L’UNIVERSO È “DIVENIRE”

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L’UNIVERSO È “DIVENIRE”

di Antonio Bruno
per Edicolaweb

Tutto è “divenire”. Il nostro mondo è “divenire”. L’Universo è “divenire”. Poi esistono le “idee”
alle quali noi possiamo accedere attraverso dei “riflessi” o, meglio, delle “ombre”.

Le “ombre delle idee”, dunque, vanno al di là del tempo e dello spazio e ci ricordano che il Caos
non esiste, che il caso è solo una resa del nostro pensiero indagatore quando smarrisce la strada
del Tutto. E smarrire la strada del Tutto significa perdere quel senso autenticamente “magico” della
vita che aveva conquistato le menti di Pico Della Mirandola, Ficino, Tomaso Campanella, Nicola
Cusano e… Giordano Bruno. Sì, proprio lui, il grande filosofo nolano, ci ricorderà, forse meglio
di tutti gli atri, la magica struttura esperienziale, tutta interiore e profondamente introspettiva
in una contemporanea e meravigliosa opera di ampliamento coscienziale, la bellezza del vivere in
sintonia con le “umbris idearum”…

Ecco l’Umanesimo di Bruno e dei grandi spiriti del suo tempo… Un Umanesimo che non poteva che
essere odiato dai tonacati vaticani che, allora, volevano imporre all’uomo la propria visione
dogmatica e teologica della verità. Ma il “vizio” è rimasto, non si tema… Il rogo con il quale
s’illuse di cancellare dalla memoria degli spiriti liberi il pensiero di Giordano Bruno, al
contrario, lo esaltò e le sue scintille illuminano ancora oggi le tenebre delle varie forme di
oscurantismo, compreso l’inveterata quanto pessima pretesa della Curia Romana di essere depositaria
di un corpus dogmatico di “verità” che ignora pervicacemente ogni “volo del libero pensiero” e che,
così facendo, la condanna ad una graduale ed irreversibile “chiusura a riccio” che ne decreterà la
fine. Mi domando, però, se, ad un certo punto, la Chiesa non cercherà di salvarsi in un disordinato
processo di adattamento rapido alle nuove conquiste del sapere supportate dalla scienza vera, quella
che comprende ogni giorno di più la grande “onnigettività” dell’esistente. Forse, questa fase, è già
iniziata, seppur con quegli ultimi “sussulti del pachiderma agonizzante” rappresentati dalle assurde
ed anacronistiche dichiarazioni, in periodiche conferme di consolidamento dogmatico, di
improponibili dogmatismi da parte di un Papa dalla struttura epistemologica antidiluviana…

Ma Bruno e gli altri filosofi citati del suo tempo, come dicevo, erano odiati. Erano odiati
soprattutto perché erano anche “maghi”, ovvero professavano una forma di sapere antica quanto il
primo momento in cui l’uomo ha alzato gli occhi al cielo, poiché in “quel” momento l’Universo ha
cominciato a parlargli… Il nostro Umanesimo, dunque, a differenza di quello di altri Paesi
europei, è stato messo a tacere, lo si è cercato di seppellire sotto costrutti di ignoranza
sapientemente diretti dalla longa manus vaticana; ma in realtà si tratta di un patrimonio
conoscenziale straordinario, al quale lo “spirito che cerca” con vera libertà di pensiero non potrà
fare a meno di attingere. E scoprirà così che le “Umbris Idearum” bruniane altro non sono che il
riflesso eterno ed onnipresente delle Cause Prime mai generate, cause causative che creano in
continuità espansioni infinite dentro e fuori di noi e che ci insegnano come tutto, nell’universo,
sia collegato fin nelle più piccole strutture atomiche.

La Magia è dunque questa consapevolezza di un Tutto di cui non possiamo che essere parte e che è
nostro dovere riscoprire attraverso le “ombre” del manifestato.
Oggi parliamo molto di Fisica Quantistica. Qualche scienziato inizia a sospettare sempre più
consapevolmente che, forse, non c’è stato quel grande inizio che chiamiamo Big-Bang o, meglio, che
esso non è stato che un ulteriore passaggio di un’eternità senza inizio né fine. E il mago Bruno
cosa diceva? Leggiamo la Dodicesima Intenzione del suo “De Umbris Idearum”:

“Il caos anassagorico in verità è varietà senz’ordine, così dunque nella stessa varietà della natura
scopriamo un ordine meraviglioso, che fa armonizzare le cose supreme con le ultime, le ultime con le
supreme: nella stupenda faccia di un unico (immenso) animale [quale è il mondo] fa accordare tutte
le parti. Mentre tanta varietà cerca così grande ordine, tanto ordine cerca così grande varietà,
infatti non si trova ordine ove non c’è varietà. Ne consegue che dobbiamo intendere il primo
principio né ordinato né in ordine (perché privo di varietà).”

Potremmo, allora, sottoscrivere il concetto espresso in un articolo di Renata Tinini, nel tentativo
di interpretare le ultime speculazioni teoriche del grande scienziato Stephen Hawking espresse nel
suo più recente libro “The Universe in a Nutshell”, quando dice: “il grande botto iniziale non
esiste. Al suo posto c’è uno spazio-tempo finito quadridimensionale, senza evento iniziale e senza
confini, simile alla superficie della Terra ma con un maggior numero di dimensioni. Se però
l’universo è completamente contenuto in se stesso e autosufficiente, Dio non ha avuto alcuna libertà
nella scelta del momento iniziale”?

Forse sì. Dio è immanenza e non ci è possibile comprenderne a fondo la natura. Ciò nonostante, non
mi sembrerebbe così “eretico” il concreto espresso da Hawking, se pensiamo che siamo ancora tanto
vincolati mentalmente ai limitatissimi concetti di “spazio” e di “tempo”… Forse Dio è in questo
senso “autogenerato” pur restando di una trascendenza incomprensibile per noi e senza bisogno di
ricorrere al suppletivo demiurgico. Diamoci tempo. La coscienza della nostra specie sta crescendo,
pur in mezzo ad innumerevoli problemi generati dall’ego e dalle scorie dell’ignoranza. Senza dubbio,
nell’Universo, o meglio, negli “Universi” ci sono altre “umanità” che hanno fatto questo stesso
percorso e che, ora, hanno compiuto il “balzo evolutivo”. Altre ce ne saranno, più indietro di noi.
Ma “l’incontro con Dio” vive da sempre e si manifesta continuamente nell’eterna manifestazione del
Tutto. Gli eventi avvengono creando quell’illusione che chiamiamo “destino”. Ma il destino altro non
è che lo svolgersi di effetti generati da una serie immensa di eventi-causa le cui leggi, se
comprese ed afferrate, possono darci l’illusione di saperle interpretare, sebbene sempre
parzialmente.

Le “Ombre delle Idee” sono multimanifeste e scalari, nella discesa della manifestazione
onnicomprensiva che è il nostro Universo. Di qui le nostre pur parziali gerarchie cosmologiche che
cercano di ordinare concettualmente un percorso che, in realtà, è “circolare”, senza inizio né fine.
Leggiamo, allora, la Diciassettesima e la Diciottesima Intenzione bruniana nell’opera suddetta e
cerchiamo di intenderne il non facile linguaggio alla luce di questa chiave:

17) “Delle ombre materiali vi sono (ad esempio) quelle degli alberi e delle erbe che scacciano i
serpenti e che aiutano (così) gli animali più miti; vi sono anche quelle contrarie ad esse, ma delle
ombre delle idee (se sono davvero tali) poiché tutte si riferiscono all’intelletto e ai sensi
interiori purificati, non ve ne sono alcune che non conducano alla luce, perché per esse avviene la
salita, e non si dorme sotto di esse”.

Le ombre, insomma, contengono la “Luce”, ed è attraverso di essa che si può giungere alle Idee
originarie.
Ma proseguiamo:

18) “Non dormirai se con procedimento proporzionale ti spingerai dalle ombre materiali a considerare
le ombre delle idee. Se dagli occhi nostri (ci avviciniamo) con il nostro corpo purificato alla
luce, alla luce stessa (attraverso le ombre delle idee, ecco che) l’ombra (fisica) (del nostro
corpo) diminuirà (e meno velerà) i nostri occhi; ma se il nostro corpo si allontana dalla luce (non
contemplando le ombre delle idee) l’ombra si infittirà e si porterà maggiore ostacolo alla vista”.

Ecco, dunque, la “scala bruniana”: le “ombre” ci portano alla Luce; la Luce ci conduce alle Idee,
come ho detto poco fa. Non guasta ricordare spesso questa cosmologia filosofica. E questo, al di là
delle parole, deve per forza fare leva nel nostro spirito fino ad ampliarne la “respirazione” poiché
la vera respirazione dello spirito è il suo riconoscersi figlio di quelle Idee di cui tutto
l’Universo è parte. Miriadi di emanazioni in perpetuo collegamento dove la separatività è pura
illusione confondendo la quale per realtà non esprimiamo altro che biasimevole follia.

assgraal@katamail.com

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