Il rapporto tra la musica e il divino

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Il rapporto tra la musica e il divino

di Leonella Cardarelli

Fin dalla notte dei tempi, la musica è sempre stata associata al divino. Si è sempre pensato che la
musica unisse l’uomo alle divinità e tuttora si ritiene che l’universo si sia creato tramite un
suono magico: AUM, da cui tutto è nato.

Il suono stesso è ritenuto di origine sacra e la stessa musica è considerata qualcosa di potente e
di enigmatico.

La musica, all’interno delle religioni, è presente nelle sue due forme: musica strumentale e musica
vocale (canti) tuttavia non tutte le religioni hanno avuto lo stesso comportamento nei confronti
della musica, soprattutto le religioni monoteiste (islam in particolare).

La principale fonte di suono nei rituali è costituita dalla musica strumentale.

L’esempio più calzante di musica strumentale trascendentale è presente nello sciamanesimo: lo
sciamano entra in trance tramite il suono del tamburo che riesce ad eccitare la mente portando
l’uomo verso altri stati di coscienza in cui comunica con gli spiriti guida.

Il tamburo è lo strumento sciamanico per antonomasia in quanto cagiona lo stato di trance. Tamburo =
trance = sciamanesimo. Il tamburo è noto per il suo complesso simbolismo e per le sue virtù magiche.
Secondo una credenza lo sciamano costruisce il tamburo tramite un ramo dell’Albero cosmico, che si
trova al Centro del mondo, ove lo sciamano si reca durante i suoi sogni iniziatici. L’Albero cosmico
rappresenta la comunicazione tra cielo e terra. Anche il tipo di legno con cui verrà costruita la
cassa del tamburo dipende dagli spiriti o da una volontà trans-umana. E’ grazie al tamburo che lo
sciamano viaggia, così come è grazie al tamburo che il tarantato guarisce.

M. Zucca (2004) riporta un frammento di Musica generale di Virdung (1511) il quale sostiene che i
tamburi siano stati inventati dai diavoli [1]. Zucca ci dà molte testimonianze di come, a causa del
sopravvento della Chiesa, i tamburi e le danze ebbero vita difficile e sparirono molti strumenti
musicali, tra cui i tamburi che per via delle loro dimensioni non si potevano nascondere facilmente.
Nonostante ciò molti canti e balli riuscirono a sopravvivere, ad esempio nei cimiteri si è ballato
fino al ‘700. Nei cimiteri si ballava sovente nudi e con molte risate e salti, al fine di scacciare
gli spiriti maligni. Per rafforzare il potere della magia contro la morte si usava ballare
all’indietro ma vi sono anche altre due tipologie di danza: la danza estatica e la danza in cerchio
(che può essere oraria o antioraria). La prima veniva utilizzata primariamente per entrare in
comunicazione con il mondo dei morti e degli spiriti, la seconda rappresenta un momento particolare
della ritualità della natura medievale ed è utilizzata principalmente a scopi magici, infatti la
Chiesa ha perennemente cercato di combatterla. Parimenti, la cacofonia è stata associata a divinità
malvagie (demoni).

Molti strumenti sono composti con sostanze animali o umane: il tamburo è fatto di pelle di capra, il
flauto con ossa animali, la tromba con corna di ariete, le corde con intestini di animali. Esistono
poi in Tibet due strumenti particolari che sono fatti con ossa umane: il tamburo thod rnga (creato
con un teschio umano) e il khang glinh che si realizza con un femore umano.

Per quanto riguarda la musica vocale, invece, l’associazione parola/musica è stata usata fin
dall’antichità per trasmettere i miti delle origini e per recitare testi sacri.

Le religioni monoteiste sono sempre state piuttosto sospettose verso la musica strumentale visto che
permetteva di raggiungere, come nel caso dello sciamanesimo e dei sufi, di cui parlerò
successivamente, altri stati di coscienza. Così queste religioni hanno finito per accettare solo la
musica vocale, intesa più che altro come cantillazione dei versi sacri, respingendo la musica
strumentale in sé e per sé.

Ad ogni modo bisogna ammettere che una liturgia senza musica difficilmente attira i fedeli perciò
alcune tracce di musica strumentale nelle religioni monoteiste vi sono ancora. La religione
cattolica ad esempio fa uso tuttora di canti collettivi durante la Messa, accompagnati dal suono
dell’organo e della chitarra. In ambito religioso va anche ricordato il ruolo che la musica ha avuto
nel colonialismo: agli indios sono stati insegnati i canti cristiani per convertirli, talvolta
adattando il significato delle parole al contesto religioso indio per accelerare il processo.

Bisogna comunque tener presente che la religione cattolica non è uguale dappertutto: ad esempio la
chiesa romana preferisce il canto gregoriano mentre la chiesa latinoamericana, per attirare le
masse, utilizza canzoni tradizionali accompagnate da strumenti musicali.
Diverso invece è il comportamento dell’islam, religione in cui il concetto di musica è inesistente.

“Non tutte le religioni attribuiscono alla musica un ruolo di primo piano,; alcune anzi la vivono
assai problematicamente. L’islam è una di queste. Esso guarda alla musica e (ancor più) alla danza
con sospetto addirittura maggiore di quello manifestato dal Cristianesimo (una massima attribuita al
profeta Maometto recita infatti così “a coloro che ascoltano musica e canzoni in questo mondo, nel
giorno del giudizio sarà versato piombo fuso nelle orecchie)”. [2]

Conseguentemente si decise di accettare solo la cantillazione del Corano, che fu permessa solo
perché non considerata musica in senso stretto. La religione musulmana ha bandito la musica e il
canto anche perché ritiene che la voce femminile sia eccitante, tuttavia in Indonesia sono le donne
che cantillano il Corano.
L’unica confraternita musulmana che accetta la musica (pur non avendo un repertorio ufficiale) è il
sufismo.

Le cerimonie sufi sono composte di preghiera, danza e musica; quest’ultima si realizza con il flauto
ad imboccatura semplice, chiamato flauto ney. I danzatori sono detti dervisci e danzano roteando in
modo circolare (a ricordare il movimento celeste) e con un braccio rivolte verso il cielo ed un
altro rivolto verso la terra. I sufi si collegano con Dio attraverso la trance, per loro la trance
(wajd) è un mezzo di comunicazione con il divino, è un modo di pregare.
Un noto esempio di musica sufi è il qawwali (termine che significa ‘cantante’) del Pakistan. Durante
il qawwali si intonano musicalmente poesie d’amore (amore inteso come relazione con Dio) in
occasione del sama (ascolto). I canti sono eseguiti da un gruppo di solisti uomini e da un coro di
cantanti che batte le mani. Il solista leader sceglie le canzoni e stimola la risposta finché gli
ascoltatori cadono in trance.

La cantillazione è un atto di meditazione vero e proprio e la ritroviamo, oltre che nell’islam,
anche nel buddismo.
Nel buddismo si cantillano frasi del Buddha, commenti a queste frasi, dediche, mantra ed inni di
lode.
Il buddismo accetta l’uso di strumenti musicali (come campane, tamburi, gong, cembali) ma essi
vengono usati per lo più per scandire il tempo all’interno dello spazio sacro. Anche nel buddismo la
musica puramente strumentale è rara mentre nelle festività si fonde la musica sacra con elementi di
musica popolare ed aristocratica, oltre che con teatro, danza e processioni.

Note:

[1] Cfr. Zucca, M. (2004) pag. 200.

[2] Cit. Sorce Keller, M. Musica come rappresentazione in Magrini, T. (2002) Universi sonori,
Einaudi, Torino, pag. 204.

Per approfondimenti:

Cardarelli, L. (2007) Lo sciamanesimo e le sue caratteristiche in
www.edicolaweb.net/mondo07a.htm

De Zorzi, G. Il ney. Lo strumento e le sue implicazioni storiche, poetiche, simboliche.
www.sufi.it/sufismo/Ney1.htm

Seroussi, E. La musica e il trascendente, in Magrini, T. Universi sonori, Einaudi, Torino.
Sorce Keller, M. Musica come rappresentazione in Magrini, T. (2002) Universi sonori, Einaudi,
Torino.

Zucca, M. (2004) Donne delinquenti, Simone, Napoli.

digilander.libero.it/initlabor/musica-trance/musica-sufi.html

it.wikipedia.org/wiki/Qawwali

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