Lu-Tzu – Lo spirito primordiale e lo spirito cosciente

pubblicato in: AltroBlog 0
Lu-Tzu – Lo spirito primordiale e lo spirito cosciente

Il trattato sul Mistero del Fiore d’oro o del Grande Uno, ovvero gli insegnamenti del maestro Lü-Tzu
che visse fra la fine dell’VIII e il principio del IX secolo d.C., è quasi l’unico testo completo
che si conosca riguardante le pratiche iniziatiche cinesi del taoismo operativo e della forma Zen
del buddhismo, per lungo tempo trasmessi unicamente per via orale.

Gli insegnamenti di Lü-Tzu mirano al dischiudere della coscienza, sulla trascendenza e
sull’originario, simboleggiata appunto dal “fiore d’oro”.
Le indicazioni del Maestro hanno per oggetto procedimenti di alchimia interiore, di trasmutazione
spirituale, attraverso particolari tecniche di meditazione e di direzione delle correnti sottili
dell’organismo all’integrazione dell’essere umano.

Un testo che si propone di insegnare al praticante la via dell’immortalità dell’anima e del corpo e
del quale proponiamo un breve stralcio, poche pagine riguardanti:

II – Lo spirito primordiale e lo spirito cosciente

Il maestro Lü-tzu ha detto:

Lü-TzuA paragone del cielo e della terra l’uomo è come una mosca effimera; ma anche cielo e terra
sono, di fronte al Tao, come una bolla d’aria e un’ombra[21]. Solo lo spirito primordiale, vero
essere (sing), trascende tempo e spazio.

Anche la forza seminale è caduca, come il cielo e la terra; ma lo spirito primordiale è di là dalla
dualità e di ogni polarità. Da esso cielo e terra traggono l’esistenza[22]. Se i discepoli riescono
a cogliere lo spirito primordiale superando l’antitesi di yang e yin, non vivranno più nei tre mondi
(mondo terrestre, mondo celeste e mondo infero). Ma di questo è capace solo colui che ha contemplato
l’essere nel suo aspetto originario.

Quando l’uomo si stacca dal grembo materno, lo spirito primordiale va a dimorare nello spazio di un
pollice quadrato (fra gli occhi), lo spirito cosciente giù nel cuore (sin)[23]. Questo cuore
inferiore di carne ha la forma di una grossa pesca; esso è coperto dalle ali polmonari, sorretto dal
fegato, ed ha al suo servizio gli intestini[24]. Esso dipende dal mondo esterno, e si sente male se,
foss’anche per un solo giorno, non si mangiasse nulla. Se poi avverte qualcosa che lo spaventi,
batte forte; si ferma, se qualcosa lo irrita; la morte lo angoscia, la bellezza lo accieca[25].
Invece il cuore celeste, quello del capo, come potrebbe commuoversi, sia pure minimamente? Se mi
chiedi: il cuore celeste può muoversi? io ti rispondo: come potrebbe muoversi il vero pensiero nello
spazio di un pollice quadrato? Se si muovesse, non sarebbe bene; si muove quando l’uomo comune
muore; ma ciò non è certo un bene[26]. Il meglio è che la luce, già cristallizzata in corpo
spirituale, compenetri gradatamente con la sua forza gli istinti e gli impulsi. Ma questo è un
segreto che da secoli non è stato rivelato. Il cuore inferiore si agita come un potente generale che
disprezza il cuore celeste per la sua debolezza, e che ha assunto la direzione effettiva dello
Stato. Ma se si riesce a rafforzare e a difendere il Castello Primordiale[27], allora è come se sul
trono sedesse un sovrano saggio e forte. I due occhi mettono in rotazione la luce, come i due
ministri, a destra e a sinistra, assistono il loro sovrano. Una volta affermato il potere
centrale[28], tutti quei capi ribelli verranno con le lance abbassate a ricevere gli ordini.

La via dell’elisir di vita considera tre elementi magici fondamentali: l’acqua seminale, il fuoco
dello spirito e la terra del pensiero. Cosa è il liquido seminale? E’ l’energia una dell’antico
Cielo. Il fuoco dello spirito è la luce. La terra del pensiero è la sede mediana. Il fuoco dello
spirito è il principio attivo, la terra del pensiero è la sostanza, l’acqua seminale è la base[29].
Gli uomini comuni producono il loro corpo mediante il pensiero[30], ma tale corpo è solo quello
esterno alto sette piedi; nel corpo risiede il p’o[31] legato alla coscienza come ad una sua
produzione; questa è, nella sua genesi, condizionata dal p’o, che è femminile (yin), e rappresenta
la sostanza della coscienza. Finchè tale coscienza non s’interrompe, essa produce sempre, di
generazione in generazione, e infiniti sono i cambiamenti di forma e le trasformazioni di sostanza
del p’o.

Inoltre vi è l’huen dove si cela lo spirito. l’huen di giorno dimora negli occhi: di notte abita nel
fegato; quando abita negli occhi, vede; quando dimora nel fegato, sogna. I sogni sono viaggi dello
spirito nei nove cieli e nelle nove terre. Chi però destandosi si sente turbato ed è soprappensiero,
e legato alla forma corporea, è in preda del p’o. Mediante la rotazione della luce si effettua la
concentrazione dell’huen e conseguentemente la difesa dello spirito, mentre l’anima (il p’o) è
assoggettata e la coscienza è eliminata. Il metodo degli Antichi per sottrarsi al mondo consisteva
appunto nella dissoluzione completa delle scorie della tenebra, per risalire al punto k’ien
(l’elemento creatore). Così non si tratta che di una riduzione del p’o e di una completa
realizzazione dell’huen. E il mezzo magico per limitare la tenebra e soggiogare il p’o è la
rotazione della luce. Ed anche se non si lavora per tornare all’elemento creatore ma ci si limita al
mezzo magico della rotazione della luce, di fatto, la luce è proprio connessa all’elemento creatore.
Mediante la sua circolazione si torna ad esso. Seguendo questo metodo si verificherà una abbondanza
del tutto naturale di liquido seminale[32], il fuoco dello spirito si accenderà, la terra del
pensiero si stabilizzerà e cristallizzerà.

Così si potrà ricavarne il sacro frutto. Lo scarabeo fa rotolare la sua pallottola[33], e in questa
nasce la vita come prodotto dell’intero lavoro della sua concentrazione. Dato che un embrione può
nascere e venir fuori dal suo involucro anche nel sudiciume, come è possibile che la dimora del
nostro cuore celeste, concentrando in essa lo spirito, non riesca a generare parimenti un corpo?

L’essere unico, vero e attivo quando scende nella dimora dell’elemento creatore (k’ien) si sdoppia
nell’huen e nel p’o. L’huen risiede dunque nel cuore celeste: esso ha natura yang ed è l’energia di
ciò che è leggero e puro. E’ quel che abbiamo ricevuto dal Grande Vuoto, ossia il Tao anteriore ad
ogni forma. Invece il p’o ha natura yin, è l’energia del pesante e del torbido, è legato al
materiale cuore di carne. L’huan ama la vita mentre il p’o cerca la morte. Il p’o suscita tutti i
piaceri sensuali e i moti di collera; è lo spirito cosciente che mentre vive è in estremo bisogno e
nell’oltretomba si nutre di sangue. La tenebra ritorna alla tenebra, le cose attirandosi secondo la
loro natura[34]. Ma il discepolo sa distillare completamente l’oscuro p’o fino a che si trasformi in
puro yang.

In questo capitolo è descritta la parte che lo spirito primordiale e quello cosciente hanno nella
formazione del corpo umano. Il Maestro dice: La vita dell’uomo è come quella di una mosca effimera;
solo l’essere (sing) vero dello spirito primordiale ha il potere di sottrarsi al moto del cielo e
della terra e al destino degli eoni. L’essere vero proviene dal non-duale (wu ki) e riceve l’energia
prima; così riprende in sé l’essere vero del Cielo e della Terra divenendo spirito consapevole. Esso
riceve l’essere (sing) dal padre e dalla madre, come spirito primo; pur essendo privo di
consapevolezza e di conoscenza [35], esso ha la capacità di regolare i processi di formazione del
corpo. Lo spirito consapevole è manifesto e attivo, e può adattarsi continuamente; è il signore del
cuore umano; finchè vive nel corpo rappresenta l’huen; separato da esso diviene uno spirito (chen).
Quando il corpo comincia ad esistere lo spirito originario non ha ancora formato un embrione in cui
possa incarnarsi. Così si cristallizza nell’Uno libero, privo di dualità.

Al momento della nascita lo spirito consapevole inspira il soffio vitale (k’i = prâna) divenendo la
dimora di ciò che è nato. Abita nel cuore il quale a partire da quel momento diviene il padrone.
Anche lo spirito originario perde il suo posto, è lo spirito consapevole ad assumere il potere.

Lo spirito originario ama la quiete, quello consapevole il movimento. Nei suoi movimenti esso
obbedisce ai sentimenti e ai desideri, consumando così giorno e notte il seme primordiale fino ad
esaurire del tutto l’energia dello spirito primordiale. Allora lo spirito consapevole abbandona il
suo involucro e se ne va via.

Chi, in genere, ha operato il bene, quando muore possiede una energia spirituale pura e chiara. Essa
esce dalle aperture superiori del corpo, la bocca e il naso; il soffio (k’i) lieve e puro si alza e
ascende nel cielo; (l’uomo) si trasforma in un genio o spirito dell’ombra, in quintupla forma.

Se invece lo spirito consapevole si è servito dello originario per condurre una vita cupida, pazza e
concupiscente cercando il piacere e commettendo ogni peccato, al momento della morte l’energia
spirituale è torbida e confusa, e lo spirito consapevole esce dall’apertura inferiore, dalla porta
del ventre, insieme all’aria. Infatti l’energia spirituale torbida e impura si cristallizza nella
parte inferiore, discendendo negli inferi e trasformandosi in un demone (kuen). In questo caso non
pure lo spirito primordiale perde la sua natura ma anche la potenza e il sapere del vero essere,
subendo una menomazione. Per questo il Maestro dice: <>.

Se si vuole conservare lo spirito originario, per prima cosa si deve assolutamente assoggettare lo
spirito consapevole, e la via per venire a tanto passa proprio per la rotazione della luce; se ci si
dedica a questa rotazione, occorre dimenticare corpo e cuore. Il cuore deve morire, lo spirito
vivere[36] perchè se esso vive, il respiro (k’i) comincerà a circolare meravigliosamente – ed è
proprio questo che il Maestro chiama ciò che vi è di meglio[37]. Bisogna poi immergere lo spirito
nel basso ventre. Allora la forza viene in contatto con lo spirito, lo spirito si unisce alla forza
e si cristallizza. Questo è il metodo di <>.

Col tempo lo spirito originario nella sede della vita si trasforma nella forza vera. Si applicherà
allora il metodo del << volger la ruota del mulino>> affinchè, distillato, esso si trasformi
nell’elisir della vita. In ciò consiste il metodo del <>.

Una volta ultimata la perla dell’elisir di vita, l’embrione sacro può formarsi e il lavoro deve
essere rivolto al riscaldamento e alla nutrizione dell’embrione spirituale. Questo è il metodo del
<>[38].

Appena il corpo di forza del nascituro è formato, bisogna lavorare affinchè l’embrione nasca e
ritorni al Vuoto. Questo è il metodo di <>.

Questo non è un vuoto discorso ma l’indicazione della successione delle operazioni del Tao secondo
il metodo vero, pervenutoci da tempi remoti, che porta allo stato di Genio immortale, di Santo
eternamente vivente.

Quando col lavoro si è giunti così lontano, tutto lo yin è consumato, il corpo rinasce come puro
yang. Quando lo spirito consapevole si è trasmutato nello spirito originario, si può dire che esso
ha raggiunto una illimitata stabilità, che si è sottratto al circolo (delle generazioni) ed ha
raggiunto lo stato di Genio aureo nella sestupla[39] forma presente. Non servendosi di tale metodo,
come si può sfuggire al destino di rinascere e morire?

[21] <
appare>> (Lie-tze, c. 5). <
più il regno della morte>> (Dhammapâda). Cfr. Joubert: <>.

[22] Cfr. più sopra, p. 69 nota 1. Il Tao è ciò da cui Cielo e Terra traggono la loro esistenza.

[23] Si potrebbe evitare ogni equivoco traducendo più semplicemente con <>.
Lo <> (tseu-k’i) si identifica con l’huen. <
non ha un’esistenza permanente>> (C’en Suang-tao).

[24] Così come la manifestazione è <> e <>.

[25] <
solleva. Depresso, diviene inerte; eccitato, si lascia trasportare>> (Ciuang-tze, c. II). << I
sentimenti del cuore vengono eccitati dalle cose esteriori>> (Li-ki, XVII, 1).

[26] In effetti, nell’uomo che non è riuscito a <>, l’huen e il p’o si dissociano:
il primo s’innalza verso il cielo, l’altro volge verso la terra.

[27] <> (Salmi, 69). Cfr. la <
Eckhart, il <> di Santa Teresa ed anche il <>
di Teolepto di Filadelfia (Piccola Filocardia). Più recentemente, Victor Segalen ha parlato del
<
>.

[28] Ciò può venire riferito alla funzione tradizionale dell’Imperatore nel Ming-t’ang.

[29] E’ la triade alchemica (cfr. p. 52).

[30] Di fatto, sembra che ciò avvenga per mezzo del p’o, principio che appartiene tanto al mentale,
quanto all’individualità corporea, e non è, come secondo il punto di vista buddhista, il risultato
di una attività mentale ordinaria.

[31] Secondo le concezioni cinesi correnti, di fatto esisterebbero tre huen e sette p’o (cfr. p.
43).

[32] In effetti nella sua abbondanza sta il segreto della vitalità e quello della riuscita
dell’endogenesi. La sua rarefazione ha per conseguenza la malattia e la morte (cfr. p. 131).

[33] Simbolo, nell’antico Egitto, dell’Uovo del Mondo. In cinese, tan (= uovo) vuol dire
letteralmente la pallottola rigirata dallo scarabeo stercorario.

[34] L’oscuro p’o ritorna alla terra (yin) dove diviene un kuei (un demone). < dalla Terra sente un’affinità per quel che sta in basso>> (Wen-jen ciuan).

[35] Vale a dire che è indipendente dalle modalità umane della coscienza e della conoscenza.

[36] Cfr. Gregorio il Sinaita: <
senza pensieri mosso dallo spirito>>.

[37] Abbiamo, qui, la descrizione dei quattro stadi della resurrezione. La resurrezione (dall’Acqua
e dallo Spirito) corrisponde alla nascita del corpo pneumatico in quello caduco. E’ evidente
l’analogia con la concezione paolina e giovannea (w). [Le note segnate con W sono del traduttore
tedesco Richard Wilhelm].

[38] Cfr. Wen-jen ciuan: < completarlo e lo completa>>.

[39] Il Wilhem nota che lo stato di genio quintuplo è quello che resta limitato al dominio dei
cinque sensi, il sesto essendo il dominio spirituale. In effetti le percezioni sensibili stanno nel
segno del cinque (cinque colori, cinque sapori, cinque odori, cinque sensi); il cinque è il numero
della Terra, il sei il numero del Cielo (le influenze celesti sono sei); il cinque corrisponde
all’uomo terrestre, il sei all’uomo celeste.

Senza principio, né fine,
senza passato, senza futuro,
un alone di luce circonda il mondo dello spirito.

Ci si dimentica a vicenda, calmi e puri pieni della potenza e del vuoto.
– Lü Tzu –

www.gianfrancobertagni.it/materiali/tao/fioredoro.pdf

Condividi:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *