Il Dalai Lama ci insegna ad attraversare indenni l’oceano sconosciuto della morte 3b

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Il Dalai Lama ci insegna ad attraversare indenni l’oceano sconosciuto della morte 3b

3b. parte

“Eliminazione degli ostacoli a una morte favorevole”

Per quanto tu ti tenga stretto non puoi restare.
Che vantaggio c’è
nell’essere spaventati e timorosi
di ciò che è inalterabile?

Quarta strofa

Si possa noi essere sollevati dalla sofferenza opprimente dovuta alle
varie cause della morte quando in questa città delle concezioni erronee del
soggetto e dell’oggetto il corpo illusorio composto dai quattro elementi
impuri e la coscienza stanno per separarsi.

Comincia appena puoi, nel corso della tua vita, a familiarizzare con gli
stati virtuosi della mente. Una volta sviluppata questa capacità, sarà
possibile indirizzare la mente alla virtù anche durante il processo della
morte. Tuttavia, in tale processo potresti essere sopraffatto dal dolore
dovuto a una terribile malattia, potresti subire una morte prematura in un
incidente o in seguito a un’aggressione, o potresti non essere in grado di
completare l’arco della tua vita per aver esaurito il merito, per aver dato
fondo alla riserva del karma buono che mantiene in funzione la tua
esistenza. Queste circostanze potrebbero rendere inutilizzabile la tua
lunga pratica di stati mentali virtuosi (anche se non è necessariamente
così). La sofferenza stessa potrebbe generare una paura tale da rendere
impossibile la contemplazione virtuosa, se non per coloro che si sono
dedicati a una pratica profonda e possiedono grandi capacità di meditazione
concentrata. E, dunque, importante esprimere adesso il desiderio di essere
liberi da dolori e paure tanto op*primenti e di morire in una condizione di
rilassatezza; ciò fa sì che l’atteggiamento virtuoso che hai coltivato sia
forte; tu riuscirai a morire con una maggiore comprensione.

Poiché la morte implica la separazione del corpo e della mente, è
importante capire la natura dell’«io» così com’è configurato in rapporto
all’insieme di aggregati fisici e mentali e, al contempo, la natura di
quegli stessi aggregati. Il tipo di corpo che possediamo è un’entità
impura, prodotta dai quattro elementi della terra, dell’acqua, del fuoco e
del vento, soggetto a soffrire per cause anche lievi e simile a
un’illusione, nel senso sia di essere qui in un determinato momento e non
esserci più in quello successivo, sia di sembrare dotato di esistenza
intrinseca pur essendone in realtà privo. Apparendo pulito, se viene
lavato, fonte di beatitudine, permanente e sotto il controllo di chi lo
possiede, il corpo abita, per così dire, in una città di concezioni erronee
riguardo alla natura della coscienza e dei suoi oggetti.

La città delle concezioni erronee nella quarta strofa si riferisce
all’esistenza ciclica. E costituita da azioni (karma) che subiscono
l’influenza di emozioni afflittive. Queste a loro volta nascono
dall’ignoranza, in particolare il concetto di esistenza intrinseca che
fraintende la natura del sé e dell’altro, così come delle cose, ritenendo
che esistano autonomamente. L’ignoranza è, dunque, la causa fondamentale
del doloroso susseguirsi dell’esistenza ciclica.

La falsa percezione dell’esistenza intrinseca determina il karma (sia le
azioni sia le predisposizioni da esse accumulate), che dell’esistenza
ciclica è il motore. I fenomeni che accadono per via di questo processo di
ignoranza sembrane dotati di esistenza intrinseca, ma in realtà non è così
e, quindi, costituiscono una città dell’erroneità. La città dell’esistenza
ciclica è creata dalla concezione erronea per cui soggetto e oggetto, chi
comprende e chi viene compreso, i fenomeni interni ed esterni esistono in
sé e per sé, intrinsecamente, grazie alla loro stessa forza.

Con questa strofa esprimi il desiderio che, nel momento in cui la
coscienza sarà sul punto di separarsi dal corpo illusorio composto
dai quattro elementi, non sarai sopraffatto da sofferenze
atroci che finirebbero per interferire con il buon esito della pratica.
Altre condizioni che intralciano la pratica sono la bramosia e l’odio, che
sono di grande ostacolo a un atteggiamento virtuoso.

Consigli riassuntivi

1. Pratica adesso, cosicché nel momento della morte la forza della tua
familiarità con la virtù influirà sul tuo atteggiamento.

2. Considera il corpo come una vera e propria città di concezioni erronee
perché sebbene sembri pulito, dopo che lo hai lavato, fonte di beatitudine,
permanente e sotto il tuo controllo, non è affatto così. E prodotto dai
quattro elementi (terra, acqua, fuoco e vento), è soggetto al dolore e
cambia da un momento all’altro di propria iniziativa.

3. Persone e cose sembrano esistere grazie alla loro forza e l’ignoranza
accetta questa falsa apparenza, suscitando le emozioni afflittive della
bramosia, dell’odio e dell’illusione. A loro volta, tali emozioni
afflittive inquinano le azioni del corpo, della parola e della mente,
perpetuando il processo dell’esistenza ciclica. Renditi conto del fatto che
vivi in una città di concezioni erronee.

– Quinta strofa –

Si possa noi essere sollevati dalle apparenze erronee della non virtù,
quando, ingannati nel momento del bisogno da questo corpo sostentato con
tanto amore, vediamo manifestarsi i temibili nemici – i signori della morte
-e ci uccidiamo con le armi dei tre veleni della bramosia, dell’odio e
dell’illusione.

Il momento della morte è molto importante, poiché segna la fine di
un’esistenza e l’inizio di un’altra. Se in questo momento cruciale il corpo
rimanesse con te, potresti accordargli la tua fiducia, ma è proprio allora
che esso ti inganna. Il corpo, che hai sostentato così affettuosamente con
cibo, abiti, soldi, case, medicine e anche azioni malvagie, ti abbandona.

Un semplice riferimento alla morte basta a farci sentire un po’ a disagio.
Quando il processo della loro morte si manifesta e i temibili aspetti
dell’impermanenza, chiamati nel poema «signori della morte», diventano
evidenti, alcuni reagiscono con un forte attaccamento ai beni, ai parenti,
agli amici e al corpo, mentre altri mostrano odio per i nemici e per le
sofferenze apparentemente intollerabili di cui sono vittime. Anche in
assenza della bramosia e dell’odio, si genera una forte convinzione della
propria esistenza intrinseca e di quella di tutte le apparenze; si tratta
della forma principale di ignoranza. Questi tre veleni, la bramosia, l’odio
e l’ignoranza, sono i maggiori ostacoli interiori alla pratica virtuosa e,
in un senso più profondo, sono le armi con cui ti uccidi nel momento della
morte. Per impedire a tali atteggiamenti velenosi di manifestarsi nel
momento della morte, augurati che non insorgano bramosia e odio, né si
manifestino false apparenze.

Nel momento della morte è importante che tu sia libero dai farmaci, che ti
impedirebbero di pensare correttamente. Un praticante religioso sa di dover
evitare i farmaci che annebbiano la mente, poiché la coscienza mentale deve
essere la più chiara possibile. Un’iniezione fatta allo scopo di consentire
una «morte pacifica» potrebbe togliere alla mente la capacità di
manifestarsi virtuosamente riflettendo sul-l’impermanenza, generando la
fede, provando compassione o meditando sull’assenza del sé. Se, tuttavia,
venisse inventato un farmaco antidolorifico che non annebbia la mente,
potrebbe rivelarsi utile perché la tua mente continuerebbe a funzionare
normalmente, libera dalla distrazione del dolore.

Consigli riassuntivi

1. Renditi conto che questo corpo, da te sostentato a tutti i costi, un
giorno ti abbandonerà.

2. Evita di desiderare la situazione che stai lasciando.

3. Evita di odiare il fatto che devi andartene.

4. Stai il più possibile alla larga dalla bramosia, dall’odio e
dall’ignoranza, così da riuscire a conservare la pratica virtuosa durante
il processo della morte.

5. Renditi conto che una pillola o un’iniezione, somministrate allo scopo
di garantire una cosiddetta «morte pacifica», possono privarti di
un’opportunità cruciale per manifestare la virtù.

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