Rivolgere la mente a Dio aiuta a risolvere i problemi

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Rivolgere la mente a Dio aiuta a risolvere i problemi

di Sri Daya Mata, ex Presidente della SRF

Tratto da:

Sri Daya Mata (Presidente della Self Realisation Fellowship)


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Al mio amato Gurudeva Paramahansa Yogananda senza le cui benedizioni questa discepola non avrebbe raggiunto l’amore di Dio, l’amore perfetto ed appagante di Colui che è il nostro unico Padre, Madre, Amico, Amato

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– Rivolgere la mente a Dio aiuta a risolvere i problemi –

Tutte le volte che andavano da Paramahansaji per sottoporgli un qualsiasi tipo di problema personale, o di lamentele – critiche, difficoltà con altre persone o nel lavoro – egli non si soffermava su quella particolare questione. Infatti, tranne una volta, non riesco a ricordarmi che si sia mai intrattenuto con me a parlare dei miei problemi. Noi discepoli non andavamo mai da lui per questioni private perché sapevamo quale sarebbe stata la sua risposta: “Rivolgi la mente qui” diceva, indicando il centro cristico fra le sopracciglia, la sede della coscienza spirituale e dell’occhio divino. “Rivolgi qui la tua attenzione, e mantieni Dio nella tua coscienza”.

Forse a qualcuno potrà sembrare che il Maestro non ci desse ciò che cercavamo perché, dopotutto, ci si aspetta che un guru tenga ai suoi discepoli lunghi discorsi sulla spiritualità, sulla natura di Dio, sul valore della virtù. Ma di solito egli si limitava a quelle poche, calme, efficaci parole. E per le persone ricettive era sufficiente. In questo modo ci insegnava che se mettiamo a posto la nostra coscienza, invariabilmente troviamo la soluzione giusta ai nostri problemi.

Il Maestro era una persona di una semplicità sublime, come sono del resto tutti i grandi amanti di Dio. Chiedeva una sola cosa e voleva che imparassimo una sola lezione: mettere Dio al primo posto della nostra vita. Dobbiamo tenere presenti nella nostra coscienza le parole del Cristo: “Cercate prima il regno di Dio e la Sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta”.

Questo consiglio non è rivolto soltanto a coloro che vivono in un monastero, ma a tutta l’umanità. Se ci soffermiamo su questa verità – cercare Dio prima di ogni altra cosa – cominceremo gradualmente a capirne il significato. Quando ci fa male lo stomaco, quando incontriamo delle difficoltà nella nostra famiglia o nel lavoro, la soluzione è molto semplice, rivolgere intensamente la mente a Dio. Prima di tutto ancoratevi a Lui e poi, da quel piano di coscienza, cercate di risolvere i vostri problemi. Vi sorprenderete nel vedere quanto questo metodo si riveli rapido ed efficace. Lo so, perché è così che ho vissuto e ho svolto in tutti questi anni le numerose attività di cui sono responsabile.

– L’identificazione con il mondo rende ciechi –

Se chiudete un occhio e tenete una monetina molto vicina all’altro, non potete vedere il mondo al di là; quel minuscolo oggetto vi rende ciechi. Se allontanate la monetina dall’occhio aperto vi accorgete di quanto il mondo sia vasto.

La stessa cosa si può dire di Dio. Quando vi identificate troppo col mondo ne rimanete accecati e non potete vedere Dio. Sopraffatti da ansie, preoccupazioni, paure, insicurezze ed incertezze, non riuscite nemmeno a immaginare che Dio esista.

Soltanto quando allontanate da voi la ‘monetina del mondo’ vedete la vastità di Dio dentro e te la creazione. Solo allora il mondo vi apparirà nella sua giusta prospettiva. Dovete mantenere esattamente nel vostro campo visivo la cosa più importante: Dio. Quando Lui è in primo piano, tutto andrà correttamente a fuoco.

Per questa ragione il Cristo disse: “Cercate piuttosto il regno di Dio, e queste cose vi saranno date in aggiunta”. Paramahansaji non si stancò mai di ripetere a tutti questo messaggio. Ogni essere umano sente nel cuore il bisogno di qualcosa.

Noi abbiamo bisogno di Dio; abbiamo bisogno di afferrarci a qualcosa di immutabile che ci dia la forza di affrontare i problemi particolari, le prove e le esperienze che ci attiriamo.

Non incolpate gli altri per ciò che vi succede. Date la colpa a voi stessi, ma non punitevi perché sarebbe sbagliato. E non lasciatevi mai andare dall’autocommiserazione, anche questo è sbagliato. Ricordate sempre che siete figli di Dio e che la meditazione è la via per capire che Gli appartenete.

La meditazione è l’affermazione costante di ciò che siamo. Quando meditiamo, affermiamo: “Sono l’anima, una con Dio”. Quando seguiti i metodi di meditazione della Self-Realization Fellowship vi sforzate di ricordare la vostra vera natura. Come in qualsiasi altra cosa, quanto più vi eserciterete e farete progressi nella meditazione, tanto più che trarrete dei benefici e tanto più ricorderete ed esprimerete la vostra eredità divina. L’importanza e il valore della meditazione stanno nella sua inviolabile promessa che alla fine comprenderete la natura della vostra anima.

Ma, oltre a questo, vivete ogni giorno la presenza di Dio, entrate ogni giorno in comunione con Lui nella profonda meditazione e mettete ogni giorno tutti i vostri problemi nelle Sue mani.

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– Siamo tutti un po’ matti –

Come diceva Paramahansa Yogananda, il guaio è che siamo tutti un po’ matti e non lo sappiamo, perché le persone con caratteristiche simili si uniscono tra loro. Nessun essere umano potrà dirsi veramente equilibrato finchè non conoscerà Dio. In questo mondo, le uniche persone ‘con le rotelle a posto’ sono quelle che hanno raggiunto la realizzazione del Sé, la stessa realizzazione che tutti noi ci sforziamo di raggiungere.

Molti sono mentalmente labili; ma molti, molti di più sono emotivamente labili: emotivamente menomati, emotivamente immaturi. Non si può negarlo.

A me sembra che questi disturbi emotivi siano oggi il problema preminente dell’umanità. Il sintomo evidente è il fatto che la gente dia costantemente la colpa agli altri e alle circostanze dei propri svariati guai. Si sente dire: “Ecco, se lui non avesse fatto questo, o se lei non avesse detto quello, oggi non soffrirei così “. Sciocchezze! Una delle lezioni che il Maestro voleva decisamente che imparassimo era quella di capire l’assurdità di un simile ragionamento.

Non dare la colpa agli altri di quello che siete. La vostra situazione è esattamente quella che voi stessi avete creato. Il detto: “Ognuno è l’artefice del proprio destino” è assolutamente vero. Voi siete gli autori del vostro destino. Il problema è che nella nostra ignoranza non abbiamo saputo controllare le nostre debolezze umane, e abbiamo perciò determinato quei tipi di comportamento che hanno fatto ricadere su di noi gli attuali effetti negativi.

Comprendere questa verità è un segno di maturità del proprio modo di pensare e favorisce la nostra crescita sul piano emotivo. Insito su questo punto perché è fondamentale che ciascuno di noi abbia l’atteggiamento giusto nei confronti dei propri problemi.

Tutti dobbiamo crescere, e crescere significa riconoscere il vostro vero Sé e comportarci di conseguenza: “Non sono questo individuo emotivo. Non sono questa persona spaurita e piagnucolosa. Non sono questo individuo debole ed insicuro. Sono parte di Dio”. Guruji ci dice che meditando regolarmente, e seguendo le regole spirituali da lui indicate, capiremo quello che siamo in realtà. Ma soltanto quando diventeremo pienamente consapevoli di Dio, quando la nostra coscienza sarà una sola cosa con la Sua, lo capiremo veramente.

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– Le incomprensioni aumentano quando non si comunica –

Quando qualcuno non ci comprende ed è arrabbiato, nulla di quello che possiamo dire servirà a fargli vedere chiaramente le cose mentre si trova in preda all’emozione. E` meglio attendere finchè il nostro presunto antagonista sia calmo, e poi cercare di intendersi. Quando le persone smettono di comunicare fra loro, aumenta l’incomprensione. Finchè c’è un dialogo – non una polemica, ma una discussione aperta – c’è la speranza di coltivare la comprensione e l’armonia.

E` importante non avere mai una mentalità ristretta. Il nostro Gurudeva Paramahansa Yogananda non lo tollerava in coloro che cercavano la sua guida. Chiunque desiderava stargli vicino doveva dimostrare di avere una mentalità aperta e di essere ragionevole.

Nel cercare di comunicare con gli altri, dovremmo sempre controllare i nostri moventi. Se, col pretesto di cercare comprensione, intendiamo soltanto imporre le nostre idee, il movente non è onesto; e, quindi, è sbagliato. Dovremmo sempre cercare sinceramente di comprendere gli altri, mettendo momentaneamente da parte il nostro personale punto di vista per immedesimarci nel loro modo di pensare. Dobbiamo comportarci così se intendiamo comunicare efficacemente con gli altri. Se cerchiamo la verità, e non semplici giustificazioni delle nostre convinzioni, dobbiamo essere capaci di abbandonare temporaneamente ciò che crediamo sia giusto, e vedere la questione con gli occhi dell’altro. Lasciate che si spieghi. Poi, dopo aver ascoltato la sua versione ed averla considerata imparzialmente dal suo punto di vista, potremo fare presente il nostro parere. In altre parole, deve esistere un aperto scambio di idee. E` probabile allora che entrambe le parti riconoscano di aver sbagliato, e si rendano conto che la verità si trova ad un punto intermedio tra le loro posizioni opposte.

Purtroppo, la maggior parte di noi si dà così tanto da fare per mettere in evidenza il proprio punto di vista e per convincere l’interlocutore, da non lasciargli neppure l’opportunità di esprimersi. Quando vi trovate in difficoltà con qualcuno, dimostrategli sufficiente rispetto tanto da permettergli di sfogarsi. Per quanto malevolo sia, per quanto si lasci sopraffare dall’emozione, non interrompetelo. Lasciate che si sfoghi. Poi rispondete con calma e gentilezza. Anche se stesse dicendo le cose più sgarbate sul vostro conto, ascoltate rispettosamente e dite interiormente a Dio: “E` così? Devo sapere la verità. Signore, se davvero sono così devi aiutarmi a superare il mio difetto e a cambiare”. Ma se quella persona dovesse trascendere al punto di perdere la dignità ed offendere i principi spirituali, e non soltanto il vostro orgoglio e il vostro ego, dovete resistere, dovete diventare d’acciaio.

Offendere i principi divini è offendere Dio, e non dobbiamo mai rendercene complici. Gesù non difese mai sé stesso, ma si mostrava forte, con le parole e coi fatti, quando la giustizia era calpestata.

Per concludere, il nostro dovere quali figli di Dio in questo mondo è di cercare la comprensione: comprendere noi stessi, gli altri, la vita e, soprattutto, Dio. Questo mondo potrà essere un posto migliore soltanto quando la comprensione regnerà nel cuore e nella mente dell’uomo. Gli esseri umani devono imparare ad andare d’accordo gli uni con gli altri prima che anche le nazioni possano sperare di farlo.

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