Il mistero dell’uomo: “La vita dopo la morte” Parte terza

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Il mistero dell’uomo:”La vita dopo la morte

di Anonimo – Parte terza

tratto da lista Sadhana

– La vita dopo la morte –

Subito dopo il decesso per morte naturale, la coscienza lascia l’involucro
fisico e l’Ego resta al centro del corpo astrale; allora, ha una chiarezza
di consapevolezza e di percezione, vede le esperienze della vita passata
svolgersi come in una scena filmata: vede i maggiori fattori che
condizionarono la passata esistenza e che determineranno la prossima
incarnazione.

Poi, tutti gli avvenimenti vengono dimenticati, fatta eccezione per i tre
semi del futuro, che produrranno le forze per la prossima forma fisica.

Il l° seme determina la natura dell’ambiente ove si rinascerà; il 2°
determina la natura del corpo eterico; il 3° seme è il fondamento del
veicolo astrale e porterà l’essere di nuovo in relazione con le persone che
amò in vita e con le quali ebbe stretti contatti.

Tutto questo in accordo col proprio karma. L’uomo nell’aldilà resta
esattamente lo stesso individuo di prima, con i medesimi pensieri,
sentimenti, timori e speranze e continua a vivere nel corpo astrale e in
quello mentale. Egli si è spogliato soltanto del suo vestito di carne, che
gli permetteva, per mezzo dei cinque sensi, di essere in contatto col mondo
terreno. Per chi in vita provò soltanto godimenti sensuali, il trapasso è un
fatto doloroso perchè il desiderio continua ancora ad eccitarlo senza che vi
sia la possibilità di appagamento. In tale condizione si rimane finchè il
corpo astrale non si disintegra, lasciando l’Anima rivestita del corpo
mentale nel mondo mentale inferiore.

La durata di permanenza nell’astrale dipende per ciascuno dalla qualità e
quantità di azioni più o meno cattive, da emozioni, passioni, desideri
accumulati durante la vita terrena che hanno prodotto un intreccio di
sostanza astrale, che, ora, avviluppa il corpo mentale e l’Anima, proprio
come il baco, con la sua bava. In tale condizione l’anima non può ricevere
attraverso il corpo astrale le vibrazioni di luce del suo piano, poichè il
corpo astrale ha una vibrazione diversa, essendo più denso del mentale.

La permanenza nel mondo mentale inferiore dura, finchè non si sono esaurite
tutte le forze generate dai pensieri durante la vita quindi, si passa nel
mondo mentale superiore, o mondo celeste, in cui l’Anima trasmuta in
facoltà intellettuali e morali le esperienze di natura elevate fatte in
vita. Per mezzo di queste facoltà l’essere può attingere nel mondo celeste,
nella misura della potenza di quei pensieri e di quelle elevate aspirazioni,
poichè nel mondo celeste esiste l’infinita pienezza della mente divina con
la sua illuminata dovizia, ma può attingere soltanto in proporzione di
quanto si è reso capace di ricevere.

Perciò, un individuo non può trarre vantaggio se non nella misura in cui si
è preparato a profittarne, poichè i pensieri e le aspirazioni seguono
soltanto certi indirizzi ed egli non può d’un tratto crearne nuovi. In cielo
germoglia tutto ciò che seminiamo quaggiù e quindi si possono continuare
solo le attività iniziate sulla terra, ma nessuna nuova attività può essere
cominciata in cielo.

Vi sono molte direzioni che il pensiero superiore può seguire; alcune
personali, altre impersonali. Tra queste ultime si trovano quelle
riguardanti l’arte, la musica, la filosofia, la scienza, la religione. Chi
si interessa di queste trova godimento ed un apprendimento limitato però,
dal potere di percezione conseguito.

Per il devoto, l’oggetto della sua devozione è più vicino e le esperienze
sono di carattere trascendentale. Quando anche il corpo mentale superiore è
esaurito, resta l’anima pura, libera, con gli atomi permanenti dei vari
corpi che conservano il succo concentrato di tutte le esperienze fatte da
ciascun corpo a cui furono associati all’atto della nascita in un essere
umano.

Allora, l’Anima ritorna nel suo mondo per essere convogliata nella corrente
della rinascita e venire nuovamente in manifestazione in luogo ed ambiente
più adatti alla sua evoluzione. Soltanto dopo tante e tante esperienze fatte
in moltissime incarnazioni, l’intera evoluzione si compie e l’Ego rientra,
ormai pienamente individualizzato, nella Grande Fiamma da dove un giorno
partì come scintilla pura senza esperienza di individualità.

E’ interessante sapere che la vita che permea le cellule dei corpi astrale
e mentale ha una forte tendenza a seguire la corrente del suo sviluppo che
va verso il basso, cioè sull’arco discendente dell’evoluzione, cosicchè il
progresso, per essa, vuol dire discendere in forme sempre più dense di
materia ed imparare ad esprimersi attraverso di esse.

Per l’uomo, invece, lo sviluppo evolutivo è sull’arco ascendente, cioè il
passaggio dalla materia allo spirito. Tutto questo avviene perchè la vita
che anima le molecole astrali desidera, per la propria evoluzione, ricevere
vibrazioni di specie sempre più grossolana e pertanto, esercita sulla
coscienza dell’uomo una certa pressione sotto forma di brama, di desiderio
intenso. Tale tendenza spinge le particelle più grossolane e più dense verso
la periferia, a formare una specie di guscio, e dispone le altre particelle
in strati concentrici, afficnhè il corpo astrale possa diventare tanto
resistente da conservare la sua forza il più a lungo possibile: ciò ostacola
l’anima e il corpo mentale a ricevere vibrazioni dai loro relativi piani,
restando prigionieri nella capsula astrale.

Le vibrazioni che possono penetrare nell’involucro sono soltanto quelle
percepibili dalla materia periferica dell’involucro, o capsula astrale. Chi
si trova in tali condizioni, dopo la morte, può incontrare soltanto gli
abitanti astrali di basse vibrazioni e quindi i meno desiderabili.

Per ovviare a questo, l’uomo che abbia la forza volitiva del suo corpo
mentale, non permetterà alla materia astrale di organizzarsi a strati,
all’atto della morte, ma soltanto di restare diluita in miscuglio in modo da
poter, come una grata, offrire la possibilità all’anima e al corpo mentale
di venire in contatto con tutto il mondo astrale e mentale, con gli altri
esseri di tutti i sottopiani ed anche con i vivi, mentre dormono e sono
proiettati nel mondo astrale.

Inoltre, chi è riuscito a sottrarsi al riordino del corpo astrale ha la
possibilità di viaggiare in tutto il mondo astrale, per ampliare le sue
conoscenze e formulare propositi per la rinascita.

– Considerazioni sulla morte –

In generale, si guarda alla morte con atteggiamento di desolazione, spesso
tragico. Per l’uomo ordinario la morte è una catastrofe finale, il vuoto
assoluto poichè implica la fine di ogni rapporto umano, la cessazione di
ogni attività fisica, lo strappo di ogni legame di amore e di affetto, il
passaggio nell’ignoto pieno di terrore.

Gli uomini però dimenticano che ogni notte, durante il sonno, essi muoiono
per il piano fisico e sono viventi e attivi temporaneamente su altri piani,
ed al mattino non ricordano perchè non sanno riportare nella coscienza
fisica il ricordo di quel passaggio. Essi non sono capaci di scorgere la
somiglianza fra il sonno e la morte. La morte è un più lungo sonno, un
intervallo fra due periodi di vita fisica.

L’uomo che ha oltrepassato la Soglia del Mondo Eterico, è andato via dalla
Terra per un lungo periodo di tempo, mentre quando dorme va via per poche
ore. Una importante diversità esiste fra morte e sonno: nel sonno il filo
dell’Anima rimane intatto e costituisce il canale di rientro nel corpo
fisico, mentre con la morte quel filo viene spezzato. Si tratta del
sutratma, detto anche filo delle Parche. A recidere questo filo è la volontà
dell’Anima.

Per gli aspiranti alla vita dello spirito e per i discepoli sul sentiero la
morte è un passaggio immediato da una sfera di servizio e di espressione che
essi già conoscono, in quanto nelle ore di sonno essi erano addestrati ad
agire nel campo del servizio dell’apprendimento.

Per gli uomini altamente evoluti si verifica spesso un senso di previsione
riguardo al momento della morte, questo deriva dal contatto che essi hanno
con l’Anima, e della consapevolezza dei suoi voleri.

Quando si tratta di Iniziati, questi al momento del trapasso, conoscendo le
leggi di astrazione, si ritirano in piena consapevolezza dal corpo fisico,
continuando a funzionare nel mondo astrale. Essi sanno di essere gli stessi
di prima, sebbene privi di mezzi di contatto col piano fisico, cioè privi
dei sensi fisici. Rimangono coscienti degli stati di sentimento e di
pensiero di coloro che amano, per quanto non possono venire in contatto
materiale. Però possono comunicare telepaticamente per mezzo della mente.

Giova ricordare che sui piani astrale e mentale lo scambio di comunicazioni
si può stabilire più intimo e più sensibile di prima, poiché non più
ostacolato dal corpo fisico; tuttavia, a tale scambio si oppongono
l’agitazione violenta, il dolore e il pianto di coloro che sono rimasti
sulla terra orfani, o vedovi.

L’uomo ordinario, subito dopo morto, si trova disorientato di fronte a
condizioni, per lui nuove, che il mondo eterico offre. Questa è la ragione
per cui si consiglia di non piangere i morti, di non comportarsi
irrazionalmente innanzi alla morte di una persona cara, per non amareggiarla
ancor di più mentre si trova in tale disorientamento.

Per chi provò in vita solamente godimenti sensuali, il trapasso è un fatto
doloroso, perchè il desiderio continua ad eccitarlo senza che vi sia
possibilità di appagamento. In tale condizione si rimane finché il corpo
astrale non si disintegra, lasciando l’anima rivestita del solo corpo
mentale.

La permanenza nel piano astrale dipende per ciascuno dalla quantità di
sostanza emotiva accumulata e intessuta per effetto di passioni, desideri,
delitti, durante la vita terrena. Attraverso l’involucro astrale, l’Anima
non può ricevere liberamente le vibrazioni di luce che le pervengono dal
piano mentale, poichè questo ha una vibrazione più sottile, però una volta
liberata dall’astrale, essa resta libera nel mondo mentale inferiore ove
dimorerà finchè non saranno esaurite tutte le forze generate dal pensiero
durante la vita terrena, quindi passerà nel mentale superiore o mondo
celeste, in cui trasmuterà in facoltà intellettuali e morali le esperienze
di natura elevata fatte sulla terra: per mezzo di queste facoltà, l’essere
può attingere al mondo celeste nella misura di potenzialità di quei pensieri
e di quelle elevate aspirazioni, poiché nel mondo celeste esiste l’infinita
pienezza della Mente Divina con la sua illimitata dovizia.

Però può attingere solo in proporzione di quanto uno si è reso capace di
ricevere. Un individuo, perciò, non trarrà vantaggio se non nella misura in
cui si è preparato a profittarne poichè i pensieri e le aspirazioni seguono
soltanto certi indirizzi, ed egli non può d’un tratto crearne di nuovi.

In cielo germoglia tutto quello che seminiamo quaggiù e, quindi, là si
possono continuare le attività iniziate sulla terra.

Vi sono molte direzioni che il pensiero superiore può seguire: alcune
personali, altre impersonali. Tra queste ultime si trovano quelle
riguardanti l’arte, la musica, la filosofia, la scienza. Chi si interessa ad
una di queste branche trova godimento ed una istruzione limitata però dal
potere di percezione conseguito. Per il devoto l’oggetto della sua devozione
è più vicino e le esperienze sono di carattere trascendentale.

Quando anche la sostanza di cui è formato il corpo mentale concreto è
esaurita, resta l’Anima libera con gli atomi permanenti che racchiudono i
risultati di tutte le esperienze fatte da ciascun corpo a cui furono
associati all’atto della nascita dell’uomo.

L’Anima, così libera, attende il momento giusto per rientrare nella
corrente della rinascita e riprendere la lezione al punto in cui l’aveva
lasciata nella vita precedente. Soltanto dopo tante incarnazioni
l’evoluzione si compie.

Al riguardo il Maestro Tibetano in “Trattato sul Fuoco Cosmico” dice che
normalmente l’uomo comune compie, la sua evoluzione attraverso 777
incarnazioni e, al termine, passa la Porta dell’Iniziazione ed entra in un
breve e sintetico periodo finale, in cui egli porta il frutto delle
esperienze fatte, trasmutando la conoscenza in saggezza e consegue la
liberazione da tutte le forme inferiori che cercano di imprigionarlo.

L’uomo, se vuole, può abbreviare di molto questo lungo periodo, percorrendo
un Sentiero Segreto chiamato Via Illuminata. Su questo sentiero si avanza
con sforzo cosciente per tappe che sono chiamate “Iniziazioni”. Il cammino
ha inizio quando l’uomo si focalizza sul piano mentale e comincia a svolgere
la sua funzione esoterica di ricevere e riconoscere le idee e di creare
coscientemente nuove forme pensiero rivestendole di sostanza mentale. Quando
si raggiunge la 3a Iniziazione non si torna più in incarnazione sulla terra,
salvo che per missione, o volontariamente per servire la Gerarchia e
l’Umanità.

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