EVOLUZIONE DELLA COSCIENZA – 3

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EVOLUZIONE DELLA COSCIENZA – 3

da “Enciclopedia olistica”

di Nitamo Federico Montecucco ed Enrico Cheli

I GRANDI PERIODI DELL’EVOLUZIONE TERRESTRE

Primo livello evolutivo: regno minerale, il periodo atomico.

Proviamo ad osservare a grandi linee, con una logica cibernetica olistica, i passaggi tra i quattro
grandi periodi connessi con i quattro regni della natura. Nel periodo iniziale, 4 miliardi di anni
fa, la Terra era come la Luna; vi era solo materia chimica, ossia atomi in differenti stati di
organizzazione. Ogni atomo è un Cyber, un’unità vivente, con una sua “intelligenza”, una sua
“protocoscienza” e una sua potenzialità evolutiva. L’evoluzione terrestre parte da un primo livello,
costituito dagli atomi, mentre, a livello cosmico, l’evoluzione parte da molto prima, ossia dalle
particelle subatomiche, dai quark e dalla singolarity.

Tuttavia, gli atomi che compongono il nostro pianeta non sono nati con esso. Ogni singolo atomo di
questa Terra possiede una sua lunghissima storia, di quindici miliardi di anni, che, secondo la
moderna astrofisica, lo ha visto probabilmente partecipare ad un sistema solare precedente al
nostro, esploso poi con la formazione di una nova da cui si genera l’attuale sistema solare, e della
Terra, in cui le primitive caratteristiche atomiche si sono potute articolare e complessificare.
Ogni atomo della Terra, per questa sua evoluzione, possiede una differente e caratteristica qualità
che dipende da suo peso molecolare e dalle sue relazioni con altri atomi. Ogni relazione tra atomi è
una precisa comunicazione di energia-informazione che in chimica prende il nome di legame a
idrogeno, ionico e covalente. Dalle differenti relazioni-comunicazioni coerenti nascono composti
semplici, aggregati e molecole, che si evolvono formando complessi statici come i cristalli o
dinamici come gli aminoacidi, i quali finalmente si evolvono attraverso un processo di estrema
coerenza e complessità strutturale e si organizzano in un macro-insieme unitario. Questo processo
racchiude una serie di logiche chimiche che si ripetono con estrema precisione ma che, oltre certi
limiti, non devono assolutamente essere confuse per mera casualità o meccanicità. Infatti
dall’associazione casuale di atomi possono nascere una serie di composti o molecole, frutto delle
leggi chimiche classiche; è però altrettanto vero che, da certi livelli biologici in poi, in
laboratorio, non si è mai giunti alla creazione “spontanea” di molecole complesse, come ad esempio
un DNA. Negli esperimenti classici di Miller, Ponnamperuna, Fox e successivi, i tentativi di
costruire meccanicamente delle molecole di complessità pari ad una proteina biologica di media
complessità sono andati delusi.

Dalla creazione degli aminoacidi in poi, infatti, assistiamo ad un incedere di processi di estrema
intelligenza, in cui ogni livello strutturale delle architetture biochimiche sottintende uno
speculare livello logico di intelligenza funzionale.

Questi esperimenti, ricordiamo, impiegano una pura logica meccanica-chimica e ignorano completamente
le logiche co-evolutive ed eco-evolutive, le sole a poter portare ad una complessità maggiore della
semplice unione casuale.

In termini di evoluzione atomica, questo intero percorso, dagli atomi in relazione.comunicazione
individuale fino ai livelli di massima complessità, avvenne circa tre miliardi di anni fa, quando
centinaia di migliaia di atomi (Cyber atomici) in diversi gradi di organizzazione (singoli atomi,
aggregati, gruppi proteici ecc.) si unirono in macro-unità complesse, le prime protocellule, che
chiameremo Buddhafield atomici. Per un tempo lunghissimo queste prime sperimentazioni pre-cellulari
continuarono a fasi alterne, formandosi e disgregandosi per differenti condizioni ecosistemiche e
biochimiche: questo ci fa supporre che non si fosse ancora stabilizzata una memoria globale.

Secondo livello evolutivo: regno vegetale, il periodo cellulare.

Poi il Buddhafield atomico si stabilizzò diventando cellula. La legge di conservazione
dell’informazione-coscienza e la legge di sinergia-coerenza contribuirono a questo enorme salto
quantico evolutivo. Possiamo considerare la cellula un Cyber di secondo livello. La cellula è
un’unità vivente nel pieno senso del termine e mostra, dal punto di vista informatico,
un’eccezionale logica e complessità biochimica interna, che sottintende una raffinatissima
intelligenza e autocoscienza. Una cellula è un organismo composto, in media, dai dieci ai cento
miliardi di atomi: un numero impressionante se paragonato ai cinque miliardi di esseri umani che
vivono su questa affollatissima Terra! Ognuno di questi atomi è totalmente coerente e coordinato,
nelle sue attività biochimiche, con tutti gli altri atomi, e mostra una comunicazione e un senso di
appartenenza che ancora non riusciamo a comprendere né tantomeno a realizzare all’interno della
famiglia umana.

A livello atomico, se consideriamo le relazioni chimiche più semplici, possiamo ancora ritenere che
ci sia una certa meccanicità, una casualità indipendente da ogni intelligenza. Nella cellula questo
appare del tutto insostenibile: la cellula ha un’estrema complessità, ogni singolo passaggio
biochimico che avviene al suo interno ha una precisa ragione di essere, e le differenti vie
metaboliche possono essere rappresentate come una serie di cicli informatici e feedback in logica
successione tra loro. Quindi ogni singola attività biochimica cellulare deve essere intesa come
espressione di un’intelligenza, sebbene sia ancora relativamente semplice e dotata di pochi gradi di
libertà.

Le prime cellule non possedevano una loro memoria strutturata, ossia una completa banca di
informazioni relative alle innumerevoli logiche di ordinamento strutturale interno e di
trasformazione biochimica. Questa memoria o codice genetico fu una conquista di estrema importanza:
a livello umano, corrisponde alla nascita della scrittura come insieme di codici stabili, che
permettono il trasferimento, di generazione in generazione, di informazioni relative all’esperienza,
alle migliori logiche di sopravvivenza e alla conoscenza. Le prime cellule probabilmente crearono
molecole complesse a spirale singola come l’RNA che poi portarono al DNA a doppia elica, struttura
perfetta per una migliore replicazione e comunicazione delle informazioni in esso contenute. Dopo un
periodo iniziale procariotico, in cui le cellule non possedevano ancora un nucleo centrale, si passò
al periodo eucariotico, con cellule dotate di nucleo protetto (come il cervello dalle ossa craniche)
contenente DNA. Con le cellule eucariote si raggiunsero livelli di estrema complessità
organizzativa, con un progressivo incremento dei tempi evolutivi.

Qualche considerazione sul DNA

Il DNA è una banca dati che codifica ogni informazione-esperienza in codici biochimici; in esso
devono trovare posto quattro principali ordini di informazione parzialmente sovrapposti: 1) le
logiche autopoietiche della propria crescita-riparazione (ossia le informazioni del progetto di
costruzione della propria struttura e del suo mantenimento); 2) le logiche individuali della propria
sopravvivenza alimentare-metabolica (ossia le informazioni su come scegliere, inglobare e modificare
la materia esterna circostante per trasformarla in materia del proprio corpo); 3) le logiche della
replicazione-riproduzione (ossia il trasferimento delle proprie informazioni alle generazioni
future); 4) la memoria di sé e delle proprie esperienze passate.

Nella logica dell’evoluzione della coscienza-conoscenza ovviamente il punto di arrivo è la creazione
di un DNA stabile e onnicomprensivo, che contenga dati per ogni particolare situazione ed evenienza,
ambientale, metabolica o comportamentale, proprio come, su un piano infinitamente più semplice, un
qualsiasi buon programma software. Nelle fasi iniziali di creazione di una nuova specie, il nuovo
DNA deve quindi essere molto flessibile, un po’ come le “beta”, cioè le prime releases di un
programma, in cui appaiono ancora errori, mancanze o incompatibilità. In questo periodo, che
potrebbe durare anche migliaia di anni, gli apporti di informazioni.esperienze da parte dei singoli
individui sono di fondamentale importanza. Nel tempo si arriva a DNA sempre più stabili e completi
che non necessitano di ulteriori apporti di informazioni dall’esperienza individuale. Il DNA della
maggior parte dei batteri potrebbe essere stabile da milioni di anni, ma tuttavia nessuno oggi è in
grado di dimostrare o negare sperimentalmente che, anche nel caso di un DNA estremamente stabile,
non ci sia una pur minima parte di informazione-esperienza aggiunta da ogni singolo individuo al
pool di informazioni genetiche, trasferito alle successive generazioni.

Di fatto l’evoluzione è un processo continuo di accumulo di conoscenza derivata dall’esperienza
collettiva del vivente.

Non dobbiamo tuttavia dimenticarci che il DNA, identificato da molti scienziati con la vita stessa,
di per sé non esiste, non essendo una molecola che si autoreplica. Il DNA non è un’entità autonoma
ma solo una parte, anche se complessa, della cellula. E’ la cellula, come Cyber, nella sua
inscindibile totalità a creare il DNA, e non viceversa; la cellula, come entità autonoma, si
autoreplica utilizzando il DNA come banca dati, in cui ha condensato l’intera esperienza della sua
esistenza e quella di tutte le generazioni che l’hanno preceduta. Identificare la vita cellulare con
il DNA è come identificare la vita umana con il cervello.

Nell’evoluzione cellulare possiamo ritrovare una serie di livelli paralleli o analoghi a quelli
atomici. Da un lato osserviamo una linea di evoluzione individuale, che ha portato alla creazione di
cellule enormi, come i protozoi: possono raggiungere i 2-3 µm di diametro e anche oltre, tanto che
alcuni di essi sono visibili ad occhio nudo. Contemporaneamente, si osserva una co-evoluzione, ossia
un processo per cui le cellule iniziarono ad aggregarsi dapprima in semplici insiemi senza
differenziazione, come le colonie omeomorfe, ad esempio le colonie batteriche; poi lentamente si
differenziarono, specializzandosi nelle loro funzioni, dando origine a colonie eteromorfe come i
volvox, i coralli o le spugne, primitivi Buddhafield cellulari, in cui si osserva una semplice
diversificazione di gruppi di cellule in apparati funzionali.

Mentre la linea di evoluzione individuale aumenta la complessità di struttura e comunicazione
interna, la co-evoluzione porta ad un aumento di comunicazione nel linguaggio tra cellule, che
raggiunge livelli di grande complessità creando il terreno informatico per il successivo “salto
quantico”, quando miliardi di Cyber Cellule si unirono in macro-unità ancora più complesse. Col
tempo questi Buddhafield si stabilizzarono portando ai primi organismi multicellulari, l’archetipo
ancestrale dei primi animali multicellulari.

Terzo livello evolutivo: regno animale, il periodo multicellulare.

Il momento cruciale di questo salto quantico evolutivo è il passaggio dalla coscienza collettiva
tipica dei Buddhafield cellulari (come i volvox o le spugne), alla coscienza individuale del primo
animale. Possiamo immaginarlo come una sorta di vermino o mollusco acquatico con una sua evidente
unità di coscienza, un suo sistema nervoso centralizzato di grande intelligenza e una completa
attività metabolica.

Dopo solo settantacinque milioni di anni dalla sua creazione questo vermino si è riprodotto ed
evoluto fino a trasformarsi in essere umano. Una velocità portentosa se consideriamo il drammatico
incremento di complessità ad esso connesso.

Negli animali l’aspetto intelligenza diventa estremamente evidente, così come la sua codifica e
trasmissione genetica. Si manifesta la sessualità come meccanismo di efficace (e piacevole)
trasmissione e unificazione di codici informatici. Contrariamente a quanto ci si potrebbe aspettare
dalla teoria neodarwiniana basata sul caso, in relazione alla maggiore complessità, la velocità con
cui nascono e si modificano nuove specie aumenta in modo esponenziale.

Quelle che noi chiamiamo specie, famiglie e generi altro non sono che le classificazioni delle
biforcazioni creative, ossia l’elenco delle differenti strategie biochimiche hardware-software che
si sono dimostrate più utili e competitive.

Possiamo riscrivere il vecchio motto darwiniano della “selezione naturale” come “sopravvivenza del
più adatto”, che di fatto è una tautologia, sostituendola con: “la naturale selezione come
sopravvivenza del più intelligente”, legge ovvia che testimoniamo in continuazione anche nel vivere
quotidiano. In questo modo il concetto di selezione naturale viene strettamente collegato alla
coscienza individuale intelligente, il vero soggetto evolutivo.

Nel mondo animale possiamo osservare in concreto l’applicazione dell’ipotesi coscienza, come
sincronica evoluzione della forma.struttura fisica e della sua componente implicata di
informazione-conoscenza. Il regno animale è caratterizzato da un’evidente espansione della mente e
del cervello e quindi necessariamente include l’uomo attuale, che allo stato attuale di
comportamento e responsabilità sociale può essere considerato un “Homo (homini) lupus”.

Nella storia evolutiva dei multicellulari abbiamo citato alcuni esempi di Buddhafield, (api,
formiche), ma l’essere umano è l’unico animale di sufficiente complessità e coscienza da potersi
sentire parte dell’unica grande coscienza di Gaia, creando un Buddhafield di portata planetaria.
Entriamo così nel successivo periodo evolutivo, caratterizzato dall’autocoscienza.

Quarto livello evolutivo: regno umano, il periodo autocosciente

Per quelli che cercano, ci sono prove inesauribili di un’intelligenza che pervade tutto. La razza
umana, mi dice la mia intuizione, non è fuori del processo cosmico e non è un caso. Byrd

Il quarto regno di natura è l’umanità. Senza l’unica caratteristica che separa l’umano dall’animale,
ovvero l’autocoscienza, siamo semplicemente le bestie più astute e distruttive del pianeta. L’essere
umano che diventa cosciente di Sé realizza la natura sacra della propria vita e successivamente di
tutta l’esistenza.

L’essere umano è il punto di mezzo dell’evoluzione: la sua intelligenza è in grado di conoscere
l’infinitamente piccolo della dimensione subatomica e l’infinitamente grande della dimensione
cosmica. Tuttavia, questo sviluppo conoscitivo di tipo intellettuale, orizzontale, ossia
quantitativo, non costituisce un passaggio dal terzo al quarto livello evolutivo. Il quarto livello
è caratterizzato dalla potenzialità, soltanto umana, di conoscenza della propria dimensione
interiore, di autocoscienza, di consapevolezza che permette di penetrare nella dimensione sacra
dell’esistenza.

Nell’essere umano è inscritta tutta la memoria delle esperienze psichiche e delle conoscenze delle
razze animali che l’hanno preceduto sulla Terra fin dalla prima cellula vivente. La vita e la
coscienza della prima cellula, contrariamente al suo corpo, non sono mai morte. Di fatto nell’essere
umano l’ontogenesi (ossia la sua evoluzione dalla fecondazione dell’uovo, alla nascita, crescita e
fioritura) riproduce in modo analogico i salti evolutivi della filogenesi, ossia dell’evoluzione di
tutta la vita sul pianeta dalla prima cellula fino all’uomo. L’essere umano nasce come unicellulare:
una cellula uovo fecondata. Nella sua memoria genetica sono conservate, compresse, tutte le
esperienze utili alla sopravvivenza dalla prima cellula fino ai nostri giorni, così come nella prima
cellula che visse sul nostro pianeta tre miliardi e mezzo di anni fa esisteva la potenzialità di
tutta l’intelligenza e l’evoluzione fino ai nostri giorni. Nel DNA dell’ovulo fecondato la
potenzialità racchiusa ricrea la stessa esuberante spinta evolutiva alla crescita.

Nell’essere umano la corteccia e gli emisferi cerebrali si espandono in misura considerevole,
permettendogli di penetrare nelle dimensioni psichiche superiori dei sentimenti, del pensiero
astratto, dell’immaginazione creativa fino alla consapevolezza della sua stessa identità:
l’autocoscienza, da cui prende origine l’esperienza del sacro. Teoricamente, per quanto riguarda la
reale potenzialità di autocoscienza della natura umana, la nostra civiltà è ancora ai primordi. La
cultura umana autentica, in cui gli esseri umani si sono manifestati nelle loro piene potenzialità
psichiche e conoscitive, si è manifestata solo in rari momenti, quasi irrilevanti nell’attuale
visione storica.

Una reale cultura umana fondata sull’autocoscienza rappresenta un concetto ancora utopistico, che ci
riporta alla memoria il mito universale dell’Età dell’Oro e del Paradiso Terrestre. Nella tradizione
induista viene chiamato Satya Yuga, l’era della verità, ciclo epocale della lunghezza di 8 mila e
ottocento anni: è il periodo in cui gli esseri umani sono coscienti di essere parte del divino come
ogni altra vita dell’esistenza, il periodo in cui tutto è sacro. Finora, nella nostra storia, non vi
sono che piccoli esempi di Buddhafield: periodi di splendore, pace e cultura spirituale. Ve ne
furono certamente intorno ai grandi maestri, o ai grandi regni illuminati, Atene ne è solo un
pallido esempio. E’ il Rinascimento, ma con una logica più ampia e con una partecipazione
infinitamente maggiore.

I livelli evolutivi superiori

Nelle tradizioni spirituali antiche e moderne sono sempre stati codificati numerosi livelli
evolutivi spirituali che corrispondono al concetto di paradiso, proprio come i cieli di Dante.
Queste dimensioni superiori esistono su un piano non fisico e quindi posseggono una forte valenza
spirituale, perciò saranno trattate nei capitoli successivi.

Evoluzione della comunicazione: sintropia è sinergia

Come abbiamo già detto, nella logica della formazione dei Buddhafield, l’elemento della
comunicazione è essenziale. La creazione di un Buddhafield è intimamente legata alla possibilità che
i Cyber hanno di comunicare, conoscersi, capirsi, unificare i loro singoli destini (come progetti
evolutivi) e sincronizzare le loro coscienze fino a far vibrare all’unisono le loro energie e i loro
campi elettromagnetici. Sintropia è sinergia.

Questo identico processo avviene, con termini leggermente differenti, ad ogni livello di evoluzione:
negli atomi, nelle cellule come nei multicellulari. L’ape regina depone uova con la stessa memoria
psichica: questa matrice informatica unitaria sincronizzerà l’intera comunità delle api, le darà
coerenza nell’intricata complessità dei ruoli e delle attività.

La realizzazione di un linguaggio multiplo universale e di un’unica conoscenza, che sincronizza le
singole unità, è un fenomeno di estremo interesse e dovrà essere studiato nei minimi particolari.

Le quattro densità cibernetiche di comunicazione

Quando si parla di evoluzione, si parla immediatamente di livelli di organizzazione. Henri Laborit,
nel suo libro Dieu ne joue pas aux dés, parla in maniera estesa di come questi differenti livelli
posseggano un loro codice di comunicazione: E’ a causa dell’informazione-circolante tra i vari
livelli che l’insieme organico può funzionare armoniosamente e può, soprattutto, mantenere la
propria struttura. Sono parecchi decenni – continua Laborit – che noi attiriamo l’attenzione sul
fatto che la struttura degli organismi viventi si realizza tramite livelli di organizzazione… Si
può dire che è il numero dei livelli di organizzazione che ne esprime la complessità.

Per comprendere questi livelli di organizzazione, occorre tuttavia una nuova logica strettamente
legata al processo evolutivo, che consideri innanzitutto le unità di coscienza come livelli, e i
loro salti verso unità superiori come sottolivelli.

Ricapitolando quanto prima esposto, se consideriamo l’aspetto di comunicazione, possiamo rivedere i
quattro periodi in termini di densità informatica di linguaggio, intesa come quantità e livello di
complessità di informazioni trasmesse e ricevute dalle singole unità Cyber.

Prima Densità: la comunicazione fisico-chimica

La Terra nel suo primo periodo può essere considerata un pianeta in cui esisteva solo una
“comunicazione atomica o chimica”, fatta di scambi di onde elettromagnetiche, fotoni virtuali ed
elettroni. Questo processo di comunicazione e sincronizzazione delle informazioni viene reso
possibile, sul piano quantistico, dalla coerenza attraverso la quale i differenti campi
elettromagnetici degli atomi e delle molecole creano campi collettivi e unificati su certe bande
(fasi) di frequenza. La comunicazione-relazione tra atomi si manifesta con la creazione di campi
elettromagnetici coerenti, pulsanti, legami chimici (ionici, covalenti, idrogeno), che generano
repulsioni, aggregazioni e disgregazioni molecolari. Tutta questa comunicazione può essere chiamata
di “prima densità”.

Seconda Densità: la comunicazione biologica-cellulare

Nel secondo periodo, oltre a questa comunicazione elementare, si crea una secondo livello di
“comunicazioni cellulari o biologiche” fatte di messaggi bio-chimici estremamente più complessi,
come quelli metabolici, enzimatici, ormonali e genetici, che possiamo chiamare di “seconda densità”.

Terza Densità: la comunicazione animale-mentale

Nel terzo periodo si apre la “comunicazione multicellulare o animale” o “comunicazione
psico-sensoriale” in cui la componente mentale è sempre presente in forma di “io”, ed i messaggi
sono di natura ferormonale (gli ormoni sessuali di richiamo), vocale, visiva e comportamentale,
relativa all’esperienza. Mediamente, sui livelli più bassi, legati alle attività del cervello
rettile o mentale-istintivo, vengono comunicati messaggi relativi agli istinti e alle emozioni di
aggressività, sesso, paura, rifiuto. Sui livelli medi, legati alle attività del cervello mammifero o
mentale-affettivo, vengono trasmesse le pulsioni e le emozioni di affetto, amore, gioco, protezione,
senso di famiglia e di gruppo, e i relativi pensieri di bisogno, aiuto, cooperazione, come si vede
nei branchi di lupi o nelle comunità umane più semplici e pacifiche. Sui livelli più elevati, legati
alle attività della neocorteccia o mentale-intellettuale, si trasmettono pensieri e informazioni
mentali come insegnamenti e conoscenze di tutti i tipi. Molti animali, specialmente mammiferi,
giungono fino a questo limite evolutivo in quanto insegnano e trasmettono informazioni dettagliate
ai loro piccoli e tra di loro.

L’essere umano amplifica al massimo il livello più evoluto, e utilizza pienamente le capacità del
suo cervello superiore per trasmettere messaggi di comprensione degli aspetti più elevati della
realtà esteriore, come l’amore, la giustizia, la bellezza, la verità, la saggezza e la libertà. La
Carta dei Diritti, molte costituzioni nazionali, moltissime associazioni umanitarie come l’UNICEF,
l’UNESCO, l’OMS, la Croce Rossa Internazionale, il WWF, Amnesty International corrispondono al
livello superiore della terza densità.

Quarta Densità: la comunicazione umana-autocosciente

La quarta densità corrisponde alla “comunicazione in stato di consapevolezza di Sé” e avviene tra
unità Cyber autocoscienti: con essa si varca la soglia della spiritualità. La quarta densità
corrisponde all’intensità globale dei momenti più significativi della vita comune, infatti è tipica
dello stato di meditazione, dove si placa il ritmo incessante della mente orientata alla realtà
esterna e si riapre la percezione sacra e interiore del proprio essere. La quarta densità, dal punto
di vista psiconeurofisiologico, corrisponde a stati ad altissima coerenza cerebrale, ossia ad uno
stato di elevata integrazione tra le differenti aree del cervello, che avviene quando tra di esse si
instaura una comunicazione più elevata e armonica. In questa densità di autocoscienza esistono
naturalmente sette livelli di esperienza e di comunicazione: c’è l’autocoscienza del corpo, delle
energie vitali, delle emozioni, dei pensieri, della propria coscienza, del pianeta e del Tutto in
cui esistiamo.

La quarta densità si può riconoscere nella sensazione di amore impersonale o nel senso di
fratellanza universale, e sarebbe uno stato del tutto naturale per l’essere umano, se la nostra
cultura non ne avesse negato e inibito per millenni la corretta espressione. I valori di amore,
giustizia, bellezza, verità, saggezza e libertà, già presenti nella terza densità, acquistano nella
quarta una nuova profondità, un significato spirituale e universale: le comprensioni e i sentimenti
sorgono come intuizioni pure dall’esperienza interiore e ne rappresentano l’espressione.

La quarta densità apre la coscienza a dimensioni ancora più elevate, in cui si ritrovano le peak
experiences di Maslow, le esperienze delle vette di Assagioli, i rapimenti mistici, l’estasi e,
infine, l’illuminazione, lo Yoga, la realizzazione suprema nel divino.

I campi di percezione e di conoscenza

Ogni individuo, come unità di coscienza, possiede, esternamente al suo corpo, dei sistemi di
percezione della realtà esteriore che formano un campo di conoscenza, ossia una certa area di
spazio-tempo le cui informazioni possono essere conosciute attraverso differenti sistemi sensoriali.
La varietà e la complessità dei sistemi sensoriali di percezione dipendono naturalmente dal grado di
evoluzione del Cyber, con grandi variazioni tra specie e tra individui. Data la difficoltà
dell’argomento lo spiegheremo brevemente con alcuni esempi.

L’unità atomica, secondo la chimica, è normalmente in grado di percepire la presenza di altri atomi
o molecole ad una distanza relativamente vicina. In condizioni di campo unitario, ossia all’interno
dei sistemi viventi, questa sua capacità percettiva può espandersi enormemente, fino ad abbracciare
le dimensioni di una proteina complessa e, teoricamente, fino all’intera cellula il cui diametro è
dell’ordine medio di alcuni micron.

Nelle cellule, il fenomeno della chemiotassi, ossia l’avvicinarsi o l’allontanarsi da una sostanza
chimica utile o dannosa al loro organismo, evidenzia una capacità di percepire la presenza di
sostanze chimiche. L’Escherichia Coli, ad esempio, avverte la presenza di sostanze proteiche utili o
dannose come l’alcool ed è in grado di avvicinarsi ad esse o di evitarle.

Nei multicellulari il campo di conoscenza esterno si espande in modo progressivo all’adattamento
degli individui nelle varie nicchie evolutive. Ognuno dei vari sensi, e sono certamente molti di più
di cinque, possiede un suo specifico campo percettivo; ad esempio, i sistemi ferormonali di alcune
farfalle permettono loro di riconoscere un partner anche ad un chilometro di distanza. Pensiamo poi
ai sofisticati sistemi di riconoscimento “sonar” nei delfini, ai segnali ad ultrasuoni nei
pipistrelli, al raffinato odorato dei segugi o alla capacità di molti uccelli di percepire il campo
elettromagnetico terrestre per orientarsi: tutti esempi di campi di percezione estremamente
differenziati, con cui ogni individuo conosce il mondo circostante.

Nell’essere umano i principali campi di percezione, ovvero vista, udito, olfatto e tatto, sono così
raffinati e analitici che hanno permesso di conoscere la realtà esterna in modo estremamente
preciso, creando le arti e le scienze. Negli ultimi secoli, dallo sviluppo del cannocchiale ai
microscopi atomici ai mezzi di telecomunicazione, il campo di percezione umano si è incredibilmente
esteso permettendoci di conoscere l’esistenza dal microcosmo al macrocosmo. Tutto questo può
sembrare grandioso, ma rappresenta la massima estensione dei campi di percezione di terza densità;
con l’evoluzione umana in quarta densità, anche le “normali” percezioni si modificano ed estendono
la conoscenza della realtà a reami più sottili e spirituali. Dai sensi conosciuti si sviluppa la
chiaroveggenza, la chiaroudienza, la visione delle aure e degli esseri spirituali, la sensibilità
tattile alle energie, il senso estetico mistico. Questi sensi più sottili permettono di espandere
ulteriormente il campo di conoscenza alle sue dimensioni più implicate.

Nascita dell’anima: la coscienza cibernetica

Terminiamo questo capitolo con una serie di congetture, già peraltro avanzate da Candace Pert, sulla
nascita cibernetica dell’anima e sulla sua conservazione dopo la morte fisica.

Abbiamo finora descritto il processo di evoluzione terrestre in termini di processi di informazioni,
di aumento di complessità e di espansione della coscienza. Proviamo ora ad osservare lo stesso
processo in termini di creazione dell’”anima”, ovvero la coscienza cibernetica individuale che, in
un certo qual modo, “anima” il corpo e sopravvive al corpo stesso.

Ciò che pensiamo sia stabile e sicuro in realtà, alla luce dei fatti potrebbe non esserlo proprio, e
ciò che pensiamo sia più immateriale e sfuggente potrebbe rivelarsi l’unico punto fermo. Stiamo
parlando del corpo e della coscienza. Nel best-seller americano Quantum Healing il Dott. Deepak
Chopra presenta una serie di dati scientifici che evidenziano come il 98% degli atomi del nostro
corpo non siano gli stessi di un anno prima. Attraverso l’alimentazione e il ricambio metabolico noi
cambiamo tutti gli atomi del nostro corpo in tempi brevissimi: lo scheletro che sembra così solido
rinnova i suoi atomi ogni tre mesi (il calcio invece richiede uno o più anni), il fegato ogni sei
settimane, la pelle ogni mese; ogni quattro giorni ci ritroviamo un nuovo tessuto di rivestimento
dello stomaco, mentre le cellule epiteliali si rinnovano ogni cinque minuti. Eraclito, il famoso
mistico greco, ricordava che non ci si può bagnare due volte nello stesso fiume, e il corpo fisico è
estremamente simile al flusso d’acqua di un fiume, in continuo cambiamento. Ciò che non cambia è la
nostra coscienza, eppure anche nel cervello, le cui cellule nervose (i neuroni) quando muoiono non
vengono rimpiazzate, i vecchi atomi vengono costantemente cambiati con degli atomi nuovi. Tutto ciò
significa che la nostra unità di coscienza centrale, la nostra identità, rimane stabile ed “usa” gli
atomi degli alimenti per costruirsi una struttura materiale adatta.

Il concetto di Buddhafield, applicato ad una cellula o ad un animale multicellulare, ci pone di
fronte all’evidenza che l’insieme è più importante delle parti. La cellula è una struttura
funzionale dinamica composta da miliardi di atomi che vengono continuamente sostituiti da un
incessante ricambio metabolico.

Proviamo a capire il processo di “creazione dell’anima”. Nella teoria di Sheldrake dei campi
morfogenetici (che creano la forma), citata nel secondo capitolo, si ipotizza che ogni struttura
fisica, ossia costituita di atomi, in quanto “forma”, possiede un “campo morfogenetico” che la crea
e la sostiene.

L’ipotesi coscienza sostiene che ogni unità vivente possiede una sua dimensione fisica-energetica di
forma e una parallela dimensione immateriale di coscienza. Anche una cellula possiede quindi una sua
unità di coscienza.

Ma cosa succede quando miliardi di cellule diventano un multicellulare? Quando miliardi di unità di
coscienza cellulari si fondono in una super-coscienza cellulare, si viene a creare una rete, un
“campo di informazioni unitario” molto più denso e importante della semplice somma di parti che la
compongono, una nuova unità di coscienza, caratterizzata da estrema coerenza e sincronizzazione,
ossia una nuova entità superiore e relativamente autonoma.

La sopravvivenza della coscienza individuale

Ogni animale, uomo compreso, è quindi inizialmente formato da un campo collettivo di informazioni e
di coscienza generato dalle sue cellule. Questo campo collettivo all’inizio è debole, poi diventa
stabile e col tempo ottiene totale autonomia: ecco l’”anima”, il Cyber. Se questo campo di coscienza
resta stabile in mezzo al vorticoso trasformarsi e modificarsi degli atomi che ne compongono la
struttura fisica, al momento della morte, questa unità sopravviverà anche senza atomi e senza corpo,
come unità di coscienza nella dimensione informatica e quindi immateriale dell’esistenza. La
permanenza, l’immortalità della coscienza viene così spiegata anche da un punto di vista logico.
Benché non si possa sapere cosa accada di preciso, certamente si spiegano le innumerevoli esperienze
di premorte o NDE (Near Death Experiences), le esperienze di uscita dal corpo o OBE (Out of the Body
Experiences), il ricordo delle vite passate, di cui Jan Stevenson e altri ricercatori
dell’Università della Virginia hanno riscontrato almeno 2500 casi in bambini e adulti. In tutto il
mondo, qualificati psicologi e psichiatri hanno riportato casi di persone che, in stato di
regressione ipnotica o cosciente, ricordano esperienze di vite passate e risolvono difficili
problemi psicofisici tramite il recupero di antiche memorie traumatiche. I mistici hanno sempre
riportato le loro esperienze di viaggi nell’altra dimensione che evidenziano in modo consistente
questa persistenza della coscienza individuale e di una parte essenziale delle memorie, anche
separate dal corpo.

Il desiderio di riavere un corpo e ricominciare una nuova esperienza sono le spinte universali e
innate che muovono l’intera ruota dell’evoluzione della coscienza. Si muore, si rinasce, ci si
evolve comprendendo il senso dell’Universo in cui viviamo fino a realizzare che la coscienza che ci
anima è la stessa coscienza del Tutto.

continua…

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