IL MATRIMONIO E LA FAMIGLIA (PARTE TERZA)

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IL MATRIMONIO E LA FAMIGLIA (PARTE TERZA)

Da una lezione di Marco Ferrini del 13 Maggio 2008

Per capire se si veramente adatti l’uno per l’altra occorrono una verifica ed una valutazione di
anni, ovviamente non da sposati ma nell’ambito di un necessario periodo di osservazione e prova. E’
fondamentale realizzare la differenza sostanziale tra complementarietà e affinità elettiva. Il
coniuge non è soltanto una spalla o un rimedio alla solitudine e ovviamente non è una delle tante
amicizie. E’ una persona con la quale dovremmo intessere una vita di comunione, fondata sulla
condivisione seria e profonda di valori ideali. Oggi la società premia un modo irresponsabile di
costituire coppie e famiglie, ma quale società troveranno i nostri figli? Quale mondo stiamo
costruendo? Viene esaltato il principio edonistico della mera gratificazione egoistica e di pari
passo vengono penalizzati quello della giustizia e della vera libertà. Vengono così legalizzati
abusi e oltraggi, ma quel che è legale non sempre è anche giusto. Se pensate ad una persona
ritenendo che potrebbe essere il vostro coniuge, studiatela e osservatela attentamente, e
soprattutto provate a vederla come il padre o la madre dei vostri figli. La vedete attiva,
proattiva, responsabile, capace di impartire educazione con buoni insegnamenti e soprattutto con un
buon esempio? Ritenete che con l’aiuto di questa persona possiate risolvere le crisi della vita come
ad esempio difficoltà economiche o problemi di salute, o invece la considerate poco adatta, poco
consapevole, tendente a sfuggire alle responsabilità piuttosto che ad affrontarle con coraggio e
maturità? Siate ben consapevoli delle difficoltà che provengono da un coniuge autoritario, da un
padre padrone, o da un marito o da una moglie morbosamente gelosi che vedono rivali e pericoli
ovunque.

È pur vero che pericoli ci sono per uno sposo o una sposa giovani, ma occorre sviluppare un certo
livello di maturità che ci permetta di evitare i pericoli senza diventare paranoici. Donne e uomini
che hanno vissuto con modalità etiche dubbie o con uno scarso livello di responsabilità debbono
modificare tali attitudini e aspetti del carattere migliorandosi con un congruo anticipo, non certo
quando la decisione del matrimonio è già stata presa. L’educazione alla formazione di una famiglia
deve necessariamente includere considerazioni di questa natura, e molte altre che potremmo fare in
un’analisi più accurata. La famiglia può essere un ottimo strumento per la nostra evoluzione, ma
dev’essere una famiglia fondata su princìpi sani, che tengano di conto delle istanze più profonde e
spirituali dell’essere e dello scopo della vita umana oltre i bisogni di ordine mondano. Se poi una
persona non si pone un fine evolutivo, trascendente, allora in privato può fare quello che vuole,
può anche cambiare partners ogni sei mesi se tutto quello che desidera ottenere dalla vita è una
soddisfazione egoica temporanea, ma ricordate che il numero dei suicidi sta aumentando a dismisura
in chi coltiva questo tipo di mentalità. Sono le battaglie che abbiamo vinto per il vero bene nostro
e altrui che ci danno forza, fiducia in noi stessi, profonda e duratura soddisfazione, non quelle a
cui abbiamo rinunciato per egoismo o avidità. Dobbiamo tener fede a valori elevati e con tenacia e
lungimiranza superare ogni difficoltà. Se invece uno cede alle debolezze proprie e altrui rinforza
la malsana opinione: “non ce la posso fare… lo sapevo di non valere niente” e così – dopo essere
stato un pessimo profeta – quel soggetto avvera la sua profezia disastrosa.

La famiglia non è un obbligo, l’essere padri o madri non è indispensabile per evolvere; può essere
infatti che una persona abbia già fatto questa esperienza nelle vite precedenti e sia giunta ad una
consapevolezza che le permetta di impostare la sua vita e di crescere senza l’obbligo di assolvere a
questo dovere sociale. Ma chi invece decide di farsi una famiglia dovrebbe prendersi questa
responsabilità avendo bene in mente lo scopo per cui la famiglia esiste, che a dire il vero consiste
proprio nell’esaurire il bisogno di famiglia. Lo scopo è infatti quello di liberarci
progressivamente da dipendenze e bisogni esteriori, per sviluppare autonomia affettiva e spirituale,
e perciò marito e moglie dovrebbero aiutarsi vicendevolmente affinché il loro legame si fondi sempre
di più sulla gratitudine e stima reciproca, piuttosto che sulla dipendenza emotiva e psicologica.
Questo non per reprimere l’amore, ma per far evolvere la nostra capacità di amare ed essere amati,
estendendola progressivamente e rendendola sempre più universale. In effetti il bisogno di scambiare
affetto e sentimenti appaganti non è garantito automaticamente sposando, ma sarà in proporzione a
quanto saremo stati in grado di trasporlo e viverlo su di un piano sempre più consapevole ed
evoluto. Una famiglia va consumata, e lo dico non in modo irrispettoso o svalutante per
l’istituzione familiare in sé, ma intendendo con ciò che la sua funzione è di condurre a tappe
ulteriori di maturità e realizzazione, come se fosse un vero e proprio sacrificio che porti
crescenti saggezza, benessere e giovamento a tutti i membri del nucleo familiare. Pensate invece ai
danni del tradimento e dell’infedeltà che riaccendono il fuoco della passione torbida e alimentano
la dipendenza da nuovi partners e da fantasie che bloccano la propria ascesa etica e spirituale, e
purtroppo anche quella dei propri figli.

L’aspirazione a formarsi una famiglia – se si hanno le giuste motivazioni – è un desiderio nobile ed
è una scelta che comporta responsabilità, così come del resto quella di percorrere una via di
rinuncia: anche in questo caso occorre infatti assumersi responsabilità di coerenza, impegnandosi a
maturare la capacità di dare e ricevere affettività e amore. La via della rinuncia non implica
infatti una rinuncia ad amare, anzi: è una scelta che richiede imparare ad amare tutti nella
consapevolezza della comune radice spirituale di ogni essere. Per concludere, gettiamo uno sguardo
alla storia: prima delle ultime due o tre generazioni non c’era mai stato un momento in cui
l’umanità non avesse modelli di valore cui riferirsi: l’eroe, il mistico, il gentiluomo, ecc. Adesso
invece si opera per cancellare ogni riferimento eticamente nobile: impera il self-made man, l’uomo
che si è fatto da solo e che poi si ritrova drogato, depresso, agitato da disistima, conflitti e
insoddisfazioni e che a volte purtroppo finisce anche suicida. Chi è l’eroe della televisione? Il
calciatore, la velina, il cantante che ha avuto successo, lo stilista imbottito di denaro, che ormai
non può più sopravvivere senza alcool o perversioni sessuali. I giovani purtroppo vengono irretiti
da questi falsi modelli, la cui vita sembra facile, ma quanta sofferenza, autocommiserazione e
disperazione si nascondono dietro queste vite!

L’apparenza inganna. Il vero successo è fatto di sforzi continui e seri tesi al raggiungimento di
obiettivi costruttivi ed evolutivi. Chi vive con questa consapevolezza rimane attivo, produttivo e
geniale anche con l’avanzare degli anni. Nella storia abbiamo casi emblematici, come quello di
Goethe che scrisse o il Faust ad oltre ottant’anni o Jung che in tarda età compose la sua
autobiografia “Ricordi, Sogni e Riflessioni”, o anche saggi e maestri come Bhaktivedanta Svami
Prabhupada che negli ultimi anni della loro vita hanno compiuto imprese meravigliose per il bene
dell’umanità. Essere giovani o vecchi non dipende dalla nostra data di nascita: dipende
dall’impostazione che diamo alla nostra vita, dalle priorità che scegliamo, dalla qualità delle
nostre motivazioni e dalla dedizione con cui portiamo avanti gli obiettivi che ci siamo prefissi. Se
si vive per sviluppare Saggezza e Amore, più passa il tempo più si ringiovanisce. Che ciascuno
rifletta bene sulla natura e scopo del matrimonio e sulla scelta personale di sposarsi o meno,
valutando le proprie attitudini e tendenze, perché quello che è bene per uno potrebbe essere per un
altro un male o una complicazione dannosa. Entrambe le scelte, sia quella di sposarsi, sia quella di
non sposarsi, sono in sé valide; sta a noi comprendere quale dovrebbe essere il nostro percorso e
viverlo con coerenza.

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