Trasformare felicità ed avversità nel Sentiero Spirituale

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Trasformare felicità ed avversità nel Sentiero Spirituale

di Jigme Tenpe Nyima, Terzo Dodrupchen Rinpoche

Omaggio:

O Nobile Avalokiteshvara,
che sempre ti rallegri per la felicità altrui,
che sei profondamente rattristato dall’altrui sofferenza,
che hai perfettamente realizzato le qualità della grande compassione,
e che ti sei liberato da ogni gioia e ogni dolore…
mi prostro a te, ricordando le tue virtù; qui spiegherò alcuni insegnamenti
essenziali sulla trasformazione di felicità e avversità nel sentiero
spirituale, poiché questi costituiscono uno strumento fondamentale per
tutti gli esseri spiritualmente realizzati e, in questo mondo,
possiedono un valore inestimabile.

Quando siete afflitti a causa di esseri senzienti o per qualsiasi
altra causa, se abituate la vostra mente a soffermarsi esclusivamente
sulla sofferenza, anche le circostanze più insignificanti diventeranno
fonte di grande stress. Questo dipende dal fatto che qualsiasi
atteggiamento coltiviate nei confronti della felicità e delle
avversità, tenderà per sua natura a diventare sempre più forte.
Quindi, con la crescita graduale della forza dell’abitudine, tutto ciò
che appare finirà per condurre potenzialmente alla sofferenza e non
resterà più alcuno spazio per la felicità.

Quando non ci si rende conto che tutto ciò è dovuto alle proprie
abitudini mentali, si finisce per attribuire ogni colpa alle
circostanze esterne e, in questo modo, le fiamme della rabbia, delle
azioni nocive, della sofferenza e così via si propagano all’infinito.
Così le apparenze sorgono come nemiche. Le ragioni per cui gli esseri
senzienti di questa epoca di degenerazione sono così afflitti dalla
sofferenza, risiedono nella nostra stessa capacità interiore di
discernimento; di conseguenza questo punto richiede una comprensione
molto precisa.

Il vero senso del non essere tormentati dagli ostacoli creati da
nemici, malattie, spiriti malevoli e così via non è che si sradichino
le malattie e così via, o si impedisca loro di sorgere nel futuro.
Piuttosto, significa che tutte queste circostanze non sono più capaci
di sorgere come ostacoli sul sentiero spirituale.

Affinché questo possa verificarsi, bisogna 1) eliminare
l’atteggiamento di rifiuto nei confronti delle avversità e 2) far
sorgere uno stato d’animo ben disposto verso le avversità.

– Eliminare l’atteggiamento di rifiuto nei confronti delle avversità –

Ripetutamente, impegnatevi a riconoscere l’insensatezza e la natura
controproducente di tutta l’ansia e l’infelicità che sperimentate
considerando le difficoltà come qualcosa di negativo. Piuttosto
trasformate in abitudine questo potente modo di pensare: “Da ora in
avanti, qualunque tipo di avversità possa manifestarsi, io non mi
perderò d’animo”. Praticate in questo modo, coltivando un grande
coraggio.

– L’insensatezza dell’avversione nei riguardi delle difficoltà –

Se esiste un rimedio, qualcosa che possa risolvere la situazione
difficile, allora non c’è nessun bisogno di disperarsi; se non
esistono rimedi, è altrettanto inutile diventare infelici.

– La natura controproducente di questa avversione –

Se non si reagisce con ansia e infelicità, grazie alla forza della
propria mente, sarà sempre più facile affrontare anche le situazioni
più avverse come se fossero leggere, inconsistenti come batuffoli di
cotone. Viceversa, se si reagisce con ansia e infelicità, si diventerà
sempre più sopraffatti dal peso della sofferenza, perfino di fronte a
difficoltà trascurabili.

Per esempio, se immaginate di fronte a voi una donna o un uomo molto
attraenti e vi sforzate di eliminare ogni desiderio, è difficile che
ci riusciate. Allo stesso modo, se vi lasciate completamente assorbire
dagli aspetti spiacevoli di una situazione avversa, difficilmente
riuscirete a sviluppare un certo grado di forza interiore. Quindi,
come è spiegato nelle istruzioni sul sorvegliare le porte dei sensi,
quando si incontrano circostanze avverse non bisogna lasciarsi
assorbire dalle loro caratteristiche; piuttosto, abituatevi a porre la
mente nel suo stato naturale e lasciate che apprenda la propria
natura.

– Far sorgere uno stato d’animo ben disposto verso le avversità –

Coltivate uno stato d’animo gioioso considerando ogni difficoltà come
un aiuto sul sentiero spirituale. Inoltre, se non avete una pratica
individuale da applicare a qualunque tipo di circostanza sfavorevole,
in accordo con quelle che sono le vostre tendenze e capacità mentali,
non servirà a molto una pura e semplice comprensione teorica; in
questo caso finireste per ripetere a voi stessi: “In generale, se si è
abili, è possibile ottenere diversi benefici dalle circostanze
sfavorevoli”. Ma questo ricorda molto il proverbio: “Fra il dire e il
fare c’è di mezzo il mare”. Così è difficile avere effettivamente
successo in questa pratica; fra l’intenzione e la meta c’è una
distanza grande quanto il mare.

– Le avversità aiutano ad addestrare la mente nella disillusione verso
il samsara –

Siate certi che, fino a quando continuerete a vagare nel ciclo delle
esistenze, senza libertà né autocontrollo, il manifestarsi di
circostanze sfavorevoli non è qualcosa di imprevedibile o ingiusto; è
invece la natura stessa del ciclo delle esistenze. Inoltre, se ci
ostiniamo a considerare insopportabili perfino le trascurabili
difficoltà che incontriamo di tanto in tanto in questa condizione di
esistenza fortunata, figuriamoci cosa dovremmo pensare dell’immensa
sofferenza dei reami inferiori. Sviluppate un forte senso di
disillusione, pensando: “Alas! Il ciclo delle esistenze è un oceano
senza fondo e senza fine di sofferenze!” e dirigete la vostra
attenzione verso la liberazione.

– Le avversità aiutano ad addestrarsi nel Rifugio –

Prendete rifugio riflettendo con profonda convinzione: “L’unico
infallibile rifugio da questo dolore e questa paura, in tutte le mie
vite, sono i Tre Gioielli. Dunque, qualunque cosa accada, d’ora in poi
mi affiderò soltanto a loro e non li abbandonerò per nessuna ragione”.

– Le avversità aiutano ad allontanare l’arroganza –

Tenendo a mente la vostra mancanza di libertà e autocontrollo, già
menzionata prima, e la vostra incapacità di sfuggire al controllo
delle circostanze sfavorevoli, sopprimete sia il nemico dell’orgoglio,
che distrugge ogni fortuna, sia l’abitudine malsana di disprezzare gli
altri.

– Le avversità aiutano a purificare le azioni nocive –

Pensate: “Questa circostanza sfavorevole, e altre difficoltà molto più
gravi di questa, sono soltanto le conseguenze di precedenti azioni
nocive” e riflettete a fondo sui seguenti quattro punti: 1) ogni
azione dà luogo agli effetti ad essa corrispondenti; 2) gli effetti
delle azioni tendono a moltiplicarsi; 3) è impossibile sperimentare
gli effetti di azioni che non sono state commesse; 4) le azioni
commesse producono invariabilmente effetti. Dunque ricordate a voi
stessi: “Se non voglio incontrare circostanze avverse, devo evitare le
loro cause, cioè le
azioni nocive”; usando i quattro poteri oppositori, riconoscete le
negatività che avete già commesso e impegnatevi ad evitarle in futuro.

– Le avversità aiutano ad attirare la virtù –

Riflettete a lungo: “Se veramente desidero la felicità, che è il
contrario dell’avversità, devo impegnarmi a crearne la causa, cioè la
virtù”; in ogni modo possibile, fate del vostro meglio per progredire
nella direzione della virtù.

– Le avversità aiutano ad addestrarsi nella compassione –

Riflettete sul fatto che gli altri esseri senzienti – proprio come voi
– sono tormentati da sventure simili alle vostre, o addirittura molto
più gravi, e addestratevi a pensare: “Possano anche loro essere liberi
da ogni avversità!”. Questo sarà anche di stimolo e aiuto a coltivare
l’amore verso coloro che sono privi della felicità.

– Le avversità aiutano a coltivare l’attitudine a prendersi cura degli
altri più di se stessi –

Coltivate questa attitudine: “La ragione per cui sono privo di libertà
e controllo nei riguardi delle circostanze avverse, è che ho sempre
avuto un atteggiamento egocentrico; da ora in poi mi dedicherò
esclusivamente all’attitudine di prendere a cuore gli altri, che è la
causa di ogni felicità e buona fortuna”.

Quando ci si incontra faccia a faccia con una sventura, è difficile
ricordarsi di mettere in pratica questi insegnamenti; perciò è di
fondamentale importanza familiarizzarsi con queste pratiche prima,
dando la precedenza a quelle di cui si ha un’esperienza più intensa.

Non basta far sì che le avversità si trasformino in aiuto o sostegno
per la propria pratica spirituale. E’ essenziale, invece, coltivare un
forte e costante senso di felicità, derivante dal riconoscere
chiaramente quanto sta accadendo. Quindi, ogniqualvolta mettete in
pratica i metodi che sono stati appena spiegati, pensate in questo
modo: “Questa situazione sfavorevole mi sarà di grandissimo aiuto
nello sperimentare le immense gioie delle condizioni elevate che
conducono alla liberazione, così difficili da raggiungere. In questo
modo la mia sofferenza, anche se è molto seria, è estremamente
gradevole, come se fosse ladu” (un tipo di carne molto saporita dal
gusto sia dolce che piccante). Riflettete su questi punti più e più
volte, con grande cura, e abituatevi a far sorgere uno stato d’animo
ben disposto verso le avversità.

Se praticate in questo modo, il vostro senso di benessere mentale,
divenuto costante e predominante, renderà il dolore fisico
impercettibile. L’incapacità del dolore fisico di disturbare la mente
è il criterio che rende possibile sconfiggere la malattia per mezzo
della forza interiore; ciò suggerisce che lo stesso criterio rende
possibile sconfiggere anche i nemici, gli spiriti malevoli e così via.

Come spiegato in precedenza, capovolgere la tendenza all’antipatia nei
riguardi delle avversità è ciò che trasforma le difficoltà nel
sentiero spirituale stesso. Fintantoché la mente è turbata dall’ansia
e dalla disperazione, è impossibile che si riesca a portare le
avversità nel sentiero.

Inoltre, se vi addestrate a portare veramente le avversità nel
sentiero, incontrerete dei benefici senza precedenti, perché potrete
verificare da soli quanto le difficoltà siano in grado di rinforzare
la pratica spirituale; il vostro senso di benessere continuerà a
crescere sempre più.

Si dice: “Iniziando a praticare con le difficoltà più leggere, si
acquisteranno capacità sempre maggiori; così si riuscirà finalmente a
praticare anche in presenza di enormi avversità”. Questo è il giusto
modo di procedere, perché è difficile riuscire a fare esperienza di
qualcosa che va al di là delle proprie capacità.

Fra una sessione di meditazione e l’altra, pregate la vostra guida
spirituale e i Tre Gioielli affinché le avversità possano sorgere come
sentiero spirituale. Quando la vostra mente avrà raggiunto un certo
grado di forza interiore, fate offerte ai Tre Gioielli e agli altri
esseri, supplicando: “Allo scopo di rinforzare la mia pratica
spirituale, fate sì che possano nascere circostanze sfavorevoli!”.
Così facendo, mantenete in ogni momento uno stato d’animo gioioso.

Quando iniziate a praticare, è molto utile meditare lontano da ogni
distrazione, perché altrimenti: 1) correte il rischio di essere
influenzati dalle cattive compagnie, che vi domanderanno “come fai a
sopportare questa situazione, questa offesa, questa aggressione?”; 2)
preoccuparvi di nemici, parenti e proprietà annebbierà la vostra
consapevolezza – e la disturberà in modo incontrollabile facendovi
scivolare nelle cattive abitudini; 3) inoltre sarete trascinati alla
deriva da un’infinità di situazioni piene di distrazioni.

In solitudine la vostra consapevolezza diventerà estremamente chiara
grazie all’assenza di questi fattori, rendendo facile applicare la
mente alla vostra pratica. Si dice che sia proprio questa la ragione
per cui i praticanti del Chòd, quando si allenano nella soppressione
delle avversità, all’inizio non applicano l’addestramento ai danni
causati da esseri umani, in situazioni piene di distrazioni; si
concentrano invece sulle manifestazioni illusorie di dei e demoni, in
luoghi selvaggi e solitari come i cimiteri.

Per riassumere: allo scopo non solo di impedire che le circostanze
sfavorevoli e avversità affliggano la vostra mente, ma per far sì che
queste suscitino un senso di gioia, dovete abbandonare i sentimenti di
avversione verso gli ostacoli sia esterni che interiori ­ siano essi
malattie, nemici, spiriti, pettegolezzi e così via. Allenatevi a
considerare ogni cosa come gradevole. Per far sì che questo possa
accadere non dovete più vedere nelle situazioni sfavorevoli qualcosa
di sbagliato, ma sforzarvi in ogni modo di considerarle positive.
Poiché ciò che rende le situazioni gradevoli o sgradevoli è il modo in
cui la nostra mente le percepisce. Per esempio quelli che riflettono a
lungo sui pericoli derivanti dalle preoccupazioni e dalle
gratificazioni mondane, sono sinceramente disturbati dalla presenza di
persone ossequienti o divertimenti superficiali; mentre quelli che
amano i divertimenti mondani cercano di averne sempre più.

Praticando in questo modo diventerete gentili, coraggiosi e sarete
sempre a vostro agio; non ci saranno ostacoli alla vostra pratica
spirituale; tutte le circostanze sfavorevoli sorgeranno come
meravigliose e di buon auspicio; e la vostra mente sarà continuamente
appagata, con la gioia della serenità. Per seguire il sentiero
spirituale in un’epoca di degenerazione, una corazza come questa è
indispensabile.

Conseguentemente, poiché sarete liberi dall’ansia e dall’infelicità,
anche gli altri tipi di sofferenza svaniranno, come armi che cadono
dalle mani di soldati sconfitti; e perfino le malattie e così via
tenderanno a scomparire da se stesse. Possiamo imparare dai grandi
esseri realizzati del passato, che affermano: “Se, qualsiasi cosa
accada, non reagite con ansia e stress ed evitate di soccombere
all’infelicità, la vostra mente non sarà mai più tormentata da nulla.
Quando la mente rimane indisturbata, anche il sistema nervoso non è
disturbato; grazie a ciò gli altri elementi del corpo non vanno
incontro a squilibri e, di conseguenza, la mente non è più afflitta e
il circolo virtuoso della gioia e del benessere si alimenta da sé”.

Si dice anche: “Proprio come gli uccelli trovano una preda facile nei
cavalli e nei muli che hanno ferite aperte sulla schiena, così gli
spiriti malevoli trovano un facile bersaglio nei paurosi; ma per loro
è difficile avere la meglio su individui dal carattere solido”.

I saggi, dunque, sono consapevoli che ogni felicità e avversità
dipende dalla mente, e ricercano la felicità al proprio interno.
Poiché tutti abbiamo al nostro interno le cause della perfetta
felicità, non occorre affidarsi a cose, persone e situazioni esterne.
In questo modo i saggi sono immuni da qualsiasi danno arrecato da
esseri senzienti o altro, e questo rimane vero perfino al momento
della morte. Essi sono sempre liberi.

È così che i bodhisattva raggiungono il cosiddetto “samadhi in cui
tutti i fenomeni sono permeati di gioia”. Eppure gli sciocchi
continuano a correre dietro a cose e situazioni esterne, nella
speranza di trovarvi della felicità; inevitabilmente, qualsiasi
felicità riescano a ottenere ­ sia essa piccola o grande – si risolve
alla fine come nel famoso detto: “Fermati, non puoi farci nulla: ti si
sono impigliati i capelli fra i rami di un alberori. Vanno
semplicemente incontro a un fallimento dopo l’altro: niente funziona,
non riescono a creare le cause, oppure le cose si verificano ma in
maniera sproporzionata e così via. Nemici, ladri e malintenzionati
hanno le più ampie opportunità di danneggiarli e anche il più piccolo
accenno di critica li separa da ogni felicità. Per quanto un corvo
possa adottare un cuculo e prendersene cura, il piccolo cuculo non
diventerà mai un corvo. Allo stesso modo, poiché la mente degli
sciocchi non acquista mai forza interiore, non incontrano nient’altro
che stanchezza per via degli esseri divini, afflizione per via degli
spiriti e sofferenza per se stessi. Queste parole di consiglio sono la
quintessenza, che riassume cento istruzioni fondamentali in una sola.

Esistono molti altri tipi di pratiche basate sul seguire il sentiero
spirituale accettando di buon grado le difficoltà, e altri tipi di
istruzioni – come quelle contenute negli insegnamenti Shi-jè – per
portare le malattie e le influenze nocive sul sentiero. Ma qui ho
offerto un’esposizione generale facilmente comprensibile
sull’accettare le avversità, basata sui trattati del nobile Shantideva
e dei suoi saggi discepoli.

Grazie agli strumenti forniti da speciali sequenze di ragionamento,
come il rifiutare i “quattro punti di vista estremi sul sorgere dei
fenomeni”, la mente viene condotta alla suprema pace della vacuità e
dimora in questa condizione, nella natura della realtà in cui non
esistono circostanze sfavorevoli né avversità – e neppure i nomi di
queste. Anche quando si emerge da questo stato, le avversità non
appaiono più alla mente nel modo in cui sarebbero apparse prima, cioè
suscitando paura, disperazione e così via. Invece, le circostanze
sfavorevoli vengono superate considerandole una pura e semplice
collezione di parole e pensieri. Mi astengo da ulteriori elaborazioni.

Se vi lasciate cadere sotto il controllo della felicità e delle
condizioni oggettive che la producono, si moltiplicheranno in voi
l’orgoglio, l’arroganza e l’autocompiacimento – creando ostacoli al
vostro sentiero spirituale. È difficile non soccombere alla loro
influenza perché, come diceva Padampa Sangye: “La gente è in grado di
affrontare molte difficoltà, ma è incapace di resistere a un po’ di
felicità”.

Perciò riflettete sulla felicità e le sue cause da diversi punti di
vista, considerandole impermanenti e insoddisfacenti, e coltivate un
forte senso di disillusione. Cercate di distogliere la vostra mente
dalle distrazioni superficiali, pensando: “Tutti i piaceri di questo
mondo sono insignificanti, futili e accompagnati da infiniti problemi.
Nonostante ciò, alcuni di questi hanno delle qualità positive. Per
esempio, il Buddha ha detto che è estremamente difficile raggiungere
l’illuminazione per coloro le cui libertà e opportunità sono limitate
dalla sofferenza; mentre le persone felici ottengono l’illuminazione
con grande agio. Il fatto che io abbia l’opportunità di praticare il
Dharma in questo stato di felicità è un’immensa fortuna! Proprio
adesso, quindi, mi impegnerò con ogni mezzo a trasformare la mia
felicità nel Dharma; e poiché il Dharma, a sua volta, fa crescere
sempre più la felicità, praticherò facendo in modo che il Dharma e la
felicità si completino l’uno con l’altra. In caso contrario mi
ritroverò al punto di partenza senza aver ottenuto nulla, come quando
si cerca di far bollire l’acqua in un recipiente di legno”. Cercate di
realizzare questo punto essenziale, integrando abilmente tutta la
felicità di cui fate esperienza col Dharma. Questo è il messaggio
della Preziosa ghirlanda (di Nagarjuna).

Inoltre se siete felici ma mancate di rendervene conto, non sarete
capaci di integrare questa situazione nella vostra pratica del Dharma.
Quindi per evitare di dedicare tutta la vita a una miriade di attività
e preoccupazioni, tendenti solo alla ricerca di un po’ di piacere
momentaneo, riconoscete i momenti gradevoli come gradevoli e ricercate
il nettare dell’appagamento.

Ci sono altre pratiche che insegnano a portare la felicità nel
sentiero spirituale, basate sul ricordare la gentilezza dei Tre
Gioielli e sul coltivare la motivazione altruistica, ma questo per ora
è sufficiente.

Fate ricorso alla solitudine e addestratevi in pratiche sia di
accumulazione (di meriti e saggezza) che di purificazione. La stessa
cosa si applica anche al portare le avversità sul sentiero.

Per quanto riguarda la pratica per mezzo della verità assoluta,
occorre fare riferimento a quanto è stato già spiegato
precedentemente.

Se non riuscite a praticare il Dharma nelle situazioni difficili, per
via dell’infelicità che queste producono nella mente, e non riuscite a
praticare il Dharma quando siete felici, per via del vostro
attaccamento a questa condizione, allora non resterà nessun momento
adatto per la pratica! Perciò, se siete davvero interessati a
praticare il Dharma, niente è più utile di queste istruzioni. Se le
seguite e le mettete in pratica, non importa dove vi troviate (in
solitudine o in città), non importa se frequentate buone o cattive
compagnie, se siete ricchi o poveri, felici o tristi, se udite lodi o
rimproveri, parole gentili o offensive: essendo liberi dalla paura che
queste cose possano danneggiarvi, reagirete sempre alla maniera di uno
yogi, forte come un leone. Qualunque cosa facciate, la vostra mente
resterà serena e spaziosa, e il vostro carattere diverrà puro e
benevolo. Anche quando e se il vostro corpo dovesse trovarsi in un
luogo impuro, la vostra mente dimorerà nello splendore di una gioia
inimmaginabile, come quella di un bodhisattva in una terra pura.
Questo corrisponde al modo di dire dei preziosi Kadampa:

Avete domato la felicità, portandola sotto il vostro controllo, e
avete messo fine a ogni tristezza.

Quando sarete soli, questa sarà la vostra compagnia; quando sarete
malati, questa sarà la vostra cura.

Per esempio un orefice purifica l’oro sciogliendolo sul fuoco e lo
rende malleabile sciacquandolo più volte nell’acqua. Allo stesso modo,
portando la felicità sul sentiero riuscirete a domare la vostra mente
e, portando le avversità sul sentiero, la renderete primordialmente
pura. Quando questo accadrà raggiungerete facilmente livelli
straordinari di samadhi, in cui sia il corpo che la mente diverranno
perfettamente idonei a svolgere i compiti che assegnate loro. Credo
che questa sia la più profonda delle istruzioni per perfezionare la
condotta etica, che è la radice di tutte le qualità positive. Non
essendo attaccati alla felicità, create le fondamenta della condotta
etica basata sulla rinuncia; non avendo paura delle avversità,
purificate completamente quella stessa condotta etica. Questo è il
significato del modo di dire: “La generosità è la base della condotta
etica e la pazienza è ciò che la purifica”.

Iniziando subito a praticare in questo modo, quando salirete su
sentieri spirituali più elevati la vostra esperienza sarà come quella
descritta nei versi:

Grazie alla saggezza si riconosce che tutti i fenomeni sono come
illusioni e grazie alla compassione si riconosce che la nascita è come
passeggiare in un parco.

Non importa che si attraversino momenti di prosperità o di povertà,
non si ha più nessun timore delle circostanze difficili o avverse.

Per riferire tutto ciò alla vita del Buddha: prima di ottenere il
Risveglio rifiutò il trono di un monarca come se fosse privo di
qualsiasi valore e visse sulle sponde del fiume Nairanjana,
applicandosi a rigide pratiche ascetiche senza risparmiarsi. Questo
dimostra che, per cogliere il vero senso della propria esistenza,
bisogna considerare le avversità e la felicità come se avessero lo
stesso identico sapore.

Dopo che egli ebbe ottenuto il Risveglio, i più potenti fra gli esseri
umani e divini (fino al cielo di Akanishtha) posero i suoi piedi sulle
loro teste e lo onorarono con le più preziose offerte. Il bramino
Bharadhvaja lo maltrattò cento volte; l’altezzosa figlia di un altro
bramino lo accusò di condotta sessuale scorretta; nel paese del re
Agnidatta egli visse per tre mesi nutrendosi soltanto di vecchio
foraggio avariato, destinato ai cavalli. In tutte queste occasioni,
senza distinzioni, la mente del Buddha rimase completamente priva di
fluttuazioni, come il Monte Meru rimane immobile di fronte a qualsiasi
vento. Questo dimostra che, per compiere il beneficio degli esseri
senzienti, bisogna considerare le avversità e la felicità come se
avessero lo stesso identico sapore.

Questo insegnamento dovrebbe essere impartito da chi segue lo stile di
vita dei maestri Kadampa, che può essere riassunto nel detto: “Nei
momenti più difficili, non si lamentano; nei momenti più felici
restano disillusi”. Quando a insegnare è uno come me, sento un
profondo imbarazzo nell’esprimere queste frasi. Nonostante ciò, per
abituarmi a considerare le otto preoccupazioni mondane (avversità e
felicità, guadagno e perdita, lode e biasimo, fama e cattiva
reputazione) di un solo sapore, io, il vecchio mendicante Tenpe Nyima,
ho composto questo testo nella “Foresta dai Molti Uccelli”.

In cima all’albero rigoglioso della propagazione, possano i fiori e i
frutti di questi buoni consigli
adornare il prezioso frutteto degli insegnamenti dell’Onnisciente,
portando gioia a una moltitudine di esseri fortunati.

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Subham astu sarvajagatam!

(Possa in tutto il mondo prevalere ogni bene!)

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