Giordano Bruno di Manuela Racci

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Giordano Bruno

di Manuela Racci

Da sempre esistono esseri su questo pianeta che indicano la via per edificare un nuovo mondo, per
aprire il cammino all’umanità verso una nuova aurora… sono esseri di luce, accomunati dalla stessa
forza, energia, marchiati dalla stessa solitudine… “Venuti troppo presto, nati postumi con la
mente dinamite”, direbbe Nietzsche.

Giordano Bruno potrebbe davvero considerarsi antesignano notabile di questa specie chiamata indaco,
giunta a edificare un nuovo mondo, un mondo di luce per esseri di luce che vedono e sentono con gli
stessi occhi e la stessa mente sia gli universi visibili che quelli invisibili. Un grande pensatore,
arso vivo per il vizio di pensare, un filosofo di una modernità quasi inquietante, ma soprattutto un
uomo fuori del comune, uno spirito folletto, fantasioso, originale…Ciò che trasmetteva non era solo
un’immagine della vita ma un’emozione del mondo.Giordano Bruno era un grande: in lui albergava la
conoscenza dei mondi paralleli, della metempsicosi, delle energie sottili..straordinario per quei
tempi!

Il filosofo Umberto Galimberti con lucida analisi evidenzia tale divina follia di Bruno contrapposta
alla scienza e anche alla religione, laddove follia va naturalmente ad indicare quella capacità di
andare oltre il velo di Maya cogliendo commosse tangenze con l’Assoluto. In effetti Bruno è
veramente un’occasione oggi per pensare “profondamente”, dove la profondità non è quella che connota
il pensiero tecnico-scientifico da secoli imperante in Occidente: essa va ricercata nell’inconscio
della scienza stessa “che è a un tempo ciò da cui la scienza scaturisce e ciò che la scienza
rimuove”.

Innegabili sono i miglioramenti che la scienza ha apportato alla vita dell’uomo occidentale, ma
sotto l’aspetto della felicità, della ricerca di una pace interiore,di una quiete dell’anima in
piena armonia con la natura e più ampiamente con il Tutto, risulta più difficile parlare di
progresso. Sembra quasi che la scienza abbia dislocato l’uomo dal suo habitat naturale- la fusione
con la natura- facendolo sentire meno alienato di fronte a un computer che al cospetto di un
tramonto… Allo stesso modo, la religione, per quanto antiscientifica possa sembrare (fides et ratio
come un aut aut ), ha sovente cercato il connubio con la ragione, con l’evidenza e la chiarezza del
lumen naturale, perdendo in realtà la sua vera quidditas, la sua dimensione sacrale.

Per questo motivo Giordano Bruno fu messo al rogo: la sua “nova filosofia” non era né scientifica,
né strettamente religiosa, in quanto si fondava sulla magia naturale, sulla “prisca Aegiptorum
sapientia.” Bruno è infatti il vero sensitivo immerso nella fusis, convinto che si possano abbattere
le barriere tra l’umano e il divino… niente è più positivo dello sfondamento dei limiti, dello
spostare le pietre di confine per arrivare alla comprensione che l’uomo, la Natura e Dio sono la
stessa cosa… Nell’universo tutto è Vita, tutto è animato da uno stesso spirito vivificatore , “tutte
le cose sono nell’universo e l’universo è in tutte le cose…in questo modo tutte le cose si
armonizzano in una perfetta armonia”.

E’ un’innegabile forma di animismo: per Bruno tra le piante, gli animali, gli uomini non c’è
differenza se non di grado. La differenza è nel “Dorso della Forma”, sono fenomeni di un’unica
sostanza universale… Pensare che il mondo sia là solo per l’uomo è un grave errore… il filosofo esce
così dalla cultura occidentale cristiana e modula il suo sentire sul registro affine a quello
buddista.

Con l’ammirazione che ognuno deve a chi per le proprie idee ha saputo sacrificare la propria vita,
Bruno andrebbe inserito in una sfera iniziatica, riferendosi non tanto alla sua laicità, bensì alla
sua sacralità, al suo vedere la presenza divina in ogni cosa,alla sua ansia di ricerca che trascende
il raziocinio nel suo identificarsi nella natura che è per lui un vero e proprio indiamento, un
varcare il limite dell’umano per avviarsi “verso altra natura, altri corsi, altri mondi”.

La materia dunque non è inerte, ma viva, animata (pampsichismo) e costituisce uno dei centri
archimedei del pensiero di Bruno: infatti il filosofo perviene a una concezione della materia
universale come fonte dell’infinito prodursi di tutta la realtà: simile alla pregnante che manda e
riscuote da sé la sua prole, la materia contiene in sé tutte le forme, è “cosa divina e ottima
parente, genitrice e madre di cose naturali, anzi la natura tutta in sustanza”; “fonte de
l’attualità” di ogni cosa la materia per Bruno è Vita, materia infinita.

Tra l’anima dell’uomo e quella delle bestie non c’è alcuna differenza dal punto di vista della
sostanza. Potremmo dire che la magia naturale di Bruno si colloca in quella sotterranea corrente di
pensiero che prende il nome di “pensiero per immagini” che, pur perdente in Occidente, costituisce
la fonte segreta del sapere… fonte a cui si accede non per via logico-architettonica ma per pratica
amorosa.

La concezione che Bruno ha della forza dell’Amore ribadisce la pregnanza e l’attualità oggi di tale
concetto in campo metafisico e metempirico. La forza di cui parla il Poeta “che move il sole e
l’altre stelle”, quella Forza “l unica che muove infiniti mondi e li rende vivi”… quella magia che
solo il vero saggio da sempre sente. L’amore, dice il filosofo, sa “comprendere” ciò che la ragione
non sa “spiegare”, là dove la scienza può spiegare tutto, senza nulla comprendere…

L’astro-fisica Giuliana Conforto in uno studio irrinunciabile sulla futura scienza di Giordano Bruno
evidenzia come il pianeta si stia trasformando e come il filosofo nolano sia uno dei grandi saggi
che l’abbiano previsto…quella di Bruno è scienza del futuro, coscienza delle infinite potenzialità
dell’essere umano e soprattutto della sua immortalità… egli annuncia la nascita dell’uomo nuovo,
libero da tabù e paure, capace di ricevere e di riflettere nelle sue opere l’intero messaggio
vitale, oggi noto come DNA, quindi di creare un nuovo mondo di pace e vera giustizia.

Bruno rivela il grande segreto, la magia della natura: la comunione naturale di ogni corpo con il
messaggio genetico, che fu poi il motivo vero della sua condanna perché vanifica il ruolo della
Chiesa come intermediaria tra l’uomo e Dio: Bruno rivela il ruolo centrale di protagonista dell’uomo
nel progetto cosmico, prevede i tempi attuali e l’evento che ristabilirà l’antico volto:il risveglio
dell’uomo alla coscienza dell’infinita e vera realtà, l’Amore.

Tale Forza cosmica prende il nome in Bruno di Eroico furore. L’uomo nuovo è il furioso, l’ebbro di
Dio e arso d’amore che con uno sforzo eroico (da eros) e appassionato giunge a una sorta di
sovrumana immedesimazione con il processo cosmico per cui l’Universo si dispiega nelle cose e le
cose si risolvono nell’Universo, generando una sorta di copula d’amore tra lui e la Natura.

Solo il fuoco dell’esperienza dell’Amore è in grado di aprire la strada alla visione di Dio, del
Tutto, dell’unità… scorrendo in particolare i suoi sette scritti magici, tra cui esemplare risulta
essere la Lampas triginta statuarum, testo di eccezionale bellezza poetica e immaginativa, il
lettore non può non cogliere questo moderno senso del Divino nell’uomo come appartenenza al Tutto,
scintilla perfetta di un Tutto unico e animato, questa affascinante concezione della metempsicosi
di ascendenza orfico-pitagorica (la morte non è altro che una dissoluzione di legami, ma nessun
spirito o nessun corpo celeste perisce: è solo un continuo mutare di complessione e combinazioni-De
Magia Naturali), questo senso etico di giustizia cosmica che spinge le anime a comunicarsi a corpi
sempre diversi, in una sorprendente affinità con il Karma delle religioni orientali, nella commossa
intuizione che l’anima possa istituire innumerevoli legami tra piani dell’universo.

Bruno quindi prima dello stesso movimento romantico ha riportato l’attenzione sull’intima
connessione del Tutto rispetto all’analitica scansione delle parti, in cui il pensiero
logico-razionale per natura trattiene se stesso, smarrendo i vincoli che legano tra loro tutte le
cose. Dunque, “non essendoci nell’universo parte più importante dell’altra, non è concesso all’ uomo
quel primato che lo prevede possessore e dominatore del mondo, ma semplice cooperatore dell’operante
natura”.

All’enfatizzazione del soggetto Bruno contrappone un percorso opposto: non il primato dell’uomo, ma
“il primato degli equilibri sempre instabili e sempre da ricostruire tra soggetto e oggetto,tra uomo
e natura.” La magia, che non è potere sulla natura, ma scoperta dei vincoli con cui tutte le cose si
incatenano, secondo il modello eracliteo dell’invisibile armonia, è la proposta filosofica di Bruno,
antitetica sia alla matematica sia alla religione.” (G. Galimberti).

Alla legge dell’uomo occidentale sul Tutto, la magia bruniana si volge alla legge del Tutto. Nel
discorrere oggi delle idee straordinarie che Bruno ha consegnato alla modernità, non possono ad
esempio passare ex silentio le due opere in chiave ermetica che si presentano come veri trattati di
arte della memoria, la mnemo tecnica: “De umbris idearum” e “Cantus circaeus”.

Si veda l’analisi sottile e raffinata che Gabriele La Porta ci offre nel suo libro Giordano Bruno.
Vita e avventure di un pericoloso maestro del pensiero: le immagini descritte dal filosofo non
avrebbero solo il compito di potenziare e raffinare la memoria visiva, ma rivestirebbero anche un
significato propriamente magico. Infatti la loro contemplazione e la loro rammemorazione
porterebbero in contatto con energie cosmiche primordiali, con la vera quidditas delle cose, con le
realtà supreme e archetipe, infondendo nell’animo pace, quiete, serenità.

Secondo l’acuto scrittore, Bruno si propone di suscitare una sorta di rivoluzione spirituale:
seguendo le vie di un sapere esoterico, che ha tutti i caratteri di un’illuminazione, l’uomo si
libera dai pregiudizi, dalle passioni negative, dagli egoismi per diventare saggio, cioè in grado
di percorrere la via della Forza, quella Forza che è trasparenza, libertà, verità, una scienza
futura che savi come Bruno già conoscevano; una coscienza che comprende interamente il messaggio
della Vita e soprattutto il ruolo cosmico, immortale dell’essere umano.

Come non ricordare poi la sua vulcanica intuizione cosmologica…fu il primo a interpretare che la
vita intelligente è distribuita un po’ dappertutto nell’universo, ponendo così le basi alla
giustificazione dei trasferimenti di essa da pianeti in estinzione ma ad alto livello di tecnologia
a pianeti non abitati ma tali da consentire la vita. A ragione Bruno viene visto come il primo
ufologo, oggi le sue osservazioni sono considerate il punto di partenza per la ricerca di altre
forme di vita nell’universo.

Superando la rivoluzione copernicana, immaginava un universo infinito, popolato da un’infinità di
stelle che, buttate giù le muraglie del cielo fisso e finito, corrono per ogni dove stelle come il
nostro sole, ciascuna circondata da pianeti su taluni dei quali prosperano altre intelligenze,
creature viventi senzienti e razionali. “Apri la porta attraverso la quale possiamo osservare il
firmamento senza limiti” era il suo motto…”Così si magnifica l’eccellenza di Dio, si manifesta la
grandezza de l’imperio suo: non si glorifica in uno, ma in soli innumerevoli, non in una terra, un
mondo, ma in duecentomila, dico in infiniti”…Un universo dunque senza – limiti dai caratteri divini:
infinito lo spazio, infiniti i mondi, infinite le creature, infinita la vita e le sue forme…

Si potrebbe chiudere questa riflessione meramente propedeutica alla necessità di far risorgere le
intuizioni bruniane,con un’asserzione efficace del geniale filosofo che più volte sostiene di essere
la reincarnazione di Ermes, il messaggero degli dei, sceso per aprire gli occhi agli uomini…

”L’umanità ha bisogno di persone che testimonino la possibilità della fratellanza , in nome della
conoscenza e della ricerca…Sono realista, se volete pessimista per il presente, ciò non toglie che
bisogna testimoniare e gettare i semi per piante che fruttifereranno nel futuro. Non è possibile
dire quando. Ma è importante lasciare un segno, dire parole, formulare pensieri, viver in una
dimensione di segno opposto a quella dell’attuale imbecillità .E soprattutto non bisogna
scoraggiarsi”.

MANUELA RACCI

Nata a Meldola, Forlì, il 28 agosto 1961 si è laureata a pieni voti in lettere moderne presso
l’Univerità di Bologna e da oltre vent’anni insegna materie umanistiche presso i licei di Forlì e
provincia, spinta da una profonda motivazione all’insegnamento inteso come “trasmissione di passione
ed esercizio costante di umanità” (Socrate).

Ha collaborato con la redazione del quotidiano “la Repubblica” di Firenze e frequentato due corsi di
perfezionamento in storia, di cui uno in storia medioevale con il professor Franco Cardini; ha
lavorato presso la casa editrice “Guido d’Anna” per la realizzazione di alcuni manuali di storia ed
educazione civica e presso la casa editrice “Le Monnier” come correttrice di bozze.

Ha ottenuto due pubblicazioni relative a Dante sulla rivista “Critica Letteraria”.

Tiene tutt’ora conferenze su argomenti filosofico- letterari e partecipa a dibattiti televisivi su
tematiche attuali relative al presente disagio giovanile.

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