Le Quattro Nobili Verità 7

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Le Quattro Nobili Verità 7

del Venerabile Ajahn Sumedo

– settima parte

L’ATTACCAMENTO E’ SOFFERENZA

Di solito noi consideriamo la sofferenza come un sentimento, ma un
sentimento non è sofferenza: è l’attaccamento al desiderio che è
sofferenza. Il desiderio non causa sofferenza; la causa della sofferenza è
l’attaccamento al desiderio. E’ bene contemplare e riflettere su questa
affermazione, ognuno dal punto di vista di una propria esperienza
individuale. Indagate sul desiderio e riconoscetelo per quello che è.
Dovete imparare a capire ciò che è naturale ed importante per la
sopravvivenza e ciò che non lo è. A volte siamo così concentrati sulle idee
che pensiamo che persino il bisogno di cibo sia un desiderio da cui
dobbiamo liberarci, ma è una cosa ridicola. Il Buddha non era né un
idealista né un moralista; non cercava di condannare niente; cercava solo
di risvegliarci alla verità in modo che potessimo vedere le cose
chiaramente.

Una volta che ci sia questa chiarezza e correttezza di vedute, non ci sarà
più sofferenza. Continuerete a sentire fame, continuerete ad avere bisogno
di cibo, senza che ciò diventi un desiderio. Il cibo è un’esigenza naturale
del corpo. Il corpo non è il mio io, ha bisogno di cibo, altrimenti si
indebolirà e morrà. Questa è la natura del corpo e non vi è nulla di
sbagliato in essa. Se, per eccesso di intellettualismo e rigore, ci
identifichiamo con il nostro corpo, la fame diventa un problema, poiché
pensiamo che sia un bene astenersene: questa non è saggezza, è solo follia.

Quando vedete chiaramente l’origine della sofferenza, capite che il
problema è l’attaccamento al desiderio, non il desiderio in sé.
L’attaccamento porta ad ingannarsi, poiché si pensa che il desiderio sia
veramente “me” o “mio”. “Questi desideri sono me e allora c’è qualcosa di
sbagliato in me che ho questi desideri”. Oppure: “Non mi piace come sono,
devo cambiare e diventare qualcos’altro”. Oppure: “Devo sbarazzarmi di
quella certa cosa prima di diventare quello che voglio essere”. Tutto ciò è
desiderio. Ascoltatelo, osservatelo soltanto, senza dire se è bello o
brutto, semplicemente riconoscendolo per ciò che è.

LASCIARE ANDARE

Nel momento che contempliamo i desideri e li ascoltiamo, non ne siamo più
attaccati; li lasciamo semplicemente essere ciò che sono. In questo modo
sperimentiamo che il desiderio, origine della sofferenza, può essere messo
da parte e lasciato andare.

Come si fa a lasciar andare le cose? Lasciandole essere quello che sono;
ciò non vuol dire annullarle o cacciarle via, ma piuttosto prenderne nota e
lasciarle stare. Con la pratica del lasciare andare ci renderemo conto che
vi è un’origine della sofferenza, cioè l’attaccamento al desiderio, e che
dobbiamo lasciar andare i tre tipi di desiderio. Poi capiremo di aver
lasciato andare questi desideri: non c’è più alcun attaccamento ad essi.

Quando trovate in voi dell’attaccamento, ricordatevi che “lasciar andare”
non significa “liberarsi di” o “buttar via”. Se io ho in mano un orologio e
voi mi dite “lascia andare” non vuol dire “buttalo”. Posso pensare di
doverlo buttare perché ne sono attaccato, ma ciò significa desiderio di
sbarazzarmene. Abbiamo la tendenza a credere che liberarsi di un oggetto
vuol dire liberarsi dall’attaccamento ad esso. Ma se riesco a contemplare
l’attaccamento, la brama per l’orologio, capisco che non vi è ragione di
sbarazzarsene – in fondo è un buon orologio, segna bene il tempo e non è
pesante da portare addosso. Il problema non è l’orologio, il problema è
l’attaccamento ad esso. Cosa devo dunque fare? Lascialo andare, mettilo da
parte: posalo senza alcuna avversione. Poi potrai riprenderlo, guardare che
ora è e riporlo.

Ora applicate questa stessa “intuizione sul lasciare andare” al desiderio
per i piaceri sensuali. Per esempio, volete divertirvi; come potete mettere
da parte questo desiderio senza avversione? Semplicemente riconoscendo il
desiderio senza giudicarlo. A questo punto contemplate la vostra voglia di
liberarvi di esso – poiché vi sentite colpevoli di avere un simile desidero
– e poi mettetelo da parte. Quando vedrete la cosa così com’è, riconoscendo
che è solo un desiderio, non ne sapete più attratti.

E’ questo un nudo di agire che funziona in ogni momento della vita
quotidiana. Quando vi sentite depressi o negativi, il fatto stesso di
rifiutarvi di indulgere a queste sensazioni è irresperienza illuminante.
Quando vedete chiaramente ella, non precipiterete più nel mare della
depressione e della disperazione, non ve ne compiacerete più. Vi metterete
fine imparando a non ripensare continuamente alle stesse cose.

Dovete imparare tutto questo attraverso la pratica, in modo da sapere
direttamente da voi stessi come lasciare andare l’origine della sofferenza.
Potete lasciare andare il desiderio, semplicemente volendolo? Cosa
significa realmente “lasciar andare”? Dovete contemplare l’esperienza del
lasciar andare, esaminare e investigare praticamente, fino a quando giunge
l’intuizione. Continuate finché giunge l’intuizione: “Ah, lasciar andare,
sì, ora capisco”. Questo non significa che lasciate andare il desiderio per
sempre ma che, in quel preciso momento, lo avete lasciato andare e lo avete
fatto in perfetta consapevolezza. E’ ciò che noi chiamiamo ‘conoscenza
intuitiva’. In Pali- è detta nanadassana o profonda comprensione.

Ebbi la prima intuizione del lasciar andare durante il mio primo anno di
meditazione. Immaginai, a livello intellettuale, che dovevo lasciar andare
tutto e poi pensai: “Come farò?” Sembrava impossibile potersi liberare di
tutto. Continuai a contemplare: “come farò?” poi: “lascio andare,
semplicemente lasciando andare!”. “E allora lascia andare!”. E “ma ho già
lasciato andare?” e “come farò? Be’, fallo e basta!”. E continuai così,
sentendomi sempre più frustrato, ma dopo un po’ divenne chiaro ciò che
stava accadendo: se vi soffermate ad analizzare il lasciar andare, ne
farete una cosa molto complicata. Non è qualcosa che potete immaginare o
progettare, non potete esprimerla a parole, è un qualcosa che fate e basta.
Allora lasciai andare per un momento, semplicemente, così.

E ‘semplicemente così’ dovrebbe avvenire per i problemi personali, per le
ossessioni. Non cercate di analizzarli e renderli più complicati, ma
praticate l’atteggiamento di lasciare in pace le cose, di lasciarle andare
ed essere ciò che sono. All’inizio, probabilmente, le lasciate andare ma
poi le riprendete perché l’abitudine all’attaccamento è ancora forte.
Comunque ve ne siete fatta un’idea. Quando ho avuto quell’esperienza di
lasciar andare, la ebbi per poco, poiché ricominciai quasi subito a
pensare: “Non ci riesco, ho così tante pessime abitudini!” Non
disprezzatevi, è sbagliato, praticate e basta. Più sperimentate questo
stato di non attaccamento, più a lungo riuscirete a mantenerlo.

ATTUAZIONE

E’ importante accorgersi del momento in cui lasciate andare il desiderio,
quando non lo giudicate e non tentate di liberarvene, quando riconoscete
semplicemente che è quello che è. Quando siete veramente calmi e
tranquilli, vi accorgerete che è sparito ogni tipo di attaccamento. Non
siete più costretti ad inseguire o a respingere sempre qualcosa. Il
benessere nasce dal conoscere le cose così come sono, senza sentire il
bisogno di giudicarle.

Spesso diciamo: “Dovrebbe essere così o cosà”, “dovrei essere così”, o “non
dovresti essere così o fare questo!”, e così via. Sono sicuro che potrei
benissimo dirvi come dovreste essere e voi potreste fare altrettanto con
me. Dovremmo essere gentili, amorevoli, generosi, buoni, lavoratori,
diligenti, coraggiosi, arditi e compassionevoli. Non ho neanche bisogno di
conoscervi per dirvi come dovreste essere. Ma per conoscere realmente
qualcuno, bisogna aprirsi, e non aggrapparsi all’idea di ciò che deve
essere un uomo o una donna, di ciò che dovrebbe essere un cristiano o un
buddhista. Noi sappiamo benissimo che cosa dovremmo essere!

La sofferenza nasce dall’attaccamento che abbiamo verso gli ideali e dalle
complicazioni che creiamo intorno alle cose. Non siamo mai all’altezza dei
nostri più alti ideali. Niente sembra esserne all’altezza: né il mondo in
cui viviamo, né la vita o gli altri. Così diventiamo estremamente critici
verso il prossimo e noi stessi: “So che dovrei essere più paziente, ma
proprio non posso essere paziente!”. Ascoltate tutti i “dovrei” e “non
dovrei”, tutti i desideri: volere il piacere, volere diventare, voler
liberarsi da ciò che è brutto e doloroso. E’ come ascoltare qualcuno che
non fa che dire: “Voglio questo e non voglio quell’altro; dovrebbe essere
così e non così”. Cercate di prendervi il tempo per ascoltare la mente che
si lamenta; siatene consapevoli.

Spesso quando mi sentivo scontento o troppo critico, chiudevo gli occhi e
cominciavo a pensare “Non voglio questo e non voglio quello”, “quella
persona non dovrebbe essere così” e “le cose non dovrebbero stare così”. E
io stavo ad ascoltare quel diavolo di un brontolone che continuava a
criticare me, gli altri, il mondo intero. Poi pensavo: “Voglio felicità e
sicurezza; voglio certezze; voglio essere amato!” Queste cose le pensavo
volutamente e le ascoltavo, osservandole come semplici condizionamenti che
sorgevano nella mente. Fate anche voi così: portate tutte le speranze, i
desideri e le critiche a livello mentale, coscientemente. Allora
conoscerete il desiderio e saprete come non dargli importanza.

Più investighiamo e contempliamo l’attaccamento, più facilmente si avrà la
comprensione profonda che “il desiderio deve essere lasciato andare”.
Attraverso la pratica concreta e attraverso la conoscenza di ciò che
veramente è il lasciare andare, avremo la terza intuizione sulla Seconda
Nobile Verità, che è: “Il desiderio è stato abbandonato”. A questo punto,
sappiamo veramente che cosa è lasciar andare, non è un teoretico lasciar
andare, ma un’intuizione diretta. Ora sapete che il “lasciar andare” è
stato raggiunto. Ecco, la pratica è tutta qui.

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