I dieci diritti del lettore

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I dieci diritti del lettore

(di Daniel Pennac)

Brani tratti dal libro ‘Come un romanzo’, Daniel Pennac, Ed. Feltrinelli
1999

Il verbo leggere non sopporta l’imperativo. Esiste tutto un rituale della
lettura. Leggere concede una tregua all’esistenza. La lettura è un regalo, è
gratuita, deve perciò nascere dal piacere stesso del leggere e non può
essere imposta.

La lettura è anche una necessità e un atto di resistenza contro ogni
contingenza della vita. È un atto di condivisione selettiva e differita,
crea un’intimità paradossale tra due solitudini, quella del lettore e quella
dell’autore. A leggere, si impara leggendo. Il tempo per leggere si trova
rubandolo. La lettura è un modo di essere. Essere lettore è una gioia in sé
e perciò i lettori hanno tutti i diritti.

– I 10 DIRITTI DEL LETTORE –

1. IL DIRITTO DI NON LEGGERE

(.) la maggior parte dei lettori si concede quotidianamente il diritto di
non leggere. (.) tra un buon libro e un brutto telefilm, il secondo ha, più
spesso di quanto vorremmo confessare, la meglio sul primo. Inoltre, non
leggiamo sempre. I nostri periodi di lettura si alternano sovente a lunghi
digiuni (.)
(.) se possiamo tranquillamente ammettere che un singolo individuo rifiuti
la lettura, è intollerabile che egli sia – o si ritenga – rifiutato da essa.

2. IL DIRITTO DI SALTARE LE PAGINE

Ho saltato delle pagine (.). E tutti i ragazzini dovrebbero fare
altrettanto. In questo modo potrebbero buttarsi prestissimo su tutte le
meraviglie ritenute inaccessibili per la loro età. (.) Un grave pericolo li
minaccia se non decidono da soli quel che è alla loro portata saltando le
pagine che vogliono: altri lo faranno al posto loro.

3. IL DIRITTO DI NON FINIRE IL LIBRO

Ci sono mille ragioni per abbandonare un romanzo prima della fine: la
sensazione del già letto, una storia che non ci prende, il nostro totale
dissenso rispetto alle tesi dell’autore, uno stile che ci fa venire la pelle
d’oca (.) Inutile enumerare le 995 altre ragioni, fra le quali si debbono
tuttavia annoverare la carie dentale, le angherie del capoufficio o un
terremoto del cuore che ci paralizza la mente. (.)

4. IL DIRITTO DI RILEGGERE

Rileggere quel che una prima volta ci aveva respinti, rileggere senza
saltare nessun passaggio, rileggere da un’altra angolazione, rileggere per
verificare (.). Ma rileggiamo soprattutto in modo gratuito, per piacere
della ripetizione, la gioia di un nuovo incontro (.)

5. IL DIRITTO DI LEGGERE QUALSIASI COSA

(.) ci sono “buoni” e “cattivi” romanzi. Molto spesso sono i secondi che
incontriamo per primi sulla nostra strada. E, parola mia, quanto toccò a me,
ricordo di averli trovati “belli un casino”. Ma sono stato fortunato:
nessuno mi ha preso in giro . Qualcuno ha solo lasciato sul mio passaggio
qualche “buon” romanzo guardandosi bene dal proibirmi gli altri.

6. IL DIRITTO AL BOVARISMO

E’ questo, a grandi linee, il “bovarismo”, la soddisfazione immediata ed
esclusiva delle nostre sensazione: l’immaginazione che si dilata, i nervi
che vibrano, il cuore che si accende, l’adrenalina che sprizza,
l’identificazione
che diventa totale e il cervello che prende (.)

7. IL DIRITTO DI LEGGERE OVUNQUE

(qui Pennac ci presenta un soldato un po’ particolare, che ama leggere Gogol
durante l’esecuzione di un servizio, considerato dai più, poco onorevole:
pulire le latrine. Il messaggio, consegnatoci dallo scrittore francese, è
che qualunque luogo è buono per chi ami la lettura.. anche un comune
gabinetto).

8. IL DIRITTO DI SPIZZICARE

E’ la libertà che ci concediamo di prendere un volume a caso della nostra
biblioteca, di aprirlo, dove capita e di immergercisi un istante, proprio
perché solo di quell’istante disponiamo.

9. IL DIRITTO DI LEGGERE A VOCE ALTA

L’uomo che legge a viva voce si espone completamente agli occhi che lo
ascoltano. (.)

10. IL DIRITTO DI TACERE

L’uomo costruisce case perché è vivo ma scrive libri perché si sa mortale.
Vive in gruppo perché è gregario, ma legge perché si sa solo. La lettura è
per lui una compagnia che non prende il posto di nessun’altra, ma che
nessun’altra
potrebbe sostituire. (.)
(.) le nostre ragioni di leggere sono strane quanto le nostre ragioni di
vivere.

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