IL FENOMENO UFO DA ALTRE ANGOLAZIONI

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IL FENOMENO UFO DA ALTRE ANGOLAZIONI

di Mauro Paoletti
per Edicolaweb

Cercando di interpretare il fenomeno Ufo, si considera giustamente la possibilità che possa
rappresentare il mezzo usato dalle super potenze per distogliere l’attenzione dalle sperimentazioni
di prodotti tecnologicamente avanzati e ultrasegreti, oltre naturalmente esserne il prodotto stesso.

In tal caso però non viene tenuto conto di tutta quella letteratura storico religiosa che menziona
“carri di fuoco” e “draghi volanti”, descrivendo le apparizioni di “travi lignee”, “scudi volanti”,
“croci di fuoco”. Dalla Bibbia, con la celeberrima visione di Ezechiele, alla Divina Commedia di
Dante (Purgatorio canto 29). Dal Libro dei Morti Egizio, al Ramayana, al Mahabarata. Perfino
all’Odissea, dove si descrivono le navi dei Feaci come mezzi in grado di trasportare Ulisse fino a
Itaca e fare ritorno a Corfù nello stesso giorno, senza sbagliare o essere ritardate da tempeste o
dalla nebbia, in quanto dotate di una propria intelligenza, ossia con piloti automatici.
Dalla documentazione rinvenuta emerge che una civiltà precedente conosceva una tecnologia avanzata,
acquisita forse attraverso millenni di esperienze, oppure introdotta da una civiltà giunta dallo
spazio.

Ci restano numerose raffigurazioni pittoriche e sculture attraverso le quali antichi artisti hanno
voluto rappresentare un fenomeno, all’epoca sconosciuto e ritenuto miracolistico, del quale erano
stati involontari testimoni.
Riguardo l’attendibilità dei racconti, dell’uso di una tecnologia impensabile per quei tempi, della
mancanza di prove certe e della presenza di Alieni sulla Terra migliaia di anni fa, rimangono solo
alcuni sporadici reperti archeologici come l’Uccello di Saccara, aerei pre-colombiani, statuette
dalle strane fogge, crani dolicocefali, l’oggetto di Toprakale, il “flauto” Maya, i bassorilievi di
Dendera e altri arredi rinvenuti in qualche tomba, o ritrovati negli strati più profondi di alcune
miniere.

Reperti che testimoniano la conoscenza di una tecnologia avanzata in un tempo remoto e che
raffigurano una realtà diversa da quella raccontata, o immaginata. Oggetti che l’occhio umano ben
conosce e riconosce; che a volte suggeriscono il sistema per migliorare o creare una nuova
tecnologia, come nel caso del “Vassoio di Scisto”, un semplice volano, o in quello dei “dischi di
pietra” di Bayan Kara Ula, anch’essi volani.
Testimonianze della presenza, migliaia di anni fa, di una civiltà avanzata, o di popoli
extraterrestri giunti sulla terra, per sfruttare il pianeta, o per aiutare gli umani nel loro
sviluppo.

Erano i cosiddetti “Dèi” che detenevano il potere nel “primo tempo” e quelle armi di micidiale
potenza, chiamate col nome del loro possessore (il dardo di Indra, la freccia di Agni, l’arma di
Amon, l’occhio di Balor), i cui effetti somigliano a quelli prodotti dai nostri moderni ordigni
bellici. Ampio, nelle antiche scritture, il resoconto sull’uso del laser come fosse una cosa
ordinaria, mentre noi, tuttora, cerchiamo di perfezionarne e ampliarne l’impiego.
Dobbiamo inoltre aggiungere che l’evoluzione dell’uomo ha mostrato sbalzi improvvisi di crescita
intellettiva, come se qualcuno abbia il compito di fornire un aiuto. Ci domandiamo “CHI”?
Quanti di noi si domandano come può un bipede primitivo, che comprende solo dopo un milione di anni
– sempre secondo quanto affermato dalla scienza ufficiale – in quale foggia può essere più utile una
pietra, costruire, pochi millenni dopo, monumenti megalitici che dal passato ci stanno ancora
osservando? Da “chi” è stato aiutato?
Sappiamo che vengono “insabbiati” reperti archeologici “scomodi”, perché potrebbero sovvertire il
cosiddetto “ordine costituito”.

Quanto riaffiora dal passato ed è in contrasto con le teorie convenzionali, riguardanti l’evoluzione
della specie umana, viene sistematicamente soppresso senza giustificazione. Lo si cela nei
sotterranei di qualche museo mescolandolo con altri reperti di epoche diverse; oppure lo si sotterra
di nuovo ove è stato rinvenuto, dopo aver destinato lo scavo ad altri usi, impedendo così la
continuazione dei lavori.
Si forniscono spiegazioni errate per nascondere verità non sempre in linea con la storia scritta
dell’umanità e si impediscono pubblicazioni che rivelino le reali datazioni dei reperti. Si operano
pressioni sugli autori del ritrovamento e nei riguardi dei loro sostenitori.
Molte sono le prove giunte dal passato che spariscono in seguito ai pregiudizi teorici di scienziati
e ricercatori divenuti celebri senza aver fatto una scoperta significativa, come scrivono Cremo e
Thompson nel loro libro “Archeologia Proibita”.
Si nasconde solo quello che si teme.
Quando il sistema costituito occulta, sminuisce, ridata quei reperti, troppo antichi per poter
essere considerati opera dell’uomo – come disse G. De Mortillet – fornisce, senza rendersene conto,
la migliore delle prove e pone in discussione qualunque teoria imposta.
L’azione di oscuramento degli eventi è cosa prevista e operata dal sistema per auto protezione, per
evitare la crisi cui andrebbe incontro se decidesse di far partecipe la totalità degli esseri umani.

“Ripensare a tutto l’universo, – come dice Perrone – le sue leggi fisiche non completamente
conosciute e perdere la propria cultura, è effettivamente dura; specie quando dopo un conflitto
mondiale si raggiunge una politica del compromesso fra le maggiori nazioni”. Perrone spiega
chiaramente che il più debole è fautore del compromesso politico, opta per una politica di
collaborazione che gli permette di non soccombere, di non perdere tutto il proprio potere e in fondo
trarne tutti i benefici possibili.
Quindi molto più semplice nascondere, controllare che niente trapeli e, se qualcosa sfugge,
confondere. È anche molto più comodo e redditizio. Chi non farebbe così?
Quanto afferma un interprete del film MIB (Man in Black) torna al caso nostro: “C’è sempre un UFO,
un incrociatore alieno, o un raggio mortale, o un epidemia galattica, che può annientare la vita su
questo misero pianetino. Per la gente l’unico modo per vivere felici e contenti, è non sapere
assolutamente niente di niente”.
È anche vero che tutto può essere strumentalizzato per distogliere l’attenzione da studi tecnologici
avanzati super segreti, o adottato come facile e comoda spiegazione per molti misteri archeologici.

Per esempio, a causa delle limitate attuali conoscenze scientifiche, secondo la scienza ufficiale,
risulta impossibile coprire notevoli distanze nello spazio e in poco tempo, escludendo di
conseguenza la possibilità materiale di visite aliene.
Modelli in scala di dischi volanti hanno comunque già volato a fantastiche velocità in campi
magnetici a Tolosa (Francia). Scienziati britannici hanno finalmente realizzato la fusione di un
nucleo di idrogeno racchiuso in un campo elettromagnetico a una temperatura di un milione di gradi
centigradi, ma solo per alcuni secondi.
Riguardo al fenomeno UFO la cosa più intrigante è scoprire come sia possibile viaggiare a velocità
fantastiche di 20.000 miglia orarie nella nostra atmosfera e girare a novanta gradi, o volare nella
direzione opposta; non ci sono navi spaziali terrestri che possono realizzare questa velocità o
effettuare incredibili manovre senza disintegrarsi.
Claude Poher e Maurice Chatelain pensarono che il sistema di propulsione poteva essere basato su di
una combinazione di forze elettriche magnetiche e gravitazionali, in altre parole la “Teoria dei
Campi Unificati”, suggerita da Albert Einstein nel 1925, a sua volta basata su esperimenti
effettuati cinque anni prima da un altro genio della fisica: Townsend Brown, quando frequentava
ancora le scuole superiori.

Esulando da quella che viene classificata archeologia misteriosa, entriamo in una storia
interessante e curiosa.
La vita dell’uomo è una lunga serie di coincidenze, attraverso le quali si scoprono cose, a volte
trascurate, che possono rivelarsi chiavi di molti misteri, o insperati aiuti.
Circa 70 anni fa, Brown fece alcune ricerche sulle radiazioni Rontgen scoperte in quel tempo. Pensò
che una chiave per volare nello spazio poteva essere trovata nel campo dei raggi X. Iniziò quindi un
esperimento per determinare se era possibile usare qualche forza utile sprigionata da questi raggi.

Brown montò il suo tubo di raggi X in un meccanismo dal delicato e estremo equilibrio e iniziò
alcuni test. Scoprì così una stranissima reazione del tubo stesso e un nuovo fenomeno fisico
risultante dalla combinazione di forze elettriche, magnetiche e gravitazionali, molto simili a
quelle che sembrerebbero usate dai dischi volanti, all’epoca pressoché ignorati dai mass media.
Disegnò un meccanismo antigravità chiamato Gravitor che non aveva niente a che fare con i raggi X,
ma che serviva a trasformare l’alto voltaggio usato per produrre i raggi X in forze magnetiche e
gravitazionali.

Brown all’epoca era uno studente e l’esperimento fu considerato di poco conto dal giornale locale;
nessun mostrò alcun interesse per la sua fantastica scoperta. Passarono più di 20 anni e il genio di
Einstein vide le possibilità offerte dal Gravitor di Brown.
Il suo meccanismo somigliava niente di più che a una scatola di bachelite lunga 12 pollici e larga
4, ma quando veniva poggiata su una bilancia sensibile e connessa a una sorgente di energia di
100.000 volt, perdeva o guadagnava circa l’1% del suo peso, in relazione alla polarità usata.
Maurice Chatelain, morto nel 1995, era uno scienziato della Nasa, uno dei primi disegnatori della
navetta Apollo che atterrò sulla luna. All’inizio scettico sul fenomeno Ufo, Chatelain divenne uno
dei suoi più fervidi sostenitori. Era convinto che civiltà tecnologicamente avanzate fossero
esistite migliaia e migliaia di anni fa e poi estinte per cataclismi e altre calamità; era certo che
tutto iniziò in un passato molto lontano, come indicavano le tavolette sumere e non certo 6.000 anni
fa.

Quando circolò la voce che la Marina USA aveva concepito nel 1943, nella base navale di Filadelfia,
un esperimento di invisibilità, naturalmente immediatamente classificato Top Secret dall’Ufficio
delle Ricerche Scientifiche Navali, Chatelain dichiarò:
“Personalmente sono convinto che il sistema di propulsione degli Ufo è basato sullo stesso principio
del Gravitor di Brown e dell’esperimento di Filadelfia che potrebbe essere la Teoria dei Campi
Unificati di Einstein. Come egli diceva la sua ricerca nel campo non era completa, ma sono convinto
che lo fosse. Egli parlò del test alla marina e fu spaventato quando vide i fantastici risultati e
il tremendo potere militare che poteva essere ottenuto con essa. Sono anche convinto che la ricerca
scientifica in questo campo è ancora in corso ed è il miglior segreto militare di tutti i tempi”.

Si può concludere affermando che l’archeologia, la cosiddetta “paleo astronautica”, l’ufologia, sono
unite da un filo che col passare del tempo si consolida e diviene sempre più evidente e visibile,
come il filo d’Arianna che attende il suo Teseo.
Prima o poi dovremo, noi media – perché mi sa tanto che i “burattinai” lo stanno già facendo –
affrontare con più serietà il problema e scoprire che da sempre qualcuno ci osserva, ci visita, ci
controlla. Forse temendo le conseguenze di alcune nostre insane azioni, forse solo per osservare
delle cavie, delle nuove creazioni.

Gli ultimi studi condotti sul DNA hanno convinto gli scienziati che l’uomo sarebbe il prodotto di un
esperimento genetico condotto in un lontano passato da esseri venuti da un altro pianeta. Questo
rimette in discussione la teoria di Darwin. Lui stesso espresse alcuni dubbi e si augurò che un
giorno fosse fatta luce sull’origine dell’uomo e la sua storia.
Le statuette di Ubaid, in effetti, raffigurano una razza non terrestre dalle sembianze rettiliformi,
che i Sumeri adorarono come “gli Dèi”, i “creatori”. Individui dal cranio dolicocefalo ovale e più
allungato, i cui resti sono stati rinvenuti in mesoamerica e in Egitto, ad Abido (1878),
identificati con coloro che vissero e regnarono in quella terra oltre 15.000 anni fa.
Sembra quindi che un fenomeno UFO esistesse già migliaia di anni fa e, all’epoca, non si poteva
certo imputare solo a cause cosiddette terrestri.

La ricerca di una spiegazione logica a tale fenomeno ha dato vita a molte correnti di pensiero.
Un gruppo di studiosi pensa che le “visite” vengano effettuate dai superstiti di una precedente
civiltà esistente sul nostro pianeta, auto distruttasi durante il suo sviluppo tecnologico. Altri
ipotizzano l’esistenza di una civiltà galattica sparsa sui pianeti del sistema solare nel quale ci
troviamo inseriti, andata distrutta nel corso di una guerra cosmica. Tutto ciò appare come il
tentativo di fornire una spiegazione plausibile alle tante vicende che formano la storia
dell’umanità; come la scomparsa dei continenti, la Battaglia del Cielo descritta anche nei rotoli
del Qumram, le saghe sumere e babilonesi e la loro Epica della Creazione, e così via.
Non meno discepoli conta la teoria di viaggi spazio-temporali. Il salto nel tempo, o in un altra
dimensione sono fantasie che hanno da sempre affascinato l’uomo.

Vi sono notizie di stile Fortiano che tendono ad avvalorare tali tesi.
È stato accertato che Gerbert D’Aurillac, noto come Papa Silvestro II (999-1039), possedeva un
“cervello elettronico” scomparso con la sua morte.
Nel 1896 M.P.Schiel nel suo libro “Le SS”, narrava le gesta di una banda di criminali che
imperversava nell’Europa, saccheggiando, uccidendo, massacrando e bruciando cadaveri.
Nel 1898, Morgan Robertson, americano, in un romanzo titolato “Futility”, Futilità, narrava del
naufragio di una nave passeggeri inglese, il Titan, durante il viaggio inaugurale, a causa dell’urto
con un iceberg, avvenuto in una notte di aprile nelle gelide acque dell’Atlantico settentrionale.
Sprovvista del numero sufficiente di scialuppe di salvataggio, con la stessa mole, stazza, velocità,
attrezzatura, numero di passeggeri del Titanic, all’epoca ancora da progettare.
Racconti di escursionisti temporali, rimasti prigionieri in un punto del nostro passato, che
sembrano avvertirci di eventi da loro già vissuti, o che cercano di apportare un cambiamento nel
futuro.

Perfino Leonardo da Vinci con le sue invenzioni fuori tempo, che sembrano giunte da un altro luogo.
Il deltaplano, il paracadute, gli sci acquatici, il carro armato la cui forma ricorda un UFO, la cui
costruzione richiama l’oggetto descritto da Ezechiele nella sua visione.
Combinazioni? Può darsi, chi può dirlo? Nessuno di noi può asserire o negare qualcosa per il
semplice fatto che non era presente ai fatti. Chi lo fa pecca solo di presunzione.
Il tempo speso nell’osservazione delle luci che solcano il cielo, dovrebbe essere lo stesso
impiegato a frugare nelle pieghe del nostro passato, dato che potremmo trovarvi le risposte ad
alcuni perché.

Mentre si può comprendere come mai l’uomo ha manipolato le notizie nel passato, non si riesce a
giustificare, oggi, il perseverare nell’equivoco; specie quando si afferma di aver preso coscienza
della possibilità di altre forme di vita, di sentirsi inseriti in un contesto cosmico, di essere
pronti a misurarsi, in futuro, con entità che possono essere intellettualmente superiori.
È un macroscopico controsenso.

Molto è stato fatto per porre il piede sul nostro naturale satellite, per esplorare con le sonde
nuovi mondi; siamo fieri di poter ruotare intorno al pianeta, dentro una base artificiale sospesa
nel vuoto, si progettano viaggi esplorativi su altri pianeti sognando di costruirci basi spaziali,
ma, al tempo stesso, rifiutiamo l’evoluzione.

In pratica rimaniamo attaccati alla materia, mentre il nostro spirito riconosce che l’universo è un
posto talmente vasto da non poter essere concepito a pieno dalla nostra mente e che se fossimo solo
noi ad abitarlo, sarebbe davvero uno spreco di spazio…

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