La famiglia Bhagavata

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La famiglia Bhagavata

di Rupa Vilasa dasa

La famiglia è un’istituzione creata da Dio. Essa, nonostante ciò, sembra subire un lento declino a
causa di innumerevoli problemi esistenti in seno alla società. Occorre con forza ribadire la sua
importanza strategica ed il suo valore universale perché dalla salute della famiglia dipende il
destino dell’uomo. Presentiamo pertanto in questo numero il concetto di famiglia fondato sul vincolo
del matrimonio divino poiché intendiamo ribadire con forza il nostro dissenso nei confronti di tutte
quelle “forme di famiglia” che popolano il variegato mondo delle coppie civili o di fatto
(omosessuali, etc). La cultura Bhagavata insegna che tramite il varnashrama-dharma la famiglia ha la
seria possibilità di creare una comunità in virtù, dove ogni soggetto può relazionare in base alle
sue attitudini e capacità in modo differente con Dio, sia per la sua crescita personale sia per la
crescita degli altri. Tutti indistintamente quindi sono chiamati senza riserve a difendere la
famiglia e a supportare con tutti i mezzi possibili questa piccola organizzazione umana e divina.

Il termine famiglia indica un insieme di esseri umani che relazionano tra loro uniti da un rapporto
di parentela. La famiglia ha subito, nel corso della sua lunga storia, profondi cambiamenti, che
hanno lasciato segni evidenti in riferimento alle minacce che tuttora pesano su di essa: divorzio,
coppie di fatto, infertilità femminile, embrione umano e sua manipolazione, sterilizzazione, pillola
contraccettiva, aborto etc. A tutto ciò si aggiunge il dubbio (viste le continue pressioni da parte
delle coppie civili) che la famiglia così come è stata concepita sin dal suo inizio non possa più
essere un bene. Perciò le si contrappongono “modelli pseudo-familiari” che sono solo “surrogati”
basati su stili di vita diversi come la non fedeltà, l’omosessualità, l’edonismo, l’esaltazione
dell’individualismo ecc.

La famiglia tradizionale, pertanto, come nucleo centrale della società e che è fondata sul
matrimonio, si è via via trasformata riducendo progressivamente anche le sue dimensioni, corrosa e
aggredita violentemente da sollecitazioni esterne che hanno avuto solo la pretesa di distruggere,
senza porre in atto alternative valide. Avvicendamento che non può essere attuato con ridicole
invenzioni umane, poiché sia la famiglia sia il matrimonio sono istituzioni divine. Non esistono
valide e significative controparti. L’opinione pubblica pretende che le coppie di fatto (comprese
quelle omosessuali), possono avere gli stessi diritti e vantaggi della famiglia tradizionale
arrivando a chiedere per esse la non ottemperanza degli stessi doveri e persino il diritto
all’adozione non rendendosi conto che ciò pone in seno alla società gravi quesiti di carattere
morale ed etico e, solleva problemi di ordine psicologico, pedagogico e giuridico.

E’ come se esistesse un’apatia di fondo, un diffuso disinteresse da parte dell’uomo verso ciò che dà
significato alla sua esistenza e verso la famiglia come fondamento della società. La cultura
Bhagavata insegna che l’identità della famiglia, trae la sua origine dal vincolo del matrimonio e
che essa non è il prodotto di un’invenzione umana ma divina come abbiamo accennato in precedenza. La
famiglia è unione indissolubile tra due persone di sesso opposto che decidono di vivere la loro vita
in amore, fedeltà, castità e comunione. La famiglia come istituzione divina è una concertazione di
diversi aspetti esistenziali: psicologici, pedagogici, antropologici, morali ed etici, sociali,
culturali, giuridici, materiali e spirituali. Appare chiaro quindi che nella famiglia esiste
l’identità stessa della società, la matrice di partenza di valori ultimi per fondare una realtà
sull’innalzamento individuale della consapevolezza non su dimensioni automatizzate o puramente
pragmatiche (convenzioni) come avviene a tuttoggi.

La struttura etica del contesto familiare deve rispettare i diritti del singolo essere umano come
soggetto e i bisogni delle relazioni tra i soggetti stessi come dono e non come fatto
utilitaristico. L’istituzione del varnashramadharma (1), che nella cultura Bhagavata rappresenta lo
strumento attraverso cui la società si sviluppa sia materialmente sia spiritualmente, ha la funzione
di apportare (attraverso i suoi principi religiosi ed etici) un consistente aiuto alla famiglia,
aiutandola ad assimilare equilibrio, lungimiranza, avvedutezza, prudenza e forza. Tutti i componenti
della famiglia sono così chiamati ad assumersi le proprie responsabilità considerando tutti gli
aspetti della vita compresi il significato di libertà, valore, amore, unicità e preziosità. A tal
scopo il varnashrama-dharma valuta tutti i membri della famiglia in egual modo, considerando in
primis l’anziano, come il depositario dell’esperienza familiare per le opportunità di saggezza e di
continuità tradizionali che egli possiede.

In nessun caso l’anziano deve essere relegato a figura di secondo piano o messo in disparte perché
egli ha la responsabilità di controllare l’applicazione di ciò che è stato espresso nell’ambiente
familiare consigliando incessantemente i giovani e le donne affinché sviluppino buone abitudini. La
donna a sua volta deve essere casta e fedele perché la pace, la prosperità e il progresso etico e
spirituale della società dipendono dalla sua serietà. Rispettando le tradizioni familiari ella
diventa per la famiglia una benedizione. In questo modo la donna ha la possibilità di procreare
discendenza virtuosa e qualificata per il progresso spirituale e materiale della comunità. L’uomo
allo stesso tempo deve provvedere alle sue necessità, proteggerla per non spingerla all’adulterio
(poiché facilmente circuibile) e cercare di essere per ella figura di riferimento e maestro
spirituale. La donna cosi può impegnarsi in attività pie per preservare la sua castità e fedeltà.

L’assiduità con la quale l’uomo e la donna al di fuori del matrimonio consumano l’adulterio, rischia
di generare prole (popolazione) “indesiderata” ed “irresponsabile” con il rischio che quest’ultima
sia portatrice di epidemie e guerre. Con l’aumento di questa progenie le tradizioni familiari così
come tutte le attività e i progetti di vita in comune per il benessere della famiglia vengono
distrutte (2), tutto può assumere la “parvenza” di famiglia. La famiglia è una piccola
organizzazione istituita da Dio per il benessere della società umana. Essa ha come fine il compito
di agevolare la relazione tra i suoi componenti e Dio, facilitando altresì la conoscenza interiore
dei primi. Pertanto corrompere le tradizioni familiari significa far cadere la società nel caos più
totale, allontanando l’essere umano dallo scopo ultimo della sua vita: conoscere sé stesso (3) e la
Persona Suprema (4).

La grossa responsabilità dell’uomo e della donna all’interno del nucleo familiare vede questi ultimi
partecipare all’opera creatrice di Dio non solo come procreatori, ma anche come progenitori della
società. Dall’esempio che i genitori riescono a trasmettere ai figli, nasce un diverso approccio nei
confronti della vita. Una concertazione di intenti e di obiettivi fondata sulla veridicità, fiducia,
serenità, sensibilità, dolcezza, purezza, carità, controllo di sé, austerità e semplicità, non
violenza, compassione, perdono che vede la comunità familiare chiamata in causa direttamente per la
formazione della società (5). Quindi per riassumere, la famiglia è un patrimonio comune ed
indispensabile all’umanità intera avente come scopo la giusta promozione dell’essere umano in un
ambito di carattere universale. Occorre ricordare che ontologicamente la famiglia ha una propria
natura/funzione che la colloca concettualmente al di là del normale riconoscimento sui generis che
le viene attribuito al giorno d’oggi. Difendere perciò la sovranità della famiglia è un obbligo
morale ed etico destinato a tutti indistintamente.

Rupa Vilasa Dasa è laureato in teologia e studio comparato delle religioni, ha un master in
pedagogia clinica e uno in psicologia di consultazione. Insegna psicologia nei corsi FSE ed ha un
proprio studio di consulenza psicologica e pedagogica.
Per contatti e informazioni: rupavilasa@bhaktisvarupadamodara.com .

(1) Il varnashrama-dharma è composto da quattro varna e quattro ashrama. Queste partizioni naturali
della società umana istituita da quattro gruppi sociali conformi alle tendenze naturali di ogni
singolo individuo e da quattro ashrama che rappresentano l’iter spirituale che ogni singola persona
deve compiere per tornare da Dio, sono divisioni universali create dal Signore Supremo. Il
varnashrama-dharma si struttura sull’azione, sull’attitudine naturale di ogni essere umano e sul
dovere che egli deve compiere per vivere.
(2) Bhagavad-gita, 1.39-43.
(3) Srimad-Bhagavatam, 5.5.5.
(4) Srimad-Bhagavatam, 2.9.36.
(5) Bhagavad-gita, 16.1-3.

(Tratto da Movimento ISKCON)

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