Ipnosi al posto dell’anestesia

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Ipnosi al posto dell’anestesia, tecnica rivoluzionaria al Niguarda di Milano

La paziente di 82 anni durante l’intervento ha ricordato l’infanzia con la sensazione di correre tra
i prati con una capretta e sentire profumo di limoni

SCIENZA – 03 luglio 2020

di Salvatore Carloni

AGI – L’intervento è durato poco più di un’ora. Nella sala ibrida dell’ospedale Niguarda di Milano
l’équipe è la solita per questo tipo di procedure: cardiochirurghi, anestesisti, tecnici di
radiologia e infermieri. Si tratta di sostituire una valvola al cuore per via percutanea a una donna
di 82 anni. Per la sedazione però c’è una vera e propria rivoluzione, l’ipnosi. Al Cardiocenter di
Niguarda, che è sostenuto dalla fondazione De Gasperis, si opera infatti anche con questo sistema.
Normalmente questo intervento richiede la somministrazione di farmaci sedativi, si tratta infatti di
una procedura mini-invasiva con cateteri sottilissimi “che viaggiano all’interno” del corpo con al
loro interno una valvola di bio-materiale auto-espandibile.

L’operazione per sostituire una valvola danneggiata

“Il punto di accesso è l’arteria femorale – spiega Giuseppe Bruschi cardiochirurgo in sala
dell’équipe diretta da Claudio Russo – da qui sotto guida angioscopica e fluorografica, navigando
nei vasi sanguigni, si raggiunge la valvola cardiaca danneggiata che viene sostituita da quella
nuova che viene sfilata dal catetere”.

Le condizioni fisiche della paziente però non permettevano la sedazione, a causa di uno stato di
sofferenza polmonare legato a una broncopneumopatia cronica ostruttiva e agli esiti di una recente
polmonite, unito a una particolare conformazione anatomica del collo che in caso di complicanze
avrebbe reso difficile l’intubazione.

Normalmente questo intervento richiede la somministrazione di farmaci sedativi, si tratta infatti di
una procedura mini-invasiva con cateteri sottilissimi “che viaggiano all’interno” del corpo con al
loro interno una valvola di bio-materiale auto-espandibile.

“Il punto di accesso è l’arteria femorale – spiega Giuseppe Bruschi cardiochirurgo in sala
dell’équipe diretta da Claudio Russo – da qui sotto guida angioscopica e fluorografica, navigando
nei vasi sanguigni, si raggiunge la valvola cardiaca danneggiata che viene sostituita da quella
nuova che viene sfilata dal catetere”.

Pericolosa la ‘classica’ anestesia

Le condizioni fisiche della paziente però non permettevano la sedazione, a causa di uno stato di
sofferenza polmonare legato a una broncopneumopatia cronica ostruttiva e agli esiti di una recente
polmonite, unito a una particolare conformazione anatomica del collo che in caso di complicanze
avrebbe reso difficile l’intubazione. Da qui il ricorso all’ipnosi. La procedura, completata dal
ricorso a una leggera anestesia locale, è stata condotta da Sandra Nonini, specialista
dell’Anestesia e rianimazione 3 diretta da Maria Pia Gagliardone.

“Ho fatto concentrare la paziente su un punto – ricorda – e l’ho portata a lavorare sulla
respirazione. Quindi l’ho portata a immaginare di trovarsi nel suo luogo sicuro. In questo stato di
trance, che è ben diverso dal sonno, abbiamo potuto completare l’intervento grazie a uno stato di
immobilità tenuto dall’inizio alla fine della procedura”.

Nessun fastidio al risveglio, solo bei ricordi

Al risveglio la paziente – che per tutta la durata dell’intervento ha mantenuto un’ottima stabilità
dei parametri respiratori ed emodinamici (quelli che preoccupavano in caso di sedazione)- ha
riferito di non aver sentito alcun fastidio e che con la mente è andata alla sua infanzia: per tutto
il tempo correva tra i prati con una capretta, così come faceva da bambina. I colori erano molto
vividi e si ricordava di un profumo di limoni selvatici.

Perchè riesca il paziente deve crederci

“Dal punto di vista dell’efficacia – spiega Nonini – le condizioni sono due. Prima di tutto occorre
che il paziente avverta il bisogno di ricorrere a questa tecnica o la curiosità di sperimentarla; in
altre parole, deve ‘crederci’”.

Posta questa premessa, grazie al supporto dell’ipnologo il paziente viene accompagnato per tutta la
durata della procedura. Dal punto di vista delle regole, inoltre, la prima e ovvia condizione è che
il paziente abbia dato il suo consenso. E, sia chiaro, il ricorso all’ipnosi non è praticabile per
tutte le tipologie di procedure. Certo non negli interventi a cuore aperto o che implicano
l’apertura del torace, dello sterno o dell’addome. Mentre va benissimo quando si interviene per via
percutanea, come nel caso di impianti e sostituzioni di defibrillatori, pacemaker, valvole
aortiche…

La dottoressa aggiunge che “il paziente in ipnosi mantiene il controllo di sé e percepisce ciò che
accade nell’ambiente circostante; nel frattempo, riesce a sfruttare abilità che il suo cervello già
possiede, ma che da sveglio non è in grado di utilizzare, per innalzare la soglia del dolore, tenere
l’ansia sotto controllo e mantenere l’immobilità. Inoltre, un minore ricorso a farmaci sedativi
implica tempi di ‘smaltimento’ e di ripresa più rapidi. Senza contare che l’ipnosi è utilissima nel
caso di pazienti che per qualche ragione non possono essere sedati o anestetizzati, magari perché
allergici a determinati principi farmacologici”.

Non tutte le persone sono ipnotizzabili

Non tutte le persone però sono ipnotizzabili (circa l’80%) e per quelli che sono suscettibili
all’ipnosi ci sono diversi test a cui sottoporre il soggetto preventivamente. “E’ importante anche
che ci sia un colloquio con il paziente prima della seduta per spiegare nel dettaglio e fugare ogni
eventuale dubbio. L’ipnosi rimane comunque una via complementare e non alternativa alle normali
tecniche anestesiologiche – precisa Nonini – Va inoltre sottolineato come le procedure mediche sotto
ipnosi stiano a poco a poco prendendo piede anche in Italia con diverse applicazioni in ambito
chirurgico e non solo”.

da www.agi.it/scienza <www.agi.it/scienza>

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