Perché non imparare ogni giorno a “morire” in Dio?

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Perché non imparare ogni giorno a “morire” in Dio?

da: “L’eterna ricerca dell’uomo”

di Paramahansa Yogananda

Lo yoga pone l’uomo in grado di percepire la verità in tutte le
religioni. I Dieci Comandamenti vengono predicati, con parole
differenti, in ogni religione. Ma i due comandamenti massimi sono
quelli sottolineati da Gesù: “Ama il Signore Dio tuo con tutto il
cuore, con tutta la tua mente e con tutta la tua anima”, e “Ama il
prossimo tuo come te stesso” (nota 6: Matteo, 22, 37, 39. Anche gli
insegnamenti di Krishna nella Bhagavad Gita pongono l’accento su
questi due comandamenti: “Su Me fissa la tua mente, sii tu il Mio
devoto, con adorazione incessante inchinati con riverenza dinanzi a
Me. Essendoti così unito a Me come il tuo più alto Traguardo, tu sarai
Mio” IX, 34; e “il tipo migliore di yoghi è colui che sente per gli
altri, sia nel dolore che nel piacere, come sente per sè stesso” VI,
32).

Amare Dio “con tutta la mente” significa ritirare l’attenzione dai
sensi e darla a Dio, dare a Lui tutta la propria concentrazione nella
meditazione. Ogni ricercatore di Dio deve imparare a concentrarsi. Una
preghiera pronunciata mentre, sullo sfondo della mente, si pensa ad
altre cose, non è vera preghiera e non attira l’attenzione di Dio. Lo
yoga insegna che, per trovare il Padre, è necessario cercarLo prima
con tutta la nostra mente, con concentrazione esclusiva.

Alcuni dicono che gli indù sono più adatti alla pratica dello Yoga,
che lo Yoga non è fatto per gli occidentali. Questo non è vero. Molti
occidentali, attualmente, sono avvantaggiati rispetto agli indù nella
pratica dello Yoga, perchè i progressi scientifici hanno concesso agli
occidentali molto tempo libero. L’India dovrebbe utilizzare in misura
sempre maggiore i metodi avanzati sulla via del progresso materiale
d’Occidente per rendere la propria vita più facile e più libera; e
l’Occidente dovrebbe prendere dall’India i pratici metodi metafisici
dello Yoga, per mezzo dei quali ogni uomo può trovare la propria
strada verso Dio. Lo Yoga non è una setta, ma una scinza
universalmente applicabile, per il cui mezzo possiamo trovare il
nostro Padre.

Lo Yoga è per tutti, per la gente dell’Occidente e per quella
dell’Oriente. Non diremmo che il telefono non è fatto per l’Oriente
perchè è stato inventato in Occidente. Così anche i metodi Yoga,
benchè siano stati sviluppati in Oriente, non sono riservati
esclusivamente all’Oriente, ma sono utili a tutta l’umanità.

Che un uomo sia nato in India o in America, un giorno dovrà morire.
Perchè dunque non imparare a morire ogni giorno in Dio, come San
Paolo? (nota 7: I Corinti, 15,31) Lo Yoga ne insegna il metodo. L’uomo
vive nel corpo come un prigioniero: quando ha finito di scontare la
sua condanna, deve sopportarne l’umiliazione di esserne buttato fuori
a calci. L’amore del corpo, dunque, non è che amore per una prigione.
Abituati da lungo tempo a vivere nel corpo, abbiamo dimenticato cosa
significa essere veramente liberi. L’essere nato in Occidente non è
una scusa per non cercare la libertà. E’ essenziale per ogni uomo
scoprire la propria anima e conoscere la sua natura immortale. Lo Yoga
indica la strada.

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