad ogni altra specie in cui si verificherebbe un analogo fenomeno é chiamato massa
critica).

Ogni trasformazione individuale comporta una modificazione del sistema e chi si trova all’interno di
questo sistema viene inevitabilmente coinvolto. Cominciamo quindi a trasformare noi stessi. Questo è
il massimo che possiamo fare.

La trasformazione personale è l’arma più potente che si possa usare per modificare l’umanità e
l’intero pianeta. Questa esemplificazione discende dalla controversa teoria della ‘causalità
formativa’ di Sheldrake che ovviamente implica un universo non meccanicistico, e governato da leggi
che sono esse stesse soggette a cambiamenti.

Sheldrake dopo avere studiato scienze naturali a Cambridge e filosofia ad Harvard conseguì il
dottorato di ricerca in biochimica a Cambridge nel 1967 diventando poi direttore del dipartimento di
biochimica e biologia cellulare della stessa Università, e passando ad altri incarichi presso altri
centri di ricerca.

Tra le opere di riferimento di R.S. vi sono A New Science of Life e The Presence of the Past, nei
quali espone la sua teoria della morfogenesi. Altre opere significative di S. sono The Rebirth of
Nature in cui esamina le implicazioni filosofiche della morfogenesi, e i Trialogues at the Edge of
the West che ha scritto con Terence McKenna e Ralph Abraham, in cui analizza e dibatte molte idee
sulla natura della realtà.

La causalità formativa e i ‘CAMPI MORFICI’

Con ‘causalità formativa’ l’autore intende il meccanismo grazie al quale le cose assumono la loro
forma, o la loro organizzazione. Quindi riguarda la formazione delle galassie, degli atomi, dei
cristalli, delle molecole, delle piante, degli animali, delle cellule, delle società. Copre tutte le
cose che hanno forme, strutture o proprietà di autoorganizzazione.

In sintesi, dice lo stesso Sheldrake “Quello di cui si occupa la mia teoria sono i sistemi naturali
che si organizzano da soli, e riguarda la causa della forma. E la causa di tutte queste forme per me
sono campi che organizzano, campi che definiscono, che io chiamo ‘CAMPI MORFICI’ (vedi nota 1 per le
proprietà), dalla parola greca che significa forma”.

L’aspetto originale di quello che sto dicendo, afferma Sheldrake in un’intervista, è che la forma
delle società, delle idee, dei cristalli e delle molecole dipende dal modo con cui i precedenti
dello stesso tipo sono stati organizzati.

C’è una specie di memoria innata nei campi morfici di ogni tipo di cosa. Perciò io penso che le
regolarità della natura siano più simili ad abitudini che a cose governate da leggi matematiche
eterne che esistono in qualche modo al di fuori della natura .

LA RISONANZA

L’idea che ogni specie, ogni membro di ogni specie, attinge alla memoria collettiva della specie, e
si sintonizza con i membri passati della specie e a sua volta contribuisce all’ulteriore sviluppo
della specie comporta una specie di RISONANZA fra gli individui e i gruppi della specie (ad esempio
i sottogruppi, razze, etnie, gens, famiglie., nel caso umano,ecc.).

Le implicazioni di questa teoria sono di portata immensa, per esempio in campo sociale, artistico,
scientifico, ecc. Sheldrake ci offre nuovi aspetti degli istinti e dei comportamenti, ci dà nuove
prospettive delle strutture sociali, in termini di campi morfici, e delle forme culturali e delle
idee. In campo umanistico tutto questo porta all’idea di una memoria collettiva umana alla quale
tutti attingiamo e spiega la teoria dell’inconscio collettivo di C.G.Jung.

In termini di gruppi sociali, dà origine all’idea che l’intero gruppo sociale è organizzato da un
campo. E che questo campo non è solo una struttura organizzatrice nel presente, ma contiene anche
una memoria di quello che era quel gruppo sociale nel passato, una memoria di gruppo – e anche,
mediante la risonanza morfica – una memoria di altri gruppi sociali simili che sono esistiti nel
passato. Da questo punto di vista, una squadra di football, per es., si sintonizzerà con il proprio
campo del passato. I singoli giocatori della squadra saranno coordinati non solo dall’osservarsi a
vicenda, ma anche da una sorta di mente di gruppo che sarà al lavoro mentre il gioco si sviluppa. E
questa a sua volta avrà una specie di risonanza di fondo con i campi morfici di altre squadre di
football simili.

Campi ricordi

Nel libro The Presence of the Past Sheldrake avanza l’ipotesi che i ‘campi ricordi’ non siano
effettivamente memorizzati nel cervello, ma piuttosto che possano essere memorizzati in un campo di
informazioni al quale si può accedere mediante il cervello. Se questo fosse dimostrato, ciò
avvalorerebbe la tesi che la coscienza umana, i nostri ricordi personali e il nostro senso dell’io
possono sopravvivere alla morte biologica. Di particolare importanza nella teoria di S. è il
concetto di risonanza morfica. Ogni struttura organizzata di attività, che comprende anche sogni,
esperienze mistiche, stati alterati della coscienza, ha una sua struttura, e dato che questi stati
mentali e queste attività hanno una struttura, allora queste strutture possono spostarsi da una
persona all’altra grazie alla risonanza morfica. In molte tradizioni mistiche si crede che, con
l’iniziazione, le persone siano trasportate all’interno di quella tradizione o entrino in comunione
in qualche modo con le altre persone che in precedenza hanno seguito la stessa tradizione.

Per esempio nella tradizione buddista e induista, si afferma spesso che, mediante l’iniziazione o la
trasmissione dei mantra giusti, e altri rituali, l’iniziato entri in contatto con il guru, il
maestro, e con tutti quelli che lo hanno preceduto. Un’idea simile c’è anche nella comunione dei
santi, caratteristica della cristianità.

Coloro che partecipano ai sacramenti cristiani, in particolare all’Eucaristia, sono in contatto non
solo con le altre persone che lo stanno facendo in quel momento, o con le altre persone che
casualmente li circondano, ma sono in qualche modo in un specie di risonanza con tutti quelli che
hanno fatto la stessa cosa in precedenza.

Sheldrake sviluppa la sua teoria secondo i sistemi gerarchici: ‘Penso che tutti questi campi siano
organizzati gerarchicamente. Le celle costituiscono i tessuti e i tessuti costituiscono gli organi e
gli organi costituiscono il corpo….La nostra terra, Gaia, è contenuta nel sistema solare, il sistema
solare nella galassia, la galassia in un ammasso di galassie, e in definitiva ogni cosa è contenuta
nel cosmo. Quindi possiamo dire che il campo più primario e fondamentale della natura è il campo
cosmico e giù giù i campi galattici, campi come il sole, i campi planetari, continentali, e così via
dicendo scendendo lungo questa gerarchia a più livelli.

A ogni livello il tutto organizza le parti che contiene e le parti influenzano il tutto; è
un’influenza bidirezionale’. Nella sua visione, in particolare nel The Rebirth of Nature, S.
sviluppa l’idea della natura come un qualcosa di vivo, non di inanimato, e sulle enormi conseguenze
che ne derivano: da un punto di vista personale, per tutte le persone nella loro relazione con il
mondo che le circonda; da un punto di vista collettivo, attraverso la nostra relazione collettiva
con la natura; da un punto di vista spirituale, il modo in cui tutto questo porta a una
riconsiderazione delle tradizioni spirituali, e infine da un punto di vista politico attraverso il
movimento ecologista e altri movimenti culturali, economici, ecc. come i movimenti olistici.

L’idea che la natura è una cosa viva è diventata negli ultimi 20 anni una forza molto importante
nell’umanità ed è presente variamente anche nella Profezia di Celestino e in tutto il movimento
spirituale della New Age.

(1) I Campi Morfici [Proprietà]

I campi morfici sono regioni d’influenza all’interno dello spazio-tempo, localizzati dentro e
intorno ai sistemi che organizzano. Essi limitano ovvero impongono un ordine all’indeterminismo
intrinseco dei sistemi che presiedono. I campi che presiedono allo sviluppo e al mantenimento della
forma corporea si chiamano morfogenetici.

Quelli che si occupano della percezione, del comportamento e dell’attività mentale si chiamano campi
percettivi, comportamentali e mentali. In mineralogia sono definiti cristallini e molecolari. In
sociologia sono detti sociali e culturali. Comprendono in sé, e connettono, le varie parti del
sistema che sono preposti ad organizzare.

Così un campo cristallino organizza i modi secondo cui le molecole e atomi si ordinano all’interno
di un cristallo. Il campo di un animale plasma le cellule e i tessuti all’interno di un embrione, ne
guida lo sviluppo fino a che esso assuma la caratteristica forma della sua specie. Un campo sociale
organizza e coordina il comportamento degli individui che lo compongono, per esempio il modo in cui
ciascun uccello vola all’interno del suo stormo.

Il campo morfico conduce i sistemi a esso sottoposti verso mete o obiettivi specifici (Attrattori).
Per Sheldrake il campo stesso si evolve. Esso non è fissato una volta per tutte.

La sua struttura dipende da ciò che è accaduto in precedenza. Contiene una sorta di memoria.
Attraverso la ripetizione, i modelli che organizza divengono sempre più probabili, sempre più
abituali. Secondo Sheldrake, il primo campo di un dato tipo, per esempio il campo del primo
cristallo d’insulina, o quello di una nuova idea, diciamo la teoria di Darwin sull’evoluzione,
comincia a esistere grazie a un salto creativo la cui fonte evolutiva ci è sconosciuta.

Forse si tratta del caso. Forse si tratta dell’espressione di una creatività intrinseca alla mente e
alla natura. Una volta che questo nuovo campo, questo nuovo modello di organizzazione, ha cominciato
a esistere, esso si rafforza attraverso la ripetizione. E’ sempre più probabile che il modello si
riproponga. I campi divengono una sorta di memoria cumulativa, evolvendosi nel tempo, e sono alla
base della formazione delle abitudini.

Il veicolo attraverso il quale le informazioni vengono trasmesse da un sistema ad un altro viene
definito risonanza morfica. Essa contiene in sé la possibilità che un’entità influisca su di
un’altra simile, che modelli di attività influiscano su altri modelli di attività successivi e
analoghi.

Questi influssi passano attraverso, e dentro, lo spazio tempo. Quanto maggiore è la somiglianza
tanto più potente è la risonanza morfica. La risonanza morfica è il fondamento di tutta la memoria
intrinseca ai campi, a tutti i livelli di complessità. Qualsiasi sistema morfico, poniamo l’embrione
della giraffa, si sintonizza sui sistemi precedenti e simili, in questo caso le giraffe
precedentemente sviluppate. Parlando dell’uomo, questo tipo di memoria collettiva è strettamente
affine a quello che lo psicologo C.G. Jung chiamava ‘l’inconscio collettivo’.

La teoria di Sheldrake sostiene che la risonanza morfica si manifesta nella fisica, nella chimica,
nella biologia, nella psicologia, e nelle scienze sociali. Sistemi di antica formazione come gli
atomi di idrogeno, i cristalli salini e le molecole di emoglobina sono governati da campi morfici
talmente potenti, da abitudini talmente radicate, che è difficile osservarvi il più piccolo
cambiamento.

Le ipotesi sui campi morfici formulate da Sheldrake:

1. Sono un tutt’uno autoadattante.

2. Hanno una posizione sia spaziale che temporale e organizzano la trama spazio-temporale
dell’attività ritmica o vibratoria.

3. Hanno il potere di attirare i sistemi ai quali presiedono verso forme e attività determinate,
alla cui nascita soprintendono e di cui custodiscono l’integrità. Gli obiettivi verso i quali i
campi morfici attirano i sistemi ad essi sottoposti sono chiamati attrattori.

4. Mettono in relazione e coordinano le unità morfiche (oloni) al loro interno, le quali a loro
volta sono organizzate dai campi morfici. I campi morfici a loro volta contengono in sé altri campi
morfici secondo una gerarchia di insiemi a catena, detta olarchia.

5. Sono strutture probabilistiche e la loro attività di organizzazione è probabilistica.

6. Contengono una memoria intrinseca fornita dall’autorisonanza con il passato dell’unità morfica
medesima e dalla risonanza morfica con tutti i sistemi precedenti e analoghi. Questa memoria è
cumulativa. Quanto più frequentemente un determinato modello di attività viene ripetuto tanto più
abituale diviene.

Sono i campi morfici che presiedono allo sviluppo e al mantenimento della forma corporea. Essi sono
quindi un particolare tipo di campi morfici. L’idea di campo morfogenetico è emersa soprattutto in
biologia.Fin dagli anni ’20 del secolo scorso diversi biologi hanno ipotizzato che un organismo in
via di sviluppo venga modellato da un campo, detto appunto morfogenetico (perché genera la forma).
L’idea di campo è quella di una regione di influenza autoadattante, analoga ai campi magnetici e ad
altri campi esistenti in natura.

Nei suoi libri L’ipotesi della causalità formativa e In The Presence of the Past Sheldrake ha
proposto e sviluppato la sua idea di campo morfogenetico.

Si tratta di una teoria con tre punti chiave

Principi base della causalità formativa:

1. I campi morfogenetici sono un nuovo tipo di campo che fin qui non è stato riconosciuto dalla
fisica.

2. Così come gli organismi alla cui formazione presiedono, essi stessi si evolvono. Hanno una storia
e, grazie a un processo – la risonanza morfica – contengono in sé una memoria.

3. Fanno parte di una famiglia più vasta di campi, detti campi morfici.

Sheldrake suppone che gli organismi autoadattanti, a tuti i livelli di complessità, sono un tutto
dipendente da uno specifico campo organizzatore di quel sistema, che è il suo campo morfico. Questo
tutto è composto di parti, le quali sono a loro volta un tutto a livello più basso (causalità verso
il basso). A ciascun livello, il campo morfico dà a ciascun tutto le proprie caratteristiche e fa sì
che esso ammonti a più della somma delle proprie parti.

Connessioni con la fisica quantistica

Sheldrake formula l’ipotesi che la non localizzazione – uno dei principi fondamentali della fisica
quantistica – sia essenziale ai campi morfici, in quanto come le parti di un sistema quantico
mantengono la loro connessione se sono stati collegati in passato e rimangono sempre unite – con una
connessione immediata -da un campo quantico; analogamente avviene per un campo morfico. L’autore
ritiene che quando le parti di un sistema sociale vengono separate queste mantengono un collegamento
analogo alla non localizzazione riscontrata nella fisica quantistica.

Sheldrake ritiene possibile una reinterpretazione dei campi morfici alla luce della fisica
quantistica, la cui applicazione si estenderebbe fino a coprire l’organizzazione biologica e
sociale.

Come sostiene lo stesso Sheldrake, riferendo di una discussione con David Bohm, egli ritiene che la
sua teoria è molto simile a quella di Bohm. ” C’è una grande similitudine tra l’idea di campo
morfico e la teoria dell’‘ordine implicato’ di Bohm, l’ordine ‘avviluppato’ dentro quello
‘esplicato’ cioè svelato, di cui facciamo esperienza. La teoria di Bohm che si fonda sulla non
separabilità dei sistemi quantistici, si rivelò straordinariamente affine alle mie proposte”.

Eaco Cogliani

Condividi:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *