NON PIANGETE I MORTI – 2/2

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NON PIANGETE I MORTI – 2/2

di Charles W. Leadbeater

Editrice Libraria “Ars Regia” – Milano

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SOMMARIO

Seconda parte.

I morti ci vedono? Odono quello che diciamo loro?
La realtà del Purgatorio.
Che cosa avviene dei bimbi in questo strano mondo spirituale?
Lo spiritismo.
Non piangere…
Mantra da dire dopo l’ultimo respiro.

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I morti ci vedono? Odono quello che diciamo loro?

Certamente essi, ci vedono, nei senso che sono sempre coscienti della nostra presenza, che sanno se
noi siamo felici od infelici; ma non odono le parole che diciamo né hanno coscienza dei particolari
delle nostre azioni fisiche. Basta riflettere un momento per comprendere quali debbano essere i
limiti della loro facoltà di vedere.

Essi dimorano nel corpo spirituale che tutti possediamo e che è un esatto duplicato dei corpo fisico
nel quale è esclusivamente concentrata la nostra coscienza durante la veglia. Abbiamo già detto che,
come solo la materia fisica è percepibile al corpo fisico, così la materia spirituale è discernibile
per mezzo dei corpo spirituale e quindi i morti vedono di noi solo il corpo spirituale.

Quando siamo addormentati, usiamo quel veicolo e quindi per i morti siamo svegli, mentre quando ci
svegliamo ad essi sembra che ci addormentiamo, perché, pur restando vicino a loro, non prestiamo più
attenzione e non possiamo più comunicare con essi. Come quando un nostro amico vivente è
addormentato, noi constatiamo la sua presenza, ma non possiamo comunicare con lui. Così i morti si
trovano nella stessa condizione: sono consci della nostra presenza, ma non possono comunicare con
noi.

La maggior parte degli uomini non ricorda nella veglia ciò che ha visto durante il sonno e crede
quindi erroneamente di aver perduto i suoi morti, ma ad essi non sembra affatto di aver perduto i
cari ancora viventi, perché li vedono in ogni momento. La sola differenza per essi è che i vivi sono
svegli per loro durante la notte ed incoscienti durante il giorno, precisamente il contrario di quel
che accadeva quando erano nel corpo fisico.

Ciò che seguendo l’espressione di S. Paolo noi abbiamo chiamato il “corpo spirituale” (e che più
comunemente oggi viene detto “corpo astrale”) è il veicolo dei nostri sentimenti, delle nostra
passioni e sono quindi le nostre passioni ed i nostri sentimenti che noi mostriamo principalmente ai
morti. Se noi siamo lieti essi se ne accorgono immediatamente, anche se non possono conoscere la
ragione della nostra gioia e lo stesso fanno se siamo tristi, essi sentono e dividono la nostra
tristezza pur non rendendosi conto della ragione dei nostro stato.

Questo naturalmente mentre noi siamo svegli, perché non appena ci addormentiamo essi conversano con
noi come erano soliti fare quando erano vivi e possono così sapere quanto desiderano sul nostro
conto. Durante le ore di veglia noi possiamo dissimulare i nostri sentimenti, ma nel mondo superiore
questo è impossibile, poiché essi si mostrano immediatamente con mutamenti visibili; e siccome tanti
dei nostri pensieri sono collegati a sentimenti, così accade che anche la maggior parte dei nostri
pensieri si mostri a quel mondo, mentre tutto ciò che si riferisce al pensiero astratto è
assolutamente invisibile al corpo astrale.

Si osserverà che tutto ciò ha ben poca relazione con il Paradiso e con l’inferno di cui ci parlavano
durante la nostra infanzia, eppure questi sono i fatti reali celati sotto quei miti. L’inferno non
esiste, è vero, ma è evidente che l’ubriacone, l’avaro, l’uomo sensuale, ecc. si preparano per
l’aldilà qualche cosa che può somigliare ad esso. Solo che non è eterno: dura finché le passioni non
si sono esaurite ed i morti possono farlo cessare all’istante se sanno e vogliono dominare le loro
brame terrene ed innalzarsi completamente sopra di esse./p>

La realtà del Purgatorio
L’idea del Purgatorio come è inteso dalla Chiesa Cattolica si riferisce al fatto che le cattive
qualità di un uomo debbono essere arse e distrutte attraverso la sofferenza prima che egli possa
godere la beatitudine celeste. Questa costituisce uno stadio superiore della vita d’oltretomba e
corrisponde ad un concetto razionale dei Paradiso. Quando tutte le brame egoistiche e basse sono
scomparse nell’uomo egli passa in una condizione di estasi religiosa, oppure di elevata attività
intellettuale, secondo il suo temperamento e secondo le linee lungo le quali si sono sviluppate le
sue energie durante la vita terrena.

È questo per l’uomo un periodo di beatitudine suprema, di altissimo godimento intellettuale nel
quale egli si avvicina alla realtà più di quanto gli fosse mai stato possibile prima. Ed è concesso
a tutti, non solo a quelli che sono particolarmente pii e credenti. Non bisogna neppure considerarlo
come una ricompensa, bensì come il risultato inevitabile dei carattere che ciascuno ha sviluppato
durante la vita fisica.

Come la condotta di un uomo durante la sua gioventù influisce sulle condizioni della sua virilità e
della sua vecchiaia, così la sua condotta durante la vita terrena ne determina le condizioni durante
la vita d’oltretomba. Essa d’altronde non è che uno stadio transitorio nella lunghissima vita
dell’uomo, poiché essendo la vita d’oltretomba risultato della vita terrena, cioè di una causa
finita, non può essere infinito.

La vita dell’uomo è ben più lunga e più grande di quanto generalmente si supponga: la scintilla che
è stata emanata da Dio deve tornare a Lui e l’uomo è finora assai lontano dalla divinità. Tutta la
vita evolve, poiché l’evoluzione è legge di Dio e l’uomo si sviluppa lentamente insieme a tutto il
resto.

Ciò che viene comunemente chiamato vita umana è in realtà solo un giorno della vera e lunga vita.
Come nella vita fisica l’uomo si sveglia ogni mattina, indossa i suoi abiti, esce per il lavoro
quotidiano ed al calare della sera si spoglia e si riposa per alzarsi di nuovo il mattino seguente e
riprendere il proprio lavoro al punto in cui l’aveva lasciato, così quando l’uomo scende alla vita
fisica assume la veste dei corpo fisico e finito il lavoro di quella giornata (che chiamiamo vita)
lo depone nell’atto che si chiama morte e passa nella condizione di riposo che ho descritto poco
prima.

Dopo un certo tempo riveste un altro corpo di carne e ricomincia un altro giorno di vita fisica,
riprendendo la sua evoluzione al punto in cui l’aveva lasciata e questo dura finché egli non ha
raggiunto la meta che Dio ha fissato per lui.

Tutto questo può sembrare nuovo e, perché nuovo, perfino grottesco; tuttavia quanto è stato detto è
suscettibile di prova ed è stato verificato, molte volte, da più persone anche di diverse culture.
In un breve opuscolo non si possono che esporre alcuni fatti, ma chi prova dell’interesse per
l’argomento può ritrovarlo diffusamente trattato in molti libri (si vedano le “Informazioni
Bibliografiche” al termine dei testo. (N.d.R.)

Ci si domanderà forse se i morti non sono turbati dall’ansia Per coloro che hanno lasciato sulla
Terra. Accade talvolta e questo infatti ritarda il loro progresso; noi dobbiamo quindi, per quanto
ci è possibile, evitare di disturbarli. I morti devono essere lasciati completamente liberi da tutte
le preoccupazioni della vita che hanno abbandonato, affinché possano consacrarsi interamente alla
nuova esistenza in cui sono entrati.

Coloro che mentre erano in vita usavano ricorrere a loro per aiuto o consiglio devono ora cercare di
fare da sé, perché dipendendo ancora mentalmente da loro, rinforzano i legami che li vincolano al
mondo da cui debbono per il momento staccarsi. Ecco perché è sempre opera motto buona prendersi cura
degli orfani, perché in questo modo non si fa solo dei bene ad essi, ma si sollevano i genitori
morti dall’ansia per i bimbi che hanno lasciato e si aiutano nel loro avanzamento.

Coloro a cui durante la vita sono state insegnate dottrine religiose errate o paurose, soffrono
spesso, appena morti, per il timore dell’avvenire che li aspetta, ma fortunatamente vi sono molti
nel mondo spirituale che si consacrano all’opera di consolare e rassicurare quelli che sono così
turbati, dando loro una spiegazione razionale dei fatti. E non solo vi sono morti che fanno questo,
ma anche molti vivi, i quali durante il sonno si dedicano al servizio dei morti in questa maniera.

Che cosa avviene dei bimbi in questo strano mondo spirituale?
Uno dei casi più penosi riscontrabili sulla Terra è quello della morte di un bambino che lascia i
genitori desolati a piangere sulla culla vuota. Che cosa avviene dei bimbi in questo strano mondo
spirituale? Di tutti quelli che vi entrano essi sono forse i più felici, quelli che si trovano bene
più in fretta e perfettamente a loro agio.

Essi non hanno perduto i genitori, i fratelli, le sorelle, i compagni di gioco che amavano, ma si
intrattengono con essi solo durante la notte, invece che durante il giorno, quindi non provano alcun
senso di perdita o di separazione. Ed anche durante il giorno non si sentono soli, poiché là come
qua, i bambini si riuniscono a frotte e giocano insieme in “Campi Elisi” pieni di rare delizie.

Noi tutti sappiamo quanto i bambini si divertano a rappresentare scene fantasiose, immaginando di
essere quello o quell’altro personaggio, in ogni tipo di avventura meravigliosa e fantastica:
ebbene, nella materia così sottile di quel mondo superiore, i pensieri assumono all’istante forme
visibili e quindi un bambino che immagini di essere un eroe prende temporaneamente l’aspetto di
esso. Se desidera un castello incantato, il suo pensiero subito lo costruisce; se vuole un esercito,
immediatamente un esercito è ai suoi comandi. Fra i morti le schiere dei bambini sono sempre
gioconde, talvolta anzi sfrenatamente allegre.

Ed anche i bimbi che hanno a disposizioni religiose trovano nel mondo celeste ciò che forma oggetto
delle loro aspirazioni poiché gli Angeli ed i Santi esistono realmente e coloro che vi credono e li
invocano sono attirati da essi e li trovano più splendidi o più belli di quanto avessero mai
immaginato. Neppure coloro che vorrebbero vedere Dio stesso in forma materiale sono delusi, poiché
trovano nel mondo spirituale insegnanti amorevoli che spiegano loro che tutte le forme sono forme di
Dio, che Egli è dappertutto e che coloro che servono ed aiutano le Sue anche più infime creature,
servono ed aiutano Lui. I bambini in generale si compiacciono di rendersi utili, di aiutare e
consolare ed in quel mondo superiore trovano sempre modo di farlo ed intanto nelle loro
peregrinazioni di pietà e di amore imparano la verità dei detto: “In quanto l’avete fatto ad uno di
questi miei più piccoli fratelli, voi l’avete fatto a me”.

Ed i bambini più piccoli, quelli che non possono ancora giocare? Non temete per essi: molte madri li
aspettano ansiose di stringerli al loro seno e di accarezzarli come se fossero i loro. Normalmente
questi piccoli restano solo breve tempo nel mondo spirituale e quindi ritornano di nuovo sulla
Terra, spesso dalla stessa madre e dallo stesso padre.

I monaci medievali inventarono la crudele dottrina che i bimbi non battezzati rimarrebbero per
sempre nei cosiddetto “Limbo” separati da quanti li amavano. Ora, è vero che il battesimo è un
sacramento di innegabile efficacia, ma nessuno pensi neppure lontanamente che l’omissione di una
semplice forma esterna possa sovvertire le leggi eterne e fare di un Dio d’amore uno spietato
tiranno.

Lo spiritismo
Finora abbiamo parlato solo della possibilità di raggiungere i morti innalzandosi al loro livello
durante il sonno, che è il modo naturale e normale, ma esiste anche il metodo anormale e non
naturale offerto dallo spiritismo, per mezzo dei quale i morti possono per qualche istante
riassumere il velo di carne e tornare visibili agli occhi fisici.

Gli occultisti non raccomandano questo metodo, in parte perché esso trattiene la persona morta dal
corso naturale della sua evoluzione ed in parte perché tali pratiche sono molto incerte ed è molto
facile essere tratti in inganno. In questo breve opuscolo non posso dilungarmi su tale argomento, ma
ne ho trattato ampiamente nel mio libro Lautre cóté de la Mort.

Si veda a questo proposito l’opuscolo a cura dei Gruppo Teosofico Valdostano Lo Spiritismo: cause e
pericoli delle sedute spiritiche (N.d.R.). i troveranno narrati in esso casi in cui alcuni defunti
sono tornati spontaneamente in questo mondo, manifestandosi in vari modi, generalmente perché
avevano bisogno di qualche cosa. In tali casi il miglior atteggiamento da assumere è cercare di
capire cosa desiderano e soddisfare, se possibile, il loro desiderio in modo che possano
tranquillizzarsi.

Ammettendo quanto ho esposto bisogna legittimamente dedurre che per quanto il dolore per la morte di
una persona cara sia naturale, esso è un male ed un errore e che noi dobbiamo vincerlo. Non abbiamo
ragione di affliggerci per i nostri defunti, poiché essi sono passati ad una vita ampia e più
felice.

Se ci rattristiamo per il fatto di esserci separati da loro, ci rattristiamo per un’illusione ed il
nostro rimpianto è egoistico, perché abbiamo a cuore più la nostra apparente perdita che non il loro
vero vantaggio. Dobbiamo sforzarci di essere completamente altruisti, come deve essere ogni persona
che ami veramente. Dobbiamo pensare non a noi, non a ciò che ci farebbe piacere, ma solo a ciò che è
meglio per i nostri cari e più utile a loro progresso.

Se noi ci abbandoniamo al dolore, alla tristezza, alla disperazione, emaniamo una caligine che
oscura il loro cielo. Appunto l’affetto che essi nutrono per noi, la loro simpatia, li rendono
accessibili a questa nostra diretta influenza e noi dobbiamo adoperare il potere che ci da questo
amore per aiutarli e non per ostacolarli.

Vegliamo dunque, affinché i nostri pensieri siano sempre buoni ed i nostri sentimenti nobili e puri.
Ciò richiede sicuramente coraggio da parte nostra, abnegazione e la forza per dimenticare
completamente noi stessi nel desiderio ardente di dar loro il più grande aiuto possibile; ma tale è
il nostro preciso dovere.

Se supponiamo che i nostri defunti possano trovarsi in ansia per noi, cerchiamo di mantenerci
sereni, in modo che essi non debbano essere inquieti. Se durante la loro vita fisica essi non
possedevano nozioni esatte circa il mondo dell’aldilà, il mondo spirituale, cerchiamo subito di
acquistarle noi per poterle trasmetterle a loro durante le conversazioni notturne che abbiamo con
essi, per poterli sollevare ed incoraggiare.

Cercate di comprendere l’unità dei tutto: vi è un solo Dio e tutti sono Uno in Lui. Se riusciremo a
prendere coscienza dell’idea di questa unità dell’Amore Eterno, non potrà più esservi dolore per
noi, poiché comprenderemo che vivi o morti noi siamo dei Signore, che in questo mondo come
nell’altro “In Lui viviamo, ci muoviamo e siamo” come scrive S. Paolo. L’atteggiamento di chi prova
cordoglio per i morti è un atteggiamento da persona priva di fede o di conoscenza. Più si sa, più si
è fiduciosi perché si sente con maggiore certezza che tanto noi, quanto i nostri morti siamo nelle
mani di un Potere e di una Sapienza perfetti, guidati da un perfetto Amore.

Note importanti: dopo il contatto con la luce, le anime che lo desiderano possono tornare a visitare
il mondo fisico.

Va anche ricordato che dopo la morte molte persone sono in uno stato di confusione e hanno bisogno
dell’aiutatore e dei pensieri dei loro cari.

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Non piangere…
Questa lettera è da leggere come se fosse un messaggio di coloro che non sono più tra noi.
Se tu conoscessi il mistero immenso del cielo dove vivo, se tu potessi vedere e sentire quello che
io vedo e sento in questi orizzonti senza fine ed in questa luce che tutto investe e penetra, tu non
piangeresti, se mi ami!

L’incanto di Dio e delle sue espressioni di sconfinata bellezza sono ormai parte del mio essere. Le
cose di un tempo, al confronto, sono immensamente piccole e quasi senza colore.

Mi è rimasto un intenso affetto per te, una tenerezza che non ho mai conosciuto. Sono felice di
averti incontrato ed amato nel tempo, ma tutto era allora così fugace e limitato! Ora vivo nella
serena e gioiosa attesa del tuo arrivo tra noi, tu pensami così!

Nelle tue difficoltà richiama alla mente questa meravigliosa casa dove non esiste più la morte e
dove insieme ci disseteremo, nel trasporto più intenso e più puro, alla fonte inestinguibile della
gioia e dell’amore!

Non piangere quindi, se veramente mi ami!

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Mantra da dire dopo l’ultimo respiro
Anima di “(nome del trapassato)”, nel nome del tuo Maestro spirituale ascolta: stai sperimentando lo
splendore della Luce, riconoscila come la tua coscienza, rimani in uno stato di profonda unione e
abbandono con la Luce che stai vedendo.

Nella Luce non perderai te stesso, ma ti ritroverai nella Pace e nella Gioia.

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