Ayahuasca: la droga (legale) che ha invaso l’Europa

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Ayahuasca: la droga (legale) che ha invaso l’Europa

da Yahoo Notizie

02/07/2015

La chiamano “il vino dell’anima”, altri letteralmente “la liana dello spirito”, altri ancora semplicemente Ayahuasca. All’apparenza un semplice decotto di piante, sostanzialmente la bevanda allucinogena più conosciuta al mondo. Che provoca gli stessi effetti di una droga, ma che però è legale.

La storia dell’ Ayahuasca arriva dalle foreste amazzoniche del Brasile ed ha una tradizione millenaria: questa pianta medicinale infatti veniva – e viene tuttora – utilizzata dalle popolazioni locali e dagli sciamani per i riti di visione e per comunicare con il divino. Una bevanda sacra, insomma, prodotta dalla miscela in un decotto di due piante, le liane polverizzate di Banisteriopsis caapi e le foglie di Psychotria viridis.

Stando ai racconti di chi l’ha provata, gli effetti di chi ha bevuto quella che Gilberto Gil definì “una birra allucinogena” consistono in un vero e proprio trip interiore, visioni e allucinazioni, contatto con realtà extrasensoriali. È una droga, quindi? Assolutamente no. Ecco perchè.

L’effetto allucinatorio e visionario di questa bevanda è provocato dalla DMT, la Dimetiltriptamina, alcaloide presente in piante e funghi. Una sostanza che è presente anche naturalmente nel cervello umano, prodotta dalla ghiandola pineale e secreta spontaneamente, specie durante i sogni.

Dal Brasile, l’Ayahuasca è arrivata fino in Europa, Italia compresa, dove numerose associazioni organizzano incontri collettivi dove si cantano melodie sacre e si beve questo particolare decotto dalle potenzialità non solo visionarie ma anche terapeutiche. Numerose dottrine religiose brasiliane utilizzano l’Ayahuasca per curare l’alcolismo, la tossicodipendenza, ma anche numerosi disturbi mentali come depressione, autismo e schizofrenia. Un toccasana, insomma, al punto che in Brasile l’uso è legale per scopo religioso dal 1986 e nel 2008 l’allora ministro della Cultura Gilberto Gil avviò il processo del riconoscimento dell’uso di Ayahuasca nei rituali religiosi come un patrimonio della cultura brasiliana.

E in Italia? Qui la DMT è inserita nell’elenco delle sostanze stupefacenti, ma numerose sentenze della Cassazione – tra cui la Sezione IV, 6 Ottobre 2005, n. 44229 e Sezione I, 16 Febbraio 2007, n. 19056 – hanno stabilito che la sostanza non può essere paragonata alle altre droghe vietate nel nostro paese in quanto non «può considerarsi sostanza drogante poiché derivata in maniera naturale da piante presenti in natura nella foresta amazzonica e non prodotta da elaborazione o sintesi umana volta a potenziarne gli effetti».

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