Ai confini della coscienza

pubblicato in: AltroBlog 0

Ai confini della coscienza

da Newton 01 luglio 2002

di Flavia Caroppo

Un viaggio nella mente, faccia a faccia con i più intimi desideri, le paure, le nevrosi per
convincere il cervello a superare i propri limiti. E’ possibile con l’ ipnosi. Ma cosa accade
durante una seduta ? Abbiamo voluto fare da cavie scoprendo che…

Io sono scettica per natura. Curiosa sì, senza dubbio, il nuovo non mi spaventa. E se poi c’ è la
possibilità di fare da “cavia” per un esperimento scientifico… mi tuffo senza rete. O stavolta
forse proprio grazie a quella. E’ stato infatti girovagando in Rete (Internet, s’ intende) a caccia
di nuove storie e di risposte per i lettori di Newton che mi è venuta l’ idea. Digito la chiave di
ricerca “ipnosi” e mi appaiono migliaia di indirizzi. Si va dalle storie di cronaca nera alle
pubblicità di maghi, ai siti di chi vende corsi di ipnotismo (infallibili !) per sedurre passando,
per fortuna, anche attraverso tante serie risorse mediche. Rafforzamento dell’ io, manipolazione dei
ricordi, regressione temporale… ogni pagina mi rivela un nuovo aspetto di questa disciplina.

E così decido di provare a cercare uno “speleologo della coscienza” cui offrire un viaggio nell’
ombroso anfratto della mia psiche. Non so se è più timore o curiosità su quello che potrei scoprire
lo stato d’ animo che mi porta, in un’ afosa mattina romana, a sedere qui, nello studio in penombra
di Vincenzo Mastronardi (psichiatra, psicopatologo forense, criminologo e Direttore scientifico del
Centro Italiano di Ipnosi clinica e sperimentale) uno dei maggiori esperti italiani di ipnosi. L’
inizio è quello di un’ intervista come tante, ma alle mie spalle, lo sento senza vederlo, un lettino
rosso lacca aspetta solo che io mi distenda e lasci libera una parte della mie mente. Sono qui per
farmi ipnotizzare.

Professore cominciamo dalla base: cos’è l’ipnosi?: l’ipnosi è un momento di maggiore recettività del
nostro inconscio in cui l’ emisfero sinistro, la porzione razionale, verbale, logico grammaticale
del cervello, viene assopito quel tanto che basta per permetterci di raggiungere l’ emisfero
emozionale, quello immaginifico e non verbale identificato genericamente (nei non mancini) nell’
emisfero destro. L’ emisfero sinistro è quello del piacere della conoscenza; il destro, invece, è
detto del piacere dell’ appartenenza, ovvero è qui che si radica la fondamentale consapevolezza di
appartenere a un gruppo (che sia la famiglia d’ origine, gli amici o il partner) ed è qui che ci si
sente amati e protetti. Nell’ ipnosi si instaura un legame molto solido con il soggetto, che forse
per la prima volta (non dimentichiamo che in genere i pazienti di queste terapie hanno problemi
emotivi) sente che qualcuno, il terapeuta, si sta occupando esclusivamente di lui.

Il rapporto che si crea è preziosissimo affinché all’ interno della persona si incidano immagini e
idee in grado di debellare le precedenti (distorte) interpretazioni di rapporti, cose, persone e
situazioni sostituendole con idee positive, mirate sui bisogni più profondi del paziente. Siamo
tutti ipnotizzabili?: l’ipnosi varia da soggetto a soggetto, in base a una sorta di predisposizione
individuale. Per misurarla negli Stati Uniti è stato messo a punto un questionario di valutazione
che distingue in soggetti ad alta, bassa e media suggestionabilità. La maggior parte delle persone
sono nella fascia media, e per tutti, comunque, la capacità di rilassamento può aumentare con l’
opportuno allenamento auto ipnotico. Solo il due per cento della popolazione, in particolare gli
schizofrenici gravi, non sono assolutamente ipnotizzabili. Anzi a loro e a quelli caratterizzati
dalla cosiddetta nevrosi da angoscia (per esempio chi soffre di deliri da gelosia), l’ ipnosi è
assolutamente sconsigliata perché potrebbe andare a rompere quel debole filo che lega la realtà al
mondo allucinatorio in cui vivono, rendendogli sempre più difficile ritornare nel “mondo di tutti”.

Ma cosa può accaderci in questo stato di coscienza assopita ? (chiedo mentre penso al rischio di non
svegliarmi più la stessa, di non ricordare cosa ho fatto o detto…): nulla di pericoloso, senza
dubbio. Solo il 20 per cento dei soggetti ha amnesia al risveglio dall’ ipnosi terapeutica, ma
tutti, anche chi raggiunge la trance più profonda, mantengono sia durante la seduta sia dopo una
“coscienza ipnotica” che impedisce loro di fare quelle cose che mai farebbero. è stato provato
scientificamente dallo psichiatra Jean Martin Charcot che sottopose a ipnosi profonda un gruppo di
suore. Pur sopportando durante la seduta prove quali tenere carboni ardenti in mano, le suore si
risvegliavano immediatamente appena qualcuno provava a sollevare loro gli abiti. La coscienza
ipnotica, dunque, è sempre presente e l’ amnesia ipnotica, quando accade, è un processo fisiologico
pari a quello che ci fa dimenticare i sogni al risveglio. Chi ricorda le sensazioni provate,
descrive la seduta simile all’ immedesimarsi in un bel film. Ed è proprio questo lo scopo: far sì
che nell’ inconscio restino particolarmente incise quelle immagini ed emozioni belle messe dal
terapeuta nell’ emisfero destro del nostro cervello come un seme; pronto a germogliare e a dare
determinati frutti a seconda del nutrimento che la mente stessa del paziente saprà dare al “seme”.

Ma se il seme fosse bacato? Ovvero è possibile, durante l’ ipnosi, ordinare al cervello di compiere
un gesto contrario alla propria volontà?: è un punto molto delicato. Durante la seduta, se condotta
bene, non si hanno difese contro l’ ipnologo, si è quasi al cento per cento nelle sue mani e questi
può riuscire a condizionare determinati comportamenti negativi invertendo le percezioni. E’ un po’
come accade quando si assumono degli allucinogeni: la sostanza chimica attiva determinate parti del
cervello e crea delle false immagini che vengono percepite come realtà. Se l’ immagine allucinatoria
è per esempio un incendio, la persona in preda agli effetti dell’ acido sentirà reale un pericolo
inesistente e, nel tentativo di salvarsi, potrà anche lanciarsi dalla finestra. Nell’ ipnosi
profonda può avvenire qualcosa di simile: se io convinco il soggetto che si sta verificando una
situazione di pericolo e che l’ unica soluzione per sopravvivere è il salto nel vuoto, o che una
determinata persona che egli incontrerà al risveglio è per lui pericolosa e va eliminata, questi
molto probabilmente lo farà. Un medico, ovviamente, non potrebbe e non farà mai una cosa del genere.
Bisogna dunque stare in guardia e, se ci si vuole sottoporre a ipnoterapia, ci si deve rivolgere
sempre e solo a professionisti, medici autorizzati dalle provate capacità.

Tra i condizionamenti mentali indotti dall’ ipnosi c’ è quello del controllo del dolore. Funziona
davvero?: certamente. L’ ipnosi, per esempio, è usata per eliminare del tutto gli anestetici durante
il parto. Il controllo del dolore è uno dei “trucchi” che lascia più stupiti, pur essendo abbastanza
semplice da ottenere e avendo solide basi scientifiche (per dimostrarle Mastronardi, con alcuni
colleghi, ha camminato su un tappeto di carboni ardenti lungo sette metri e spesso trenta centimetri
senza sentire dolore nè avere piaghe o scottature, ndr). Come si fa ? Bisogna creare su se stessi un
condizionamento ipnotico per arrivare a un’ inversione delle percezioni. In pratica nell’ area
limbica del cervello, quella della connotazione affettiva e della percezione del dolore, si va a
creare una deconnessione che modifica la sensazione com’ è avvertita a livello cerebrale. Creare
questo condizionamento è più facile che spiegarlo. In poche frazioni di secondo, durante la nostra
conversazione, mi sono concentrato e ho detto a me stesso: questa notte ho dormito poco, sono stanco
e voglio una scarica di adrenalina, con il dolore che sto per procurarmi mi provoco la scarica di
adrenalina che mi serve, cercando di non amplificare le sensazioni tattili, di avvertire il dolore
ma di restare sotto la soglia di quella sferzata piacevole alle terminazioni nervose che voglio
procurarmi. (Leggere tutto questo vi avrà preso del tempo, probabilmente meno di quanto Vincenzo
Mastronardi ha impiegato per spiegarmi il concetto, mentre la fiamma di un accendino percorreva in
lungo e in largo il palmo della sua mano).

Per restare in campo strettamente scientifico, un gruppo di ricercatori della Mount Sinai School of
Medicine di New York ha condotto una metanalisi, una indagine statistica a largo raggio, e ha
concluso che il 75% dei loro pazienti, in gran parte compresi tra quelli ad alta e media
suggestionabilità, ha avvertito una notevole diminuzione del dolore grazie alla suggestione
ipnotica. I risultati sono stati confermati da un’ effettiva riduzione della posologia dei farmaci
(di solito forti antidolorifici) e da speciali analisi per valutare i parametri vitali del paziente.
Con l’ ipnosi, dunque, si può convincere il cervello di qualcosa. Per questo viene usata per la
disassuefazione da dipendenze come fumo, alcool, droga e persino cibo?: la tecnica si chiama
“adversion therapy”. Non eccezionale per la droga (solo il 7% dei pazienti trattati ha esiti
duraturi), dà buoni risultati con il fumo ed è ottima per il trattamento dell’ alcoolismo: il 40%
delle persone ha una guarigione completa e duratura.

La terapia nel suo insieme si articola in tre momenti: si comincia con la disintossicazione fisica,
che avviene in clinica con dosi a scalare. Per evitare la cosiddetta “sindrome della porta
girevole”, ovvero un continuo ciclo di disintossicazioni e ricadute, è necessario passare alla fase
due: la disassuefazione mentale, ovvero la adversion therapy vera e propria, che va fatta in ipnosi.
Con tecniche immaginative si porta il paziente in uno stato di monoideismo, ovvero si fa in modo che
la sua mente sia concentrata su un unico pensiero (mono idea), quello che l’ operatore vuole che sia
visualizzato. Come prima cosa gli si fa immaginare un uomo che in preda all’ alcol, per esempio,
perde il controllo di se stesso fino a quello dei propri sfinteri. Contestualmente a quest’ immagine
mentale gli si fa odorare, sempre in ipnosi, ammoniaca o solfuro di ammonio, aromi molto forti che
rassomigliano proprio a quelli naturali della scena che il paziente ha in mente. Ovviamente i
messaggi verbali dell’ operatore, in questo contesto, devono essere mirati a creare odio e disgusto
(adversion) per quelle situazioni. Dopo si cambia scena, magari il soggetto si trova di fronte un
gruppo di atleti dal fisico perfetto che lo fissano negli occhi, comunicandogli forza, grinta,
energia, volontà di superare le difficoltà e così via. Anche qui si cerca di condizionare la psiche
della persona con l’ esatto tono di voce, le parole e le musiche appropriate. A volte, per stimolare
ancora di più la repulsione, utilizzo anche la tecnica delle immagini subliminali.

Mostro ai pazienti, in stato di veglia, film che realizzo io stesso (l’ ultimo in collaborazione con
Dario Argento, ndr) o spezzoni di altri film in tema montati con sapienza e inframmezzati da
immagini subliminali con messaggi di repulsione verso la dipendenza e di rafforzo della volontà del
paziente. Queste immagini passano a un tremillesimo di secondo in modo da non essere percepite dalla
vista ma solo dal cervello. L’ uso delle immagini subliminali come stimolante all’ azione è
scientificamente provato, e negli Stati Uniti ogni volta che sono stati tentati, nei cinema,
esperimenti di induzione subliminale all’ acquisto, si sono verificati effettivi aumenti delle
vendite (per esempio di pop corn o bibite) dal 50 per cento in su.

Ma sono i rimproveri o i consigli che chiunque potrebbe fare a un amico che abbia deciso di smettere
di bere o fumare, o sia invece ubriaco: “pensa al tuo fisico, come migliorerebbe”, oppure “guarda
come sei ridotto”…: certo, e infatti l’ ipnosi non è una magia, qualcosa di oscuro. Possiamo
definirla come una franca chiacchierata con quel che realmente siamo, senza che la coscienza stia lì
a origliare impedendo di rivelare o falsando fondamentali verità. Durante l’ ipnosi l’ operatore
parla direttamente con la parte più intima della mente e in maniera molto più efficace. In questo
stato di “coscienza crepuscolare” la recettività dell’ inconscio è circa 20 volte più alta che nello
stato di veglia, e si verifica una specie di “vuoto di potere” logico, critico, analitico e
oppositivo da parte della coscienza che consente alle parole del terapeuta di incidersi come un
bisturi psicologico nella mente del paziente.

Il terzo momento, anche qui indispensabile per non ricadere nel vizio entro sei mesi un anno, è la
ristrutturazione della personalità. I settori da riorganizzare sono tre: “interpersonale esterno”,
ovvero i rapporti socio lavorativi; “interpersonale familiare”, effettuando una cosiddetta scultura
della famiglia e coinvolgendo nella terapia altri eventuali protagonisti; “interpersonale affettivo
profondo”, ovvero si deve scoprire se il paziente è appagato o no della propria esistenza, se si
sente o meno emarginato e, nel caso, si deve intervenire per ristrutturare la psiche dal punto più
interno.

Come si fa a scoprire quel “qualcosa” che dal nostro inconscio scatena sintomi quali ansia,
depressione, attacchi di panico?: la tecnica base per scrutare a fondo nella psiche di un paziente è
il il Reve éveillé dirigé o “sogno da svegli guidato”, una metodica ideata alla fine degli Anni ’30
dello scorso secolo dal francese Robert de Soille. E’ uno strano stato di coscienza che non è veglia
né sonno, né ipnosi profonda. E’ una trance che porta a un distacco dalla realtà circostante, pur
senza perderne il controllo, per immergersi (stimolati dal terapeuta), in sogni emergenti
direttamente dall’ inconscio per rivelare pulsioni, istinti, tendenze, frustrazioni, deviazioni,
nevrosi. Il paziente svela i suoi angoli più oscuri e l’ ipnologo li illumina. è una tecnica
complicata?: niente affatto. Basta rilassarsi, chiudere gli occhi e iniziare a fantasticare a ruota
libera seguendo il filo delle immagini fornite dal terapeuta. Dietro le palpebre chiuse si
cominceranno a formare le immagini del nostro “Io” vero, quelle generate dalla parte destra del
cervello, che devono essere man mano raccontate al terapeuta sempre con immagini simboliche, che poi
andranno interpretate.

Le immagini mentali, infatti, sono il prodotto della percezione diretta mediata dalla memoria e
ulteriormente modificata da processi individuali che ciascuno esprimerà in maniera assolutamente
personale. Questo significa che stimolazioni esterne di tipo verbale o musicale, per esempio,
possono far emergere i precedenti vissuti, quelle immagini inconsce che “fluidificano” al di sotto
della percezione cosciente determinando il malessere o lo starbene a livello psicofisico e l’
impulso ad agire. Il terapeuta interviene proprio qui: ristruttura queste immagini distorte con
input mentali corretti immessi in ipnosi. L’ ipnosi regressiva, a volte, è utilizzata dagli
investigatori per cercare di recuperare i ricordi di un testimone.

E’ affidabile ? Quella della regressione è una tecnica molto delicata che va utilizzata solo in caso
di necessità ovvero quando, in stato di veglia o di ipnosi, il paziente non riesce a rivelare l’
evento traumatico del proprio passato. Con questa tecnica il soggetto viene guidato all’ interno di
uno spazio temporale che può giungere fino ai suoi primi anni di vita. Se la regressione è condotta
con tutto il tempo che necessita (diverse ore di preparazione) è un’ esperienza sensoriale che porta
alla ripetizione esatta distimoli, emozioni, paure e desideri già vissuti. L’ efficacia del suo
utilizzo durante le indagini è controversa perché a volte, soprattutto in caso di eventi molto
traumatici per la psiche, il cervello tende a creare dei falsi ricordi che sono indistinguibili dai
veri, anzi sono considerati dall’ inconscio proprio come veri e come tali vengono elaborati, anche
sotto ipnosi.

Cosa ne pensa delle rapine sotto ipnosi? E’ possibile che avvengano?: si tratta, ovviamente, non di
ipnologi ma di malviventi, e l’ uso che fanno della tecnica è pari a quello che farebbero di un
grimaldello o di una pistola. Mi sono occupato di due casi di rapina sotto ipnosi che, avvenuti in
momenti e luoghi diversi, presentavano sconcertanti analogie nelle dichiarazioni delle vittime.
Entrambe erano state avvicinate da un uomo dalla pelle scura, ben vestito, con una bella macchina e
parecchi gioielli addosso, accompagnato da una giovane. A entrambe le vittime l’ uomo aveva chiesto
di cambiare delle banconote straniere, avvicinandole ai loro occhi, sfiorandone ripetutamente, ma
quasi casualmente, alcune parti del corpo e ripetendo la sua richiesta con sempre più forza. Lo
strano abbigliamento, i soldi, le mani e la voce dello sconosciuto, che parlava prima suadente e poi
minaccioso in una lingua sempre più strana: sono le sole cose che le vittime ricordano dell’evento,
un attimo dopo entrambe si sono ritrovate alleggerite del contenuto del portafogli e della cassa del
negozio.

Cosa c’ è di vero negli esperimenti di ipnotismo che si vedono in Tv?: l’abilità dell’ ipnologo è
una capacità che nasce da anni di studio e non ha proprio niente a che fare con i fenomeni da
baraccone. Anzi, a volte quelli che sembrano innocenti show possono portare a conseguenze delicate
per la psiche degli spettatori più sensibili. Ho dovuto curare una persona che si era scompensata,
rendendo manifesta una schizofrenia latente (che magari non sarebbe mai venuta fuori), per il solo
fatto di aver seguito in Tv uno spettacolo di “ipnotismo a distanza” condotto da un noto showman
italiano. Per non parlare di quelli, e sono in tanti, che come biglietto hanno dovuto pagare il
blocco delle dita, durato ore e ore, che l’ imbonitore aveva fatto loro intrecciare, garantendo che
si sarebbero sciolte “quando lo dico io”. Un prezzo pesante per lo zapping del sabato sera.

In diretta dal mio inconscio: l’ipnosi “fantasmatica” alla quale io mi sono sottoposta ha la
funzione di portare alla luce i propri desideri segreti e stimolare a realizzarli; protegge dall’
ansia scaricando le tensioni; fa emergere i ricordi traumatici rimossi per modificarli in maniera
positiva. Grazie a questo, aiuta a rendersi indipendenti dal mondo esterno e, infine, dà il tempo e
i mezzi all’ Io per rafforzarsi. Mi stendo sul lettino e la voce suadente del terapista mi chiede di
rilassarmi e spiega alla mia mente che dovrà ristrutturarsi in modo da superare le mie piccole
grandi nevrosi sostituendole con immagini di forza e di gioia. La mia respirazione si regolarizza su
un ritmo lento e profondo e visualizzo a ogni respiro (come da ordine del terapeuta) nugoli di
fantasmini che lasciano i miei polmoni con il loro fagottino di angosce. Man mano che il
rilassamento mentale procede, si passa a quello muscolare. Dai piedi al volto nulla è lasciato in
disparte, e il mio corpo fluttua verso un piacevole torpore. Il respiro si fa sempre più lungo e lo
spettacolo nella mia mente ha inizio ! Per prima cosa mi viene ordinato di andare sul tetto di un
grattacielo (facilissimo: penso a New York la citta dei miei sogni !). Ma subito devo fare marcia
indietro e spegnere lo sfavillante manto di luci della skyline più bella del mondo. La notte,
infatti, dev’ essere buia, mi spiega il terapeuta con un attimo di ritardo. Oscillo in uno strano
limbo, la sensazione è simile all’ istante prima di addormentarsi, quando ormai la mente non
distingue più tra gli scenari del sogno e quelli della camera da letto.

So di essere sulla linea sottile che mi divide dalla parte più intima del mio cervello eppure…
come una saetta ogni tanto un pensiero mi riporta alla realtà: “devo memorizzare questa sensazione
per descriverla !”. E questo pensiero mi provoca proprio una sensazione fisica, come quando si viene
svegliati da un rapido tocco o da un rumore proprio mentre ci si sta addormentando. Il viaggio con
il terapeuta all’ interno del mio inconscio continua in un ascensore che mi riporta a piano terra,
davanti a una scala che termina con un’ enorme porta di legno oltre la quale si estende un giardino
a perdita d’ occhio. Mentre la mia mente si nutre di queste immagini e della linfa di un albero al
quale mi è stato ordinato di avvicinarmi, sento il corpo sempre più rilassato e, nonostante
comprenda perfettamente quel che mi sta accadendo, ho una piacevole sensazione di distacco. Lì in
quel prato, tranquillamente sdraiata su uno dei divani della mia mente, il mio braccio diventerà
leggerissimo, poi si solleverà grazie all’ enorme palloncino che il terapeuta ha “legato” al mio
polso. E il braccio si muove non solo nella fantasia ipnotica, ovvio, ma anche nella realtà. Questo
braccio prima leggero, diventerà poi rigido come l’ acciaio e resisterà al tentativo del terapeuta
di spingerlo verso il basso (piuttosto energicamente, mi ha garantito). La stessa mano destra
diventerà sensibile al minimo sfioramento dopo che la mia mente l’ avrà immersa per qualche tempo in
acqua bollente.

Poi, infilando idealmente la mano sinistra in un secchiello d’ acqua e ghiaccio, raggiungerò un
livello tale d’ insensibilità che l’ esperto mi trapasserà la pelle del dorso con un ago da siringa,
senza che io provi un fastidio maggiore di quello della puntura di un prelievo. Ha provato a
rifarmelo da sveglia… solo sfiorando quella delicata zona di pelle ho ritratto immediatamente la
mano ! Pur pensando di essere cosciente, ero evidentemente priva di volontà di fronte agli ordini
del terapeuta, e mi dispiaceva soltanto che il fotografo non potesse riprendere le immagini del
viaggio che stavo compiendo dentro la mia mente. Dal prato passo al mare dove, con la sola forza
posseduta in me, dovrò combattere contro un’ invisibile entità che sballottola una barca sulla quale
c’ è una persona che potrei o non potrei essere io. Ovviamente vinco, e posso concludere il mio
viaggio comodamente sdraiata su un materassino, o volando in alto come un gabbiano, serena, leggera,
forte e riposata. Sto per risvegliarmi, Mastronardi ha cominciato il fatidico conto fino a dieci, lo
stesso con il quale tutto era partito.

Ma anche in questi ultimi istanti la coscienza vigile fa capolino, e mi consiglia di sottoporre l’
esperimento a un’ ultima prova. Disubbidire agli ordini ricevuti e cercare di aprire le palpebre
prima di essere stata toccata in un determinato punto. Beh, io ho un fisico piuttosto forte e la
volontà non è da meno ma… finchè il tocco che la mia mente aspettava (un dito sul ginocchio) non è
arrivato, quella sottile porzione di pelle delle palpebre mi sembrava una saracinesca blindata. E
non era suggestione. Il nostro cervello parla così: l’inconscio si esprime sempre attraverso simboli
che, con le dovute variazioni, sono comuni all’ intera collettività. Uno degli esempi più classici
dell’ esplorazione psichica profonda attraverso il Reve éveillé dirigé (RED) è quello della discesa
in fondo al mare. Qui si possono investigare: i recessi più intimi dell’ inconscio (attraverso l’
immagine della grotta, indotta dal terapista); gli eventuali blocchi nevrotici del paziente che
creano ostacoli allo svolgimento sereno della sua vita (tramite l’ immagine della lotta con la
piovra); la consapevolezza delle sue potenzialità, spesso inutilizzate, e l’ uso che ne fa (grazie
all’ immagine di un forziere con un tesoro).

In pratica il terapeuta fa immaginare al paziente di essere su una bella scogliera e di prepararsi
per un’ immersione con tanto di muta, bombole, torcia ed eventuali mezzi per difendersi; il soggetto
deve raccontare tutto ciò che vede durante l’ immersione. A questo punto è possibile fare quella che
gli esperti chiamano “ristrutturazione terapeutica del vissuto”. In sostanza, dopo un RED
diagnostico si passa a una terapia di ipnosi fantasmatica in cui al paziente vengono somministrate
le stesse immagini da lui evocate ma ripulite, ovvero non più distorte dalle eventuali vicissitudini
personali che hanno turbato l’ infanzia o l’ adolescenza. Di fatto, il terapeuta parla con l’
inconscio del paziente con l’ unico linguaggio segreto che questi è in grado di capire: quello dei
simboli. Ecco quali sono i “sogni da svegli guidati” più emblematici. La salita al monte: è come se
dicessimo in codice segreto all’ inconscio: parlami delle tue mete, aspirazioni, valori di vita,
ideali e delle difficoltà più profonde che abitualmente incontri per raggiungere i tuopi obiettivi.

Il vaso: (per la donna) o la spada (per l’ uomo) è il codice segreto per comunicare come si
interpreta e percepisce la sessualità. Nella grotta alla ricerca della madre: (per l’ uomo) o del
padre (per la donna), lascia emergere la situazione edipica. Lotta col drago: è la parte relativa
alle proprie pulsioni più profonde e alla maniera in cui si affrontano le difficoltà di ogni giorno.
La radura: incarna il proprio spazio vitale e come ci si muove in esso. Il fiume: indica la maniera
in cui percepiamo il fluire della nostra vita. Il bambino d’ oro: serve a investigare sul sentire o
meno, a livello inconscio, la maternità e la paternità. La musica che coccola l’anima: la
comunicazione non verbale: il linguaggio dei gesti, la prossemica (la vicinanza al nostro
interlocutore) e la prosodia (il ritmo e la musicalità che imponiamo alle parole) sono fondamentali
per la comunicazione terapeuta paziente durante l’ ipnosi.

Per ottimizzare i risultati e raggiungere un contatto ancora più intimo con l’ inconscio, Vincenzo
Mastronardi ha realizzato un Cd Rom “Life, ai confini della psiche” (edizioni Digivox). Queste
musiche, dette sincroemozionali, sono usate durante le sedute e possono anche essere impiegate dai
pazienti ogni volta in cui sentono il bisogno di prendere uno “stacco mentale” dalla loro
quotidianità. Questo tipo di musica è stata elaborata da Mastronardi con Franco Granone (il papà
dell’ ipnosi, morto due anni fa a 87 anni) basandosi sulle teorie della musicoterapia e della
psiconosica, quelle discipline che studiano la ripercussione emozionale della musica sull’ uomo. Con
un oscilloscopio e una serie di sensori, i due studiosi hanno fatto una serie di studi (nella
clinica psichiatrica dell’ ospedale Sant’ Andrea di Vercelli) per quantificare la risposta fisico
psicologica dei pazienti sottoposti ai differenti stimoli sonori. Con Mozart, per esempio, si
registravano picchi tensivi rilevabili dall’ accelerazione del respiro o del battito cardiaco.
Passando a Vivaldi, invece, l’ organismo si rasserenava. Le musiche sincroemozionali sono nate dopo
un lungo studio e un continuo feedback dei pazienti, ognuno con il suo problema. Si è giunti a una
compilation che arriva dritta all’ inconscio di ognuno, comunicando sensazioni differenti e parlando
a zone particolari della psiche per arrivare a un unico risultato: rilassamento e rasserenamento
mentale.

Caroppo Flavia

Approfondimento sul sito www.sublimen.com

Condividi:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *