Resonance Academy: l’ascesa della complessità

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Resonance Academy: l’ascesa della complessità

Il sistema biologico è, per buona ragione, considerato l’esempio della complessità nel presente
Universo. Tuttavia, una delle principali carenze della biologia come scienza è l’incapacità di
spiegare l’ascesa del sistema biologico (la transizione da sistemi non-viventi a sistemi viventi) o
entro la scienza (in particolare nel dominio della fisica), spiegare l’ascesa della complessità in
generale. Le difficoltà concettuali divengono evidenti nella visione della vita come “solo chimica”.
Come per suggerire che spiegare la presenza e i comportamenti dei sistemi viventi significhi solo
descrivere la complessa rete di reazioni chimiche che generano il fenomeno biologico (ignorando il
fatto che anche la più semplice forma di vita, un micoplasma per esempio, è immensamente più
complessa di qualsiasi rete di reazioni chimiche ideata in laboratorio, tanto che il confronto è
debole al meglio delle possibilità). Una delle ragioni primarie del perchè questo approccio
riduzionistico non funzionerà, è che la vita è caratterizzata da fenomeni emergenti (caratteristica
dei sistemi complessi), mentre gli approcci riduzionisti sono inadeguati nel catturare la natura
interattiva e interdipendente del sistema (non può essere ridotto ad elementi isolati che generano
le proprietà del sistema più grande).

Per esempio, seguendo lo stesso ragionamento si potrebbe affermare che la superconduttività sia
“solo chimica”. Dato che ingenuamente si potrebbe presumere che la superconduttività sia solo uno
stato correlato al comportamento degli elettroni in un materiale e come tale, l’esame delle
configurazioni degli elettroni di valenza dei composti che entrano in gioco nello stato
superconduttivo, dovrebbe spiegare il fenomeno. Però non è così. perchè la superconduttività è
risultato di leggi fisiche più profonde molto più universali di qualsiasi natura chimica particolare
dei composti coinvolti. Intrecciare la biologia nella narrativa unificata della fisica e della
cosmologia è essenziale per una comprensione globale della nostra esistenza e della natura
dell’Universo. Quale meccanismo sta alla base della genesi della complessità?

In gran parte, le proprietà dell’Universo che producono le strutture specifiche presenti e che
mediano le interazioni e quindi l’evoluzione del sistema, sono prese come qualcosa di dato
(parametri liberi). Le proprietà come il perchè le particelle abbiano specifica massa osservata,
particolare forza di interazione, come le forze di legame (dette costanti di natura) e persino la
natura dello spazio e del tempo. Nonostante ci sia molto lavoro da fare per capire come, date le
specifiche di questi parametri, le strutture e i sistemi che ora osserviamo, si affacciano anche
domande più grandi, ad esempio come i parametri abbiano i valori necessari per fare evolvere il
sistema in primo luogo (perchè ci sia un sistema). Una ipotesi popolare e filosofica detta principio
antropico, afferma: l’Universo possiede i corretti parametri necessari allo sviluppo della vita e
degli esseri intelligenti, perchè fosse stato diverso, nessun essere intelligente esisterebbe e
potrebbe chiedersi “perchè l’Universo ha le proprietà necessarie allo sviluppo della vita?”.
Ovviamente, il principio antropico non è una risposta, il suo proposito primario è suggerire che sia
irrilevante che l’Universo abbia le condizioni per produrre la vita.

Nel documento di ricerca “implicazioni di un Modello Antropico dell’Evoluzione per l’Emergenza della
Vita Complessa e dell’Intelligenza”, di Andrew J.Watson, pubblicato nel journal of Astrobiology,
troviamo una valutazione delle probabilità che la vita si sviluppi, considerando le fasi
dell’evoluzione dello sviluppo biologico sulla Terra (interpretando i reperti fossili). Si
identificano 7 passi critici o transizioni che si presumono essere determinanti per lo sviluppo
della vita senziente (al livello dell’intelligenza umana).

Picture1-RAC
www.altrogiornale.org/wp-content/uploads/2016/08/Picture1-RAC.png

In The Living Universe veniamo introdotti alla biomolecola, nel cuore della sintesi molecolare nel
sistema vivente e vediamo come questo sia un esempio della complessità nello sviluppo persino delle
strutture biologiche più elementari (il ribosoma, pur essendo una molecola estremamente complessa, è
fondamentale per la cellula, dato che decodifica l’informazione genetica del DNA per produrre le
proteine) e l’improbabilità che questo avvenga per puri eventi casuali. Questo esempio suggerisce
che debba esistere qualche processo naturale alla guida delle innovazioni evolutive. Infatti,
nell’analisi di Watson troviamo che a questa particolare fase di transizione viene assegnata una
probabilità del 2,6% che avvenga tanto rapidamente quanto accaduto sulla Terra, la probabilità più
bassa dei 7 passaggi critici.

Questa bassa probabilità evidenzia un problema importante riguardo l’origine presunta della vita
sulla Terra, ovvero che la sequenza delle transizioni (dalle molecole pre-biologiche agli organismi
unicellulari procarioti) si suppone abbia avuto luogo in meno di 350 milioni di anni, immediatamente
dopo il bombardamento di 3,85 miliardi di anni fa (Ga), fino alla prima evidenza fossile dei
procarioti di 3,5 Ga. Questo è estremamente rapido, considerando che sono serviti circa 2 miliardi
di anni per la transizione da una organizzazione cellulare procariote ad una eucariote (transizione
relativamente semplice a confronto dello sviluppo dell’impressionante nanomacchinario presente nel
più semplice procariote). Questa rapida apparizione della vita nei fossili è presa come evidenza che
la vita (o biogenesi) sia relativamente comune nell’Universo. Mentre l’evidenza va fortemente a
favore di una biogenesi diffusa nell’Universo, non supporta la biogenesi stocastica nella Terra
primordiale.
Per esempio, in molte analisi si perpetua un serio equivoco, considerando i procarioti come semplici
organismi. Nulla è più lontano dal vero.

La sofisticazione molecolare e metabolica dei procarioti può competere con gli organismi
multicellulari, anche con quelli nell’era moderna. Molti risultati di tali analisi non riflettono
accuratamente la complessità presente nella transizione da processi prebiotici a organismi cellulari
identificabili (una transizione talmente complicata che è improbabile sia avvenuta de novo sulla
Terra primordiale, un punto su cui torneremo in seguito). Considerando che i risultati così ottenuti
possono essere molto imprecisi dato il modello puramente stocastico dello sviluppo evolutivo
(modello predominante), viene assegnato un valore di 0.01% di probabilità per l’emergere della vita
procariote entro 0.1Ga (+/- 0.05Ga, intervallo minimo di 50 milioni di anni fino a 150 milioni di
anni). Con una stima conservativa di circa 10 miliardi di pianeti potenzialmente abitabili nella Via
Lattea, avremmo almeno un milione di mondi potenzialmente abitati da forme di vita procariote. Se
applichiamo la stessa probabilità perchè si sviluppi la vita senziente in quel milione di mondi
abitati (con il minimo dell’intelletto umano), allora otteniamo almeno 100 pianeti con forme di vita
senziente nella Via Lattea al momento presente.

Considerando le forme di vita senziente aventi almeno il livello dell’intelligenza umana, allora una
grande porzione di questi mondi dovrebbe avere la capacità di creare civiltà con la capacità del
viaggio spaziale. Ricordate tuttavia che questo deriva dai parametri del paradigma predominante di
una evoluzione per tentativi (mutazioni) casuali e non si considera altri corpi come lune.
Considerate per esempio il satellite Europa dove abbiamo scoperto la presenza di acqua liquida e una
potenziale fonte di energia grazie al pianeta Giove. Ovunque ci sia acqua liquida, c’è possibilità
che la vita possa essere presente. Se esiste un meccanismo naturale che guidi l’evoluzione
innovativa verso ordini di complessità superiori, organizzazione sinergica e comportamento
senziente, allora possiamo anticipare un numero ancora superiore di mondi abitati nella nostra e
altre galassie.

Possiamo chiederci “perchè la riluttanza a postulare un meccanismo causale, ordinante?” Dopotutto è
così che si fa la scienza. La riluttanza e persino l’opposizione diretta a postulare una tale teoria
nasce soprattutto dalla erronea percezione che un meccanismo causale suggerirebbe un proposito
preconcetto o un progetto per l’Universo e quindi si darebbe supporto all’idea di un creatore
supernaturale, come nella teologia e nelle religioni. Il timore è così grande che spiegazioni
naturalistiche (che non riguardano influenze supernaturali), come quella presentata in The Unified
Spacememory Network: From Cosmogenesis to Consciousness, trovano poco consenso nel discorso
scientifico, perchè la natura biofila dell’Universo deve essere un incidente o un evento del caso
nella lotteria cosmica e tantomento una teoria scientifica deve essere compatibile col proposito
(una prospettiva vietata nella filosofia prevalente della scienza, tutti gli eventi non devono avere
proposito).

Una nota da Nassim: “La resistenza della comunità scientifica nell’affrontare questo problema, viene
dalla tendenza culturale ad associare le dinamiche auto-organizzanti e auto-ordinanti del nostro
ambiente, a fedi religiose, cosa che risulta nel concetto per cui tutti i processi fisici debbano
avvenire tramite funzioni casuali. Tuttavia la probabilità che persino alcuni dei più semplici e
fondamentali meccanismi dell’evoluzione biologica, derivino dal caso in un periodo relativamente
breve della formazione della Terra (in termini cosmologici), è estremamente bassa, anche per una
sola struttura monocellulare. La statistica non quadra. Sono possibili però altre opzioni a parte
“l’Universo è casuale” o “l’Universo è organizzato e controllato da una divinità o da principi
supernaturali che non possiamo comprendere”. Esistono semplici ed eleganti meccanismi di
retro-azione che possono chiarire moltissimo non solo il comportamento auto-organizzante della
biosfera, ma anche le relazioni di scala che definiscono le strutture nel nostro universo e le leggi
fisiche che le unificano dalla scala cosmologica a quella quantistica”.

In realtà i meccanismi non suggeriscono o negano direttamente un proposito..sono semplicemente
meccanismi. Particolari interpretazioni della teoria possono supportare o negare il proposito, ma
questa è una considerazione filosofica non direttamente verificabile dal metodo scientifico.
Esistono tuttavia serie complicazioni e problemi nel considerare modelli puramente stocastici
(probabilistici o casuali). Tanto che l’accumulo di osservazioni e della logica inizia a supportare
la nozione di una spiegazione casuale, un meccanismo.

Cosmogenesi, l’ascesa della struttura
La domanda è, perchè dovremmo osservare la struttura e l’ordine? Dati tutti gli stati potenziali
possibili della materia e dell’energia, le configurazioni altamente complesse e ordinate che
osserviamo nel nostro Universo sembrano altamente improbabili nel panorama dei potenziali risultati.
Sicuramente, viste nozioni come l’inevitabile motore dell’entropia, la stocasticità sottostante e il
caos delle interazioni particella-particella e dei sistemi in generale e l’apparente non-restrizione
nelle teorie convenzionali, delle costanti e del valore delle forze e dei parametri fisici, perchè
abbiano certi valori dagli illimitati potenziali. Per esempio, un parametro conosciuto come costante
di struttura fineo alfa, è la costante della forza di interazione dell’elettromagnetismo tra le
particelle (con valore 1/137.0359). Se alfa fosse più grande o piccola del 4% allora i nucleoni non
potrebbero formare atomi stabili di carbonio (o altro più pesante) e la vita per come la conosciamo,
non sarebbe possibile. Come si spiega che l’Universo sia nato su valori e costanti e parametri di
interazione che sembrano così favorevoli alla complessità, la biogenesi e l’ascesa dei sistemi
senzienti?*
*Definizione tecnica di senzienza: intelligenza diretta da un sistema consapevole (conscio). L’uso
intelligente e intenzionale dell’informazione. Considerando l’evoluzione cosmogenica della materia,
abbiamo diversi possibili percorsi evolutivi (fig.1).

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Figura 1. Percorsi potenziali dell’evoluzione della materia nell’Universo (solo per illustrazione
concettuale). Le frecce indicano il livello relativo di probabilità nei modelli convenzionali, dove
il percorso potenziale 1 ha il massimo delle probabilità, ma il minimo livello di ordine e
complessità; il percorso potenziale 2 ha il più basso livello di probabilità e il massimo ordine e
complessità; il percorso potenziale 3 ha un valore medio.
Figura 1. Percorsi potenziali dell’evoluzione della materia nell’Universo (solo per illustrazione
concettuale). Le frecce indicano il livello relativo di probabilità nei modelli convenzionali, dove
il percorso potenziale 1 ha il massimo delle probabilità, ma il minimo livello di ordine e
complessità; il percorso potenziale 2 ha il più basso livello di probabilità e il massimo ordine e
complessità; il percorso potenziale 3 ha un valore medio.

Nel percorso potenziale 1, le condizioni iniziali (come un valore alto o basso della costante di
struttura fine) prevengono il legame nucleare, che porta infine ad un diffuso plasma di
protoni-elettroni. Non si ottiene la complessità. Nel percorso potenziale 3, le condizioni sono
favorevoli al legame nucleare e alla formazione delle molecole poliatomiche. Tuttavia, le condizioni
che promuovono la biogenesi non sono presenti e si formano solo aggregati molecolari privi di vita.
Si ottiene una minima complessità. Ora consideriamo il percorso potenziale 2, si formano non solo le
molecole poliatomiche, ma le condizioni (come osserviamo nel nostro universo) sono tali che esse si
ordinano in conformazioni molecolari altamente complesse, producendo un metabolismo e delle
strutture rudimentali in grado di auto-catalizzare e replicarsi. Tramite le deviazioni/variazioni
del processo di replicazione e la selezione naturale della funzionalità, queste si differenziano in
diverse forme, ovvero evolvono. La complessità è raggiunta. Con questo esempio di 3 scenari
ipotetici, il nostro risultato per l’evoluzione cosmologica, qual’è più probabile nel modello
stocastico (dovuto al caso) dettato dalla legge dell’entropia crescente (disordine)? Inizialmente
(forse ingenuamente), sembrerebbe che il risultato più probabile sarebbe il percorso potenziale 1,
in cui un plasma omogeneo di elettroni e protoni interagenti domina. Questo perchè nel modello del
paradigma scientifico convenzionale, le probabilità dei percorsi potenziali 2 o 3 sono pari a quelle
per cui un uovo si riassembli spontaneamente dopo essere caduto ed essersi rotto. Un evento del
genere è astronomicamente improbabile, ma statisticamente possibile (come se una moneta cadesse dal
lato della testa per 50 volte di fila). Come spieghiamo allora che il percorso potenziale 2, il meno
probabile, è quello che osserviamo? Questa particolare indagine è molto controversa non solo tra
scienziati, perchè sembra inevitabilmente inquadrata nella presunzione miope che la spiegazione sia
il puro caso o una prodotto di forze sovrannaturali. Tuttavia, questi due estremi non sono le sole
opzioni, esistono altre spiegazioni naturalistiche che non richiedono un progetto supernaturale, ma
spiegano tramite un meccanismo il perchè l’Universo sia guidato verso un ordine crescente, una
organizzazione sinergica e verso sistemi di tale complessità dove la senzienza e
l’auto-consapevolezza sono chiaramente operative. In parole semplici, i meccanismi generanti ordine,
guidati da scambio di informazione, possono produrre una direzione non casuale per l’incremento
della complessità e l’intelligenza di interazione e forma.

Dinamiche ordinatrici del campo universale di spaziomemoria
Come mostrato da Haramein, i protoni emergono da una struttura geometrica delle fluttuazioni della
metrica dello spaziotempo alla scala di Planck e da gradienti di massa-energia e relazioni
olografiche (struttura di informazione) che producono le caratteristiche specifiche e tipiche della
materia atomica, come massa, frequenza e interazione forte di legame. La geometria quantistica dello
spaziotempo alla scala di Planck (date le fluttuazioni dell’energia del vuoto, di frequenza
estrema), produce wormholes microscopici. Questi wormholes microscopici generano uno spaziotempo
dalle connessioni multiple, con effetti potenziali reali (come la mediazione di interazioni
particella-particella, specialmente tramite i fenomeni nonlocali come l’entanglement quantistico).
Estendiamo questo modello all’evoluzione cosmogenica della materia.

Dalla bariogenesi delle particelle subatomiche alle proprietà dello stato solido di grandi complessi
molecolari, questa architettura di wormhole nella scala di Planck, può essere un sistema che tramite
lo scambio di informazione di multipli sistemi di riferimento e la capacità di memorizzare
informazione, agisce come una dinamica di ordinamento e direzione dell’evoluzione cosmologica.
Inoltre, le interazioni temporali e spaziali quasi-istantanee attraverso la rete di wormholes,
risultano in forte correlazione e intercomunicazione di tutti i sottosistemi attraverso lo spazio e
anche il tempo (in quanto il tempo diviene come uno spazio all’interno del wormhole, dove muoversi
avanti o indietro nel tempo diviene simile al muoversi nello spazio). Una funzione di iterazione
frattale che opera durante l’evoluzione cosmologica, caratterizza i sistemi dinamici
auto-organizzanti, con:

1- Operazioni di feedback e feed-forward dell’informazione, dove, per analogia, i voxel di Planck
agiscono come bit fisici per la formazione di strutture e di algoritmi evolutivi come il frattale di
Mandelbrot e modelli compositivi generanti reti (ricordiamo che la struttura cosmologica e alla
scala di Planck dello spaziotempo, mostra una morfologia come quella delle reti neurali, fig.2), per
fare qualche esempio;

2- in combinazione con una possibile isteresi dello spaziomemoria, dove ci riferiamo sempre allo
spaziotempo, ma inteso come meccanismo di codifica dell’informazione tramite gli oscillatori di
Planck, che agisce come sistema di memorizzazione. Mentre l’isteresi è un fenomeno che, nei termini
sempre della funzione di memorizzazione dello spaziotempo, produce risposta dei sistemi fisici che
dipende dal presente, ma anche dall’informazione passata;

3- Infine l’intercomunicazione nonlocale, dove le interazioni nonlocali di un sistema risultano in
caratteristiche che non sarebbero predicibili dalla somma delle sue parti (emergenza sinergetica),
un possibile meccanismo per l’emergenza di intelligenza dei sistemi, che può essere considerata un
tipo di proto-coscienza o persino consapevolezza non apparente (ovvero non necessariamente una
consapevolezza antropomorfizzata, ma una forma di coscienza che serve come substrato fisico da cui
emergono le capacità senzienti superiori, come la consapevolezza concettuale che caratterizza gli
esseri umani).

“…lo spaziotempo in regioni abbastanza piccole, non sarebbe solo “irregolare”, non semplicemente di
curvatura irregolare; dovrebbe suddividersi in geometrie mutevoli e connesse in modo multiplo. Nel
molto piccolo e veloce, i wormholes dovrebbero essere parte del paesaggio, quanto lo sono le
particelle virtuali che danno all’elettrone la sua energia leggermente alterata e il suo magnetismo
(spostamento di Lamb)” -John Archibald Wheeler. Geons, Black Holes, and Quantum Foam: A Life in
Physics. pg. “

*Definizione tecnica: spaziotempo dalle connessioni multiple -lo spaziotempo così curvato
geometricamente da formare connessioni multiple lungo coordinate spaziali e temporali, dette anche
wormholes. Eventi e locazioni che sembrano separate da distanze o periodi di tempo molto vasti,
possono interagire tramite geometrie dello spaziotempo di questo tipo. Tornando alla figura 1, tutti
i percorsi evolutivi ipotetici sono potenzialmente possibili, quali di essi sono probabili? Da un
punto di vista statistico, presumibilmente non lo sviluppo di complessità molecolare di alto ordine
che porta all’interattività intelligente dei sistemi viventi. Come è stato fatto notare, con anche
una minima deviazione nel valore della costante di struttura fine, gli elettroni non formano stabili
orbitali attorno ai protoni e ci troviamo nel percorso 1.

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Figura 2. Effetti postulati di interazioni nonlocali (correlazioni EPR) della rete di informazione
(wormholes alla scala di Planck) sullo sviluppo e l’evoluzione di strutture atomiche e molecolari
nell’universo. L’alta densità di wormholes integrata alle molecole complesse e ordinate (percorso
2), producono una forte interazione lungo la dimensione temporale e anche intramolecolare. Questo
influenza l’interattività degli atomi verso un forte impeto a formare associazioni complesse, un
effetto negentropico.
Figura 2. Effetti postulati di interazioni nonlocali (correlazioni EPR) della rete di informazione
(wormholes alla scala di Planck) sullo sviluppo e l’evoluzione di strutture atomiche e molecolari
nell’universo. L’alta densità di wormholes integrata alle molecole complesse e ordinate (percorso
2), producono una forte interazione lungo la dimensione temporale e anche intramolecolare. Questo
influenza l’interattività degli atomi verso un forte impeto a formare associazioni complesse, un
effetto negentropico.

Confrontiamo la figura 2 con la figura 1 e notiamo che i vettori indicanti il relativo grado di
probabilità (comunicato dalla magnitudine delle frecce) tra i percorsi potenziali, sono alterati
dall’interazione della rete di wormholes, in modo tale che il percorso potenziale più probabile in
fig.1, diviene il meno probabile in fig.2 e allo stesso modo, il meno probabile in fig.1 diviene il
più probabile in fig.2. E’ l’interazione temporale e nonlocale dei sistemi fisici, attraverso la
rete di wormholes nello spaziotempo, che può produrre un impeto o “forza”, che guidi i sistemi verso
maggior ordine di complessità strutturale e sinergia organizzativa, non solo più complessità, ma
anche più funzionalità.

Il meccanismo è guidato da interazione temporale nonlocale. I sistemi con livelli maggiori di
complessità, contengono molti più stati potenziali. Inoltre, le disposizioni organizzative
sinergiche di tali sistemi, possono produrre o coinvolgere maggiori livelli di correlazione forte
tra le sottounità del sistema. Altra area in cui la rete nello spaziotempo agisce come descrizione
organizzativa dell’evoluzione della complessità, è nella teoria della causa formativa di Rupert
Sheldrake o dei campi morfogenetici. Nonostante Sheldrake descriva a fondo gli effetti della
risonanza morfica, egli non tenta una spiegazione della fonte del campo morfogenetico o dell’esatto
meccanismo di mediazione del campo, se non paragonandolo all’effetto del magnetismo.

Seguendo il modello proposto qui, il campo morfico non è un reame virtuale separato, come quello di
Platone, che influenza lo sviluppo e le strutture a distanza, ma è il dominio temporale stesso
(spaziomemoria), in cui tutte le forme esistono e influenzano strutture simili attraverso la rete di
wormholes nella scala delle dimensioni di Planck, attraverso domini temporali e spaziali. Il ruolo
della risonanza morfica e dell’idrodinamica dell’onda pilota nella meccanica quantistica, è stato
descritto da Ben Goertzel nella Morphic Pilot Theory, dove egli dimostra come le dinamiche classiche
del teorema di Bohm e de Broglie, si leghino alla risonanza morfica di Sheldrake, per spiegare il
comportamento nonlocale dei sistemi biologici.

Sommario
Abbiamo descritto un sistema di informazione universale e connesso, generato da una rete di
wormholes nella scala di Planck dello spaziotempo. Le funzioni di codifica e processamento di questa
rete merita l’appellativo di spaziomemoria (unified spacememory network – USN model
hiup.org/publications/ ). I processi evolutivi dei sistemi fisici, dalla materia non organica
a quella biologica, prendono forma dalle influenze integranti e ordinatrici di questa rete, dalla
cosmogenesi ad un universo autoconsapevole, coscienza. Per riassumere i postulati primari del
modello USN:
1- le costanti di natura non sono generate a caso o arbitrariamente nel momento del Big Bang (1).
Esse vengono definite da relazioni specifiche e rapporti della struttura olografica e quantistica
dell’Universo.
-Questo postulato è formulato in un certo quadro concettuale, con un paio di assunzioni da notare.
L’Universo non emerge dal nulla, nemmeno da un punto di singolarità indescrivibile. Può essersi
generato in mezzo ad una moltitudine in un multiverso. Come tale, può essere esistita una struttura
di informazione precedente, prodotto delle relazioni e dei rapporti olografici.

2- La struttura dello spaziotempo nella scala di Planck è composta da quanti elettromagnetici
polarizzabili, che possono avere la capacità di codificare informazione come bits o voxels di Planck
come li abbiamo definiti (equazione 1) e la capacità di codifica dell’informazione dello spaziotempo
possiede una isteresi diversa da 0.
-Con i valori specifici delle forze e delle interazioni emergenti dall’architettura dello
spaziotempo nel momento del Big Bang e la funzione di memorizzazione dei quanti di spaziotempo,
otteniamo una caratteristica di auto-organizzazione dei sistemi fisici, quindi una capacità
“iniziale” per la formazione di alto ordine di complessità e organizzazione.

3- I voxels di Planck (pixels 3D) sono micro-wormholes, che formano una rete nella scala di Planck,
che connette tutte le coordinate dello spaziotempo e permette correlazioni quasi-istantanee (EPR,
nonlocali).
-I wormholes generano percorsi di comunicazione tra le coordinate dello spaziotempo e i quanti (come
i barioni) in modo quasi istantaneo.
-Questo è un principio di “legame”, che collega i sottosistemi nell’Universo in modo tale che il
contenuto informativo degli eventi è interconnesso nonlocalmente. Considerate per esempio il
Principio di Esclusione di Pauli, in cui due fermioni non possono occupare lo stesso stato
quantistico. Questo implica che se un elettrone cambia stato nel punto A, un elettrone nel punto B
deve cambiare istantaneamente stato; così come per tutti gli altri elettroni che non devono trovarsi
nello stesso stato quantistico, anche se il punto B si trova dall’altra parte dell’Universo rispetto
al punto A.

L’organismo vivente è composto da un sistema complesso di biomolecole che comunicano in una rete di
informazione intricata e di scambio di energia. Queste biomolecole altamente complesse sono a loro
volta componenti che si sono evoluti e sviluppati sotto l’influenza di un sistema di
intercomunicazione più fondamentale, la Unified Spacememory Network (USN). Ad ogni scala esistono
dinamiche senzienti che creano ordine e direzionalità dell’interazione verso maggiori livelli di
organizzazione sinergetica e come risultato, maggiori livelli di coscienza. Dal livello di coscienza
fondamentale della unified spacememory network, emergono ordini superiori di coscienza
dell’organismo vivente. Questo finchè al livello degli animali e degli esseri umani, emerge
l’auto-consapevolezza. La rete di wormholes collega domini spaziali, temporali e paralleli e media
l’intercomunicazione, l’integrazione e la reattività di sistemi apparentemente separati attraverso
le scale delle dimensioni, generando intelligenza dei sistemi e la direzionalità biofilica e
intenzionale dell’evoluzione cosmologica dai soli principi naturali.

(1)Notate che l’attuale Modello Standard delle particelle utilizza 20 parametri liberi (dipende dal
considerare o meno i parametri dei neutrini), che non vengono spiegati da meccanismi causali, ma
sono derivati dagli esperimenti e inseriti (84).
Williamo Brown (The Resonance Academy)
academy.resonance.is/the-rise-of-complexity/

lgmacweb.env.uea.ac.uk/ajw/Reprints/watson_astrobiology_preprint.pdf

academy.resonance.is/the-living-universe/

hiup.org/wp-content/uploads/2013/05/The-Unified-Spacememory-Network-__-Haramein-Brown-Val-Bak
er-__-July-2016.pdf

goertzel.org/dynapsyc/MorphicPilot.pdf

da altrogiornale.org

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