Tecniche di meditazione e discipline spirituali

pubblicato in: AltroBlog 0

Tecniche di meditazione e discipline spirituali

Parama Karuna Devi Dasi
gennaio 2001 – n.404

dal sito dell’Accademia Vaishnava
www.isvara.org

Massimo mi ha chiesto di dire qualcosa sulle varie tecniche di meditazione esistenti e sulle
discipline “alternative” al maha mantra; vorrei trattare di questo argomento e spero che nessuno se
ne abbia a male. La mia trattazione e’ basata sulla mia realizzazione personale, sulla Gita, e su un
libro di Kriyananda che mi e’ molto caro.

Secondo la mia comprensione dell’argomento e sulle informazioni che sono in mio possesso, esiste una
grande varieta’ di gruppi e individui che si sforzano di progredire sulla via spirituale, per il
beneficio proprio e di tutti gli esseri. Queste varie vie e metodi possono presentarsi in modo
diverso e soprattutto essere interpretate in modo diverso da diversi livelli di persone. Infatti non
bisogna confondere la diversita’ dei metodi con la diversita’ del livello dei loro adepti.

La Bhagavad Gita parla di quattro metodi fondamentali, che pero’ si intrecciano strettamente tra
loro e si ramificano in diverse altre definizioni a seconda dell’enfasi data ad una pratica
piuttosto che ad altre:

1. karma yoga (lo yoga dell’azione)
2. jnana yoga (lo yoga della conoscenza)
3. kriya yoga (lo yoga della disciplina)
4. bhakti yoga (lo yoga della devozione)

Tutte le anime realizzate vedono che non c’e’ vera differenza tra queste pratiche, perche’ tutte
portano allo stesso scopo, cioe’ la realizzazione del Se’ supremo, puramente spirituale e
trascendentale, e tutte possono essere utilizzate nell’unico Yoga che e’ il ritrovamento della
nostra relazione con il Supremo.
Cosi’ un bhakti yogi usera’ l’azione disinteressata per servire il Signore, la conoscenza per
comprendere le scritture che descrivono le sue glorie, e le regole della disciplina per portare
regolarita’ e potenza al suo servizio.

Il karma yoga e il jnana yoga sono stati conosciuti e praticati in occidente e in oriente sotto
varie forme e nomi per millenni, e sono stati definiti carita’, amore fraterno universale, progresso
sociale, fratellenza universale, compassione, azione disinteressata, altruismo, eroismo, generosita’
e nobilta’ d’animo per il karma yoga, e saggezza, amore per la conoscenza, filosofia, teosofia,
teologia, cultura, progresso della conoscenza ecc. per il jnana yoga, mentre il kriya yoga ha avuto
una grande espansione nel mondo soltanto negli ultimi 30 o 40 anni, con l’apertura di molte
“missioni” vediche o neovediche fuori dall’India, e prima di allora era insegnato in varie misure
solo nei culti misterici spazzati via dal cristianesimo.

Il kriya yoga, o yoga della disciplina, viene chiamato anche raja yoga, astanga yoga o hatha yoga, e
comprende una serie di “kriya”, cioe’ attivita’ prescritte, tecniche di disciplina e meditazione,
che servono a controllare gradualmente il corpo, i sensi, la mente e l’energia vitale finche’
l’adepto non riesce, grazie alla contemplazione interiore, a percepire il vero se’ spirituale e
trascendentale.

Le attivita’ del kriya yoga portano anche numerosi benefici collaterali, come una maggiore potenza
mentale e fisica, migliore salute e sviluppo del corpo, ossigenazione dell’organismo, e cosi’ via.
Tanto che molti praticanti meno evoluti restano confusi da questi benefici materiali, semplici
sottoprodotti del kriya yoga, e perdono di vista il suo vero scopo, tanto piu’ che per ottenere tali
benefici e’ sufficiente praticare le “kriya” e non lo “yoga”. Concludono dunque che si tratta di una
tecnica di realizzazione “spirituale” indipendente, che ha l’unico scopo di ottenere un equilibrio
fisico e mentale e maggiori poteri fisici e mentali. Queste persone non hanno idea di che cosa sia
lo spirito, e lo confondono con la mente e il corpo. Quindi sono attratte e soddisfatte
semplicemente dalla prospettiva di diventare capaci di controllare il corpo e il respiro, e
attraverso di esso le attivita’ fisiche generalmente inconsapevoli nel corpo (compreso il battito
cardiaco) e persino le attivita’ cerebrali. Ma tutte queste tecniche rimangono sul piano materiale,
grossolano o sottile, se non vengono usate per facilitare la comprensione e l’identificazione con il
piano spirituale e trascendentale.

Che differenza c’e’ tra “kriya” e “yoga”? Le kriya sono attivita’ specifiche, tecniche singole che
si possono paragonare ai meccanismi o strumenti, mentre “yoga” significa metodo generale di
collegamento, di unione, di realizzazione spirituale.
Chi si limita a praticare la ginnastica, il controllo del corpo, le posizioni “sedute” (asana
significa “posizione seduta”, anche se poi non sono sempre sedute), la respirazione, la pulizia
interna dell’organismo ecc., sta praticando dei kriya, ma non sta praticando lo yoga, perche’ tali
tecniche non sono collegate con la ricerca spirituale secondo il metodo completo.
Chi vuole praticare il kriya yoga dovrebbe infatti seguire delle regole di vita molto strette e
precise (a cominciare da yama e niyama), e uniformare ogni sua attivita’ al raggiungimento dello
scopo spirituale. Lo yoga della disciplina non ha senso senza disciplina. Gli yogi in India non
vanno la sera al bar a farsi un bicchierino e poi al cinema a luci rosse cercando di “cuccare” o
farsi qualche amante secondo la mentalita’ godereccia occidentale. Uno yogi che si comportasse in
questo modo diventerebbe lo zimbello di tutti e verrebbe espulso immediatamente dal suo gruppo e
rinnegato dal suo maestro.

Gli yogi veri sono famosi per mangiare pochissimo o niente del tutto (e quando mangiano sono molto
attenti a nutrirsi solo di alimenti sattvici), vivere in luoghi molto isolati senza vedere mai
nessuno, e rimanere completamente distaccati da qualsiasi gratificazione materiale. Generalmente
vestono in modo estremamente essenziale (a volte niente del tutto) e come cura del corpo e
decorazione usano argilla o cenere e al massimo una collana sacra di rudraksha, che rappresenta
Siva, il maestro degli yogi.
Il tantra, che non e’ uno yoga a se’ ma una tecnica, paragonabile e complementare a yantra e mantra,
non e’ semplicemente un “sistema yoga dove si scopa quanto si vuole” ma una disciplina complessa e
difficile che richiede molto controllo dei sensi e una profonda realizzazione spirituale.

Purtroppo, come accade anche nel karma yoga, nel jnana yoga e nel bhakti yoga, non tutti sono in
grado di comprendere ed eseguire lo yoga come sarebbe giusto, anche perche’ non e’ facile trovare
dei veri maestri realizzati disposti ad occuparsi costantemente dei discepoli. Io personalmente
traggo le mie informazioni da un libro di Kriyananda, La scienza spirituale del Kriya yoga, che mi
sembra molto valido, in quando parla molto chiaramente di Yama (“le astinenze”) e Niyama (“le
osservanze”) come dei primi gradini di tale yoga (ahime’ spesso bellamente ignorati da molti
cosiddetti praticanti dello yoga), dedica due interi capitoli (15 e 16) ai mantra, e parla molto
chiaramente, negli ultimi capitoli, del vero scopo delo yoga, che e’ quello di raggiungere la
contemplazione del Dio di gioia, e parla della “tecnica d’amore” che non e’ diretta al sesso ma a
Dio, della coscienza di Dio e dell’illuminazione finale.
Ora, lo scopo dichiarato della Bhagavad Gita, e della coscienza di Krsna, che porta avanti gli
insegnamenti della Gita, e’ esattamente quello di raggiungere questi obiettivi finali, nel modo piu’
diretto, semplice ed efficace. Chi segue il metodo del bhakti yoga sta facendo una “scorciatoia” che
permette di minimizzare il lavoro, lo studio, la disciplina generalmente necessari con gli altri
metodi e situarsi molto piu’ velocemente nello scopo dello yoga: la coscienza di Dio. Ora, se
analizziamo queste due espressioni, “coscienza di Dio” e “coscienza di Krsna” ci rendiamo conto che
si tratta molto evidentemente della stessa cosa.

Per la grande facilita’ ed efficacia del metodo del bhakti yoga, insegnato nel 1500 da Sri Caitanya
Mahaprabhu, e basato sul canto o la recitazione del maha mantra Hare Krishna e sulla distribuzione
di cibo santificato offerto a Dio (entrambe pratiche che si trovano in tutte le tradizioni vediche,
confermate dalle scritture piu’ universalmente accettate, tra cui proprio la Gita), molte persone
vengono attratte dal Movimento del sankirtana (“gli Hare Krishna”) scambiandolo per una versione
facile e sentimentale della religiosita’ materiale. Krsna stesso nella Gita dice che quattro tipi di
persone sono attratte alla Sua adorazione: coloro che soffrono (per qualsiasi motivo,
dall’alcolizzato che vive per strada, al perseguitato religioso), coloro che cercano la ricchezza (o
una facile posizione sociale-religiosa, un modo facile di vivere alle spalle del tempio,
dell’organizzazione religiosa o della societa’, ecc.), coloro che sono curiosi (che vogliono
“provare” anche se non molto seriamente) e infine i saggi “dal puro sapere” che desiderano conoscere
e raggiungere Dio.
Questi quattro diversi livelli di persone si trovano anche in ogni altra via spirituale piu’ o meno
completa e dettagliata, dai cristiani delle varie sette ai testimoni di Geova, dai devoti di Sai
Baba ai musulmani, dai seguaci di Feng Gong agli animisti dell’Africa nera, dai seguaci di
scientology ai seguaci della via del Tao agli sciamani (e sicuramente anche nelle religioni che non
sono piu’ rappresentate oggi, come i misteri orfici, il culto di Iside, ecc.)

Cosi’ le persone che si identificano con il corpo grossolano vedranno il karma yoga come “fare del
bene al prossimo” per andare in paradiso o essere apprezzati dalle persone buone, il jnana yoga come
ampliare le proprie conoscenze culturali per migliorare la propria posizione nella vita, il kriya
yoga come un metodo per trovare salute, snellezza e potenza fisica (e magare stupire il pubblico con
qualche “impresa” speciale, come controllare la respirazione o il battito del cuore), e il bhakti
yoga come un culto sentimentale che si offre alla divinita’ per dovere sociale, familiare o
religioso. Il numero di queste persone e’ altissimo, quindi necessariamente la loro percentuale
nella societa’ umana e’ la maggioranza.
Le persone che si identificano con la mente vedranno il karma yoga come un metodo per far evolvere
la coscienza morale e sociale dell’umanita’, il jnana yoga come la ricerca del sapere fine a se
stesso, il kriya yoga come un metodo per acquisire dei poteri mistici (siddhi), e il bhakti yoga
come un metodo di realizzazione spirituale basato sulla meditazione personale su Dio.
Le persone che si identificano con l’anima, invece, vedranno il karma yoga come il dovere naturale
del frammento spirituale del Tutto nel servizio al Tutto completo e assoluto, vedranno il jnana yoga
come la celebrazione delle glorie del Tutto, il kriya yoga come un metodo di collegamento intimo con
il Tutto, e il bhakti yoga come l’attivita’ spirituale sul livello dell’amore per il Tutto Supremo e
trascendentale.

La Bhagavad Gita afferma che tra molti milioni di persone, pochi cercano di perfezionare la propria
vita impegnandosi sinceramente in una via spirituale, e tra coloro che raggiungono effettivamente la
perfezione (arrivando a comprendere di non essere ne’ corpo materiale ne’ mente ma anima spirituale,
Brahman), e’ molto raro chi riesce a comprendere la vera natura di Dio, che e’ il Tutto completo e
assoluto del quale l’anima individuale e’ un semplice frammento.

In tutti questi tipi di yoga che abbiamo descritto secondo la presentazione della Bhagavad Gita, la
pratica del mantra e’ considerata uno degli strumenti piu’ potenti e flessibili, utilizzata in modo
crescente e sempre piu’ importante via via nel karma, jnana, kriya e bhakti yoga. Secondo le
scritture vediche, mantra e’ una vibrazione sonora trascendentale, spesso composta da nomi di Dio,
che risveglia risonanze spirituali nell’anima individuale, purifica l’atmosfera, penetra le
coperture materiali e come spiegano alcuni testi vedici, come il Dhanur sastra, il Ramayana, il
Mahabharata, il Bhagavata Purana e altri, ha la capacita’ di modificare sensibilmente la materia.
Armi tecnologicamente raffinate come il Brahmastra si basavano su un principio sonoro affine a
quello luminoso del laser, ed erano capaci di agire a livello subatomico scatenando reazioni
nucleari controllate. Anche una persona che non ha alcuna conoscenza scientifica o mistica potra’
osservare che un acuto particolarmente forte da parte di un cantante o un suono particolarmente
penetrante hanno la capacita’ di rompere vetri e altri oggetti. Il suono, come la luce, e’ composto
da onde, e puo’ essere modulato dall’organismo umano evoluto in modi che gli scienziati moderni
faticano a immaginare.
Il corpo umano (specialmente il cervello, le corde vocali e la respirazione) possiede delle
potenzialita’ immense, e l’energia vitale (prana) comincia solo oggi ad essere esaminata con un
certo rigore scientifico.
La scienza dello Yoga insegna che, eseguendo certe pratiche, seguendo certe regole e imparando
correttamente il metodo da un maestro autentico e realizzato, e’ possibile arrivare ad ottenere
risultati apparentemente miracolosi.

Il mantra e’ uno dei cardini della conoscenza e della pratica Yoga. Esistono moltissimi mantra, bija
mantra (mantra “seme” che contengono l’essenza di un principio di esistenza), e anche maha mantra
(“grandi” mantra, che possiedono una potenza speciale).
Il maha mantra Hare Krishna

HARE KRISHNA, HARE KRISHNA, KRISHNA KRISHNA, HARE HARE
HARE RAMA, HARE RAMA, RAMA RAMA, HARE HARE

e’ conosciuto da tutti i gruppi di spiritualisti indiani e vedici, e contenuto in molte scritture
vediche, comprese le Upanisad (Brhad aranyaka Upanisad), che affermano che si tratta di un mantra
molto potente.
Quasi tutti gli altri mantra usati nelle pratiche di kriya e jnana contengono nomi del Signore
Supremo, come

OM NAMO BHAGAVATE VASUDEVAYA
OM SRI RAM JAI RAM JAI JAI RAM
OM NAMO NARAYANAYA
OM VISHNAVE NAMAH
HARI OM
e naturalmente l’OM (AUM)

e cosi’ via. Anche questi mantra sono recitati e cantati da tutti i gruppi di spiritualisti
autentici, compresi i bhakti yogi.

Non c’e’ assolutamente incompatibilita’ tra la pratica del maha mantra e la pratica degli altri tipi
di yoga.
La differenza e’ che il maha mantra costituisce un metodo estremamente diretto, estremamente
semplice, estremamente efficace, come prendere un ascensore invece che salire le scale a piedi.
Perche’?
Perche’ invece di essere un metodo ASCENDENTE e’ un metodo sostanzialmente DISCENDENTE. Invece di
coltivare il grano, andare a raccoglierne i chicchi, farli seccare, sbucciarli, macinarli,
impastarli, farli lievitare e cuocere, il bhakti yogi che canta il maha mantra va semplicemente dal
panettiere e dice: “Per favore signor panettiere, mi dia un chilo di pane”.
Alcuni potranno restare sconcertati ed esterrefatti che ottenere il pane sia cosi’ facile, ma la
differenza fondamentale tra i due sistemi e’ l’umilta’.

Chi trae una soddisfazione personale e orgoglio dal dire “questo pane l’ho fatto io, dall’inizio
alla fine” guardera’ probabilmente con disprezzo quei poveri sciocchi che non hanno ritegno a dire
che fare il pane in quel modo e’ troppo difficile, e che preferiscono andare dal panettiere. Inoltre
ha l’illusione di non dover pagare il panettiere.
Trasponendo la metafora sul piano del maha mantra, il mantra Hare Krishna non e’ altro che una
preghiera/”formula magica” (traduzione in italiano del termine “mantra” contenuta nel libro di
Kriyananda sopra citato, edizioni Amrita) che dice: O Krishna, “infinitamente affascinante”, o Rama,
“fonte di ogni felicita’ e di ogni piacere”, o Hara, energia del Signore, per favore aiutatemi a
conoscervi e a servirvi, diventando uno con voi.

Il “pagamento” del pane e’ la fede e l’umilta’. Fede significa credere profondamente nel processo, e
affidarsi in modo completo, perfettamente concentrato, senza disperdere l’attenzione su altre vie
(come afferma la Bhagavad Gita, l’intelligenza di chi non e’ determinato si perde in numerosi rivoli
e non arriva da nessuna parte), sottomettendosi umilmente al Signore attraverso la sottomissione al
maestro spirituale. La cosa mistica di questo processo e’ che semplicemente chiedendo il pane, con
l’atto stesso di chiederlo, lo si sta gia’ mangiando, perche’ il nome di Dio non e’ differente da
Dio stesso, e pronunciandolo si e’ gia’ a diretto contatto con il Signore. Magari non ce ne
accorgiamo, spargiamo briciole dappertutto e parliamo con la bocca piena, magari sputacchiamo pure
in faccia al prossimo, ma stiamo imparando a conoscere il pane nel modo piu’ diretto, e se non
raggiungiamo la perfetta illuminazione in questa vita, come spiega la Gita, non c’e’ problema,
perche’ riprenderemo il cammino esattamente da dove l’abbiamo lasciato.

Le scritture devozionali della via del bhakti yoga sono la Bhagavad Gita, lo Srimad Bhagatavam (o
Bhagavata Purana), il Bhakti rasamrita sindhu (Nettare della devozione), la Sri Isopanisad, la
Brahma samhita, l’Hari bhakti vilasa, il Narada Pancaratra, e molti altri che non sono ancora stati
tradotti e pubblicati in occidente. Nella scuola bengali del bhakti yoga si possono trovare anche
molte altre scritture importanti con gli insegnamenti di Caitanya Mahaprabhu, come la Caitanya
caritamrita, la Caitanya bhagavata (attualmente in lavorazione per la traduzione in italiano) e
molti altri testi interessanti e utili. Chi volesse approfondire la conoscenza di questa via e’
invitato a studiarli senza pregiudizi e con molta attenzione.

Per concludere, non esistono tecniche veramente alternative al maha mantra, ma tecniche
complementari. Se un devoto di Krsna vuole praticare il kriya yoga (e ce ne sono ormai moltissimi)
per aiutarsi nella pratica del bhakti yoga, trovera’ indubbiamente un beneficio ma non puo’ in
questo modo sostituire la pratica del mantra, che e’ comunque prevista anche nel kriya yoga. Idem
dicasi per il jnana yoga, dove gli adepti recitano i mantra vedici per imparare il loro significato
esterno, interno e trascendentale, e per il karma yoga, dove i rituali vedici sono sempre preceduti
e seguiti da mantra.
Il mantra e’ la vita stessa della spiritualita’, se manca il karma yoga diventa karma (azione che
lega al risultato), il jnana yoga diventa jnana (arida speculazione filosofica che produce solo
vanita’ e orgoglio), il kriya yoga diventa kriya (tecnica di purificazione fisica) e il bhakti yoga
cessa completamente di esistere, perche’ e’ composto principalmente dal mantra (sravana, kirtana,
smarana ecc.)

Hare Krishna
Parama Karuna d.

Condividi:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *