Passi dal ‘Commento alla Bhagavad Gita’ 18 – Yogananda

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Passi dal ‘Commento alla Bhagavad Gita’ 18

LA BHAGAVAD-GITA
(CON IL COMMENTO DI PARAMAHANSA YOGANANDA)
Ed. Vidyananda
(Parte 18a.)

Interpretazione Spirituale

Quando un’abitazione è distrutta dal terremoto, l’argilla di per sé rimane
immutata. Similmente, quando la casa cosmica del mutamento viene distrutta dalla
dissoluzione cosmica, lo Spirito di cui è fatto il cosmo rimane immutato.

Come gli elettroni e gli atomi di idrogeno ed ossigeno che compongono il
vapore, l’acqua e il ghiaccio sono soltanto differenti ritmi vibratori di
un’unica energia, allo stesso modo l’uomo, la natura, le anime, le bestie, i
mondi, e tutti gli oggetti della creazione sono differenti e mutevoli forme
dell’unico Spirito.

Anche se i pianeti uscissero dalle loro orbite, o se tutta la materia
sparisse nel nulla, non ci potrebbe essere un puntino di spazio vuoto: vuoto di
Spirito. Sia le forme della creazione che il grande vuoto contengono ugualmente
lo Spirito.

Il denaro può essere speso, la neve può sciogliersi, gli oceani possono
evaporare, e la terra potrebbe vaporizzarsi: tuttavia lo Spirito non può essere
distrutto. Lo Spirito è indistruttibile, malgrado tutta la creazione sorga e
scompaia nel Suo seno.

Questa stanza sottolinea in particolare il fatto che sebbene tutte le cose
siano chiaramente deperibili – denaro, possessi, potere, reputazione, fama,
amici, e così via – tuttavia dietro tutti i fenomeni di distruzione si cella lo
Spirito indistruttibile. Se scegliessimo d’identificarci soltanto con lo Spirito
indistruttibile, non saremmo ingannati e tormentati dal pandemonio del
mutamento.

Verso 18°

“Dal Sé che dimora dentro, eternamente immutabile, indeperibile ed illimitato,
questi abiti corporei sono detti finiti. Perciò combatti, o discendente di
Bharata”.

Versione Poetica

Il Divino Abitante Interiore, l’Uno sempre giovane, che le mani della
decadenza non osano toccare, l’Uno che vive nella regione senza limiti, l’Uno
che non può mai essere invaso dalla distruzione, indossa molti costumi di carne.
ed indeperibile, sebbene i Suoi abiti corporei si consumino. Dotato di questa
armatura di saggezza, o discendente del coraggioso Bharata, vai a combattere la
battaglia interiore.

Interpretazione Spirituale

Il devoto avanzato ha paura di combattere i sensi e di smaterializzare il
corpo nello Spirito con meditazioni più profondo, come fecero Gesù e il santo
indù Kibara. Apparentemente il devoto è attaccato alla gabbia corporea e non
ricorda di essere un uccello dell’eternità imprigionato in un piccolo spazio.
Come un uccello dell’immortalità, la cui dimora è nello spazio eterno, il devoto
non deve aver timore d’innalzarsi al di sopra del corpo, che un giorno, prima o
poi, dovrà abbandonare, quando verrà l’ultima chiamata.

Così il Sé interiore, Krishna, parla a Arjuna, il devoto, attraverso la
sua intuizione: “Concentrati sul tuo Sé interiore, che essendo l’immagine dello
Spirito Eterno, è anch’esso immortale. Non aver paura di combattere i sensi e
distruggere l’attaccamento al corpo. Cosa che prima o poi sarai costretto a
fare”.

L’illusione di perdere il corpo invade spesso il devoto avanzato, che
temporaneamente dimentica di essere lo Spirito immortale e non il corpo
temporale.

Anche in una giusta guerra materiale, quando si rende necessaria la
protezione del debole, un uomo vero non deve aver paura d’immolare il proprio
corpo deperibile. La virtù acquisita col sacrificio rimarrà per sempre con
l’anima, ovunque vada. E’ meglio morire acquisendo giustizia che morire in
maniera comune, Cosa inevitabile per tutti. E’ meglio morire col riconoscimento
di Dio che morire soffocati dalle esalazioni dell’egoismo. Morendo
nell’ignoranza uno sperimenta come minimo la morte o l’annullamento temporaneo,
mentre morendo nella saggezza uno realizza l’immortalità.

Verso 19°

“Chi considera il Sé come l’uccisore, e chi pensa che Esso possa essere ucciso,
nessuno di questi conosce la verità. Perché il Sé non uccide né può essere
ucciso”.

Versione Poetica

Sogna illusione chi considera il Sé l’oscuro uccisore. E’ ebbro d’errore
chi pensa che il Sé possa venir meno al tocco della morte. Nessuno di questi due
conosce la verità. Questo Sé non potrebbe mai sporcare le Sue mani piene di
giustizia con il sangue della carneficina, né esiste qualche potere che possa
annientare l’anima.

Interpretazione Spirituale

Come di fatto non muore l’eroe che viene ucciso sullo schermo di un cinema,
così le anime che recitano nel film cosmico della vita sono indistruttibili. Né
il bandito-assassino dello schermo uccide qualcuno.

Questa è una filosofia molto profonda, che descrive la natura immortale
della materia e di tutta la creazione. La materia, essendo un riflesso dello
Spirito, anche se cambia non può essere essere mai annullata. Come la vittima e
l’assassino sullo schermo sono soltanto ombre elettriche differenti, così in
realtà la materia non viene distrutta e il corpo umano, fatto d’elettroni
condensati, sebbene venga superficialmente trasformato dalla morte, in effetti
non può essere annientato.

Inoltre il Sé, il riflesso dello Spirito immortale nella coppa-del-corpo, è
anch’esso immortale. E il Sé immortale può rimanere intatto quando il corpo in
cui dimora viene distrutto, come un uomo che non necessariamente deve morire
quando gli crolla casa. Un’anima non può uccidere un’altra anima, perché sono
ambedue riflessi dell’unico Spirito immortale.
Naturalmente questa filosofia non dev’essere usata da quelle persone che
per giustificare l’omicidio potrebbero erroneamente pensare: “Uccidiamo i nostri
nemici, poiché le loro anime sono comunque immortali, e quindi non possiamo
essere chiamati assassini anche se ammazziamo”.

Questa stanza descrive una filosofia profonda, che mostra che le onde non
hanno nascita e non muoiono, mentre la quantità d’acqua contenuta in sesse
rimane la stessa sia quando giocano sulla superficie del mare che quando si
nascondono sotto di essa. Allo stesso modo le anime-onde della vita rimangono le
stesse sia quando giocano sulla superficie del mare della vita, sia quando
riposano nel suo seno.

Verso 20°

“Questo Sé non è mai nato né perisce. Esistendo una volta, non cessa di nascere
di nuovo. Esso è senza nascita, eterno, immutabile, sempre se stesso. E non
viene ucciso con l’uccisione del corpo”.

Versione Poetica

Questo Sé è l’ombra dello Spirito Eterno, e perciò è sempre stato. E quindi
non poteva nascere con la nascita della sua dimora corporea. Essendo la
fragranza dell’eternità, il Sé non appassisce, anche se i suoi
petali-dimore-di-vita cadono e appassiscono. Soggiornando nel caravanserraglio
di un corpo, questo Sé può continuare a viaggiare da un albergo corporeo
all’altro.
Questo Sé non nasce con la nascita della sua dimora corporea. Questo Sé è
un riflesso di Spirito-immortalità, sempre Se Stesso e libero dalle fantasie del
mutamento. Come un uomo rimane incolume anche quando la sua dimora di paglia è
spazzata via dal vento, così il forte Sé rimane intatto malgrado sogni le
nascite e le morti dei corpi in cui dimora. Come la coscienza di un uomo
rimarrebbe immutata anche se sognasse di nascere e morire mille volte in un
sogno, così l’anima, durante questo sogno cosmico, rimane immutata anche se può
sognare migliaia di nascite e morti riguardanti i corpi in cui dimora.

Questo Principe Anima, sprizzato dal grembo dello Spirito immortale, non è
mai nato, né s’addormenta per sempre. Se entra una volta i portali della
natività, non cessa di farlo di nuovo. Questo Spirito-Anima non ha mai vissuto
la nascita anche quando nasce. Esiste eternamente, non toccato dalle mani del
mutamento che danno la morte. Esso è sempre lo stesso, come è sempre stato.
Quest’anima immortale, abitando nel deperibile corpo, non assapora la morte
neanche quando il corpo va in braccio alla morte.

Interpretazione Spirituale

Il regista manda i suoi attori sul palcoscenico vestiti in maniera diversa
per interpretare personaggi differenti in momenti diversi; allo stesso modo
l’Immortale Regista Cosmico manda i Suoi figli, fatti a Sua immagine, ad
interpretare molte volte le parti di molte incarnazioni sul palcoscenico della
vita.

Sebbene gli attori, vestiti in maniera diversa, appaiano differentemente
sul palcoscenico in momenti diversi, tuttavia dentro di loro rimangono gli
stessi. Allo stesso modo, sebbene le anime-attori appaiano vestite con corpi
diversi in momenti differenti sul palcoscenico della vita, pure rimangono le
stesse.

Questa stanza sottolinea il fatto che l’anima rimane incolume anche quando
muore il corpo in cui dimora.

Si dice che il corpo,, come parte della materia, attraversi questi sei
cambiamenti: nascita, esistenza, sviluppo, trasformazione, deperimento e
completa distruzione. Ogni individuo che vive in un corpo deperibile dimentica
l’anima indeperibile che c’è dentro. La coscienza di un individuo,
identificandosi col corpo, è consapevole soltanto di questi sei stati. Con la
meditazione l’uomo saggio impara a separare l’anima immortale, che vi abita,
dalla deperibile dimora corporea. Molte persone pensano che solo lo Spirito
Assoluto (Gioia sempre-esistente, sempre-cosciente e sempre-nuova) sia
immortale, ma non sanno che anche il Suo riflesso, l’anima, pur essendo
racchiusa in un corpo mortale, è ugualmente immortale.

Per distruggere quest’illusione, l’autore della Bhagavad Gita sottolinea
particolarmente in questa stanza l’immortalità dell’anima. Poiché Dio è
immortale, l’anima di ogni uomo, fatta a immagine di Dio, dev’essere ugualmente
immortale.

Le persone di questa terra non sanno cos’è l’anima e da dove arriva nel
corpo fisico, e in quali regioni fugge via dopo il breve soggiorno terreno.
Milioni di anime sono venute misteriosamente sulla terra e misteriosamente sono
scomparse nell’ignoto. Ecco perché la gente in generale non può che pensare che
l’anima perisce con la distruzione del corpo.

Molti altri pensano che quando le onde si dissolvono nell’oceano, esse non
vengono distrutte, ma si mischiano semplicemente con l’oceano, perdendo la loro
individualità. Allo stesso modo, molte anime-onde fuoriescono dall’oceano
spirituale e quindi s’addormentano in esso, perdendo la loro individualità.
Queste anime, quando diventano una sola cosa con lo Spirito, non sono
individualmente immortali, ma sono immortali collettivamente. Quando le onde si
dissolvono nell’oceano, non vengono distrutte, ma diventano una sola cosa con
l’oceano. Così, secondo alcune persone, dopo la morte tutte le anime vengono
mutate nel solo Spirito Immortale. Oppure, in altre parole, al momento della
morte la coscienza dell’uomo viene dissolta nell’oceano di Dio. Comunque, io
penso che tutte le anime-onde diventano una sola cosa con l’oceano di Dio
quando smettono di essere agitate dalle tempeste dei desideri del mondo. Quelle
anime-onde che dopo la morte non sono agitate da alcun desiderio diventano
Spirito.

E diventando Spirito, mantengono la loro coscienza individuale assieme alla loro
coscienza d’unità con Dio. L’onda di coscienza viene dissolta nell’oceano dello
Spirito, ma ricorda ancora che era stata l’oceano dello Spirito che era
diventata l’anima-onda, e che di nuovo da anima-onda s’era mutata in Spirito.

Facendo un esempio, Dio era diventato Giovanni, l’uomo illuso. Quindi
Giovanni riunitosi nuovamente con Dio attraverso la meditazione, scopre che era
stato Dio che in primo luogo era diventato Giovanni, e sviluppando la saggezza
egli era diventato di nuovo Dio. In questo caso, nell’illusorio stato mortale,
Giovanni si vide come l’anima-onda separata dall’oceano dello Spirito. Quindi,
espandendo la sua coscienza e percependo lo Spirito dentro di sé, egli vide che
lo Spirito-Oceano era diventato l’anima-onda, Giovanni, diventò di nuovo
Spirito. In questo caso l’anima liberata di Giovanni, anche se è diventata una
sola cosa con lo Spirito, manterrà la sua individualità nel senso che ricorderà
e saprà sempre che una volta è stata Giovanni, l’anima-onda che fluttuava
sull’oceano dello Spirito senza saperlo. In altre parole, quando Giovanni il
mortale diventò Giovanni il saggio, egli non perse la sua identità come
Giovanni, l’anima-onda, ma realizzò di essere sia Giovanni l’anima-onda (l’uomo
mortale), sia Giovanni l’oceano dello Spirito (l’uomo immortale).

Giovanni il saggio perse la sua coscienza di separazione da Dio così come
l’anima-onda risvegliata perde la sua coscienza di separazione dall’oceano dello
Spirito. Se nel momento in cui lasciasse il corpo Giovanni dimenticasse la sua
identità, egli passerebbe attraverso lo stato chiamato “coscienza morale” o
morte. Ma quando realizza di essere un’anima-onda proveniente dallo
Spirito-Oceano, Giovanni sà pur di essere indistruttibile.

Perciò la Gita dice che l’anima-onda, che fa parte dell’oceano dello
Spirito, sebbene perda la sua forma esterna di onda, nell’essenza non perde la
sua identità, come dimostrato dall’esempio citato sopra.

La Bhagavad Gita sottolinea le seguenti qualità dell’anima: essa non ha
nascita, sebbene nasce in un corpo; è eterna, anche se può abitare in un corpo
impermanente; è immutabile, anche se può fare esperienza del mutamento; è sempre
la stessa, sebbene possa occupare molte dimore corporee nel corso del lungo
cammino della reincarnazione che infine la riporta a Dio. L’anima non viene
uccisa quando il corpo muore.

La seguente similitudine illustrerà meglio l’immortalità Dell’anima. Quando
la luna viene riflessa in un vaso pieno d’acqua, sappiamo che se il vaso si
rompesse e l’acqua defluisse, l’immagine o il riflesso della luna non si
distruggerebbe con la distruzione del vaso d’acqua in cui si rifletteva. Qui
sorge la domanda: una volta rotto il vaso, dove andrebbe il riflesso della luna?
La risposta è che il riflesso della luna torna indietro e si identifica con la
luna stessa.

Quindi, se un altro vaso d’acqua fosse posto sotto la luna, il precedente
riflesso della luna si reincarnerebbe in esso. Allo stesso modo l’anima si
riflette nel vaso del corpo riempito con l’acqua della mente, e in esso vediamo
l’anima-luna circoscritta dalle limitazioni corporee che riflette la luna
onnipresente dello Spirito. Con la distruzione del corpo, l’anima-luna riflessa
– che è riflesso cosciente dell’onnipresente Spirito- luna – per qualche tempo
può scomparire nello Spirito; ma per il libero arbitrio che le è proprio come
immagine dello Spirito, essa può reincarnarsi in un altro corpo e riflettervisi
come anima. E’ perciò evidente che il corpo è mortale e mutevole, mentre l’anima
che vi è dentro è immortale.

Quindi ancora, se quindici miliardi di vasi d’acqua fossero posti sotto la
luna, essi conterrebbero quindici miliardi di riflessi dell’unica luna. Se
questi undici miliardi di vasi venissero rotti, i quindici miliardi di riflessi
della luna tornerebbe indietro e si dissolverebbero nell’unica luna. Bisogna
notare in particolare che i quindici miliardi di riflessi della luna non
potrebbero mai essere distrutti, ma potrebbero solo dissolversi nuovamente nella
luna; perché mettendo una seconda volta quindici miliardi di vasi d’acqua sotto
la luna, essi rifletteranno quindici miliardi di immagini della luna.
Similmente, quindici miliardi di corpi sulla terra riflettono quindici miliardi
di anime o immagini dell’unica luna dello Spirito. Quando alcuni di questi vasi
corporei vengono distrutti, i riflessi contenuti in essi ritornano a Dio. Ma se
quei vasi corporei si incarnassero di nuovo, si rifletterebbero ancora una volta
come anime.

Bisogna ricordare che nessuna similitudine è perfetta, e che può essere
usata solo in un senso limitato. Perciò bisogna stare molto attenti per
comprendere l’intricato problema dell’immortalità dell’anima.
La differenza tra anima e Spirito è questa: lo Spirito è definito come
Gioia sempre-esiste, sempre cosciente, onnipresente e sempre-nuova; mentre
l’anima viene definita come la gioia riflessa sempre-esistente, sempre-cosciente
e sempre-nuova presente nel corpo, esistente in relazione ad esso e limitata da
esso.

Il solo difetto di questa similitudine è che quando si rompe un vaso
d’acqua, contenente un riflesso della luna, l’immagine riflessa della luna
ritorna immediatamente alla luna. In questo caso, la luna riflessa, circoscritta
dal piccolo vaso, con la distruzione del vaso diventa la luna che si muove nel
cielo. Allo stesso modo, quando l’anima imprigionata nel corpo fisico dai
desideri si libera pienamente, diventa onnipresente come lo Spirito. Ma la
differenza è questa: se ci fossero tre vasi – uno grande (A), che ne contiene un
sé un piccolo (B), che a sua volta contiene un altro vaso (C) – e se questi tre
vasi fossero riempiti d’acqua e posti sotto la luna, allora rompendo il vaso più
grande (A) non si potrebbe unire il riflesso della luna nei tre vasi con la luna
del cielo. Solo distruggendo tutti e tre i vasi si potrebbe unire l’immagine
riflessa della luna con la stessa luna-cielo.

Similmente, l’uomo ha tre corpi: il corpo fisico di sedici elementi, il
corpo astrale di diciannove elementi, e il corpo causale di trentacinque
elementi. Si dice che il corpo fisico sia fatto grossolanamente di carne e
sangue, il corpo astrale è considerato il corpo della forza vitale e della
mente, e il corpo causale si dice consistere di saggezza e beatitudine
sempre-nuova. In realtà Dio cominciò originariamente con trantacinque idee, che
causarono la creazione del corpo fisico. Di queste trentacinque idee, Egli ne
materializzò diciannove nel corpo astrale, che contiene i dieci sensi, l’ego, il
sentimento, la ragione e la mente, più le cinque forze vitali.

Le rimanenti sedici idee furono convertite nel corpo di sedici elementi. In
altre parole, prima che Dio creasse il corpo fisico contenente ferro, fosforo,
calcio, e così via, e il corpo astrale contenente la mente, i sensi, la forza
vitale e così via, Egli dovette prima concepirli come idee. Comunque i tre corpi
si distinguono per le loro qualità. Il corpo fisico è contraddistinto da
fragilità e solidità o vibrazione solidificata, il corpo astrale è energia e
vibrazione mentale, e il corpo causale è pura vibrazione di Coscienza Cosmica.
Il corpo fisico si considera dipendente dal cibo, il corpo astrale si considera
dipendente dall’energia, dalla volontà e dall’evoluzione del pensiero, e il
corpo causale è nutrito dalla saggezza e e dalla beatitudine sempre-nuova.
L’anima è racchiusa in questi tre corpi. Con la morte viene distrutto il corpo
fisico; mentre gli altri due corpi, l’astrale e il causale, vengono ancora
tenuti insieme dai desideri e dal karma non esaurito.

Quando con la meditazione vengono conquistati tutti i desideri dell’anima nati
dal suo contatto con i tre corpi – allora, con la dissoluzione dei tre corpi –
l’anima diventa Spirito.
Perciò Bhagavad Gita dice che l’anima è beatitudine sempre nuova ed è
eterna, essendo un riflesso della beatitudine sempre nuova e sempre-esistente
dello Spirito; ed è senza nascita né mutamente; e nell’essenza è sempre la
stessa, anche se per pochi anni o per molte vite deve abitare nei tre corpi.

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