Trasformare felicità ed avversità nel sentiero spirituale

pubblicato in: AltroBlog 0
Trasformare felicità ed avversità nel sentiero spirituale

di Jigme Tenpe Nyima, Terzo Dodrupchen Rinpoche

Omaggio: O Nobile Avalokiteshvara, che sempre ti rallegri per la felicità altrui, che sei
profondamente rattristato dall’altrui sofferenza, che hai perfettamente realizzato le qualità della
grande compassione, e che ti sei liberato da ogni gioia e ogni dolore. mi prostro a te, ricordando
le tue virtù; qui spiegherò alcuni insegnamenti essenziali sulla trasformazione di felicità e
avversità nel sentiero spirituale, poiché questi costituiscono uno strumento fondamentale per tutti
gli esseri spiritualmente realizzati e, in questo mondo, possiedono un valore inestimabile.

COME TRASFORMARE LE AVVERSITÀ NEL SENTIERO SPIRITUALE PER MEZZO DELLA VERITÀ RELATIVA

Quando siete afflitti a causa di esseri senzienti o per qualsiasi altra causa, se abituate la vostra
mente a soffermarsi esclusivamente sulla sofferenza, anche le circostanze più insignificanti
diventeranno fonte di grande stress. Questo dipende dal fatto che qualsiasi atteggiamento coltiviate
nei confronti della felicità e delle avversità, tenderà per sua natura a diventare sempre più forte.
Quindi, con la crescita graduale della forza dell’abitudine, tutto ciò che appare finirà per
condurre potenzialmente alla sofferenza e non resterà più alcuno spazio per la felicità.

Quando non ci si rende conto che tutto ciò è dovuto alle proprie abitudini mentali, si finisce per
attribuire ogni colpa alle circostanze esterne e, in questo modo, le fiamme della rabbia, delle
azioni nocive, della sofferenza e così via si propagano all’infinito. Così le apparenze sorgono
come nemiche. Le ragioni per cui gli esseri senzienti di questa epoca di degenerazione sono così
afflitti dalla sofferenza, risiedono nella nostra stessa capacità interiore di discernimento; di
conseguenza questo punto richiede una comprensione molto precisa. Il vero senso del non essere
tormentati dagli ostacoli creati da nemici, malattie, spiriti malevoli e così via non è che si
sradichino le malattie e così via, o si impedisca loro di sorgere nel futuro. Piuttosto, significa
che tutte queste circostanze non sono più capaci di sorgere come ostacoli sul sentiero spirituale.

Affinché questo possa verificarsi, bisogna 1) eliminare l’atteggiamento di rifiuto nei confronti
delle avversità e 2) far sorgere uno stato d’animo ben disposto verso le avversità. Eliminare
l’atteggiamento di rifiuto nei confronti delle avversità

Ripetutamente, impegnatevi a riconoscere l’insensatezza e la natura controproducente di tutta
l’ansia e l’infelicità che sperimentate considerando le difficoltà come qualcosa di negativo.
Piuttosto trasformate in abitudine questo potente modo di pensare: “Da ora in avanti, qualunque tipo
di avversità possa manifestarsi, io non mi perderò d’animo”. Praticate in questo modo, coltivando
un grande coraggio.

L’insensatezza dell’avversione nei riguardi delle difficoltà

Se esiste un rimedio, qualcosa che possa risolvere la situazione difficile, allora non c’è nessun
bisogno di disperarsi; se non esistono rimedi, è altrettanto inutile diventare infelici.

La natura controproducente di questa avversione Se non si reagisce con ansia e infelicità, grazie
alla forza della propria mente, sarà sempre più facile affrontare anche le situazioni più avverse
come se fossero leggere, inconsistenti come batuffoli di cotone. Viceversa, se si reagisce con ansia
e infelicità, si diventerà sempre più sopraffatti dal peso della sofferenza, perfino di fronte a
difficoltà trascurabili.

Per esempio, se immaginate di fronte a voi una donna o un uomo molto attraenti e vi sforzate di
eliminare ogni desiderio, è difficile che ci riusciate. Allo stesso modo, se vi lasciate
completamente assorbire dagli aspetti spiacevoli di una situazione avversa, difficilmente riuscirete
a sviluppare un certo grado di forza interiore. Quindi, come è spiegato nelle istruzioni sul
sorvegliare le porte dei sensi, quando si incontrano circostanze avverse non bisogna lasciarsi
assorbire dalle loro caratteristiche; piuttosto, abituatevi a porre la mente nel suo stato naturale
e lasciate che apprenda la propria natura.

Far sorgere uno stato d’animo ben disposto verso le avversità

Coltivate uno stato d’animo gioioso considerando ogni difficoltà come un aiuto sul sentiero
spirituale. Inoltre, se non avete una pratica individuale da applicare a qualunque tipo di
circostanza sfavorevole, in accordo con quelle che sono le vostre tendenze e capacità mentali, non
servirà a molto una pura e semplice comprensione teorica; in questo caso finireste per ripetere a
voi stessi: “In generale, se si è abili, è possibile ottenere diversi benefici dalle circostanze
sfavorevoli”. Ma questo ricorda molto il proverbio: “Fra il dire e il fare c’è di mezzo il mare”.
Così è difficile avere effettivamente successo in questa pratica; fra l’intenzione e la meta c’è una
distanza grande quanto il mare.

Le avversità aiutano ad addestrare la mente nella disillusione verso il samsara Siate certi che,
fino a quando continuerete a vagare nel ciclo delle esistenze, senza libertà né autocontrollo, il
manifestarsi di circostanze sfavorevoli non è qualcosa di imprevedibile o ingiusto; è invece la
natura stessa del ciclo delle esistenze. Inoltre, se ci ostiniamo a considerare insopportabili
perfino le trascurabili difficoltà che incontriamo di tanto in tanto in questa condizione di
esistenza fortunata, figuriamoci cosa dovremmo pensare dell’immensa sofferenza dei reami inferiori.
Sviluppate un forte senso di disillusione, pensando:

“Alas! Il ciclo delle esistenze è un oceano senza fondo e senza fine di sofferenze!” e dirigete la
vostra attenzione verso la liberazione.

Le avversità aiutano ad addestrarsi nel Rifugio

Prendete rifugio riflettendo con profonda convinzione: “L’unico infallibile rifugio da questo dolore
e questa paura, in tutte le mie vite, sono i Tre Gioielli. Dunque, qualunque cosa accada, d’ora in
poi mi affiderò soltanto a loro e non li abbandonerò per nessuna ragione”. Le avversità aiutano ad
allontanare l’arroganza

Tenendo a mente la vostra mancanza di libertà e autocontrollo, già menzionata prima, e la vostra
incapacità di sfuggire al controllo delle circostanze sfavorevoli, sopprimete sia il nemico
dell’orgoglio, che distrugge ogni fortuna, sia l’abitudine malsana di disprezzare gli altri. Le
avversità aiutano a purificare le azioni nocive

Pensate: “Questa circostanza sfavorevole, e altre difficoltà molto più gravi di questa, sono
soltanto le conseguenze di precedenti azioni nocive” e riflettete a fondo sui seguenti quattro
punti:

1) ogni azione dà luogo agli effetti ad essa corrispondenti;

2) gli effetti delle azioni tendono a moltiplicarsi;

3) è impossibile sperimentare gli effetti di azioni che non sono state commesse;

4) le azioni commesse producono invariabilmente effetti. Dunque ricordate a voi stessi: “Se non
voglio incontrare circostanze avverse, devo evitare le loro cause, cioè le azioni nocive”; usando i
quattro poteri oppositori, riconoscete le negatività che avete già commesso e impegnatevi ad
evitarle in futuro.

Le avversità aiutano ad attirare la virtù

Riflettete a lungo: “Se veramente desidero la felicità, che è il contrario dell’avversità, devo
impegnarmi a crearne la causa, cioè la virtù”; in ogni modo possibile, fate del vostro meglio per
progredire nella direzione della virtù.

Le avversità aiutano ad addestrarsi nella compassione

Riflettete sul fatto che gli altri esseri senzienti – proprio come voi – sono tormentati da sventure
simili alle vostre, o addirittura molto più gravi, e addestratevi a pensare: “Possano anche loro
essere liberi da ogni avversità!”. Questo sarà anche di stimolo e aiuto a coltivare l’amore verso
coloro che sono privi della felicità.

Le avversità aiutano a coltivare l’attitudine a prendersi cura degli altri più di se stessi
Coltivate questa attitudine: “La ragione per cui sono privo di libertà e controllo nei riguardi
delle circostanze avverse, è che ho sempre avuto un atteggiamento egocentrico; da ora in poi mi
dedicherò esclusivamente all’attitudine di prendere a cuore gli altri, che è la causa di ogni
felicità e buona fortuna”.

Quando ci si incontra faccia a faccia con una sventura, è difficile ricordarsi di mettere in pratica
questi insegnamenti; perciò è di fondamentale importanza familiarizzarsi con queste pratiche prima,
dando la precedenza a quelle di cui si ha un’esperienza più intensa. Non basta far sì che le
avversità si trasformino in aiuto o sostegno per la propria pratica spirituale.

E’ essenziale, invece, coltivare un forte e costante senso di felicità, derivante dal riconoscere
chiaramente quanto sta accadendo. Quindi, ogniqualvolta mettete in pratica i metodi che sono stati
appena spiegati, pensate in questo modo:

“Questa situazione sfavorevole mi sarà di grandissimo aiuto nello sperimentare le immense gioie
delle condizioni elevate che conducono alla liberazione, così difficili da raggiungere. In questo
modo la mia sofferenza, anche se è molto seria, è estremamente gradevole, come se fosse ladu” (un
tipo di carne molto saporita dal gusto sia dolce che piccante). Riflettete su questi punti più e più
volte, con grande cura, e abituatevi a far sorgere uno stato d’animo ben disposto verso le
avversità. Se praticate in questo modo, il vostro senso di benessere mentale, divenuto costante e
predominante, renderà il dolore fisico impercettibile. L’incapacità del dolore fisico di disturbare
la mente è il criterio che rende possibile sconfiggere la malattia per mezzo della forza interiore;
ciò suggerisce che lo stesso criterio rende possibile sconfiggere anche i nemici, gli spiriti
malevoli e così via.

Come spiegato in precedenza, capovolgere la tendenza all’antipatia nei riguardi delle avversità è
ciò che trasforma le difficoltà nel sentiero spirituale stesso. Fintantoché la mente è turbata
dall’ansia e dalla disperazione, è impossibile che si riesca a portare le avversità nel sentiero.

Inoltre, se vi addestrate a portare veramente le avversità nel sentiero, incontrerete dei benefici
senza precedenti, perché potrete verificare da soli quanto le difficoltà siano in grado di
rinforzare la pratica spirituale; il vostro senso di benessere continuerà a crescere sempre più. Si
dice: “Iniziando a praticare con le difficoltà più leggere, si acquisteranno capacità sempre
maggiori; così si riuscirà finalmente a praticare anche in presenza di enormi avversità”. Questo è
il giusto modo di procedere, perché è difficile riuscire a fare esperienza di qualcosa che va al di
là delle proprie capacità.

Fra una sessione di meditazione e l’altra, pregate la vostra guida spirituale e i Tre Gioielli
affinché le avversità possano sorgere come sentiero spirituale. Quando la vostra mente avrà
raggiunto un certo grado di forza interiore, fate offerte ai Tre Gioielli e agli altri esseri,
supplicando: “Allo scopo di rinforzare la mia pratica spirituale, fate sì che possano nascere
circostanze sfavorevoli!”. Così facendo, mantenete in ogni momento uno stato d’animo gioioso.

Quando iniziate a praticare, è molto utile meditare lontano da ogni distrazione, perché altrimenti:
1) correte il rischio di essere influenzati dalle cattive compagnie, che vi domanderanno “come fai a
sopportare questa situazione, questa offesa, questa aggressione?”; 2) preoccuparvi di nemici,
parenti e proprietà annebbierà la vostra consapevolezza – e la disturberà in modo incontrollabile
facendovi scivolare nelle cattive abitudini; 3) inoltre sarete trascinati alla deriva da un’infinità
di situazioni piene di distrazioni.

In solitudine la vostra consapevolezza diventerà estremamente chiara grazie all’assenza di questi
fattori, rendendo facile applicare la mente alla vostra pratica. Si dice che sia proprio questa la
ragione per cui i praticanti del Chöd, quando si allenano nella soppressione delle avversità,
all’inizio non applicano l’addestramento ai danni causati da esseri umani, in situazioni piene di
distrazioni; si concentrano invece sulle manifestazioni illusorie di dei e demoni, in luoghi
selvaggi e solitari come i cimiteri.

Per riassumere: allo scopo non solo di impedire che le circostanze sfavorevoli e avversità
affliggano la vostra mente, ma per far sì che queste suscitino un senso di gioia, dovete abbandonare
i sentimenti di avversione verso gli ostacoli sia esterni che interiori – siano essi malattie,
nemici, spiriti, pettegolezzi e così via. Allenatevi a considerare ogni cosa come gradevole. Per far
sì che questo possa accadere non dovete più vedere nelle situazioni sfavorevoli qualcosa di
sbagliato, ma sforzarvi in ogni modo di considerarle positive. Poiché ciò che rende le situazioni
gradevoli o sgradevoli è il modo in cui la nostra mente le percepisce. Per esempio quelli che
riflettono a lungo sui pericoli derivanti dalle preoccupazioni e dalle gratificazioni mondane, sono
sinceramente disturbati dalla presenza di persone ossequienti o divertimenti superficiali; mentre
quelli che amano i divertimenti mondani cercano di averne sempre più.

Praticando in questo modo diventerete gentili, coraggiosi e sarete sempre a vostro agio; non ci
saranno ostacoli alla vostra pratica spirituale; tutte le circostanze sfavorevoli sorgeranno come
meravigliose e di buon auspicio; e la vostra mente sarà continuamente appagata, con la gioia della
serenità. Per seguire il sentiero spirituale in un’epoca di degenerazione, una corazza come questa è
indispensabile.

Conseguentemente, poiché sarete liberi dall’ansia e dall’infelicità, anche gli altri tipi di
sofferenza svaniranno, come armi che cadono dalle mani di soldati sconfitti; e perfino le malattie e
così via tenderanno a scomparire da se stesse. Possiamo imparare dai grandi esseri realizzati del
passato, che affermano: “Se, qualsiasi cosa accada, non reagite con ansia e stress ed evitate di
soccombere all’infelicità, la vostra mente non sarà mai più tormentata da nulla. Quando la mente
rimane indisturbata, anche il sistema nervoso non è disturbato; grazie a ciò gli altri elementi del
corpo non vanno incontro a squilibri e, di conseguenza, la mente non è più afflitta e il circolo
virtuoso della gioia e del benessere si alimenta da sé”.

Si dice anche: “Proprio come gli uccelli trovano una preda facile nei cavalli e nei muli che hanno
ferite aperte sulla schiena, così gli spiriti malevoli trovano un facile bersaglio nei paurosi; ma
per loro è difficile avere la meglio su individui dal carattere solido”. I saggi, dunque, sono
consapevoli che ogni felicità e avversità dipende dalla mente, e ricercano la felicità al proprio
interno. Poiché tutti abbiamo al nostro interno le cause della perfetta felicità, non occorre
affidarsi a cose, persone e situazioni esterne. In questo modo i saggi sono immuni da qualsiasi
danno arrecato da esseri senzienti o altro, e questo rimane vero perfino al momento della morte.
Essi sono sempre liberi.

È così che i bodhisattva raggiungono il cosiddetto “samadhi in cui tutti i fenomeni sono permeati di
gioia”. Eppure gli sciocchi continuano a correre dietro a cose e situazioni esterne, nella speranza
di trovarvi della felicità; inevitabilmente, qualsiasi felicità riescano a ottenere – sia essa
piccola o grande – si risolve alla fine come nel famoso detto: “Fermati, non puoi farci nulla: ti si
sono impigliati i capelli fra i rami di un albero!”1. Vanno semplicemente incontro a un fallimento
dopo l’altro: niente funziona, non riescono a creare le cause, oppure le cose si verificano ma in
maniera sproporzionata e così via.

Nemici, ladri e malintenzionati hanno le più ampie opportunità di danneggiarli e anche il più
piccolo accenno di critica li separa da ogni felicità. Per quanto un corvo possa adottare un cuculo
e prendersene cura, il piccolo cuculo non diventerà mai un corvo. Allo stesso modo, poiché la mente
degli sciocchi non acquista mai forza interiore, non incontrano nient’altro che stanchezza per via
degli esseri divini, afflizione 1 Proverbio tibetano; il senso è più o meno: “Più ci provi, meno hai
probabilità di riuscirci”. 6 per via degli spiriti e sofferenza per se stessi. Queste parole di
consiglio sono la quintessenza, che riassume cento istruzioni fondamentali in una sola.

Esistono molti altri tipi di pratiche basate sul seguire il sentiero spirituale accettando di buon
grado le difficoltà, e altri tipi di istruzioni – come quelle contenute negli insegnamenti Shi-jè –
per portare le malattie e le influenze nocive sul sentiero. Ma qui ho offerto un’esposizione
generale facilmente comprensibile sull’accettare le avversità, basata sui trattati del nobile
Shantideva e dei suoi saggi discepoli.

COME TRASFORMARE LE AVVERSITÀ NEL SENTIERO SPIRITUALE PER MEZZO DELLA VERITÀ ASSOLUTA

Grazie agli strumenti forniti da speciali sequenze di ragionamento, come il rifiutare i “quattro
punti di vista estremi sul sorgere dei fenomeni”, la mente viene condotta alla suprema pace della
vacuità e dimora in questa condizione, nella natura della realtà in cui non esistono circostanze
sfavorevoli né avversità – e neppure i nomi di queste. Anche quando si emerge da questo stato, le
avversità non appaiono più alla mente nel modo in cui sarebbero apparse prima, cioè suscitando
paura, disperazione e così via. Invece, le circostanze sfavorevoli vengono superate considerandole
una pura e semplice collezione di parole e pensieri. Mi astengo da ulteriori elaborazioni.

COME TRASFORMARE LA FELICITÀ NEL SENTIERO SPIRITUALE PER MEZZO DELLA VERITÀ RELATIVA

Se vi lasciate cadere sotto il controllo della felicità e delle condizioni oggettive che la
producono, si moltiplicheranno in voi l’orgoglio, l’arroganza e l’autocompiacimento – creando
ostacoli al vostro sentiero spirituale. È difficile non soccombere alla loro influenza perché, come
diceva Padampa Sangye: “La gente è in grado di affrontare molte difficoltà, ma è incapace di
resistere a un po’ di felicità”.

Perciò riflettete sulla felicità e le sue cause da diversi punti di vista, considerandole
impermanenti e insoddisfacenti, e coltivate un forte senso di disillusione. Cercate di distogliere
la vostra mente dalle distrazioni superficiali, pensando: “Tutti i piaceri di questo mondo sono
insignificanti, futili e accompagnati da infiniti problemi. Nonostante ciò, alcuni di questi hanno
delle qualità positive. P

er esempio, il Buddha ha detto che è estremamente difficile raggiungere l’illuminazione per coloro
le cui libertà e opportunità sono limitate dalla sofferenza; mentre le persone felici ottengono
l’illuminazione con grande agio. Il fatto che io abbia l’opportunità di praticare il Dharma in
questo stato di felicità è un’immensa fortuna! Proprio adesso, quindi, mi impegnerò con ogni mezzo a
trasformare la mia felicità nel Dharma; e poiché il Dharma, a sua volta, fa crescere sempre più la
felicità, praticherò facendo in modo che il Dharma e la felicità si completino l’uno con l’altra. In
caso contrario mi ritroverò al punto di partenza senza aver ottenuto nulla, come quando si cerca di
far bollire l’acqua in un recipiente di legno”. Cercate di realizzare questo punto essenziale,
integrando abilmente tutta la felicità di cui fate esperienza col Dharma. Questo è il messaggio
della Preziosa ghirlanda (di Nagarjuna).

Inoltre se siete felici ma mancate di rendervene conto, non sarete capaci di integrare questa
situazione nella vostra pratica del Dharma. Quindi per evitare di dedicare tutta la vita a una
miriade di attività e preoccupazioni, tendenti solo alla ricerca di un po’ di piacere momentaneo,
riconoscete i momenti gradevoli come gradevoli e ricercate il nettare dell’appagamento.

Ci sono altre pratiche che insegnano a portare la felicità nel sentiero spirituale, basate sul
ricordare la gentilezza dei Tre Gioielli e sul coltivare la motivazione altruistica, ma questo per
ora è sufficiente.

Fate ricorso alla solitudine e addestratevi in pratiche sia di accumulazione (di meriti e saggezza)
che di purificazione. La stessa cosa si applica anche al portare le avversità sul sentiero
spirituale.

Condividi:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *