Le leggi della BHAKTI

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Le leggi della BHAKTI

di Mukundamala Dasa

Lungi dall’essere un’attività sentimentale, il servizio di devozione si basa sui principi ben
precisi che guidano sistematicamente chi lo pratica accompagnandolo fino alla perfezione

Le dispute sulla relazione tra scienza e religione di solito finiscono in uno stallo: gli scienziati
accusano i religiosi di fare troppo affidamento sulla fede, che essi dicono non verificabile con
l’esperienza, mentre i religiosi accusano gli scienziati di basarsi troppo sulle leggi fisiche e
chimiche, che, essi dicono, non riescono a misurare le emozioni e i sentimenti di un essere vivente
cosciente. Gli scienziati omettono di affrontare o perfino di riconoscere la coscienza e le sue
relative necessità; i religiosi omettono di dare una soddisfacente spiegazione scientifica e logica
delle pratiche che seguono. Il rifiuto degli scienziati di sperimentare ciò che è al di là della
scienza meccanicistica e l’incapacità dei religiosi di presentare la religione come un’autentica
scienza hanno soltanto ampliato il divario tra le due parti. Lo studio delle scritture vediche,
comunque, rivela che la vera religione vedica non è fede cieca ma una vera scienza, verificabile con
l’esperienza.

A differenza delle religioni convenzionali, che impongono ai propri seguaci di accettare dogmi di
fede, la religione vedica (conosciuta anche come sanatana-dharma, bhagavata-dharma o coscienza di
Krishna) sprona i propri studenti a chiedere informazioni e a porre domande ad ogni passo. La
pratica sentimentale non viene mai incoraggiata. Mentre altre religioni ci insegnano ad amare e
servire Dio, la bellezza delle Scritture vediche consiste nella loro capacità di spiegare le
dinamiche di questa relazione spirituale rivelando i precisi e ben definiti principi che ne sono
alla base. Una comprensione più profonda di questo tema nutrirà la fede del credente e soddisferà
l’intelletto degli intellettuali.

1. La Legge d’Attrazione

La legge della gravitazione di Newton stabilisce che ogni oggetto che possiede una massa attrae ogni
altro oggetto con una forza, detta costante gravitazionale o G. Inoltre, gli effetti di G (detta
forza o F) si riducono quanto più aumenta la distanza tra i due oggetti. Secondo la legge spirituale
d’attrazione, ogni anima spirituale è attratta dall’Anima Suprema, Krishna. Essendo parti eterne di
Krishna, siamo costituzionalmente fatti per amarLo e servirLo. Tutto ciò che dobbiamo fare è
scoprire la nostra tendenza ad amare per mezzo della pratica dei principi devozionali. Come la
limatura del ferro viene attratta da un magnete, tutti noi nel nostro stato puro abbiamo
un’attrazione naturale per Krishna.

La lussuria e molte altre cose indesiderabili impediscono la piena manifestazione di questi
sentimenti d’amore, come la ruggine impedisce al magnete di attrarre pienamente la limatura del
ferro. La legge spirituale d’attrazione differisce dalla legge di Newton in qualche aspetto. Mentre
la forza d’attrazione (G) esercitata da ciascuna massa su altre masse è la stessa (G è una
costante), l’attrazione (in questo caso, l’affetto o l’amore) che Sri Krishna ha per le anime
spirituali ribelli è molto più grande di quello che le anime hanno per di Lui. Srila Prabhupada
scrive: “Egli [Krishna] è come un padre affettuoso, che desidera molto più ardentemente di vedere il
proprio figlio di quanto il figlio desideri vedere lui. Non c’è alcuna contraddizione in questa
differenza quantitativa d’affetto.” (Mukundamala-stotra 1, Spiegazione)

L’attrazione tra Krishna e i Suoi devoti non dipende dalla distanza fisica tra loro, a differenza
dell’attrazione (F) tra due masse fisiche. Altri ostacoli materiali, come la lingua in cui si recita
una preghiera, le proprie posizioni sociali e finanziarie o qualsiasi altro criterio materiale non
hanno alcun effetto su questa relazione spirituale. In netto contrasto con la legge di Newton, si sa
che l’attrazione tra Krishna e i Suoi devoti cresce con la lontananza. L’amore in separazione da
Krishna viene descritto come la forma più elevata d’amore, ancora più elevata dell’amore in unione
con Lui. I devoti più elevati, le gopi di Vrindavana, sperimentarono questa forma d’amore. Dopo aver
prima goduto per circa dieci anni della compagnia di Krishna a Vrindavana durante i Suoi
divertimenti d’infanzia, dovettero subire cento anni di separazione da Krishna mentre Egli
trascorreva il Suo tempo ad Hastinapura e a Dwarka.

Per tutto quel tempo il loro amore per Krishna continuò a crescere nonostante la grande distanza che
li separava. La bhaktiil servizio d’amore e devozione è conosciuto come srikrisnakarsini, “quello
che attrae Krishna.” Nel Jaiva-dharmaBhaktivinoda Thakura scrive: “Il devoto che ha il cuore colmo
di suddha-bhakti [devozione pura] attrae l’attenzione di Krishna – insieme con quella dei Suoi
intimi compagni – per mezzo del potere del suo amore. L’amore è l’unico modo per conquistare Sri
Krishna; nessun altro mezzo funziona.” Grazie al potere della sua devozione, Prahlada, sebbene fosse
un bambino di cinque anni, riuscì ad attrarre il Signore Supremo Nrisimhadeva, che Si manifestò
proprio per proteggere il Suo caro devoto. Tra il magnete e il ferro, è il magnete che ha il potere
di attrarre, non il ferro, ma grazie alla bhakti, il devoto – un’infinitesimale anima spirituale –
riesce ad attrarre l’infinito, onnipotente Krishna.

2. La Legge della Reciprocazione

Come la terza legge del moto di Newton, la legge del karma stabilisce che per ogni azione c’è una
reazione. Comunque, la legge del karma – un aspetto della natura materiale, che funziona sotto la
direzione di Krishna – è universale; non agisce solo nei regni della fisica o della chimica.
Attività pie hanno come risultato reazioni gradevoli, mentre quelle colpevoli conducono a sofferenze
infernali. Nella Bhagavad-gita (4.11) Krishna dice, ye yatha mam prapadyante tams tathaiva bhajamy
aham: “Nella misura in cui si abbandonano a Me, Io li ricompenso.” A coloro che considerano Dio
impersonale, Egli Si manifesta come Brahman impersonale. Allo yogi che medita sulla forma del
Signore all’interno del proprio cuore, Krishna Si rivela nella forma di Paramatma o Anima Suprema
che risiede nel cuore di ogni essere vivente.

A coloro che invece Lo accettano come Dio, la Persona Suprema, Krishna è entusiasta di rivelare la
Sua forma supremasac-cid-ananda: la Sua forma personale eterna, piena di conoscenza e di
beatitudine. Quando Krishna iniziò l’incontro di lotta organizzato da Suo zio Kamsa, apparve diverso
ai diversi gruppi di persone: “I diversi gruppi di persone presenti guardarono Krishna in differenti
modi mentre entrava nell’arena in compagnia di Suo fratello maggiore. I lottatori Lo videro come una
folgore, gli uomini di Mathura come il migliore dei maschi, le donne come Cupido in persona, i
mandriani come il loro parente, gli empi governanti come l’emblema del castigo, i Suoi genitori come
il loro bambino, il re di Bhoja come la morte, gli uomini di scarsa intelligenza come la forma
universale del Signore Supremo, gli yogi come la Verità Assoluta e i Vrisni come la loro suprema e
venerabile Divinità.” (Bhagavatam 10.43.17)

I devoti di Krishna completamente arresi ricevono la più grande reciprocazione da parte del Signore.
Il Caitanya-bhagavatanarra la storia di Vasudeva Datta, un grande devoto potenziato del Signore.
Sentendosi infinitamente addolorato nel vedere le sofferenze delle anime cadute, Vasudeva Datta
chiese a Caitanya Mahaprabhu di farlo soffrire per i peccati di tutti gli abitanti dell’universo. Il
Signore fu così compiaciuto della compassione di Vasudeva che gli disse: “Questo Mio corpo
appartiene a Vasudeva Datta…[Egli] può venderMi ovunque voglia.” (Caitanya-bhagavata 5.27-28) I
devoti sono pronti a sacrificare tutto per il piacere del Signore e il Signore è pronto a dare Se
stesso ai Suoi devoti.

Srila Prabhupada scrive: “Questa relazione spirituale deriva dal fatto che il Signore e il Suo
devoto sono entrambi esseri coscienti. Incastonato in un anello d’oro, il diamante assume un aspetto
meraviglioso. Lo splendore dell’oro e quello del diamante si esaltano a vicenda. Così il Signore e
l’essere individuale possiedono, ciascuno, uno splendore eterno: il Signore è il diamante e l’essere
incline a servirLo è come l’oro; la loro unione è gloriosa.” (Gita 9.29, Spiegazione)

Il principio di reciprocità assume proporzioni estreme quando offendiamo grandi devoti o rendiamo
loro un servizio. Ripetutamente le Scritture ci avvertono degli effetti pericolosi della
vaisnava-aparadha, offesa ai piedi di loto di un’anima elevata. Sri Caitanya Mahaprabhu la descrisse
come “l’offesa dell’elefante impazzito”, capace di sradicare e distruggere la tenera pianta
rampicante della devozione che ci sforziamo di coltivare. Il modo migliore di evitarla è rimanere
sempre umili, senza aspettarsi rispetto da nessuno e offrendo i propri omaggi agli altri. D’altra
parte, il servizio reso a un puro devoto ci conferisce benedizioni indicibili. Per esempio,
mahat-sevam dvaram ahur vimukteh (Bhagavatam 5.5.2): Un piccolo servizio offerto a un devoto apre
immediatamente le porte della liberazione eterna.

3. La Legge dell’Assoggettamento

Come padrone dell’universo, Krishna controlla tutto e tutti, ma chi realizza la bhakti può
controllare Krishna con l’amore. Ilbhakti-yoga è dunque superiore a tutte le altre pratiche
spirituali, come il karma-yoga, il jnana-yoga e l’astanga-yoga. La storia del re Ambarisa e di
Durvasa Muni illustra con chiarezza questa affermazione. Durvasa Muni aveva tentato di uccidere il
pio Ambarisa a causa di un’offesa insignificante, ma Ambarisa rimase imperturbato e prese completo
rifugio nel Signore. Per proteggere il Suo caro devoto, il Signore lanciò la Sua arma personale, il
Sudarsana cakra, e distrusse il demone che Durvasa aveva inviato per uccidere Ambarisa. Poi il cakra
cominciò ad inseguire il Muni per ucciderlo. Durvasa fuggì e si rivolse a vari esseri celesti
chiedendo aiuto. Non riuscendo a trovare rifugio in nessuno, inclusi Indra, Brahma e Siva, il grande
mistico alla fine raggiunse Sri Visnu a Vaikuntha e chiese al Signore di ritirare il cakra infuocato
e di salvargli la vita. Con sua sorpresa il Signore gli manifestò la Sua impossibilità di
proteggerlo e gli ordinò di chiedere direttamente perdono ad Ambarisa. Sri Visnu disse:

aham bhakta-paradhino hy asvantantra iva dvija
sadhubhir grasta-hridayo bhaktair bhakta-jana-priyah

“Sono sotto il completo controllo del Mio devoto. In realtà, non sono affatto indipendente. Poiché i
Miei devoti sono completamente liberi dai desideri materiali, Mi siedo soltanto nel più profondo del
loro cuore. Che dire dei Miei devoti, se anche i devoti dei Miei devoti Mi sono estremamente cari.”
(Bhagavatam 9.4.63)

Solo dopo essere stato perdonato dal Suo devoto, dichiarò il Signore, Durvasa non sarebbe stato più
inseguito dal cakra. Altri esempi dell’assoggettamento di Krishna ai Suoi devoti: da piccolo,
Krishna danzava come un burattino mentre le gopiadulte di Vrindavana battevano le mani. Durante la
rasalila, le gopi a volte cantavano e Krishna danzava allo scopo di compiacerle. Il puro amore di
Dio è della natura della potenza interna di Krishna, Srimati Radharani, e ha il potere di portare
Krishna, la Persona Suprema, sotto il controllo del Suo devoto. I Pandava, per esempio, circondavano
Krishna di affetto puro e Lo tenevano sempre vicino a loro. Come Narada Muni disse: “Caro Maharaja
Yudhisthira, voi tutti [i Pandava] siete estremamente fortunati perché il Signore Supremo, Sri
Krishna, vive nel vostro palazzo come un semplice essere umano. I grandi santi lo sanno bene, perciò
visitano costantemente questa casa.” (Bhagavatam 7.10.48)

4. La Legge dell’Unificazione

La perfezione del bhakti-yoga consiste nel far convergere tutti i nostri desideri verso il piacere
di Krishna. In altre parole, un devoto mette da parte tutte le motivazioni egoistiche e vuole
soddisfare i desideri di Krishna. In questo senso i desideri di Krishna e del puro devoto sono
tutt’uno. Ogni volta che un puro devoto parla, lo fa a favore di Krishna, presentando qualsiasi cosa
che il Signore stesso potrebbe dire. Il servizio devozionale a Krishna è così dolce che a volte il
devoto e il Signore dimenticano la propria identità. Sono così in sintonia l’uno con l’altro che non
c’è alcuna differenza nei loro scopi.Ye bhajanti tu mam bhaktya mayi te tesu capi aham: “Chiunque Mi
offra un servizio con devozione vive in Me; è un amico per Me come Io sono un amico per Lui.” (Gita
9.29)

Di nuovo nel racconto di Ambarisa e Durvasa, il Signore fa questa famosa affermazione:

sadhavo hridayam mahyam sadhunam hridayam tv aham
mad-anyat te na jananti naham tebhyo manag api

“Il puro devoto è sempre nel profondo del Mio cuore e Io sono sempre nel cuore del Mio puro devoto.
I Miei devoti non conoscono altri che me ed Io non conosco altri che loro.”
(Bhagavatam 9.4.68)

È importante rilevare che l’unicità ottenuta da un devoto è diversa da quella che i filosofi
impersonalisti immaginano di ottenere fondendosi con il Supremo. Un devoto respinge questo tipo di
unità ritenendola infernale, perché significa la fine della sua identità individuale e pertanto la
fine della sua possibilità di servire il Signore. Srila Prabhupada fa l’esempio di un uccellino
verde che entra in un albero verde. Nel folto dei rami e delle foglie l’uccello può non essere
visibile a un osservatore, ma l’uccello non perde mai la sua esistenza. Egli gode dei frutti e dei
fiori dell’albero. Un devoto che è ritornato nel mondo spirituale gode nello stesso modo servendo
Krishna con una freschezza e una dolcezza sempre crescenti dopo aver preso rifugio ai piedi di loto
di Krishna.

Valutate i Vostri Progressi nella Bhakti

Rupa Gosvami, un Vaisnava del sedicesimo secolo, diretto discepolo di Caitanya Mahaprabhu, descrive
lo sviluppo sistematico a cui un devoto si sottopone praticando la scienza della bhakti. All’inizio
la persona ha fede (sraddha) in una forma della Divinità, nei santi o nelle Scritture. Questa fede,
che si paragona a un seme, aiuta la persona a trovare la compagnia di devoti santi (sadhu-sanga),
grazie ai quali il seme germoglia e si radica come un rampicante. Nutrito dall’ascolto e dal canto
dei santi nomi e delle glorie di Krishna (bhajana-kriya) sotto la guida dei devoti, il rampicante
cresce rigoglioso. In questo percorso tutte le cose indesiderabili che ostacolano il progresso della
bhakti se ne vanno dal cuore (anartha-nivritti), aprendo il cammino al rampicante. Coltivando con
cura le pratiche spirituali ed evitando tutti gli ostacoli, il devoto ottiene stabilità (nistha)
nella bhakti.

A questo livello cominciano ad apparire le onde dell’amore per Dio. Continuando le pratiche
spirituali, la stabilità del devoto matura in un intenso gusto (ruci) per le attività devozionali,
eliminando ogni possibilità che appaiano di nuovo abitudini non desiderabili. Tale persona è
conosciuta come uttama-adhikari. Sivarama Swami, discepolo di Srila Prabhupada, ha
scrittoSuddha-bhakti Cintamani, basato sui commenti degli acarya del passato sulla letteratura
Vaisnava. Presentando i livelli avanzati della pura devozione egli scrive: “Se i devoti coltivano
questo gusto, sviluppano un forte attaccamento per Krishna (asakti). Questo attaccamento pulisce il
cuore così profondamente che a volte i devoti pensano che vi sia apparso Krishna. In altre occasioni
comprendono intuitivamente la loro relazione con il Signore anche se è ancora immatura.” (p. 303)

“A livello di bhava [lo stadio successivo], quando i devoti trascendono i confini della materia, il
contatto della potenza di piacere risveglia immediatamente una pura avidità nei loro cuori.” (p.
610) “L’amore di Dio (prema), la completa manifestazione della virtù pura, è come il sole. Quando un
solo ma potentissimo raggio del sole – Krishna tocca il cuore di un devoto, immediatamente si
manifesta una devozione estatica. Proprio come una scintilla che cade sulle foglie secche si
trasforma subito in un incendio della foresta, un solo raggio di virtù pura che entra nel cuore di
un devoto divampa immediatamente in una fiamma d’amore per Dio.” (p. 307) Ottenere il livello del
puro amore di Dio è la perfezione della nostra esistenza, lo scopo della forma umana. Se ci
manteniamo sinceri, avremo sicuramente la misericordia di Krishna. Come per ogni altra scienza, se
ci atteniamo ai principi evitando con cura i pericoli, siamo destinati a ottenere il successo in
questa vita.

Mukundamala Dasa è membro della squadra dei redattori della BBT in India. Questo articolo è basato
su una lezione data da Radha Gopinatha Dasa all’ISKCON di Mumbai.

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