Origine delle emozioni: principali teorie

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Origine delle emozioni: principali teorie

Vi proponiamo un viaggio attraverso le principali teorie delle emozioni per capire meglio come si è
evoluta questa dimensione.

Un’emozione è un’esperienza psicologica complessa, frutto delle nostre interazioni con l’ambiente.
In questo articolo ripassiamo le principali teorie sull’origine delle emozioni, ossia i diversi modi
con cui la psicologia spiega queste esperienze.

Dal punto di vista psicologico, l’emozione è un insieme di sentimenti che ha come risultato una
serie di cambiamenti fisici e psicologici, in grado di influenzare il pensiero e il comportamento.
L’emotività viene associata a un insieme di fenomeni psicologici che comprendono la personalità, il
temperamento, lo stato d’animo e la motivazione.

Secondo David G. Meyers, docente di psicologia all’Hope College del Michigan, Stati Uniti, e autore
di una ventina di saggi, l’emozione umana implica “eccitazione fisiologica, comportamenti espressivi
ed esperienza cosciente”.

Esistono emozioni positive e negative, collegate a un oggetto, un ricordo, una previsione, etc.
Alcune emozioni avrebbero una pre-programmazione innata e sono universali. Tra queste ci sono
amore, senso di protezione, gioia, sorpresa, rabbia e paura. Sono note come emozioni primarie. Le
emozioni secondarie sono quelle che apprendiamo attraverso le esperienze: orgoglio, vergogna,
simpatia, negligenza e orrore.

Vi proponiamo un viaggio attraverso le principali teorie delle emozioni per capire meglio come si è
evoluta questa dimensione.

Principali teorie sull’origine delle emozioni

L’emozione esercita una potente forza sul comportamento. Ma perché proviamo diverse emozioni? Qual è
la loro causa? Scienziati e filosofi hanno proposto diverse teorie nel tentativo di spiegare come e
perché ci emozioniamo.

Possiamo raggruppare le principali teorie sulle emozioni in tre categorie:

Le teorie fisiologiche cercano una risposta all’interno del corpo.

Le teorie neurologiche si concentrano sull’attività del cervello.

La teoria cognitiva attribuisce un ruolo decisivo al pensiero e ad altre attività mentali.

Teoria evolutiva delle emozioni

L’approccio evolutivo si concentra sul contesto storico in cui si sono sviluppate le emozioni. In
accordo con la teoria evolutiva delle emozioni, queste esistono perché migliorano la nostra capacità
di adattamento. In questo modo, ad esempio, ci stimolano a rispondere in fretta agli stimoli
ambientali, fatto che aumenta le nostre possibilità di successo e sopravvivenza.

Fu Charles Darwin a suggerire che le emozioni sono sopravvissute all’evoluzione perché sono adattive
e permettono a uomini e animali di restare in vita e riprodursi. I sentimenti di amore e affetto ci
spingono a cercare un partner e a riprodurci. La paura ci obbliga a lottare o a fuggire di fronte al
pericolo.

Identificare e comprendere le emozioni degli altri gioca un ruolo altrettanto importante per la
nostra sicurezza e sopravvivenza. Ad esempio, quando sappiamo interpretare in modo corretto le
manifestazioni emotive altrui, possiamo rispondere meglio e prima al pericolo.

Origine delle emozioni secondo la teoria di James-Lange

Questa teoria, proposta in modo separato da William James e Carl Lange, considera le emozioni come
il risultato di un insieme di reazioni fisiologiche agli eventi.

Via via che sperimentiamo eventi diversi, il nostro sistema nervoso sviluppa una reazione fisica.
L’emozione dipende da come interpretiamo tali reazioni fisiche: aumento della frequenza cardiaca,
tremore, mal di stomaco, etc. Le reazioni fisiche, a loro volta, generano altre reazioni emotive
come la rabbia, la paura o la tristezza.

La teoria delle emozioni di Cannon-Bard

Sviluppata dai fisiologi Walter Cannon e Philip Bard, diverge dalla teoria delle emozioni di
James-Lange in alcuni aspetti.

Cannon sosteneva che gli esseri umani possono sperimentare reazioni fisiologiche vincolate alle
emozioni senza provarle davvero. Le risposte emotive, inoltre, sono troppo rapide per essere solo il
prodotto di uno stato fisico.

La teoria di Cannon, sviluppata negli anni 20, fu ampliata dal fisiologo Philip Bard una decina di
anni dopo. Secondo i due scienziati, proviamo emozioni e sviluppiamo, in modo simultaneo, reazioni
fisiologiche come il sudore, il tremore o la tensione muscolare.

In modo più specifico, la teoria di Cannon-Bard spiega che le emozioni si producono nel momento in
cui il talamo, rispondendo a uno stimolo, invia il messaggio al cervello, da cui risulta una
reazione fisiologica.

Allo stesso tempo, anche il cervello riceve segnali in grado di attivarne l’esperienza emotiva.
L’esperienza fisica e psicologica dell’emozione avvengono in modo simultaneo e l’una non è causa
dell’altra.

Teoria di Schachter-Singer

La teoria delle emozioni sviluppata da Stanley Schachter e Jerome E. Singer attribuisce al
ragionamento un ruolo importante.

Risente dell’influenza sia della teoria di James-Lange sia di quella di Cannon-Bard. Come la prima,
la teoria di Schachter-Singer propone che l’emozione sia dedotta in base alla risposta fisiologica.
Il fattore critico sarebbe il contesto e l’interpretazione personale che forniamo a quella data
risposta.

Secondo questa teoria, pertanto, quando una situazione è causa di eccitazione a livello fisiologico,
l’essere umano cerca di spiegarne il motivo. In seconda battuta proviamo ed etichettiamo l’emozione.
In comune con la teoria di Cannon Bard, Schachter e Singer sostengono che risposte fisiologiche
simili possano produrre emozioni diverse.

Origine delle emozioni secondo la teoria della valutazione cognitiva

Secondo la teoria della valutazione delle emozioni, il pensiero è presente prima dell’emozione.
Richard Lazarus è stato un pioniere in questo campo, motivo per cui a questa teoria è stato dato il
suo nome.

In questo caso, la sequenza di eventi porta, innanzitutto, a uno stimolo; lo stimolo è seguito dal
pensiero che conduce alla simultanea esperienza di risposta fisiologica ed emotiva. Ad esempio, vi
trovate in un bosco e vi imbattete in un orso. Penserete subito di essere in pericolo; questo
pensiero attiva l’esperienza emotiva della paura e le reazioni fisiologiche associate alla risposta
di lotta o fuga.

Teoria del feedback facciale

La teoria del feedback facciale afferma che i movimenti del volto possono influenzare l’esperienza
emotiva. I sostenitori di questa teoria sono convinti che le emozioni siano strettamente collegate
alle variazioni dei muscoli facciali.

Potremmo, quindi, migliorare il nostro stato d’animo sorridendo; oppure peggiorarlo corrugando la
fronte. Il corollario più sorprendente di questa teoria è che potremmo generare le emozioni
disegnando sul viso, in modo volontario, le espressioni che più le caratterizzano.

Charles Darwin fu uno dei primi a suggerire che i cambiamenti fisiologici causati da un’emozione
hanno un impatto diretto, invece di essere solo la conseguenza dell’emozione stessa. Seguendo questa
idea, William James ha proposto, contrariamente a quanto si pensa in genere, che l’emozione non è
altro che la coscienza dei cambiamenti che avvengono nel nostro corpo, attivati da uno stimolo. Ciò
significa che se non si avvertono cambiamenti sul piano fisico, esiste solo il pensiero
intellettuale, privo di calore emotivo.

da listamente

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