Meditare in città – Sakya Trizin

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Meditare in città

di Sua Santità Sakya Trizin

< Meditare in città >

– Tratto da ‘Siddhi’, periodico di Buddhismo Mahayana www.iltk.it da un
discorso di sua santità Sakya Trizin tenuto al Jamyang Meditation Centre il
30 ottobre 1991-

(Per info su Scuola Sakyapa: Centro Sakya Kunga Choling,
sakyatrieste@libero.it
Centro Sakya Ngon Ga Ling, associazionesoleluna@everyday.com)

Perché e come crearsi uno spazio e un tempo per la meditazione in città?
Preziosi consigli per la pratica quotidiana da uno dei massimi
rappresentanti del Buddhismo tibetano: Sakya Trizin.

Molte persone sostengono che è troppo difficile praticare il Dharma,
soprattutto nelle grandi città, dove c’è molta distrazione e molta attività.
Tuttavia, il Buddha ha dato molti insegnamenti proprio perché imparassimo a
padroneggiare la nostra mente selvaggia.

A causa della nostra mente selvaggia, così coinvolta nelle contaminazioni
afflittive, da sempre siamo intrappolati nel reame dell’esistenza ciclica e
ne subiamo le conseguenze. Abbiamo sofferto moltissimo in passato, stiamo
ancora soffrendo nel presente e, se non ci diamo da fare adesso, soffriremo
anche in futuro. Per questo motivo il Buddha ha insegnato molti modi di
praticare, e tutti hanno lo scopo di domare la nostra mente.

La parola sanscrita “dharma” ha molti significati, ma in senso generale
significa cambiare: cambiare la nostra mente impura o selvaggia, catturata
dalle contaminazioni, e cambiarla in un giusto sentiero.

Per questo motivo, se la pratica che facciamo non cambia la mente (anche se
ovviamente fare una pratica ha sempre un beneficio) non è efficace. Per
essere efficace, dobbiamo verificare se cambia la mente o no. Se cambia la
mente, e se la usiamo in modo corretto, possiamo essere la persona più
indaffarata del mondo nella città più indaffarata del mondo, ma saremo
sempre un ottimo praticante di Dharma, perché qualsiasi cosa vedremo e
faremo, qualsiasi persona incontreremo o frequenteremo, saranno tutte
occasioni di praticare il Dharma.

Per esempio, quando ci muoviamo per la città e ne notiamo i cambiamenti,
questa è l’impermanenza. Quando osserviamo la sofferenza diffusa,
sperimentiamo il Dharma di cui ci ha parlato il Buddha: ognuno di noi
soffre. Il fatto che lo vediamo con i nostri stessi occhi significa che
impariamo qualcosa da ciò che vediamo. Quando una persona ci disturba, o si
arrabbia con noi, ci offre l’opportunità di praticare la pazienza. In questo
modo, se usiamo bene la nostra vita quotidiana, dovunque andiamo, per
strada, al lavoro o a casa, la utilizziamo per la pratica del Dharma.

Queste diverse esperienze ci aiuteranno a capire il Dharma più in profondità
e quanto sia importante metterlo in pratica.

…Le meditazioni superiori…

Le meditazioni superiori, come la concentrazione e la visione profonda, sono
molto importanti, ma per ottenere quel livello sono necessarie le loro
fondamenta basilari, come la comprensione della difficoltà di ottenere una
preziosa rinascita umana, dell’impermanenza e della morte, delle cause ed
effetti delle azioni, della sofferenza dell’esistenza ciclica, insomma dei
quattro fondamenti comuni.

Tutte queste cose le potete imparare da un Maestro o da un libro, ma non
basterà a darvi la conoscenza reale. Se sapete tutte queste cose da molto
tempo, ma ciò non ha portato nessun cambiamento nella vostra mente, sarete
sempre la solita persona. Sarete sempre preda della collera e non sarete in
grado di praticare il Dharma…

Possiamo aver ascoltato, o letto centinaia di volte le difficoltà di
ottenere la preziosa rinascita umana, ma se ciò non ha cambiato la nostra
mente, saremo sempre allo stesso livello, avremo sempre le contaminazioni
afflittive e non praticheremo. Perché? Perché non abbiamo fatto esperienza
di ciò che sappiamo.

Conoscere e avere esperienza tramite la riflessione contemplativa sono due
cose diverse. Una persona può conoscere tanti insegnamenti, ma se non
pratica, se non li usa nella vita quotidiana, sbaglia.

Per esempio, il senso, lo scopo di preparare un cibo delizioso è quello di
mangiarlo. Se lo preparate e poi non lo mangiate, non ha senso! In modo
simile, conoscere il Dharma significa applicarlo nella vita di tutti i
giorni. Per farlo, abbiamo a disposizione vari metodi, inclusa la nostra
esperienza quotidiana.

Con queste basi fondamentali, se riusciamo non solo a comprendere come un
insegnamento ogni cosa che vediamo, ma ad averne un’emozione interiore, una
spinta interiore, allora il nostro tempo non sarà sprecato. In modo
definitivo, vorremo fare ogni sforzo, come una persona in prigione ha un
solo costante pensiero: come posso uscire da qui?

Quando avrete un reale desiderio sincero di praticare il Dharma, le vostre
meditazioni più elevate sorgeranno spontaneamente.

Per prima cosa, le basi fondamentali dipendono dal nostro merito. Per il
merito accumulato nelle vite passate, siamo nati in questa vita attuale come
esseri umani, abbiamo avuto la fortuna di ascoltare il Dharma e la
possibilità di praticarlo. In modo analogo, vivere una reale emozione
interiore nei confronti della pratica spirituale dipende dal merito che
abbiamo.

Per questo motivo dobbiamo raccogliere merito tramite la preghiera, la
devozione al Guru e ai Tre Gioielli, praticando la gentilezza amorevole e la
compassione verso tutte le creature.

Così facendo, insieme al nostro merito crescerà la nostra saggezza ed
entrambe procederanno insieme. Quando il merito è completamente edificato,
sorgerà anche la saggezza, e con l’unione di merito e saggezza sarà
possibile avanzare lungo il sentiero.

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