CULTURA, STORIA E SOCIETÀ 13

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CULTURA, STORIA E SOCIETÀ 13

da “Enciclopedia olistica”

di Nitamo Federico Montecucco ed Enrico Cheli

Bambini dotati? – Gli psicologi disegnano un nuovo ritratto dell’infanzia
da “Brain Mind” gennaio’ 93

Quando osservi un neonato e ti senti sicuro che il bimbo è sensibile, attento e che capisce sei
probabilmente nel giusto.

Ciò viene affermato da uno psicologo di San Diego, David Chamberlain, il quale recentemente ha
riassunto ampie evidenze medico – scientifiche che contraddicono uno stereotipo vecchio più di un
secolo: che gli infanti siano poco intelligenti, indifesi, creature non sviluppate che non pensano,
raramente provano emozioni e non ricordano niente. Egli afferma che questo errore deriva in parte da
un’ossessione legata allo sviluppo del cervello fisico piuttosto che dai più elusivi elementi della
mente e della sensibilità.

Nel suo lavoro provocante dal titolo “I bambini non sono come noi pensiamo: appello per un nuovo
paradigma”, Chamberlain afferma che i modi di pensare non cambiano cosi velocemente come dovrebbero,
nonostante l’abbondanza di nuove stimolanti ricerche. Egli ha utilizzato più di 160 ricerche medico
– scientifiche, molte delle quali recenti, per dimostrare che i piccoli umani sono fortemente
complessi e avanzati: anche prima della nascita – una descrizione che sposta notevolmente le
opinioni anche di 25 anni fa. Uno spostamento di prospettiva è pienamente giustificato”.
“Allevierebbe le sofferenze all’inizio della vita, porterebbe a una società migliore e ci aiuterebbe
a pensare a noi stessi in modo diverso. L’atteggiamento medico sui bambini cambia molto lentamente,
e io sto cercando alcuni modi per velocizzare il processo”.

Mettendo in guardia dal fatto che i bambini del 21esimo secolo siano trattati con i pregiudizi del
19esimo secolo, Chamberlain afferma che i vecchi paradigmi fisici relativi allo sviluppo umano si
basavano sul presupposto che le strutture dovevano essere completamente sviluppate per poter essere
funzionanti.

“Nell’ultimo quarto di secolo, le ricerche hanno demolito pezzo a pezzo questa fragile struttura”.
“Lo sviluppo non può più essere descritto come una progressione dal semplice al complesso o dai
singoli sistemi ai sistemi integrati. Sempre più funzioni si evidenziano complesse all’inizio; una
lista crescente di comportamenti vengono definiti innati. Ad esempio, molti organi iniziano a
funzionare anche se ancora incompleti. I sensi del gusto e dell’udito sono attivi molto prima della
nascita; l’olfatto giunge alla fine della gestazione. I feti sembrano essere consapevoli della luce
nell’utero nonostante le loro palpebre sono ancora fuse insieme. Forti suoni possono provocare al
feto delle risposte impaurite e violente.”

Psicologicamente, Chamberlain descrive i bambini come consapevoli, espressivi e condizionati dalle
interazioni con gli altri. Essi apprezzano gli stati alterati: le fasi REM del sogno sembrano
avvenire addirittura nell’utero. Sebbene gli psicologi tradizionalmente abbiano affermato che un
bambino non sviluppa un vero senso del sé fino a circa il secondo anno, Chamberlain è convinto che
una certa autocoscienza è presente già dal primo giorno. Appena sette settimane dopo il
concepimento, il feto produce già beta endorfine, sostanze che combattono gli effetti dello stress.
La consapevolezza fetale di episodi traumatici può estendersi in età adulta.

Chamberlain descrive il fatto che diversi adolescenti abbiano tentato il suicidio nello stesso
periodo dell’anno in cui erano stati quasi abortiti (senza che lo avessero saputo successivamente).
Da qualche tempo la psicologia ha identificato molte persone per cui la perdita di un gemello nella
fase uterina abbia prodotto disordini mentali nella vita successiva.

Molti bambini piccoli hanno dato un’accurata descrizione degli eventi di nascita e anche precedenti
alla nascita, come ad esempio le canzoni cantate dalle loro madri durante la gravidanza.

La scienza del 19° secolo era materialistica nel vedere i bambini come corpi, cervello e materiale
riflesso. Il paradigma del nuovo secolo si focalizzerà sulle loro sensazioni, emozioni, senso si sé,
personalità, comunicazione, mente e coscienza.

“(…) ricordiamo che già Plutarco diceva: ‘L’uomo non è un vaso da riempire, ma un fuoco da
suscitare’. Educare, infatti, dovrebbe essere, come etimologicamente significa, e-ducere, tirare
fuori dal di dentro, sviluppare”.

Roberto Assaggioli

“Noi abbiamo basato in misura molto ampia la cultura e la civiltà sull’attenzione concentrata,
sull’impiego della mente come un riflettore piuttosto che come un’illuminazione diffusa, e quindi
sull’analisi del mondo in frammenti separati.

Il prezzo che paghiamo per questa visione del mondo in vividi particolari, è che perdiamo di vista
le relazioni tra i vari frammenti e la loro unità.

Una forza di attenzione che considera il mondo pezzo per pezzo non ha tempo di esaminare tutti i
pezzi possibili; deve porsi il programma di fissarsi solo su pezzi importanti: la sopravvivenza,
l’avanzamento sociale e finanziario, e altri obiettivi fissi che escludono la possibilità di essere
aperti alla sorpresa e a quelle gioie che sono eccezionalmente intense perché si presentano senza
esser state rincorse.

La forza di un’abitudine da troppo tempo radicata in noi ci rende difficile capire che possiamo
definirci e realmente sentirci come il totale complesso del cosmo.”

Alan Watts

Tra parole e cose
di Aldous Huxley

Dobbiamo imparare a trattare efficacemente le parole, nello stesso tempo però dobbiamo osservare e,
se necessario, intensificare la nostra capacità di guardare il mondo direttamente e non per il
tramite dei concetti, che deformano ogni fatto nell’apparenza fin troppo familiare di etichette
generiche o di facili astrazioni. Letteraria o scientifica, liberale o specializzata, tutta la
nostra educazione è soprattutto verbale e quindi manca di adempiere agli scopi prefissi. Invece di
trasformare i fanciulli in adulti pienamente sviluppati, essa fabbrica studenti di scienze naturali
che sono del tutto inconsapevoli della Natura come fatto primo dell’esperienza; affligge gli
studenti di Umanesimo che non sanno niente dell’umanità, né la propria né quella altrui.

Le discipline non verbali, le arti di essere direttamente consapevoli dei fatti della nostra
esistenza, sono quasi completamente ignorate. Quando si tratta di scoprire come voi e io, i nostri
figli e i nostri nipoti possiamo diventare più percettivi, più intensamente consapevoli della realtà
interiore ed esteriore, più aperti allo Spirito, meno disposti, per difetti psicologici, ad ammalare
fisicamente, quando si tratta di qualsiasi forma di educazione non verbale, nessuna persona
rispettabile in nessuna università farà niente in proposito.

Il ragionamento sistematico è qualche cosa di cui, come specie o come individui, non potremmo
assolutamente fare a meno. Ma dobbiamo assolutamente sviluppare la diretta percezione del mondo
interiore e di quello esteriore, nei quali siamo nati. Questa realtà è un infinito che supera ogni
comprensione, eppure è suscettibile di essere afferrata direttamente e in certo qual modo
totalmente.

Con un sistema educativo più realistico, meno esclusivamente verbale del nostro, l’uomo non sarà più
lo stesso uomo: sarà più saggio ma meno presuntuoso, più felice, ma meno soddisfatto di sé, più
umile nel riconoscere la sua ignoranza, eppure più adatto a capire il rapporto tra parole e cose,
tra il ragionamento sistematico e il Mistero insondabile che egli cerca, sempre invano, di
comprendere.

Gaia University, la coscienza di essere parte del pianeta terra
di Nitamo Federico Montecucco

Gaia è l’antico nome greco della Dea della Terra, oggi comunemente utilizzato per indicare il nostro
pianeta con senso di reverenza e sacralità. Sono appena tornato da Gaia Fjordvang, nel nord della
Danimarca, dove si è tenuta una settimana di riunione internazionale del GEN – il Global Ecovillage
Network di cui il Villaggio Globale di bagni di Lucca è parte – dove mi sono trovato con una
quarantina di responsabili di ecovillaggi operanti in ogni continente, alcuni da decenni, come
Auroville in India, Findhorn in Scozia, the Farm e Manitou negli USA. Scopo dell’incontro era la
costituzione della Gaia University, la prima organizzazione planetaria per l’educazione
ecosostenibile e l’evoluzione umana attraverso la realizzazione pratica e l’esperienza diretta negli
Ecovillaggi. Per trasformare l’attuale inconsapevolezza umana in coscienza ecosistemica globale. Una
grande possibilità/responsabilità per tutti gli Ecovillaggi e le persone responsabili di aiutare ad
incrementare la coscienza planetaria.

Molti i docenti universitari, gli esperti di ecologia, di tecnologie rinnovabili, di educazione non
formale, i consulenti dell’ONU e dell’UNESCO. Tutti praticanti una qualche forma di ricerca
interiore e meditazione. La sensazione era di estrema fratellanza e di grande impegno per arginare
l’incalzante, drammatica distruzione ecologica e etnica del nostro pianeta. Le riunioni iniziavano,
erano scandite e terminavano con meditazioni di ogni tipo, con canti, esercizi, brani e poesie di
grande spessore umano e spirituale.

Ho imparato molto da tutti loro che da molti anni stanno conducendo esperimenti di comunità
ecosostenibili con un profondo senso di religiosità per la natura e di visione spirituale per il
futuro umano. Alcuni, come il Dott. Rashmi Mayur, consulente dell’ONU e direttore dell’International
Institute for Sustainable Future di Bombay, da anni conducono un durissimo lavoro nel terzo mondo
per salvare le culture autoctone dalla selvaggia speculazione occidentale che distrugge le
tradizioni millenarie di armonica e sostenibile relazione tra uomo, natura e divinità.

In molti punti ogni progetto è unico e particolare, così il nostro. Ho percepito come il Villaggio
Globale sia ben strutturato in fatto di organizzazione, di competenze mediche ed economiche, ma che,
per molti versi deve ancora crescere molto in senso di maggiore coerenza per quanto riguarda la
bioarchitettura, la tenerezza, l’amicizia e la cooperazione spirituale tra tutti i partecipanti
interni al progetto, senso di responsabilità ecologica nella nostra vita di tutti i giorni
(alimentazione, stili di vita, divertimenti, ecc.).

Il nostro progetto è appena iniziato e grande è ancora il lavoro da compiere.

Concludo sottolineando che la spiritualità non deve essere considerata come un elemento secondario
nel ben più concreto e drammatico bisogno ecologico planetario, ma come l’elemento chiave per una
reale trasformazione della coscienza umana verso una reale coscienza planetaria. A questo proposito
vi invito a leggere il contributo di Vàclav Havel: “La Divina Rivoluzione, che invita alla
trasformazione spirituale come unico e “concreto” mezzo di evoluzione umana verso la consapevolezza
di essere parti vive della grande coscienza di Gaia.

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