IL CORPO NON E’ UNA MACCHINA

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IL CORPO NON E’ UNA MACCHINA

di Maria Carmela Sgarrella e Nitamo Montecucco

Uno dei maggiori contributi alla riunificazione della dicotomia umana in medicina è dovuto al lavoro
e alla visione pionieristica di Candace Pert.

La dottoressa Pert, neurofisiologa, direttrice del centro di biochimica cerebrale del NIMH, National
Institute for Mental Health, è una delle più importanti figure nell’ambito della ricerca
internazionale sul cervello: ha infatti scoperto le endorfine e un vasto numero di neuropeptidi, le
molecole che trasmettono le informazioni nel sistema nervoso, ed ha evidenziato che i neuropeptidi
sono i mediatori sia delle informazioni, sia delle emozioni e sono attivi praticamente in tutte le
cellule del corpo, nel sistema nervoso, ma soprattutto nel sangue, nel sistema immunitario e
nell’intestino.

Queste scoperte l’hanno candidata al Nobel per la medicina, ed hanno creato – come spesso accade in
questi ultimi anni – una sorta di rivoluzione nel modello di essere umano della medicina ufficiale.

Come l’editore John Maddox ha riportato su Nature, le persone più esperte in questo campo sostengono
che ogni stato d’ animo è fedelmente riflesso da uno stato fisiologico del sistema immunitario.

Occorre puntualizzare che, fino ad una ventina di anni fa, termini come “mente”, “emozione” o
“coscienza” non erano nemmeno menzionati nei testi di medicina, in quanto il modello umano ufficiale
considerava il corpo come unica realtà e la mente un concetto estraneo alla scienza e non
indispensabile.

In neurofisiologia si riteneva (e molti purtroppo ritengono ancora) che il cervello “producesse” il
pensiero e che il suo funzionamento fosse quello di un computer, basato su una semplice logica di
acceso-spento. La scoperta dei primi mediatori sembrava avvalorare questa concezione puramente
meccanicista, ad esempio un neurotrasmettitore “eccitava” un neurone che “attivava” un muscolo
mentre un secondo mediatore “inibiva” il neurone e “rilassava” il muscolo.

Con le scoperte della Pert sui neuropeptidi, questo modello è stato scardinato completamente.
Innanzitutto i neuropeptidi devono essere considerati delle molecole “psichiche”, in quanto non
trasmettono solo informazioni ormonali e metaboliche, ma “emozioni” e segnali psicofisici: ogni
stato emotivo (amore, paura, piacere, dolore, ansia, ira… ), con le sue complesse sfumature
chiamate sentimenti, è veicolato nel corpo da specifici neuropeptidi.

Anche la vecchia divisione tra neurotrasmettitori e ormoni è diventata obsoleta, in quanto entrambi
sono da considerarsi categorie di neuropeptidi. Contrariamente alle aspettative, questi neuropeptidi
e i loro recettori sono stati rinvenuti in ogni parte del corpo e non soltanto nel sistema nervoso:
inoltre la semplice meccanica dell’”acceso-spento” è stata soppiantata dalla logica estremamente più
complessa della “neuromodulazione”.

Lo psicofisiologo francese Jean-François Lambert, sul concetto di neuromodulazione, ha valutato le
possibili variazioni di comunicazione in una singola sinapsi neuronica nell’ordine delle centinaia
fino alle migliaia di differenti possibilità.

Questo significa che l’intero corpo “pensa”, che ogni cellula o parte del corpo “sente” e prova
“emozioni”, elabora le proprie informazione psicofisiche e le trasmette ad ogni altra parte
attraverso una fittissima rete di comunicazioni di estrema varietà comunicativa.

Tutto il corpo è vivo, intelligente e cosciente, ogni cellula prova piacere e dolore ed elabora
strategie metaboliche per il benessere collettivo. Finalmente la medicina scopre che il corpo non è
una macchina!

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