MENTE LIBERA E CREATIVA

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MENTE LIBERA E CREATIVA

Le tecniche per il benessere psicofisico

Stefano Fusi

10 settembre 2004

Si riprende il lavoro. Le solite cose, la routine che riprende. Oppure, nuove sfide, nuove cose da
fare: nel mondo ‘flessibile’ di oggi, bisogna abituarsi alla novità. A imparare sempre cose nuove, a
trovare nuove soluzioni. Come fare? Servono ottimismo, coraggio e immaginazione. Ma sono utili anche
le tecniche per l’efficineza mentale. Come l’ultima nata, la neurobica.

Una rivoluzione copernicana nello studio del cervello è appena avvenuta. La scoperta che le cellule
nervose non sono così fondamentali, e che, anche se effettivamente si perdono coll’avanzare
dell’età, non sono tutto per l’efficienza della mente. Ciò che conta è la qualità: i collegamenti
fra le varie aree cerebrali, i dendriti che legano con filamenti sottili fra loro le cellule e gli
assoni che connettono le aree cerebrali. Questi collegamenti si creano in risposta a stimoli
sensoriali e di comportamento, e si mantengono e ri-formano con nuovi stimoli. I dendriti,
“interfaccia” della creatività, che è salute della mente, ricrescono con l’uso. Come muscoli quando
si riprende a fare ginnastica, si ricreano i circuiti. Ciò che assopisce la mente, insomma, non è
l’età in sé, ma la routine. Le abitudini sono utili da un lato a lavorare in “economia” (sempre lo
stesso percorso casa-lavoro, sempre le stesse cose che si possono fare con un “pilota automatico”).
Dall’altra, la mancanza di varietà indebolisce la mente, annulla pian piano la creatività e la
capacità di affrontare le novità. Il nutrimento per rivitalizzare la mente?

Emozionanti novità, giochi intriganti, sensazioni piacevoli, situazioni stimolanti; basterebbe poco,
vanno bene anche i giochi enigmistici, ma naturalmente si può fare di più. Ed ecco, nella solita
America scatenata allo studio del cervello e alla ricerca dell’efficienza, l’immediata applicazione
pratica della scoperta, la neurobics, il fitness mentale. Voluto accostamento con l’aerobics,
addestramento fisico. Ma è una simpatica e brillante applicazione pratica dell’ecologia della mente:
in noi ci sono molte diverse funzioni mentali, collocate fisicamente in diverse aree cerebrali
specializzate; ma occorre “mobilizzarle” tutte insieme, incrociarle e associarle perché i ricordi e
i dati appresi siano stimoli forti abbastanza per rompere gli schemi della routine.

E ce ne sono tutti i motivi. Delegate moltissime funzioni alle macchine (quanti fanno ancora a mano
e a mente operazioni matematiche? Quanti scrivono a mano o memorizzano dati senza il pc?), dobbiamo
tenere attivo comunque il cervello, esattamente come più andiamo in auto, più abbiamo bisogno di
camminare, per stare bene. Stretti fra numerosi e contemporanei impegni -multitasking è la parola
magica, tutti fanno tutto, bello ma è anche precarietà e stress- abbiamo bisogno di ritrovare
un’armonia interiore; stressati dal ritmo delle macchine, che ci sostituiscono ora anche nelle
funzoni cerebrali creative, dobbiamo tenerci al passo usando metodi naturali come l’addestramento
mentale. È un metodo messo a punto da due studiosi, Lawrence C. Katz che insegna Neurobiologia al
Duke University Medical Center di Durham e studia neuroscienze, e Manning Rubin, che si occupa di
comunicazione ed è direttore creativo di un’agenzia di marketing a New York. Il loro libro Keep your
brain alive è uscito in Italia per Red edizioni col titolo Fitness della mente.

In Italia, stress management nello spazio e super-memoria

Anche in Italia però ormai non si scherza in quanto a tecniche per il potenziamento delle facoltà
mentali. Due esempi recentissimi: il programma di tecniche di stress management (tecniche di
rilassamento e altre), utilizzato nella preparazione dell’astronauta Roberto Vittori. L’astronauta
italiano è stato protagonista della missione spaziale dell’ESA-Ente Spaziale Europeo “Marco Polo”,
partita da Baikonur il 25 Aprile 2002 e durata una decina di giorni. Il Centro di Ricerche in
Bioclimatologia Medica, Biotecnologie e Medicina Naturale dell’Università di Milano ha collaborato
alla messa a punto ed all’utilizzo di tecniche di “stress mangement” – ovvero tecniche di
rilassamento psicocorporee basate anche su pratiche della Medicina Tradizionale Cinese, con la
consulenza del Professor Emilio Minelli, sia nella fase di preparazione che nella fase di recupero
dopo la missione. Quanto mai utili, queste tecniche, nelle condizioni estreme in cui operano gli
astronauti: assenza di peso, stress generalizzato, isolamento. Un’altra tecnica per l’efficienza
mentale e la creatività è la mnemotecnica, che risale addirittura a studi rinascimentali: qui si
usano veri e propri trucchi mentali, associazioni visuali e sensoriali con oggetti o altre cose da
ricordare. Poiché la tecnica è fondamentalmente quella di associare immagini ‘cariche emotivamente’
ai dati da ricordare, aiuta anche a migliorare l’efficienza della mente in generale. L’arte della
memoria è coltivata da sempre, fin dai tempi antichi. Il caso più eclatante oggi è quello del
giovanissimo Gianni Golfera, che ha dimostrato di poter fare quasi tutto allenando questo “muscolo”
mentale (ma la sua è una dote di nascita: ricorda tutto fin da piccolo, memorizza in attimi liste
interminabili, dati su dati). E insegna come farlo, mentre l’Ospedale San Raffaele lo studia per
scoprire il segreto della sua memoria . VEDI BOX

Autosuggestione, psicocibernetica, training motivazionali: i metodi per potenziare l’uso della
mente.
Gli studi sulle possibilità di utilizzare al meglio la nostra mente sono comunque esplose gìà da
molto tempo. Senza tornare all’antichità o al Rinascimento, vediamo almeno i principali filoni nati
in epoca moderna, da quando cioè gli studi sul cervello, sul sistema nervoso e sul rapporto
mente-corpo sono all’ordine del giorno.

Partiamo dall’autosuggesione cosciente di Coué. Medico francese, Emile Coué (1857-1926) scoprì che
ripetendosi costantemente, secondo ritmi regolari (ogni giorno, meglio se a orari fissi) delle frasi
“positive”, il paziente guariva più in fretta. La formula standard che coniò era: “Ogni giorno,
sotto ogni punto di vista, mi sento sempre meglio”. Funzionava. Oggi si sa che esiste l’effetto
placebo, è spiegato dalla psiconeuroimmunologia, la neonata scienza che studia le interconnessioni
strettissime fra sistema nervoso, immunitario e psiche. Ovvero, la chimica delle emozioni: i
trasmettitori chimici legati ad ansia, paura, aggressività sono diversi, adrenalina nordadrenalina
endorfine hanno un loro preciso ruolo, la paura accelera il battito del cuore e comprime la
respirazione… e così via. Essere sereni, riuscire a rilassarsi, avere un atteggiamento mentale
positivo e fiducioso nella propria salute e guarigione, fa stare meglio anche sul piano fisico.
Banalità? Non proprio, in un periodo di razionalismo accentuato in cui tutto ciò che veniva definito
“spirituale” era bollato come retrogrado dai medici e dagli scienziati. E in cui per screditare le
guarigioni inspiegabili si usa dire che ‘è solo suggestione’: ma se la suggestione esiste, perché
non studiarla e utilizzarla? Dobbiamo per forza prendere pillole?

Un’altra tecnica efficacissima per arrivare a un “uso” migliore della mente è il training autogeno
messo a punto dal neurologo e psichiatra berlinese J.H. Schulz, che si rifece all’opera di un
fisiologo del cervello, O. Vogt. un insieme di esercizi che ancora oggi sono la base di molte altre
tecniche come il metodo Silva e l’affine psicodinamica (o dinamica mentale). Schulz, nei primi anni
del ‘900, vide che alcuni pazienti sottoposti a ipnosi erano in grado, dopo un certo tempo, di porsi
da soli, volontariamente, in uno stato simile a quello ipnotico; più leggero, cosciente, molto utile
per riuscire a regolare le funzioni mentali e somatiche, rilassando e portando su un piano salutare
di autocoscienza. I sei esercizi standard sono quelli della sensazione di pesantezza degli arti, di
calore agli arti, di regolazione del ritmo cardiaco, della concentrazione passiva sulla
respirazione, della sensazione di calore nell’addome superiore e della sensazione di freschezza alla
fronte. Tutte “porte” sulla calma interiore, che aiuta a sfruttare al meglio le facoltà mentali.

In pratica, si tratta di concentrare l’attenzione in modo rilassato e “passivo”; un “non fare”, un
lasciarsi volontariamente andare alle senszioni propriocettive, quelle che si hanno direttamente del
proprio organismo, senza la mediazione dei sensi. Un “non fare” che traduce in termini occidentali
l’intuizione orientale del cinese-taoista Wu-wei, “l’agire senza agire” che immette nel flusso della
Via, il Tao. Schulz studiò lo Yoga, da cui riprese la pratica dell’attenzione alle funzioni corporee
in vista di un riequilibrio funzionale.

Ma il vero punto d’inizio dell’attuale fortuna delle tecniche per il potenziamento dell’uso delle
facoltà mentali “latenti” è fatto risalire alla psicocibernetica, termine coniato da un chirurgo
estetico americano, Maxwell Maltz. Come spesso accade, non è lo specialista a fare la scoperta, ma
chi lavora sul campo. Perché mai pazienti che si erano rifatti il naso con successo restavano
convinti di essere brutti, e al contrario altri pazienti che invece non erano stati fortunati, e gli
era rimasto un brutto naso, ciononostante, solo per aver fatto l’operazione, erano sollevati e più
sicuri? Anche qui, effetto placebo: ma con qualcosa in più: i programmi interni, secondo Maltz.
Ovvero, assimilando la mente a un computer (allora nasceva lo studio delle funzioni cerebrali viste
sotto questa luce, complice l’affermarsi delle prime “macchine pensanti”), la mente riceve input,
elabora ed emette output. Ma se i programmi con cui elaboriamo sono sbagliati (cattive abitudini,
eventi traumatici del passato, scarsa autostima) ovvero, per esempio, se abbiamo paura anche quando
non ce n’è bisogno, il risultato non sarà che negativo; poiché la nostra mente è anche un computer
predisposto per servirci e mettere in atto ciò che gi diciamo, consciamente o meno, di fare. Non
solo questo, naturalmente: emozioni sensazioni percezioni vanno al di là delle funzioni meccaniche
della mente, e possono potenziarle come disturbarle. Dunque, dandoci programmi positivi e lavorando
sull'”Immagine dell’io” (l’insieme delle raffigurazioni che abbiamo di noi stessi a livello
inconscio) possiamo migliorare, acquistare autostima e sicurezza, essere più efficienti. Tutto ciò
però richiede una precondizione: calmare la mente, perché il “dialogo interno” e i condizionamenti,
le paure, gli autoconvincimenti non si sovrappongano a un contatto profondo con il nostro vero io
profondo.

Potenzialmente, tutti siamo capaci di molto più di quello che pensiamo o facciamo. “Usiamo” e
conosciamo davvero, della mente solo un 10%. Ma ne possiamo conoscere e utilizzare molto di più. Per
arrivare a quell’area latente che per esempio si manifesta nei sogni, ma anche negli stati di
coscienza intuitiva, razionale elevata e immaginativa – che ci aiutano a vivere meglio spingendoci
verso obiettivi- occorre, appunto, che il mare delle nostre emozioni e pensieri s’acquieti, come per
poter vedere il fondo l’acqua dev’essere pulita, calma e limpida. Ecco allora nascere, dagli anni
Cinquanta in poi, diverse tecniche che uniscono al rilassamento e alla psicocibernetica nuovi
elementi come l’immaginazione guidata, la focalizzazione su obiettivi. Sono il Sogno da svegli
guidato del francese Desoille, l’americano metodo Silva, il Training alfagenico o dinamica mentale o
psicodinamica, la sofrologia dello spagnolo Caycedo, il ‘pensiero laterale’ di Edward De Bono.

Basi di tutte respirazione profonda, il contatto con l’interiorità attraverso un rilassamento in
stato Alfa (le onde cerebrali lente dello stato di dormiveglia), l’uso di immagini mentali per
rinforzare il proprio stato psicofisico, ottenere maggiore autostima, raggiungere obiettivi;
l’associare emozioni positive a immagini “autogene”, che ci creiamo da noi stessi. Il segreto di
queste tecniche infatti è quello di non utilizzare immagini e formule mentali derivanti da altre
culture, come spesso accade in alcune forme di meditazione, ma utilizzare immagini che sentiamo
nostre, parte della nostra vita quotidiana: il laboratorio mentale, gli assistenti di laboratorio,
strumenti di lavoro che usiamo ogni giorno, immagini concrete anche per favorire il rilassamento e
arrivare allo stato mentale di quiete in cui possiamo operare al meglio.
Sono tecniche usatissime, a partire dal training autogeno, da fior di sportivi, venditori e manager
ma anche, ormai, da milioni di persone. Con riscontri sperimentali di efficacia in Università
soprattutto americane ma anche europee.

L’evoluzione ulteriore di queste tecniche sono i moderni training motivazionali di ogni genere, da
quelli classici dell’americano Anthony Robbins al “pensiero positivo” propugnato da schiere di
americani a partire da Louise Hay, la PNL, Programmazione Neuro Linguistica, le tecniche per
incrementare la memoria… (un esempio dalla PNL? Per ricordare bene una persona o una situazione, o
per crearsi un “aggancio” di comportamentale, immaginare la scena sottolineandola mentalmente con
musica o primi piani, come in un film: associando emozioni e sensazioni, ancorché immaginarie ma
verosimili e realistiche, a un fatto, lo si evidenzia e si facilita l’avverarsi di ciò che
desideriamo). Non è magia, o meglio è l’aspetto scientifico della magia. Il nostro cervello,
terminale della mente, funziona così: più sono chiari e forti gli obiettivi, più ci coinvolgono e
sono al contempo definiti nei particolari, più è facile raggiungerli. E’ un allenamento mentale, né
più né meno. Anche qui non bisogna esagerare: la realtà si può modificare, con costanza e
determinazione. Ma forzarla non va sempre bene. Se proprio non si raggiungono gli obiettivi,
significa che magari non erano proprio quelli giusti. Qualcuno ironizzava: “Attento ai tuoi
desideri, potrebbero avverarsi”. La ‘profezia che si autoavvera’ ha come rovescio della medaglia la
‘proiezione mentale’, ovvero sovrapporre proprie idee e preconcetti alla realtà. Per trasformare la
realtà occorre conoscerla, lavorare, impegnarsi. Non bastano, anzi possono essere controproducenti,
tecniche, strumenti e trucchi.

Allenamento mentale per lo sport

Lo sciatore Thoeni, l’Inter di Herrera e il Milan di Sacchi furono anticipatori, in Italia, ma ormai
tantissimi sportivi usano tecniche di visualizzazione e programmazione mentale per migliorare i
risultati. All’origine, esperimenti negli Usa su squadre di basket: quelle “allenate” solo
mentalmente avevano quasi gli stessi risultati di quelle che si allenavano sul campo. Fra le
tecniche più utilizzate dagli sportivi, sotto la guida degli psicologi dello sport sono il training
autogeno -per rilassarsi e incamerare energie e una sorta di visual fitness che unisce il T.A. alla
visualizzazione e ad altre tecniche di consapevolezza del proprio organismo e di autopercezione. La
visualizzazione consiste nel “prevedere” le fasi della gara e immaginarsi precisi, concentrati,
energici, grintosi, vincenti… oppure nel superare prove simboliche che rappresentano le situazioni
di gara, ad esempio, per superare la fatica vedersi leggeri e veloci in corsa su una spiaggia. Sono
esercizi particolarmente utili negli sport di squadra e di resistenza, e per rimettersi da
infortuni. Di recente, ha fatto scalpore il veloce recupero del calciatore Roberto Baggio, che ha
impiegato la sua meditazione di stampo buddista giapponese, finalizzata alla guarigione. Un’altra
tecnica utilissima alla concentrazione in gara è la focus: “zoomare” sulle immagini mentali, per
esempio vedere ingrandita la pallina da tennis, o la porta del campo di pallone. Alternative
naturali ed efficaci al doping, e prive di effetti collaterali. Servono a rafforzare l’autostima, a
prevedere, controllare e usare nel modo più adeguato le emozioni, a migliorare la concentrazione,
sopportare gli stress e la fatica.

Per saperne di più
L.C. Katz, M. Rubin, Fitenss della mente, Red!
M. Maltz, Psicocibernetica, Astrolabio
H. Godefroy, La dinamica mentale, Sugarco
Y. Davrou e J.C.Maquet, Guida pratica alla sofrologia, Astrolabio
J.H.Schultz, Il training autogeno, Feltrinelli (due volumi).
P.M. Ricciardi, Stress, sport e training autogeno, Cortina
È. Coué, R. Charpentier, Autosuggestione cosciente, Red
F. Bottaccioli, Psiconeuroimmunologia, Red
G. Golfera, La memoria emotiva, Sperling & Kupfer

Come si fa

L’esercizio più semplice, basilare, per rilassarsi è la respirazione completa, diaframmatica.
Ovvero, riempire d’aria bene tutti i polmoni, non solo la parte superiore come avviene di solito. La
respirazione diaframmatici, completa, rilassa i nervi frenici; col diaframma, che è un muscolo a
tutti gli effetti, massaggia l’addome, sede delle emozioni, e rilassa. Concentrare l’attenzione
sulla respirazione è il primo passo di ogni viaggio interiore e di benessere, e di ogni esplorazione
della mente. L’attenzione va al respiro non per forzarlo ma, al contrario, per eliminare le tensioni
innaturali dei vari stress “negativi”. Si tratta semplicemente di rilassarsi in posizione comoda,
chiudere gli occhi e respirare a fondo senza sforzare. Riempire tutti i polmoni, dal fondo
all’apice. Può aiutare la concentrazione immaginare, per esempio, una corrente colorata e calda (o
fresca) che entra e ci riempie. In queste tecniche è bene essere spontanei e naturali, le immagini
mentali vengono da sole e sono le migliori per noi. Essere rilassati, ovviamente, non significa star
fermi per forza. Ci si può grattare il naso se prude, si può cambiare posizione; l’importante è
usare solo i muscoli che servono, muoversi se ci si vuole muovere e stare fermi se si vuole stare
fermi. Rilassamento è non forzare neanche per rilassarsi.

I SEGRETI DELLA MEMORIA

DA GIORDANO BRUNO A GIANNI GOLFERA
La memoria è la chiave dell’intelligenza, dello sviluppo mentale, financo della magia… e della
scienza? Per millenni l’hanno sostenuto filosofi, ricercatori, umanisti, esoteristi. Oggi l’antico
metodo di Giordano Bruno è utilizzato da Gianni Golfera, un fenomeno naturale, ‘l’uomo con più
memoria al mondo’.

L’antica ‘arte della memoria’ era già utilizzata da Cicerone nelle sue arringhe al Senato Romano.
Venne spiegata nelle sue caratteristiche particolari e in una sintesi finora insuperata, da Giordano
Bruno nel suo trattato De Umbris Idearum. Un libro che è solo in parte dedicato alla memoria, e
inquadra questa facoltà mentale nel contesto della filosofia del grande ‘eretico’ bruciato a Roma in
Campo De’ Fiori nel 1600 per le sue idee modernissime, che posero in grave imbarazzo la gerarchia
vaticana (ma anche tutte le altre chiese, riformate o protestanti dell’epoca) e misero in moto
l’inquisizione fino alla tragedia del rogo. Da qualche anno, è alla ribalta il giovane Gianni
Golfera, il più noto mnemonista al mondo, che ha riscoperto e fatto sua quest’arte, trasformandola
in ‘scienza della memoria’: semplificando, sviluppando e rendendo più comprensibili le teorie
descritte nel libro di Giordano Bruno.

27 anni, emiliano, Golfera è il più noto ‘mnemonista’ al mondo: studioso della memoria e dei suoi
segreti oltre che straordinario talento naturale. Cominciò ad interessarsi all’arte della memoria
durante l’adolescenza, studiando Giordano Bruno e Pico della Mirandola. A 12 anni fece ritradurre il
De Umbris Idearum dal latino, ottenendo un eccellente metodo di memorizzazione, che gli ha permesso
di memorizzare ‘parola per parola’ 261 trattati di filosofia. Nel frattempo frequentò il Liceo
Scientifico e, a 17 anni, conseguì il brevetto di pilota. Partendo dai metodi di memorizzazione
degli antichi, ne ha elaborato uno proprio che da lui prende il nome: GiGoTec (Gianni Golfera
Tecniques, www.gigotec.com) per memorizzare ogni tipo di informazione dopo averla vista o udita una
sola volta. Golfera è in grado di ricordare una serie di 10.000 colori o numeri, ascoltati una sola
volta, e ripeterli dal primo all’ultimo e/o dall’ultimo al primo. È considerato dalla comunità
scientifica internazionale ‘l’uomo con più memoria al mondo’.

Il professor Stefano Cappa dell’Università ‘Vita Salute’ dell’Ospedale San Raffaele di Milano sta
studiando le sue capacità. Il suo metodo può essere appreso da chiunque, e permette un notevole
aumento della memoria e un utilizzo più consapevole della mente, con grandi vantaggi nella vita
professionale e di relazione. Tramite un diverso modo di pensare e di archiviare le informazioni,
facendo leva sull’emisfero non dominante del cervello, riesce a portare (al primo ascolto o alla
prima lettura) ogni informazione in quella che viene chiamata ‘memoria a medio termine’. Ciò
permette a chiunque di moltiplicare per dieci la propria memoria. Il successivo utilizzo
dell’informazione la porterà il dato acquisito nella ‘memoria a lungo termine’. L’applicazione nella
vita di tutti i giorni di questo metodo, permette alla mente di sviluppare collegamenti tra neurone
e neurone (sinapsi), rallentando, così, l’invecchiamento cerebrale. Gianni Golfera è oggi un
mnemomanager, un professionista del ricordo, che insegna a ottenere il massimo dalle proprie
capacità. Tra le persone che frequentano i suoi corsi per sviluppare la memoria, i deputati della
Camera e i manager dell’ENEL. Golfera ha scritto La memoria emotiva, a cura di Pierangelo Garzia e
Edoardo Rosati, con interventi di Franco Cardini, Piergiorgio Odifreddi e Stefano Cappa, ed.
Sperling & Kupfer.

Per saperne di più, si può vedere anche il sito www.giordanobruno.info e il libro L’arte della
memoria – Le ombre delle idee; è pubblicato fra l’altro dalla casa editrice Di Renzo (a cura di
Claudio D’Antonio) e da Mimesis, a cura di Manuela Maddamma. Bruno vi enuncia le trenta definizioni
(‘intenzioni’) e i trenta concetti entro cui inquadrare le rappresentazioni mentali. Nella seconda
parte, introduce la ‘lingua imaginale’, la lingua per pensare che nelle intenzioni del filosofo deve
sostituire la lingua naturale che serve a comunicare. La sostituzione delle parole con le immagini è
la tecnica basilare per sviluppare la memoria, ma per Bruno rende possibili anche nuove combinazioni
di concetti. Insomma, una nuova visione del mondo. Che è visto, sull’onda di Copernico, come uno dei
molti mondi in un universo infinito, vivente, in cui l’immaginazione umana è ‘ombra della luce nelle
tenebre’. La memoria, vertice dell’immaginazione umana, dunque per Bruno non è semplice tecnica o
strumento per eruditi ma la base di un nuovo umanesimo; è un’arte per imitare la natura divina
dell’universo.

GIANNI GOLFERA INTERVIENE AL CONVEGNO DI ANIMA E DELLA LIBRERIA ESOTERICA, MILANO, HOTEL EXECUTIVE,
7 NOVEMBRE 2004. PARLERÀ DE ‘L’ARTE ERMETICA DELLA MEMORIA.
Info: tel. 02 878422, www.animanews.it

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